What are we fighting for?
Innamorata di persone che mai vedrò, di voci alle quali non potrò mai rispondere, a delle mani che non potrò mai stringere, a un corpo che non potrò mai abbracciare, a un sorriso che non potrò mai vedere, a un abbraccio che non potrò mai ricevere.
Odio questo tipo di sensazione: l’impotenza e la rabbia poi prendono il sopravvento, facendomi esplodere.
Mi fanno ridere, come mai nessuno è mai riuscito a fare, riescono a farlo con un video di youtube, che porta via solo una decina di minuti alla mia vita monotona e schifosa, fatta di giorni che si ripetono all’infinito.
Odio questo tipo di sensazione: l’impotenza e la rabbia poi prendono il sopravvento, facendomi esplodere.
Mi fanno ridere, come mai nessuno è mai riuscito a fare, riescono a farlo con un video di youtube, che porta via solo una decina di minuti alla mia vita monotona e schifosa, fatta di giorni che si ripetono all’infinito.
4
Quella sera era davvero difficile dormire e continuavo a cambiare posizione sperando di trovare quella giusta ma niente.
-Non riesci a dormire?- sentii la voce di Stefano, nel buio, farmi spaventare.
-No- dissi scoprendomi per il caldo.
-Vieni- disse, sentendolo battere più volte la sua mano sul letto.
Sbuffai, ma successivamente mi alzai e andai sul suo letto.
Appena mi sdraiai, diedi le spalle a Stefano, che subito mi tirò a sé, stringendomi e posando il suo braccio sul mio fianco e appoggiare la mano sul mio addome. Mi vennero i brividi, e non fu per il freddo dato il caldo che faceva quella sera.
Il respiro di Stefano era regolare, sentendolo contro il mio collo che a intervalli si scontrava con la mia pelle.
Chiusi gli occhi e stranamente riuscii a prendere sonno.
Mi svegliai per colpa del sole che entrava dalla finestra e mi ritrovai da sola nel letto, sentendo silenzio in casa.
Mi alzai e andai in cucina trovando un bigliettino con una scritta.
-Siamo andati a fare due passi e a registrare tutti insieme. Mates- lessi ad alta voce.
Mi vestii, perché era ora di ritornare a casa e a lavoro.
Appena arrivai in gelateria mia zia mi sorrise, senza chiedermi nulla.
-Zia, scusa se sono stata assente ma ho avuto delle visite inaspettate. Ti ricordi Sascha, il ragazzo che mi cercava sempre?- le chiesi vedendola sistemare alcune carte in ufficio.
-Sì, perché?- mi chiese distrattamente.
-Perché lui è uno youtuber e insieme ad altri come lui, hanno formato un gruppo che io seguo e siamo stati insieme questi giorni- spiegai, incerta della sua reazione.
-Sono felice! Non preoccuparti se non sei venuta, non abbiamo avuto problemi. Puoi andare ora- mi disse sorridendomi, invitando ad andare via dall’ufficio.
Ritornai al bancone della gelateria e iniziai a lavorare: per quanto possa essere strano mi era mancato lavorare, quelle quattro pesti mi hanno mandato il cervello in pappa, specialmente Sascha e Stefano.
-Andrea!- sentii urlare da una voce troppo familiare.
Alzai lo sguardo dalla mia agenda e vidi correre verso di me Sascha, seguito poi da Stefano, Salvatore e Giuseppe.
-Ancora con quell’agenda? Mi ricorda il nostro primo incontro- disse sorridendomi Sascha, con quelle fossette, mentre uscivo dal bancone e li invitavo a seguirmi ad un tavolo libero. Sascha non la smetteva di fare lo scemo e ridere, mentre Stefano lo seguiva a ruota, ammoniti poi da papà Vegas che con uno schiaffo ad entrambi li fece finire.
-Guarda papà, che bei disegni che fa la mamma!- disse Sascha rubando dalla mia tasca la mia agenda, dove ho tutti i miei disegni e il resto.
-Ma sei brava!- disse Giuseppe, seguito da Salvatore che approvò con un pollice in su.
-Ma non è niente, davvero- dissi imbarazzata, gesticolando.
