Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |      
Autore: LittleDreamer90    07/09/2016    15 recensioni
"Concentrata com'era nelle proprie elucubrazioni, si accorse a malapena di aver urtato una persona che se ne stava ferma tutta sola sul ciglio del marciapiede.
"Stupidi pedoni, sempre in mezzo a rallentare il flusso" pensò mentre attraversava la strada, non accorgendosi del semaforo rosso. O meglio, aveva notato di sfuggita il divieto di attraversamento per i pedoni, ma non ci aveva dato troppo peso. Era quasi l'una di notte di un giorno lavorativo e lei voleva solo arrivare a casa nel minor tempo possibile. Chi vuoi che ci sia in giro in macchina a..."
************
Fanfiction scritta per il contest "Quel semaforo rosso..." indetto dal gruppo Facebook "Takahashi Fanfiction Italia".
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Sorpresa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tutti si stavano divertendo.
Tutti tranne lei.
Doveva sembrare contenta, ovvio. Quella era la festa indetta dal capo in onore dei 30 anni del proprio matrimonio.

Osservò pigramente la Signora Izayoi fare il giro di tutti gli invitati, raggiante nel suo abito color Borgogna.

La ragazza trattenne uno sbuffo mentre sorseggiava il liquido contenuto nel flûte. Dovette trattenere con tutte le sue forze la tentazione di sputare nel bicchiere. Mio Dio, che diavolo era quello schifo?!? 
Lanciò uno sguardo al cameriere al tavolo degli alcolici. Stava preparando un cocktail come quello che lei teneva in mano, mischiando frutta fresca, e... Bellini. Quello schifoso liquido di origine italiana di color salmone e allo stucchevole sapore di pesca. Disgustoso!
Che fine aveva fatto il classico champagne?
Con un grugnito appoggiò il bicchiere sul primo vassoio libero e prese a dirigersi verso il tavolo delle bevande analcoliche, alla ricerca di un po' d’acqua, un succo, qualsiasi cosa per togliere quel sapore orrendo dalle sue papille gustative.

Il suono di una risata la fece fermare a metà. Pur senza volerlo, si voltò verso la fonte del rumore.

Eccola lì, la coppietta felice.

Lui era seduto in poltrona, lei sulle gambe di lui e rideva per qualcosa che le stava sussurrando in un orecchio, mentre giocherellava con una ciocca dei capelli neri della ragazza.
Doveva averla scorta con la coda dell'occhio perché quella dannata sgualdrina le fece ciao ciao con la mano, rivolgendole un sorrisetto.
Quanto la detestava! Faceva la finta tonta e cercava in tutti i modi di essere sua amica, nonostante la situazione!

Per fortuna l'attenzione della coppia fu distratta dall'arrivo di altre due coppiette: - Ehi botolo! – salutò un ragazzo abbronzato e atletico. Una ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi gli stava appiccicata al braccio.

- Buona sera a tutti! InuYasha… - salutò a sua volta un altro ragazzo.
Eccoli lì, i migliori amici del secondogenito dei Taisho: Koga Yoro e Miroku Kazaana.
Strano però che il secondo non fosse accompagnato. Chissà dove era finita Sango, la fidanzata di Miroku.

- Lupastro… pervertito… state trascorrendo una buona serata? – domandò loro il giovane, o meglio l'Hanyou, alzandosi dalla poltrona. Non lasciò andare però la sua ragazza, prendendola in braccio come se fosse un fuscello e facendole emettere un gridolino di spavento: - InuYasha No Taisho! Mettimi giù! Non è affatto decoroso! – brontolò infatti la giovane dai capelli corvini.

Il mezzo demone ridacchiò, baciandole una guancia.
Argh, d.i.s.g.u.s.t.o.s.i! Proprio non le concepiva, le manifestazioni d'affetto in pubblico! Che fine aveva fatto il riserbo tipico dei giapponesi?!?

Infastidita, la giovane donna si allontanò.
Decise di fare un giro per la sala, rivolgendo distaccati cenni di saluto a tutti coloro che parevano accorgersi della sua presenza.

Dopo un po' si avviò verso la toilette. I due bicchieri di succo d'ananas che si era bevuta durante la precedente mezz'ora dovevano averle stimolato la diuresi.
Si stava lavando le mani dopo aver fatto pipì, quando un rumore proveniente da uno dei cubicoli alle sue spalle la fece sobbalzare.
Era… un gemito?!?

- Mhhh… InuYasha… no, dai smettila! – ridacchiò una voce di donna. Quella voce.

- Eddai… non stiamo facendo nulla di male. Siamo adulti e consenzienti – fu la replica.

Un'altra risatina soffocata: - Non eri tu quello che aveva affittato una stanza qui in hotel? In bagno è così… imbarazzante! -.

- Va bene, guastafeste! Tra un po' andiamo di sopra. Ma prima… baciami, ragazzina – borbottò suadente InuYasha – Kagome! E dai dannazione! – sbottò infine all’ennesima risatina di lei.

Kikyo se ne stava congelata davanti allo specchio.
Si riprese sentendo un nuovo tramestio alle sue spalle.
Ommioddio! Quegli schifosi stavano pomiciando in bagno!?! Durante la festa organizzata dai genitori di lui, in uno degli hotel più rinomati di Tokyo?

