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Autore: Vanilla_91    08/09/2016    6 recensioni
Nell'aspra e selvaggia Scozia le faide tra clan sono cosa comune, ma l'odio radicato tra i McNail e i McDally ha radici profonde e lontane.
Un qualsiasi spiraglio di dialogo è impensabile. Per questo, InuYasha è deciso a eliminare per sempre il clan rivale e per farlo non si fermerà di fronte a niente e nessuno.
Ma se le cose andassero diversamente da come le aveva previste? Se la sua risolutezza fosse messa a dura prova da profondi e innocenti occhi grigio-azzurri di quello che avrebbe dovuto essere il suo ostaggio?
Riuscirà la mente a prevalere sulle ragioni del cuore?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Highlands, Scozia 1573.

Il vento soffiava freddo, impetuoso, spettrale, accompagnato dalla nebbia tipica di quei luoghi incontaminati e da una fastidiosa e fitta pioggia che non accennava a smettere.
Sarebbe stata un'altra notte perfetta per quei racconti di guerre sanguinose e fantasmi che tanto adoravano gli uomini del clan McNail.
Kagome McNail, al contrario, odiava quelle storie, temeva i corridoi lugubri del castello in cui viveva ed era terribilmente spaventata dall'ululato del vento che si estendeva in tutte le stanze come un terribile e straziante lamento.
Indossò il mantello, pregando che fosse sufficiente a riscaldarla.
Celò con cura i lunghi capelli neri che, più di qualunque altro tratto, la distinguevano dai tipici colori chiari e rossicci di chi abitava quei luoghi.
-Mia signora, vi prego di ripensarci. È una follia! Se vostro padre dovesse scoprirlo vi punirebbe!- la pregò la voce concitata e allarmata della sua cameriera personale.
-Ti prego, Marianne! Posso fidarmi solamente di te qui dentro. Non vorrei causarti quest'ansia, ma ho bisogno d'uscire. Nemmeno mi ricordo più quando è stata l'ultima volta che ho messo piede fuori da questo castello.- sussurrò, rammaricata, ma decisa.
-Se vostro padre dovesse scoprirlo..-
-Mi punirà..lo so, lo so! Tuttavia, non corro rischi. Mio padre è fuori con mio fratello e di certo non tornerà prima di domani. Si è spinto così lontano per incontrare il laird che dovrò sposare.-
-È rischioso, signora!-
-Marianne, a breve sarò costretta ad andare via. Lascerò questa terra, la mia casa e mio fratello per sottostare al volere di un signore che ho incontrato un'unica volta, quando avevo appena sei anni. Forse questa è l'ultima volta che mi sarà concesso di vedere le mie adorate montagne. Ti assicuro che non ho intenzione di allontanarmi. Arriverò al lago e tornerò subito indietro. Scivolerò silenziosa dai passaggi segreti. Sarò di ritorno prima che chiunque possa accorgersi della mia assenza. Ma ho bisogno di poter contare ancora una volta su di te, Marianne. Mi aiuterai? Nasconderai la mia fuga se qualcuno dovesse venire a cercarmi?- le domandò, accorata.
Il viso paffuto e lentigginoso della cameriera si imbronciò.
-Sapete che su di me potete sempre contare. Non sono mai stata brava a dirvi di no. Vi prego solo di fare attenzione e di tornare presto. Se dovesse accadervi qualcosa, non potrei mai perdonarmelo.-
Kagome rivolse un sorriso caloroso alla fanciulla, prima di sistemare nuovamente il cappuccio del mantello e lasciare la propria camera silenziosamente.