Sascha, mi sorride dolcemente, stringendomi una mano e facendomi arrossire ancora di più, mentre vidi con la coda dell’occhio Stefano osservare quel gesto, che Giuseppe e Salvatore non avevano visto. Subito allontanai la mano da quella di Sascha che mi guardò deluso, osservando poi Giuseppe e Salvatore.
-Io vado, quando avete finito chiamatemi- dissi sorridendo a tutti e quattro.
Appena mi allontanai sentii una sedia spostarsi e io alzai il passo, dirigendomi in una stanza accanto all’ufficio.
Mi chiusi la porta alle spalle e mi allontanai, sperando che non si aprisse ma si aprì.
-E’ successo qualcosa?- Sascha chiuse la porta e si avvicinò a me preoccupato.
-No- scossi la testa. Ma Sascha non era sicuro della mia risposta e posando una mano sul mio collo mi osservò meglio.
-Non ti piaccio più?- con tono deluso e sguardo preoccupato mi chiese con tono basso. Gli diedi un colpo sulla spalla.
-Ma che dici?- dissi arrabbiata da quell’affermazione. Il suo sguardo mutò così come la sua espressione ora diventata sorridente.
-E allora perché hai scacciato così la mia mano?- chiese unendo le nostre mani libere, lungo il mio fianco.
-Non lo so Sascha, è tutto così strano e improvviso- dissi guardandolo preoccupata.
-Lo so ma tu mi piaci, molto. Dobbiamo andare in piscina, ti va di venire?- mi chiese alzandomi il volto con le dita sotto al mento.
-Certo- dissi sorridendogli.
-Allora dico che loro possono andare, andiamo a casa tua così ti cambi e andiamo insieme, che ne dici?- mi chiese continuando a sorridermi.
-Va bene. Andiamo dai- dissi andando alla porta ma mi bloccò.
-Prima ti bacio- disse voltandomi, con le mani sui miei fianchi e baciandomi lentamente.
Dopo quel bacio uscimmo dalla stanza, pagarono il conto e io avvisai mia zia dei progetti del giorno e andai insieme a Sascha a casa, per cambiarmi.
-Fai come se fossi a casa tua- dissi chiudendo la porta.
-PAPEREEEH!- disse buttandosi sul divano. Scoppiai a ridere sperando che non me lo abbia rotto dato il suo lancio poco gentile.
Andai in camera, trovai il costume e appena rimasi in intimo mi avvicinai allo specchio lungo per guardarmi al lato della coscia.
-Ma che cazzo…?!- urlai notando un livido sulla coscia. Vidi dallo specchio, Sascha, appoggiato allo stipite della porta guardarmi a braccia conserte.
-Cosa succede?- mi chiese sedendosi sul letto, guardandomi curioso.
-Livido- dissi indicandolo. Sascha stava guardando tutto, tranne che il livido.
-Hai finito?- chiesi a braccia conserte, divertita dalla sua faccia.
-Che c’è? Non posso guardarti? Non sembri imbarazzata- disse indicandomi.
-Molte ragazze sarebbero in imbarazzo, ma a me non fa questo effetto: è come avere il costume solo che è intimo. Però ora devi uscire che devo mettermi il costume- dissi cacciandolo, ridendo.
-Va bene, va bene. Me ne vado- disse alzando le mani.
Mi preparai e appena fui pronta, andammo con Sascha in piscina.
In piscina oltre a noi cinque, c’era anche Sabrina, cugina di Sascha anche lei una youtuber.
Ci sistemammo sulle sdraio, mi misi gli occhiali da sole, notando Sascha e Stefano guardarmi.
Portavo un costume a due pezzi, color salmone, molto semplice.
-Abbiamo fatto conquiste- disse Sabrina sdraiandosi accanto a me.
-Dici?- chiesi sorridendo, vedendola annuire.
I ragazzi iniziarono a giocare, facendo tutti, con ciambelle e coccodrilli, con scherzi e partite molto movimentate.
Il caldo si sentiva e decisi di fare un bel tuffo. Poggiai gli occhiali sulla sdraio e avvicinandomi al bordo piscina mi buttai, rinfrescandomi.