No, questo no. Ok, aveva dovuto sopportare la loro vista tutta la sera, ma anche essere uno spettatore esterno delle loro perversioni… giammai!
Scandalizzata, uscì dal bagno, sbattendo forte la porta.
La parte maligna di sé gongolava, immaginandosi i due piccioncini sobbalzare al suono.

Nella sala tutti stavano ancora festeggiando come se niente fosse.
Profondamente amareggiata, imbarazzata e scocciata, Kikyo si diresse a passo svelto verso l'uscita dell'albergo.
Giunta fuori, inspirò profondamente, godendosi l'aria fresca della notte contro il corpo accaldato.
Si guardò intorno per un attimo e rise amaramente tra sé. Nessuno, a parte il portiere dell'albergo che ospitava la festa aziendale, l'aveva vista andarsene.

Tipico. Chi si sarebbe curato di lei, dopotutto? Il suo carattere naturalmente schivo finiva sempre per allontanare tutti e lei non era di certo la più amata dell'ufficio.
Come se non bastasse, poi, dopo la fine della sua relazione con InuYasha, tutti avevano finito per schierarsi dalla parte del mezzodemone.

"Dannati ingrati" pensò mentre si avviava lungo il marciapiede a passo spedito.
Tutti a fare il tifo per il povero InuYasha, vessato dalla strega cattiva che aveva per fidanzata. Nessuno che si fosse preoccupato di lei, dei suoi sentimenti. Nessuno che si fosse interessato a sentire anche la sua versione della causa della rottura. Perché, dal loro punto di vista, era InuYasha quello buono, il ragazzo premuroso che faceva di tutto per lei, e che veniva trattato come uno zerbino.
No, lei era la cattivona che aveva spezzato il cuore del ragazzo senza nessuna ragione. Lei era l’arrivista che aveva puntato al figlio del capo!
Dopo era lei che definivano snob, tsk!

 Santi Dei, era così difficile credere che quando l'aveva incontrato per la prima volta non aveva idea di chi fosse? Certo, il fatto che fosse capitato in una gelateria nel pieno di una notte di Luna Nuova e che lui fosse stato in forma umana non era una giustificazione sufficiente?
No, per gli altri lei restava una sorta di donnaccia ambiziosa, disposta a tutto per far carriera. Ovvio che si fosse messa col figlio del capo e che lo avesse scaricato alla prima occasione utile! Falso, tutto falso!
Tuttavia era più facile tenere quella linea di pensiero piuttosto che, semplicemente, arrivare alla conclusione che si erano lasciati perché non stavano più bene insieme.
Era una cosa così mostruosa l'essersi resa conto che, nonostante lo amasse, non fossero compatibili?
Ovvio che no! Era stato subito tutto un "meno male che vi siete lasciati! Lei non ti merita, InuYasha. Non era amore sincero, il suo".
Ingrati! Disgraziati che avevano la supponenza di sapere tutto e invece non sapevano niente!
Solo perché non era la tipica ragazza appiccicosa e che sputava fuori un " ti amo, tesoruccio" ad ogni fase, non voleva dire che non fosse capace di amare!
Ed InuYasha stesso non si poteva definire di certo un campione di romanticherie.
Entrambi odiavano le smancerie! Pucci pucci, orsacchiotto mio, amore, tesoruccio... Bleah! No, avrebbe preferito farsi internare volontariamente, piuttosto di usare epiteti simili!
Con quale coraggio potevano poi affermare la qualità dell'amore provato per un'altra persona o la sua quantità? Attraverso quali criteri, poi?
L'amore che Kagome provava per InuYasha era certamente diverso da quello che Kikyo aveva provato per lo stesso mezzodemone, certo! Ma su quali basi si sarebbe potuto affermare che uno o l'altro fosse maggiore o superiore?
Già, Kagome...

InuYasha e Kikyo sembravano aver raggiunto una sorta di quieto vivere dopo la rottura, una certa normalità.
Tutto sembrava essersi riassestato e anzi InuYasha sembrava sperare in un fantomatico ritorno di fiamma che difficilmente sarebbe avvenuto.
E poi era arrivata lei.
Quella sciacquetta tutta sorrisi e allegria. Kagome. Con un nonnulla era subito riuscita a farsi accettare da tutti, mentre lei se lo era dovuto sudare, il rispetto degli altri.
Ed InuYasha si era innamorato di lei come una pera cotta, quello scemo!
Come se non bastasse, ciliegina sulla torta, li aveva pure sorpresi nel bagno a...

Scostumati! Che schifo!

Bah, che se lo tenesse pure, il suo mostriciattolo, quella puttanella! Non che ci avesse guadagnato molto! L'inu-hanyou era sempre stato tutt'altro che delicato nel fare l'amore.

Ok, la situazione di Kikyo era un po' particolare, ma per tutti i Kami!
"Beh, di che mi scandalizzo? Il detto dice "chi si somiglia si piglia" ed io sono pronta a scommettere che quella là non ha certo problemi nel mettersi a quattro zampe per lui, vista la particolare predilezione di quel cane per la posizione a pecorina!" pensò malefica.