Si mosse senza difficoltà tra i labirintici corridoi sotterranei. Ignorò lo squittio dei topi che di tanto in tanto le passavano accanto, cercando di concentrare la mente su pensieri diversi. Ricordi felici, di quando era bambina, di quando sua madre era ancora viva e lei con il fratello e altri bambinetti si divertiva ad esplorare quelle profondità nascoste inventando storie di paurosi mostri e valorosi eroi.
Era stata serena in quel tempo. Allora aveva potuto ignorare lo sguardo corrucciato del proprio padre, costantemente posato su di lei.
Quando giunse alla fine del lungo tunnel, con fatica, sollevò la pesante sbarra che teneva chiusa la porta che dava accesso ai corridoi sotterranei.
Per precauzione, si guardò intorno, ma sapeva che nessuno di guardia si sarebbe spinto fin lì, soprattutto a causa del cattivo tempo.
Tirò giù il cappuccio lasciando che la pioggia le bagnasse i lunghi capelli corvini e, stupidamente, si sentì felice quando la brezza ostile la fece rabbrividire.
Da quanto non provava quelle sensazioni? Il vento nei capelli, la pioggia sul viso e l'odore selvaggio di quelle terre aspre che tanto amava, giovarono immediatamente al suo umore.
Si addentrò nella prateria, diretta al lago dove aveva trascorso mille pomeriggi della sua infanzia, in compagnia dell'adorata madre.
Le acque erano mosse e increspate dalla pioggia,l'aria ancora più fredda, ma quel luogo le sembrò il più bello che avesse mai visto.
Si poggiò contro una grande pietra, incurante della pioggia sempre più fitta che le infradiciava gli abiti. Probabilmente quel freddo inclemente non le avrebbe risparmiato una febbre e le ramanzine di Marianne, ma la sensazione di pace e serenità che le colmò il cuore, decise, ne valeva la pena.
Lasciò che la nostalgia dei ricordi la invadesse, totalmente incurante del tempo che trascorreva.
Solamente quando sentì un nitrito in lontananza, si risvegliò bruscamente dalle proprie fantasie.
Si sollevò, guardandosi con insistenza intorno.
Chi poteva essersi spinto sin lì? Possibile che qualcuno si fosse reso conto della sua assenza o peggio ancora che suo padre avesse fatto ritorno prima?
Spaventata da quelle ipotesi, sollevò le gonne, impregnate d'acqua e sporche di fango e cominciò a correre, mentre la spiacevole sensazione di essere osservata si diffondeva sotto pelle, allarmandola.
Non riuscì ad allontanarsi di molto. Due braccia forti la catturarono, sollevandola da terra.
Era stata imprudente, sciocca. Si era fatta cogliere vulnerabile e sola.
Si dimenò tra le braccia del proprio aggressore, facendo ricorso a tutta la propria forza.
-Lasciatemi!- ordinò.
-Sta un po' ferma, ragazzina!-
Furono le ultime parole che udì, prima che un colpo alla testa le facesse perdere i sensi.

Si risvegliò, poche ore più tardi. Dovevano essersi allontanati molto da quando l'avevano fatta prigioniera, constatò Kagome, dal momento che la sera era ormai scesa.
Riversa a faccia in giù su un cavallo in movimento, avvertì la testa dolerle e una terribile nausea.
Chi erano i suoi carcerieri? Dove l'avevano condotta e cosa ne avrebbero fatto di lei?
Intontita, spaventata e dolorante lasciò che la tirassero poco gentilmente giù da cavallo e che la conducessero chissà dove.
Tornò perfettamente lucida solo quando comprese di trovarsi all'interno di un castello che era sicura di non aver mai visto.
Dove diavolo l'avevano portata?

 

 

 