Risalii a galla, sistemandomi i capelli che mi erano finiti davanti agli occhi e mi spaventai vedendo Sascha difronte a me, farmi una faccia buffissima.
-Sascha!- urlai ridendo. Rise anche lui e venne dritto verso di me, con le mani sui miei fianchi e subito allacciai le mie gambe al suo bacino.
Appena iniziò ad avvicinarsi al mio viso, lo guardai male, ricordando dove eravamo.
-Non siamo soli- dissi levando le gambe dal suo corpo, mentre sbuffò, sistemandosi i capelli bagnati all’insù.
Gli misi le mani sulla testa e lo buttai sott’acqua. Riuscì a liberarsi prendendomi in braccio mentre iniziai a urlare e ridere.
Salì dalle scale della piscina e mi buttò di nuovo dentro. Risalii, senza smettere di ridere, mentre vidi Stefano parlare con Giuseppe che annuiva e lo salutava. Velocemente uscii dalla piscina e mi avvicinai a Giuseppe.
-Dov’è andato Stefano?-
-Ha detto che deve stare via per due giorni, e che dovevamo spostare i video da fare insieme al gruppo per un’altra volta. Può darsi che deve andare dalla Marina- mi spiegò per poi buttarsi in acqua con Salvatore, Sascha e Sabrina.
Passammo la giornata lì, in piscina e mangiammo una cosa giusto per poi ritornare a bagnarci e giocare.
Nei due giorni successivi, vidi poco e niente Sascha e gli altri, dato che dovevano recuperare i video non fatti e quindi non ci vedemmo per nulla.
Era domenica pomeriggio e io ero al pc a sentire musica quando qualcuno bussò alla mia porta.
Andai ad aprire e vidi Stefano, entrare con delle carte in mano. Insospettita dalla sua visita, mi avvicinai al tavolo, dove aveva appoggiato delle carte e me le indicò.
Presi queste carte e iniziai a leggerle: riguardava qualcosa sulle stelle o qualcosa del genere.
Non capendo lo guardai.
-Non capisco Stefano, cosa sono queste carte?- dissi appoggiandole sul tavolo e indicandole. Guardò le carte e sorrise, per poi alzare lo sguardo verso di me.
-Ho comprato una stella e ha il tuo nome- guardai le carte, per poi guardare di nuovo Stefano, confusa e nello stesso tempo felice.
-Perché l’hai fatto?- chiesi sorridente, sorpresa da questo fatto.
-Perché meriteresti la Luna, ma non posso comprartela, purtroppo- disse avvicinandosi lentamente a me, posando la sua mano sul mio collo, osservandomi sorridente.
Il suo sorriso, quello sguardo dolce e caloroso, le sue mani delicate ma decise.
Fece sfiorare i nostri nasi, per poi baciarmi lentamente, assaporando ogni centimetro delle mie labbra.
Quel bacio venne interrotto dal campanello di casa.
-Chi è?- urlai, per poi lasciare un bacio veloce a Stefano, che mi sorrise.
-Sono Sascha!- mi urlò. Appena Stefano sentì così, mise via le carte e mi invitò ad andare ad aprire la porta.
-Volevo vederti- disse Sascha, appena mi vide, pronto a baciarmi ma si fermò appena vide Stefano, lasciandomi un bacio sulla guancia come se nulla fosse.
-Ei Stefanino! Sei ritornato!- disse andando a salutarlo.
-Sì, sì…- disse sorridendo, ricambiando l’abbraccio, mentre mi osservava con cura.
-Vi va di rimanere? Ordiniamo una pizza- proposi, sorridendo ad entrambi che si guardarono e annuirono.
Scegliemmo un film mentre aspettammo l’arrivo delle pizze e una volta mangiato, ci sedemmo sul divano e guardammo il film: io ero in mezzo ad entrambi, rimanendo immobile e non sbilanciandomi da nessun lato.
Il buio regnava oltre alla luce del film che illuminava solo i nostri volti, e lentamente entrambi cercarono le mie mano, ritrovandomi a stringere la mano di Sascha alla mia sinistra e quella di Stefano alla mia destra.
Appena il film finì, staccai le mani velocemente da entrambi.
-Si è fatta una certa ora- disse Stefano alzandosi.