Già da molto prima che sia lasciassero, Kikyo ed InuYasha non erano più stati in intimità. Lei odiava quella posizione così degradante! E lui era sempre così frettoloso e ruvido.
Una parte di lei sapeva che quella del mezzodemone era anche in parte premura nei suoi confronti, conscio del fatto che per lei non era un'esperienza piacevolissima, tentava di concluderla il più velocemente possibile per non arrecarle troppo disagio.
"Beh, ma anche quello è stato colpa tua. Se tu non ti fossi sempre categoricamente rifiutata di soddisfarlo con altri metodi, non sarebbe stato costretto a ricorrere alle sveltine! E non volevi nemmeno farti toccare, terrorizzata com'eri che potesse graffiarti con gli artigli" le ricordò una parte del suo cervello.
Kikyo rabbrividì, stringendosi nel cappotto.
No, mai! Mai e poi mai avrebbe acconsentito a dare piacere ad un uomo con la bocca! Era una cosa così... Disgustosa!
E sì, aveva vergogna di toccare e farsi toccare, va bene? Era forse un crimine avere la pelle delicata e... E... disprezzare il proprio corpo troppo magro e sensibile al solletico sui fianchi? Ecco, lo aveva detto! Non le piaceva che le toccassero altre parti del corpo che non fossero le spalle o gli arti superiori, perché soffriva il solletico!
Sai che bella figuraccia sarebbe stata finire a ridacchiare come una bambinetta durante un incontro intimo con un uomo?!
Certo, era lei, quella sbagliata, quella che non riusciva a lasciarsi andare a causa dell'eccessivo pudore e vergogna. La rigida educazione puritana ricevuta per diventare una Miko aveva fatto sì che questa sua naturale caratteristica pudica si esasperasse all’estremo.
Preoccupata com’era, spesso e volentieri andava a finire che riusciva a rilassarsi solo molto tempo dopo, quando ormai era troppo tardi e il partner era in dirittura d’arrivo. Non era certo tassativo che le si avvinghiassero addosso come un polipo, ovvio, però InuYasha in particolare aveva la grazia fisica e mentale di un facocero!
Un buon amante sarebbe stato in grado di metterla a suo agio, farla rilassare, magari attraverso delicati baci e...
Peccato che InuYasha baciasse da schifo! Lui e le sue maledette zanne con cui aveva sempre il terrore di tagliarsi la lingua!

Che se lo tenesse pure, quella figlia di buona donna...
No, alt! Questo non poteva dirlo, in effetti. La signora Higurashi era effettivamente una donna buona, sempre affabile, premurosa e talmente dolce da far venire la nausea. Gli Higurashi gestivano un rinomato santuario e la figlia con chi si metteva? Con un demone! Ah, che strana, la vita.
Anche lei aveva studiato per diventare una miko, su pressione della famiglia, ma dopo un po' aveva realizzato che quella non era proprio la sua strada.

Concentrata com'era nelle proprie elucubrazioni, si accorse a malapena di aver urtato una persona che se ne stava ferma tutta sola sul ciglio del marciapiede.
"Stupidi pedoni, sempre in mezzo a rallentare il flusso" pensò mentre attraversava la strada, non accorgendosi del semaforo rosso. O meglio, aveva notato di sfuggita il divieto di attraversamento per i pedoni, ma non ci aveva dato troppo peso. Era quasi l'una di notte di un giorno lavorativo  e lei voleva solo arrivare a casa nel minor tempo possibile. Chi vuoi che ci sia in giro in macchina a...

Un suono incessante e fastidioso la face inchiodare in mezzo alla strada, mentre veniva accecata da una coppia di fari che...
Fece appena in tempo a chiudere gli occhi e sentì qualcosa impattare contro il proprio corpo. Qualcosa di solido, duro e...
L'improvviso dolore al polso e la botta al fondoschiena la fece gemere.

- È forse impazzita?!? Era rosso, santo cielo! Voleva morire? -.

Mentre la corrente d'aria provocata dal tir che le sfrecciava accanto le faceva volare i capelli, Kikyo si rese conto di essere malamente seduta sul marciapiede.
Riaprì gli occhi, stordita, registrando di essere appoggiata a qualcosa di caldo e muscoloso, mentre la voce roca, profonda e mascolina di prima tornava ad interpellarla: - Ehi, ci sei, donna? -.
Ruotando appena il capo, si rese conto di essere appoggiata al petto di un uomo. Guardandolo con la coda dell'occhio ciò che vide fu nero. Era vestito di nero dalla testa ai piedi. E anche i lunghi capelli ondulati erano di quel colore. E poi rosso. Rosso come il semaforo che ora era diventato verde.

- Ma che... Ahi! - sibilò, spostando inavvertitamente il polso ferito.

Gli occhi dell'uomo la squadrarono per un momento, accigliandosi. Assunsero di nuovo per un momento quella strana sfumatura di rosso, prima di stabilizzarsi sul color nero cupo, venato di cremisi.
“Un demone?!?” realizzò Kikyo.

In un batter d'occhio, l'uomo si era rimesso in piedi, tenendola in braccio.