InuYasha McDarry osservò con sguardo corrucciato la scena che gli si parava di fronte.
Quando aveva ordinato ai suoi uomini di rapire la figlia del suo più acerrimo nemico, non avrebbe mai potuto immaginare che si trattasse di poco più di una bambina.
Cosa avrebbe dovuto farne di lei?
Maledì silenziosamente Miroku, e ancor di più sé stesso per essersi fidato di quel donnaiolo impunito che era il suo migliore amico.
Gli avevano assicurato che l'erede del clan McNail fosse una donna fatta e cresciuta, una fanciulla in età da marito prossima a contrarre matrimonio, ma di certo non poteva trattarsi di quella bambinetta bagnata e tremante.
Rivolse uno sguardo di disapprovazione ai propri uomini, avvicinandosi alla prigioniera.
-Benvenuta nel mio castello, signora. Sono..-
-il laird del clan McDarry, suppongo.- continuò per lui la ragazza, fissandolo in volto per la prima volta.
InuYasha inarcò un sopracciglio, sorpreso.
-Sì, sono proprio io.- confermò.
Kagome si concesse di studiarlo attentamente.
Come quasi tutti gli uomini che popolavano quelle terre selvagge, InuYasha McDarry aveva un fisico imponente, massiccio. Era alto, decisamente più di lei. I tratti del viso erano decisi, mascolini. I lunghi capelli neri gli sfioravano le spalle ed erano raccolti in un basso codino, fermato con un nastrino. Gli occhi, scuri come la notte, erano attenti, vigili.
L'aspetto gradevole del suo rapitore mise maggiormente in agitazione Kagome, che non era abituata ad avere contatti con gli uomini.
Arrossì, chinando il capo.
-Siete infreddolita e tremante, signora. I miei uomini non vi hanno riservato un viaggio adatto ad una lady e pertanto sono desolato. Farò in modo che questi villani imparino la lezione.- decretò, con tono duro.
Kagome sollevò nuovamente il volto a fissarlo. Era serio, non c'era traccia di scherno nella sua voce e nei suoi occhi.
Si stava preoccupando per lei?
Il corpo le doleva, così come la testa, aveva freddo ed era spaventata, ma non voleva che degli uomini fossero puniti per un motivo tanto banale.
-Lasciate stare, ve ne prego! Non occorre! Sono sicura che non era intenzione dei vostri uomini maltrattarmi o mancarmi di rispetto.- mentì.
InuYasha ghignò. La ragazza era intelligente, sapeva bene quanto lui che il trattamento riservatole era stato voluto.
I clan McNail e McDally erano nemici da generazioni. Negli ultimi anni, però, la faida si era animata con violenza e ferocia mai prima sperimentate e in ogni nuovo agguato il numero delle vittime era destinato a salire.
Il laird del clan McDally si concesse di studiare con più attenzione la propria prigioniera.
Si era aspettato pianti e urla disperate o accuse e promesse di vendetta.
La mansueta creatura che gli stava di fronte lo sorprese proprio per la mancanza di una qualunque di quelle reazioni.
Il mantello aperto lasciava intravedere un abito dai toni pastello che, bagnato, le aderiva perfettamente al corpo, mostrandone ogni forma.
Era molto esile, ma la curva evidente dei seni e i fianchi morbidi lo fecero ricredere. L'erede dei McNail non era affatto una bambina.
I capelli le ricadevano lungo la schiena in una matassa disordinata e contrastavano con l'incarnato latteo della sua pelle. Il volto, pallido e provato, era grazioso. Ciò che maggiormente lo colpì furono gli incredibili e svegli occhi grigio-azzurri, contornati da lunghe ciglia nere che di tanto in tanto lo fissavano con timore e curiosità.
Il viso arrossato e chino era probabilmente un tentativo di celare la paura che le adombrava le iridi più che un gesto di sottomissione.
Quelle profondità grigio-azzurre erano rese liquide dalle lacrime trattenute.
Grazie ad una consapevolezza assurda e infondata sapeva, però, che lei non avrebbe pianto, non dinnanzi a lui.
Lo comprese dalla fierezza e dalla risolutezza che, nonostante tutto, accendevano quel volto incantevole.
Cosa avrebbe dovuto farne di quella docile creatura? Era davvero giusto mettere in atto i suoi piani coinvolgendo quella ragazza che ad un primo esame sembrava non aver nulla a che fare col suo crudele padre?
Aveva bisogno di tempo per riflettere.
-State tremando, signora. Vi farò condurre da una cameriera nelle camere che ho fatto preparare per voi. Vi saranno dati dei vestiti puliti e asciutti. Se aveste bisogno di qualunque cosa, non esitate a chiederla. Per un po' di tempo sarete ospite del mio clan!- dichiarò, con tono fermo, prima di lasciarla sola, spaesata e piena di domande.


NOTE DELL'AUTRICE:
Buonasera :D
Molti di voi probabilmente mi odieranno per la decisione di pubblicare una nuova storia quando ne ho già tante altre in corso, ma perdonatemi, non riuscivo più a resistere >.<
Non voglio annoiarvi con le solite tiritere, lascio a voi quindi ogni giudizio. Se vi va di farmi conoscere il vostro parere, non posso che esserne felice.
Prima di salutarvi, ho delle precisazioni da fare.
La storia presenta una somiglianza iniziale con "Cuore in Guerra" di Yasha26 che ovviamente ho già avvisato. Ci tengo a ringraziare anche Serena e Chiara..che sono "obbligata" a citare per la pazienza enorme con la quale sopportano me e i miei scleri mentali.
Vi lascio anche il link del nostro gruppo di facebook, per chi avesse voglia di unirsi alla nostra pazza famiglia:
https://www.facebook.com/groups/758064124210814/
Vanilla :)

   
 
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