-Ho le camere degli ospiti. Se volete, potete dormire nelle stanze, sono due se volete, sempre- dissi guardandolo che erano stanchi entrambi.
-Non è un problema?- chiese Sascha preoccupato e assonnato.
-No ragazzi, davvero. Almeno non rimango da sola- dissi imbarazzata. Ma che diavolo dico: almeno non rimango da sola?
-Andata allora!- disse Sascha, per poi indicare le stanze ad entrambi. Mi cambiai, mettendomi la maglia e il pantaloncino del pigiama, dato il caldo.
-Non riesci a dormire?- sentii la voce di Stefano, nel buio, farmi spaventare.
-No- dissi scoprendomi per il caldo.
-Vieni- disse, sentendolo battere più volte la sua mano sul letto.
Sbuffai, ma successivamente mi alzai e andai sul suo letto.
Appena mi sdraiai, diedi le spalle a Stefano, che subito mi tirò a sé, stringendomi e posando il suo braccio sul mio fianco e appoggiare la mano sul mio addome. Mi vennero i brividi, e non fu per il freddo dato il caldo che faceva quella sera.
Il respiro di Stefano era regolare, sentendolo contro il mio collo che a intervalli si scontrava con la mia pelle.
Chiusi gli occhi e stranamente riuscii a prendere sonno.
Mi svegliai per colpa del sole che entrava dalla finestra e mi ritrovai da sola nel letto, sentendo silenzio in casa.
Mi alzai e andai in cucina trovando un bigliettino con una scritta.
-Siamo andati a fare due passi e a registrare tutti insieme. Mates- lessi ad alta voce.
Mi vestii, perché era ora di ritornare a casa e a lavoro.
Appena arrivai in gelateria mia zia mi sorrise, senza chiedermi nulla.
-Zia, scusa se sono stata assente ma ho avuto delle visite inaspettate. Ti ricordi Sascha, il ragazzo che mi cercava sempre?- le chiesi vedendola sistemare alcune carte in ufficio.
-Sì, perché?- mi chiese distrattamente.
-Perché lui è uno youtuber e insieme ad altri come lui, hanno formato un gruppo che io seguo e siamo stati insieme questi giorni- spiegai, incerta della sua reazione.
-Sono felice! Non preoccuparti se non sei venuta, non abbiamo avuto problemi. Puoi andare ora- mi disse sorridendomi, invitando ad andare via dall’ufficio.
Ritornai al bancone della gelateria e iniziai a lavorare: per quanto possa essere strano mi era mancato lavorare, quelle quattro pesti mi hanno mandato il cervello in pappa, specialmente Sascha e Stefano.
-Andrea!- sentii urlare da una voce troppo familiare.
Alzai lo sguardo dalla mia agenda e vidi correre verso di me Sascha, seguito poi da Stefano, Salvatore e Giuseppe.
-Ancora con quell’agenda? Mi ricorda il nostro primo incontro- disse sorridendomi Sascha, con quelle fossette, mentre uscivo dal bancone e li invitavo a seguirmi ad un tavolo libero. Sascha non la smetteva di fare lo scemo e ridere, mentre Stefano lo seguiva a ruota, ammoniti poi da papà Vegas che con uno schiaffo ad entrambi li fece finire.
-Guarda papà, che bei disegni che fa la mamma!- disse Sascha rubando dalla mia tasca la mia agenda, dove ho tutti i miei disegni e il resto.
-Ma sei brava!- disse Giuseppe, seguito da Salvatore che approvò con un pollice in su.
-Ma non è niente, davvero- dissi imbarazzata, gesticolando.
Sascha, mi sorride dolcemente, stringendomi una mano e facendomi arrossire ancora di più, mentre vidi con la coda dell’occhio Stefano osservare quel gesto, che Giuseppe e Salvatore non avevano visto. Subito allontanai la mano da quella di Sascha che mi guardò deluso, osservando poi Giuseppe e Salvatore.
-Io vado, quando avete finito chiamatemi- dissi sorridendo a tutti e quattro.
Appena mi allontanai sentii una sedia spostarsi e io alzai il passo, dirigendomi in una stanza accanto all’ufficio.