- Ehi, che fa? Mi metta giù immediatamente! Come si permette... -.

- Silenzio - ordinò lui, lanciandole uno sguardo poco rassicurante. Gli occhi sembravano ardere e la pelle pallida del viso non contribuiva di certo ad attutire l'effetto.

Oh Kami, chi era quel tipo? E che voleva? Faceva paura! Sembrava... Un demone! "Certo, cretina! È  un demone! L'hai detto tu stessa un momento fa!".

In un batter d'occhio il tipo l'aveva messa in posizione verticale sul marciapiede dietro di loro.
- Fa male altro, oltre al polso? - domandò.

- N-no - rispose Kikyo titubante.

L'uomo annuì con un cenno del capo: - Ok. Il pronto soccorso è l'edificio qui dietro. Buona notte - disse, prima di voltarsi ed andarsene.

Kikyo lo guardò allontanarsi, la bocca spalancata dall'indignazione. Razza di cafone! Prima la salvava da morte certa e poi la lasciava lì?!?
- Cafone – ripeté Kikyo, prima di dirigersi con un sospiro scocciato verso la struttura che le era stata indicata.
 
~*~*~*~*~*~*~


La mattina successiva in ufficio era stata un incubo.
Aveva dormito poco e il polso le doleva nonostante la fasciatura. Per fortuna che era inverno inoltrato e aveva potuto nascondere il tutto grazie alle maniche lunghe.
Ringraziò gli antidolorifici che le avevano dato la sera prima al pronto soccorso e il fatto che i collegi non sembravano certo in condizioni migliori delle sue, probabilmente a causa dei bagordi e postumi della festa.
Verso metà giornata però, scoprì di aver parlato troppo presto.

Dato che la sua segretaria personale quel giorno aveva ottenuto il giorno libero, il Signor Inu No Taisho aveva ben pensato di chiedere al primo dipendente che avesse incrociato di fargli un favore.
Indovinate chi aveva incrociato? 
Kikyo, ovviamente.
E quale era il favore? 
Tornare all’albergo della sera prima e… riportare a casa l’auto del figlio minore che aveva ben pensato di arrivare al lavoro correndo, lasciando l’auto nel parcheggio dell’hotel.
Ok, era un mezzo demone, ed effettivamente avrebbe impiegato molto meno tempo usando la sua velocità di demone piuttosto che l’automobile…
Bah, chissà a che ora si era svegliato, per aver rischiato di far tardi al lavoro! Bah, probabilmente era rimasto sveglio tutta la notte a fare le sporcacciate con la sua sgualdrinella!

Sbuffando, Kikyo si fece consegnare le chiavi dell’auto dal direttore dell’hotel, dopo avergli mostrato il proprio tesserino dell’ufficio.
Salita in auto però, si rese conto di un piccolo ma fondamentale dettaglio: l’auto era a cambio manuale! Dannazione! Il polso! Sarebbe stata una tortura!
Con varie imprecazioni mentali riuscì ad arrivare all’incrocio con semaforo della sera precedente.

Si fermò al segnale rosso, abbassando entrambi i finestrini anteriori, alla ricerca di un po’ d’aria fresca. Il profumatore per auto scelto da InuYasha le stava facendo venire il mal di testa.
Fu un attimo. Prima che se ne potesse accorgere, un tizio aveva infilato la mano dalla parte del passeggero, afferrando la borsetta che incautamente aveva lasciato su sedile accanto a sé.

- Ommioddio! Al ladro!!! La mia borsa! – strillò, scendendo subito dalla vettura.

Voleva inseguirlo, pur sapendo che non ce l’avrebbe mai fatta a riacciuffarlo. Non era mai stata brava in ginnastica a scuola.

Inaspettatamente però il ladro, già lontano di metri, venne atterrato con un pugno in pieno viso.
Ansante, Kikyo lo raggiunse, rimanendo di stucco non appena alzò lo sguardo verso il salvatore dei propri averi e della borsa firmata per cui aveva risparmiato mesi e mesi per poterla acquistare: - Tu?!? – si lasciò sfuggire.
Era il tizio della sera prima!

Il misterioso uomo le rivolse un cenno e Kikyo sentì di nuovo quella voce profonda e ruvida: - Ce la fa a chiamare la polizia? Io intanto tento di tenerlo fermo – disse prima di chinarsi verso il rapinatore e tastargli le tasche dopo averlo immobilizzato, alla ricerca di eventuali armi.




Erano trascorse circa due ore e il mal di testa di Kikyo era alle stelle.

La piccola sala del commissariato di polizia di quartiere era asfissiante e troppo calda e di certo lo sbraitare di InuYasha non era d’aiuto: - Cosa cavolo vuol dire che devo comunque pagare la multa?!? La macchina non è stata lasciata in mezzo alla strada così, per sport! Stava tentando di sventare un furto a suo carico, cazzo! Cosa avrebbe dovuto fare, eh? Dire al rapinatore ‘ehi, aspetta un secondo che sposto l’auto fuori dai piedi e poi ti inseguo’? Siamo seri! – borbottò il mezzodemone.

Il fatto che stesse dalla sua parte, nonostante l’auto multata fosse proprio la sua adorata auto d’epoca, una Chevrolet Impala* ereditata dal paparino, l’aveva molto sorpresa.
Immaginava però che parte di quella insperata solidarietà derivasse anche dalla presenza di Kagome, seduta su una sedia accanto a lei.
Di tutti i momenti, proprio in quella situazione ai limiti del surreale doveva manifestarsi la rarissima ed utopica solidarietà femminile tra fidanzata attuale ed ex ragazza del tuo ragazzo?
Purtroppo aveva dovuto chiamare per forza il proprietario dell’auto e figurarsi se InuYasha faceva due passi senza Kagome al seguito!
A complicare le cose, era presente anche il suo due volte salvatore, convocato in centrale come testimone dei fatti.

Con un sospiro, Kikyo si alzò, chiedendo il permesso di andare a prendersi una boccata d’aria.
Dopo aver promesso che non sarebbe scappata o altro, uscì, fermandosi a lato della porta d’ingresso, una bottiglietta di thè verde presa al distributore automatico della centrale in mano.
Bevve un sorso, sentendo il mal di testa farsi sempre più feroce.

- Cefalea? – le domandò una voce ormai nota.
La giovane aprì gli occhi, osservando l’uomo dai capelli neri che se ne stava appoggiato al muro a qualche centimetro di distanza.
Grazie alla deposizione aveva scoperto l’identità del suo salvatore: Naraku. Naraku Kumo.

- Fumare fa male. E poi potrebbero multarti. Questa non è una zona fumatori** - osservò distrattamente lei.

L’uomo si limitò a soffiare dalla bocca un ultimo sbuffo di fumo, prima di gettare il mozzicone.
- Kikyo, dove sei? Ah, eccoti qui – esordì Kagome, uscendo dalla centrale di polizia – Abbiamo fatto, possiamo andare – la informò, porgendole la sua borsa – Ti diamo uno strappo a casa. Yash ha chiamato in ufficio e il capo Inu ti ha dato il resto della giornata libera -.

- Emh… no! Voglio dire... No, grazie! Ho voglia di fare due passi – si affrettò a rispondere Kikyo.

In macchina con la coppia felice? Con quell’odore penetrante del profumatore alla lavanda? Giammai!
Kagome sembrò dispiaciuta, ma accettò la sua decisione, intimandole però di chiamarla, se avesse avuto necessità.
Sì certo... Chiamare direttamente il nemico. Col cavolo! Credici, cocca!

Kikyo tirò un sospiro di sollievo non appena la macchina sparì dietro all' isolato.
Sovrappensiero si voltò, pronta alla lunga camminata, finendo però involontariamente contro l’ampio petto di Naraku.

- Cosa… - sussurrò appena, guardandolo negli occhi.

Sembrava serio, concentrato su qualcosa.
In silenzio la allontanò da sé, dandole le spalle.

La ragazza ebbe un forte senso di déjà-vu: - Ma la smetti di andartene senza salutare, accidenti a te? – sbottò senza pensarci troppo, finendo per arrossire lievemente di vergogna sia per la frase inopportuna, sia per aver dato del tu a una persona semi-sconosciuta.

Mortificata com'era non notò l'incresparsi delle labbra di Naraku che, ancora girato di spalle, sorrise appena a quella grinta venata di sfrontatezza.







Di nuovo quell’hotel, sei mesi più tardi.
Di nuovo gli impiegarti dell’ufficio in festa.
Cos’è che si celebrava, questa volta? Ah, già. La coppietta felice si era ufficialmente impegnata. Sì, InuYasha aveva chiesto a Kagome di sposarlo.
La stessa stanza, nuova allegria sincera, ma con una differenza:
Kikyo si sentiva diversa, anche se non lo dava a vedere.

Era… felice. Per la prima volta da anni non continuava a rimuginare sulla sua vita, a rimpiangere il passato. Era soddisfatta.
Non che gli altri dovessero saperlo, ovvio!

- Ehi, Ki-chaan! Vieni con noiii! – gridò Ayame, visibilmente ubriaca.

Kikyo alzò gli occhi al cielo, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi. Ci aveva messo quasi un’ora per raccoglierli in un elegante chignon, ma quella dannata ciocca continuava a cadere.

Una raggiante Kagome raggiunse l’amica alticcia, accompagnata da Sango: - Non essere molesta, Aya! – la redarguì bonaria – Tutto bene, Kikyo? – chiese poi cortese.
Di fronte all’occhiata allusiva della collega, Kagome ridacchiò: - Hai ragione! È tutto un stringere mani, ringraziare chi ti ringrazia… una noia! Quanto vorrei potermene fuggire! Non mi piace essere al centro dell’attenzione – rivelò loro.

Un lieve suono proveniente dalla pochette di raso che stringeva tra le dita impedì a Kikyo di replicare con un commento sarcastico.
Ops, salvata dalla sgradita conversazione da un messaggio ricevuto sul cellulare. "Spiacente, Kagome. Potrai impegnarti finchè vuoi, ma non saremo mai amiche, cara" pensò Kikyo prima di concentrarsi sullo schermo dello smartphone.