Mi chiusi la porta alle spalle e mi allontanai, sperando che non si aprisse ma si aprì.
-E’ successo qualcosa?- Sascha chiuse la porta e si avvicinò a me preoccupato.
-No- scossi la testa. Ma Sascha non era sicuro della mia risposta e posando una mano sul mio collo mi osservò meglio.
-Non ti piaccio più?- con tono deluso e sguardo preoccupato mi chiese con tono basso. Gli diedi un colpo sulla spalla.
-Ma che dici?- dissi arrabbiata da quell’affermazione. Il suo sguardo mutò così come la sua espressione ora diventata sorridente.
-E allora perché hai scacciato così la mia mano?- chiese unendo le nostre mani libere, lungo il mio fianco.
-Non lo so Sascha, è tutto così strano e improvviso- dissi guardandolo preoccupata.
-Lo so ma tu mi piaci, molto. Dobbiamo andare in piscina, ti va di venire?- mi chiese alzandomi il volto con le dita sotto al mento.
-Certo- dissi sorridendogli.
-Allora dico che loro possono andare, andiamo a casa tua così ti cambi e andiamo insieme, che ne dici?- mi chiese continuando a sorridermi.
-Va bene. Andiamo dai- dissi andando alla porta ma mi bloccò.
-Prima ti bacio- disse voltandomi, con le mani sui miei fianchi e baciandomi lentamente.
Dopo quel bacio uscimmo dalla stanza, pagarono il conto e io avvisai mia zia dei progetti del giorno e andai insieme a Sascha a casa, per cambiarmi.
-Fai come se fossi a casa tua- dissi chiudendo la porta.
-PAPEREEEH!- disse buttandosi sul divano. Scoppiai a ridere sperando che non me lo abbia rotto dato il suo lancio poco gentile.
Andai in camera, trovai il costume e appena rimasi in intimo mi avvicinai allo specchio lungo per guardarmi al lato della coscia.
-Ma che cazzo…?!- urlai notando un livido sulla coscia. Vidi dallo specchio, Sascha, appoggiato allo stipite della porta guardarmi a braccia conserte.
-Cosa succede?- mi chiese sedendosi sul letto, guardandomi curioso.
-Livido- dissi indicandolo. Sascha stava guardando tutto, tranne che il livido.
-Hai finito?- chiesi a braccia conserte, divertita dalla sua faccia.
-Che c’è? Non posso guardarti? Non sembri imbarazzata- disse indicandomi.
-Molte ragazze sarebbero in imbarazzo, ma a me non fa questo effetto: è come avere il costume solo che è intimo. Però ora devi uscire che devo mettermi il costume- dissi cacciandolo, ridendo.
-Va bene, va bene. Me ne vado- disse alzando le mani.
Mi preparai e appena fui pronta, andammo con Sascha in piscina.
In piscina oltre a noi cinque, c’era anche Sabrina, cugina di Sascha anche lei una youtuber.
Ci sistemammo sulle sdraio, mi misi gli occhiali da sole, notando Sascha e Stefano guardarmi.
Portavo un costume a due pezzi, color salmone, molto semplice.
-Abbiamo fatto conquiste- disse Sabrina sdraiandosi accanto a me.
-Dici?- chiesi sorridendo, vedendola annuire.
I ragazzi iniziarono a giocare, facendo tutti, con ciambelle e coccodrilli, con scherzi e partite molto movimentate.
Il caldo si sentiva e decisi di fare un bel tuffo. Poggiai gli occhiali sulla sdraio e avvicinandomi al bordo piscina mi buttai, rinfrescandomi.
Risalii a galla, sistemandomi i capelli che mi erano finiti davanti agli occhi e mi spaventai vedendo Sascha difronte a me, farmi una faccia buffissima.
-Sascha!- urlai ridendo. Rise anche lui e venne dritto verso di me, con le mani sui miei fianchi e subito allacciai le mie gambe al suo bacino.
Appena iniziò ad avvicinarsi al mio viso, lo guardai male, ricordando dove eravamo.
-Non siamo soli- dissi levando le gambe dal suo corpo, mentre sbuffò, sistemandosi i capelli bagnati all’insù.