Notando il lieve addolcimento nei tratti austeri della ragazza, Kagome sorrise: - Devi andare, vero? In effetti è tardi, e domani si lavora – le disse prima di sobbalzare quando un braccio nerboruto le circondò la vita: - Ah, parla per te, fanciulla! Io domani me ne sto in panciolle, altro che lavoro! – proferì InuYasha prima di aggiungere, malefico: - Hai un appuntamento con il tuo inquietante becchino, Ki? – ridacchiò.
Quattro sguardi truci di cui uno un po' annebbiato dall'alcool lo raggiunsero simultaneamente,  uniti ad una gomitata nello stomaco da parte della giovane Higurashi.

- InuYasha! Sei un vero cafone! – lo sgridò indignata Kagome, conscia di quanto quello fosse un argomento delicato per l’ex del suo futuro marito – Medico legale. Si dice medico legale, quante volte te lo dobbiamo ripetere? Scusalo, Kikyo – aggiunse mesta – Io ci sto provando, a renderlo meno grezzo, ma… - sospirò afflitta.

Il fidanzato le rivolse un’occhiata offesa: - Ehi! -.

- Fai il bravo, su – tentò di rabbonirlo Kagome, alzandosi sulle punte per grattargli dolcemente un orecchio canino.

- Ookk! Time out, colombelle – li interruppe Kikyo – Vi devo proprio lasciare. Con permesso… - disse, prendendo congedo ed avviandosi verso l’uscita, salutando frettolosamente Inu No Taisho e consorte.

- Ciao, Kikyo! Grazie per essere venuta! A domani! – la raggiunse all’ultimo l’irritante voce allegra di Kagome.
Sì, certo... Contaci!

Fu così che la ragazza si ritrovò ancora una volta a sostare sul marciapiede davanti all’entrata lussuosa dell’hotel.
Un lievissimo e quasi impercettibile sorriso le increspò le labbra, nel ricevere un nuovo sms dal suo Naraku.
Già… il suo tenebroso medico forense.

Era stato uno shock scoprire quale fosse la sua professione e, a dirla tutta, Naraku stesso aveva rimandato il più possibile l’argomento.
Quel giorno di alcuni mesi prima, dopo aver lasciato la centrale di polizia, l’uomo l’aveva invitata a mangiare un boccone con molta nonchalance. Beh, molto aveva contribuito il rumoroso gorgogliare dello stomaco di Kikyo, pur in un momento così inopportuno.
Cosa poteva farci se, a differenza delle altre persone, la sua reazione allo stress era… la fame!?!

A poco a poco, avevano iniziato ad uscire. Nessuno dei due era troppo loquace, ma Naraku in particolare si ostinava a mantenere un certo riserbo su alcune cose, come, ad esempio, la sua professione.
Kikyo aveva iniziato a sospettare che fosse affiliato alla Yakuza, visto tutto il mistero!

Quando l'arcano era stato infine svelato, la sua reazione era stata un misto tra sollievo e straniamento.

Male interpretando il suo sgomento, Naraku si era rabbuiato ed aveva fatto per alzarsi dal tavolo del ristorante, sbattendo malamente a lato il tovagliolo.
Kikyo l’aveva guardato, confusa dall’atmosfera fattasi di colpo pesante e dall’espressione scocciata di lui: - Ehi, che ti succ- - aveva iniziato.

- Alla fin fine siete tutte uguali. Vi attira il fascino del bel tenebroso, ma, una volta che scoprite il lavoro che faccio, vi allontanate immediatamente per la repulsione, schifando perfino una stretta di mano. Tipico – sibilò sprezzante Naraku – Di cosa mi stupisco, poi? Nessuna donna accetterebbe di avere a che fare con qualcuno che si occupa di autopsie –.

A quelle parole Kikyo fece cadere nel piatto le proprie bacchette: - Naraku? – lo chiamò, nascondendo per un attimo lo sguardo prima di rialzarlo, arrabbiatissima: - Sei un cretino! – sibilò, lasciandolo di stucco - Non so con che razza di donne sei abituato ad avere a che fare, ma… cielo, mi ritieni davvero così… superficiale? Sì, non nego che sia un lavoro insolito, il tuo, però dannazione! – sbottò infuriata - In teoria è la donna, a dover essere insicura! -.
Fu  quindi il suo turno di alzarsi, dirigendosi verso il bagno per cercare di calmarsi e non dare agli altri ulteriore spettacolo, non prima di aver sibilato: - Non provare a dartela a gambe, intanto! Torno subito e pretendo che tu sia ancora seduto su quella sedia. Altrimenti toccherà a te, stare sdraiato sul tavolo di ferro, questa volta!– lo minacciò prima di allontanarsi verso la toilette delle signore -  Ah, e grazie per aver scelto, tra tutti i momenti possibili e immaginabili, quello del pasto! -.

Quello fu il loro primo ma non ultimo litigio sull’argomento. Kikyo scoprì infatti a sue spese quanto la questione fosse profondamente radicata in Naraku.
I Kami dovevano avere un macabro senso dell’umorismo: una ragazza a cui non piace troppo il contatto fisico ed un ragazzo che il contatto lo evitava perché sicuro di provocare repulsione.

Era come camminare costantemente sul filo di un rasoio.

Nonostante questo, Kikyo non demorse non si tirò mai indietro, anche di fronte a quella che, per lei, era la sfida più dura: affrontare l’argomento dell’intimità fisica.

Era successo la settimana prima della festa di fidanzamento di InuYasha e Kagome, mentre si stavano baciando sul divano in casa di lei, il giorno del compleanno di Kikyo.
Era stata così bene quella sera. Una bella uscita con passeggiata e cena, approfittando di un’insperata sera libera di lui, normalmente bloccato al lavoro fino a notte inoltrata.
L’aveva portata in un ristorante di recente apertura, specializzato in cucina cinese, ricordandosi dell’amore di Kikyo per gli involtini primavera.
Prima però, l’aveva stupita, prenotandole per il pomeriggio una seduta in un rinomato centro benessere, completo di terme, massaggi e cura del corpo e dei capelli.
Naraku che entra in un centro benessere per prenotarle una seduta? No, era una cosa inimmaginabile, ai limiti del comico.

Solo una volta che era stata faccia a faccia con la receptionist nonché proprietaria dell’attività, aveva capito la scappatoia! La donna era una demone, all’apparenza più grande di lei di un paio d’anni e… se già i lineamenti del viso e la posa tipicamente altezzosa le avevano destato sospetti, ogni perplessità fu dissipata davanti agli occhi dello stesso tipo di rosso e dallo stesso taglio. Anche il cipiglio era simile. Fu così che conobbe Kagura, la sorella minore di Naraku.

“Che mascalzone!” aveva pensato quando era venuta a sapere del fatto che l’uomo avesse usufruito di un particolare sconto riservato ai parenti!
Si era sentita trattata come una regina e quindi le era venuto abbastanza spontaneo invitarlo ad entrare, quando lui l’aveva riaccompagnata a casa quella sera.

Come fossero poi finiti a pomiciare sul divano, non ne aveva idea, ma comunque tutto era come sempre, con Naraku che accettava i suoi baci evitando però di abbracciarla, anche se lei gli era praticamente seduta in braccio. Da sempre l’uomo si limitava a cingerle la testa con una mano, giocando ogni tanto con i lunghi e lisci capelli della giovane. Nient'altro.
Kikyo sarebbe morta prima di ammetterlo ad alta voce, ma quella sua testardaggine a non toccarla iniziava a darle i nervi. Faticava anche solo a prenderlo a braccetto o per mano nelle rarissime volte in cui capitava che accadesse o che ne avesse voglia, Santi Kami! Non aveva mica il colera!

Staccandosi bruscamente dalle labbra di lui, Kikyo lo aveva guardato accigliata: - Smettila! -.

Allo sguardo confuso di Naraku aveva continuato: - smettila di pensare che il tuo tocco mi faccia schifo! Non sono fatta di terracotta, santo cielo! E anche la cosa del “sapere che queste mani toccano cose morte finirà per disgustarti”… scempiaggini! -.

Gli occhi di Naraku lampeggiarono di rosso: - Ah, scempiaggini, dici? Allora spiegami questo! – sibilò, afferrandole di colpo un fianco, facendola sobbalzare – Vedi? Rifiuti il mio tocco! – le fece notare, costringendola poi ad alzarsi dalle proprie gambe – Io ti faccio paura -.
Lo schiaffo inaspettato lo colse di sorpresa, così come l’urlo e le lacrime di Kikyo.
Lei non piangeva mai, mai!

- Ti ho detto di smetterla, dannazione! Quante volte te lo devo dire che sono io, il problema? Io, non tu! Sono io quella che ha vergogna del contatto fisico perché non sa come fare, perché finisco sempre per soffrire il solletico, perché il mio ex faceva schifo nell’aiutarmi a rilassarmi e il sesso con lui era una pena! Sono io quella che ha paura di stare in intimità con un uomo come se fosse una verginella del cazzo! – stillò, alzandosi in piedi – Sarai contento adesso, vero? Ho appena fatto la becera figura della donna frigida davanti a te ed ho perfino detto una parolaccia! -.

Tornò improvvisamente seduta sul divano, accanto all’uomo, nascondendosi il viso tra le mani.
Nella sua immaginazione vedeva già Naraku alzarsi ed andarsene senza dire una parola, disgustato da lei, arrabbiato perché lo aveva colpito…
Oddio, gli aveva dato uno schiaffo! Lui le aveva regalato un compleanno meraviglioso e lei… lo aveva insultato e schiaffeggiato!

La risata del compagno la ghiacciò sul posto.

Lui… stava… ridendo?!?

- Cosa cavolo ridi! – mugugnò sconfortata.

La risata si interruppe ed un dito affusolato la costrinse ad alzare il viso: - Frigida, eh? Beh, se permetti non mi sono mai fidato di quello che dicono gli altri. Mi fido solo di ciò che posso sperimentare in prima persona – le sussurrò con un sorrisetto cattivo, prima di darle un delicatissimo bacio sulle labbra.
Stordita dal repentino cambio di atmosfera e dal bacio, Kikyo ci mise qualche secondo prima di recepire il sottinteso dell’affermazione di Naraku, arrossendo furiosamente non appena la realizzazione la colpì.