Gli misi le mani sulla testa e lo buttai sott’acqua. Riuscì a liberarsi prendendomi in braccio mentre iniziai a urlare e ridere.
Salì dalle scale della piscina e mi buttò di nuovo dentro. Risalii, senza smettere di ridere, mentre vidi Stefano parlare con Giuseppe che annuiva e lo salutava. Velocemente uscii dalla piscina e mi avvicinai a Giuseppe.
-Dov’è andato Stefano?-
-Ha detto che deve stare via per due giorni, e che dovevamo spostare i video da fare insieme al gruppo per un’altra volta. Può darsi che deve andare dalla Marina- mi spiegò per poi buttarsi in acqua con Salvatore, Sascha e Sabrina.
Passammo la giornata lì, in piscina e mangiammo una cosa giusto per poi ritornare a bagnarci e giocare.
Nei due giorni successivi, vidi poco e niente Sascha e gli altri, dato che dovevano recuperare i video non fatti e quindi non ci vedemmo per nulla.
Era domenica pomeriggio e io ero al pc a sentire musica quando qualcuno bussò alla mia porta.
Andai ad aprire e vidi Stefano, entrare con delle carte in mano. Insospettita dalla sua visita, mi avvicinai al tavolo, dove aveva appoggiato delle carte e me le indicò.
Presi queste carte e iniziai a leggerle: riguardava qualcosa sulle stelle o qualcosa del genere.
Non capendo lo guardai.
-Non capisco Stefano, cosa sono queste carte?- dissi appoggiandole sul tavolo e indicandole. Guardò le carte e sorrise, per poi alzare lo sguardo verso di me.
-Ho comprato una stella e ha il tuo nome- guardai le carte, per poi guardare di nuovo Stefano, confusa e nello stesso tempo felice.
-Perché l’hai fatto?- chiesi sorridente, sorpresa da questo fatto.
-Perché meriteresti la Luna, ma non posso comprartela, purtroppo- disse avvicinandosi lentamente a me, posando la sua mano sul mio collo, osservandomi sorridente.
Il suo sorriso, quello sguardo dolce e caloroso, le sue mani delicate ma decise.
Fece sfiorare i nostri nasi, per poi baciarmi lentamente, assaporando ogni centimetro delle mie labbra.
Quel bacio venne interrotto dal campanello di casa.
-Chi è?- urlai, per poi lasciare un bacio veloce a Stefano, che mi sorrise.
-Sono Sascha!- mi urlò. Appena Stefano sentì così, mise via le carte e mi invitò ad andare ad aprire la porta.
-Volevo vederti- disse Sascha, appena mi vide, pronto a baciarmi ma si fermò appena vide Stefano, lasciandomi un bacio sulla guancia come se nulla fosse.
-Ei Stefanino! Sei ritornato!- disse andando a salutarlo.
-Sì, sì…- disse sorridendo, ricambiando l’abbraccio, mentre mi osservava con cura.
-Vi va di rimanere? Ordiniamo una pizza- proposi, sorridendo ad entrambi che si guardarono e annuirono.
Scegliemmo un film mentre aspettammo l’arrivo delle pizze e una volta mangiato, ci sedemmo sul divano e guardammo il film: io ero in mezzo ad entrambi, rimanendo immobile e non sbilanciandomi da nessun lato.
Il buio regnava oltre alla luce del film che illuminava solo i nostri volti, e lentamente entrambi cercarono le mie mano, ritrovandomi a stringere la mano di Sascha alla mia sinistra e quella di Stefano alla mia destra.
Appena il film finì, staccai le mani velocemente da entrambi.
-Si è fatta una certa ora- disse Stefano alzandosi.
-Ho le camere degli ospiti. Se volete, potete dormire nelle stanze, sono due se volete, sempre- dissi guardandolo che erano stanchi entrambi.
-Non è un problema?- chiese Sascha preoccupato e assonnato.
-No ragazzi, davvero. Almeno non rimango da sola- dissi imbarazzata. Ma che diavolo dico: almeno non rimango da sola?
-Andata allora!- disse Sascha, per poi indicare le stanze ad entrambi. Mi cambiai, mettendomi la maglia e il pantaloncino del pigiama, dato il caldo.