- Naraku! – lo sgridò, vergognandosi. Ok, era una specie di modo contorto di dirle che gli dispiaceva... Ma che indecenza, suvvia!

Lui sorrise di nuovo in quel suo modo caratteristico: - Vado, si è fatto tardi. Ti chiamo domani, donna che fa becere figure – la prese in giro, prima di chiudersi la porta alle spalle.

- A domani. Grazie per oggi – sussurrò Kikyo alla porta chiusa.

Con un sospiro si alzò, dirigendosi verso il bagno: - Ahh, perché i mezzodemoni complicati devono capitare tutti a me? - sbuffò. – Non posso andarmi a scegliere degli uomini normali, ovvio che no! Mi devo innamorare sempre di quelli strani! -.


Il rombo di una moto la riportò al presente.

Il secondo messaggio di Naraku recitava: Vengo a prenderti io. Aspettami sul marciapiede.

Beh, bella fatica! L’ospedale in cui lavorava era ad un solo isolato di distanza!
Però, se così non fosse stato, non l’avrebbe mai aiutata, quella fatidica sera, uscendo dal lavoro molto dopo la mezzanotte...

Un centauro le si fermò davanti, alzando la visiera.
Kikyo si mise le mani sui fianchi, inarcando un sopracciglio: - Sul serio? Con la moto? Sei venuto in moto? – osservò.

Naraku non rispose, limitandosi a porgerle un casco.

Kikyo sbuffò: - Ho un vestito lungo. E i tacchi. Come pensi che io riesca ad andare in moto vestita così? Congelerò! – gli fece presente.

Il mezzodemone roteò gli occhi: - Quanto sei teatrale. Fra poco sarà estate, una lieve brezza non ti farà di certo ammalare. Se preferisci farla a piedi, sappi che non ho la minima intenzione di salvarti un’altra volta perché sei passata con il rosso – le rispose serafico.

La ragazza fece un verso non ben definito, troppo simile ad un insulto, prima di portarsi una mano all’acconciatura e sciogliersi i capelli: - Quanto sei fastidioso! – borbottò, appoggiandosi alla sua spalla per riuscire a salire in sella.

Prima che se ne rendesse conto, Naraku aveva già messo in moto, compiendo un’inversione ad U.
- Naraku! Vai piano, cavolo! Rallenta! È giallo! Il semaforo è giallo! Kami, proteggetemi! L’uomo che amo vuole farci ammazzare! -.

Naraku sbuffò: - Melodrammatica! E ingrata! Non mi hai nemmeno dato un bacio di ringraziamento per non averti costretta a camminare su quei cosi fino al crocevia. E comunque siamo già fuori dall’incrocio, donna pavida! – la avvisò, mentre, dietro di loro il semaforo diventava rosso. 






*Per chi se lo stesse chiedendo, è il modello di macchina dei fratelli Winchester nel Telefilm “Supernatural” ^^’

** è una delle tante cose bizzarre dei giapponesi. L’ho sentiito in non so quale trasmissione in tv, ma mi è rimasto impresso. In pratica pare che in Giappone sia consentito fumare nei locali pubblici e al chiuso. All’aria aperta, invece c’è il divieto -pena multa- di fumare, tranne in zone specificamente indicate da cartelli appositi. *sono strani, questi giapponesi*


N.B. La medicina legale si occupa dei rapporti tra la medicina e la legge, insieme alla medicina sociale fa parte della medicina pubblica.
Si suddivide in medicina giuridica, che si occupa dell'evoluzione del diritto, dell'interpretazione delle norme e della loro applicabilità dal punto di vista medico e in medicina forense, che utilizza la medicina al fine di accertamento di singoli casi di interesse giudiziario.
La medicina legale si occupa quasi totalmente del ramo forense, cioè il ramo che si occupa di fare le autopsie e stabilire la causa della morte.



Ebbene, eccomi qui. Con un'idea bislacca che avevo accantonato, ma che ha avuto un revival (anche se non so se è un bene!) xD
Naraku e Kikyo. Soprattutto Kikyo. È da un po' che ci penso. Tutti a farla cattiva e stronza, la stregaccia che non sa apprezzare Inuyasha, che non lo ha amato veramente. Spesso poi ci viene facile mostrare cosa Kagome pensi della rivale. Ma kikyo, cosa sente? È mai possibile che nemmeno un po' di gelosia o senso di sconfitta le sia trapelato nel vedere quella ragazzina così fisicamente simile a lei mettersi in mezzo e surclassarla, finendo per essere la buona che riesce dove lei ha fallito?
Ok, è un contesto AU, il mio, non ambito manga, però... Boh, per una volta ho voluto provare a mettermi nei panni di Kikyo ^^'''
Perdonatemi per il Naraku mostruosamente Ooc. Non so nemmeno io da dove mi sia uscita la cosa delle autopsie xD cioè, sotto sotto pure quello è frutto di una riflessione, ma non mi ci dilungo. Forse l'ho reso troppo umano, forse ci ho ricamato troppo attorno. non so xD 
Ringrazio chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare fino in fondo a questa cosa stramba! ^_^
   
 
Leggi le 15 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: LittleDreamer90