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Autore: Dihanabi    09/09/2016    1 recensioni
"Vede le foglie rosse che cadono da un albero. Le scorge attraverso il riflesso della finestra nello specchio.
Guarda le foglie che cadono e pensa che la vita non è fatta solo di sogni o di persone."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Non è abbastanza"

La sua immagine nello specchio è una tortura. Una lenta e agonizzante tortura.
"Non è abbastanza."
Gli manca il fiato e la vista è sfocata. Si sente come se può cadere da un momento all'altro, ma inaspettatamente non succede mai. Vede solo la sua sagoma, i suoi contorni, ma questo gli basta. Ci sono troppi specchi in questa stanza.

"Non è abbastanza, non posso fermarmi ora."
Respira profondamente dal naso e si accorge di aver trattenuto il fiato per molto tempo, troppo per il suo corpo. La sua mente però non riusce nemmeno a registrare questo pensiero. Un ballerino deva saper controllare il proprio respiro, ma ormai Hoseok ha perso il controllo su ogni cosa.

Il mondo non esiste. Ci sono solo lui e la sua immagine riflessa e quel fottuto "non è abbastanza" che esce dalle sua labbra, che rimbomba nella sua mente, che si ripete da giorni interminabili.

La musica sfuma, la canzone si conclude e la sua danza con lei.

Guarda nei propri occhi attraverso quello specchio e non vede nulla escluso un mare nero.
Fa male.
La scintilla che dà vita ai suoi occhi quando balla non è lì. Solo nero pece, piatto e privo di emozioni. Così profondo che Hoseok, per un secondo, teme di esservi risucchiato.
"Non sei abbastanza." sussurra, perché non riesce neppure a parlare. Lo dice alla sua immagine, a se stesso.

La musica ricomincia, un'altra canzone prende il posto della precedente. Il solo alzare un braccio risulta come una lama che trafigge la carne, lasciando un dolore pungente anche dopo la fitta iniziale.
La gambe fanno male, ed è una sensazione troppo familiare, seppur non dovrebbe, e cerca di non pensarci prima di contrarre il muscolo ma risulta difficile.

"Non sei abbastanza." ripete.

Quella parole non bastano a far muovere il suo corpo, e non bastano neanche a smuovere la sua volontà.

Si accorge di star piangendo solo quando vide le lacrime cadere nel riflesso dello specchio.

"DANNAZIONE!"

Quando riapre gli occhi è a terra, il corpo completamente dolorante e la guancia schiacciata sul freddo pavimento della sala prove.
La prima cosa che vede è il riflesso di se stesso. La prima cosa che percepisce è la delusione.

La luce del sole riempie la stanza ma ricorda che era buio prima.
Si rende conto di essere svenuto, e non è la prima volta che succede
Si sente una nullità e non c'è niente che può fargli cambiare idea. Tutto quello che sa è che non è abbastanza.
Non lo è per il fan, non lo è per il resto della band e non lo è per se stesso.

Si ritrova seduto con la schiena contro il vetro gelido nella sala prove. Ha passato più ore lì che al dormitorio eppure sembra non bastare.
E infine ripensa a se stesso e alla sua vita e tutto quello che trova è "non è abbastanza".

Ha rinunciato alla sua vita, ai suoi amici, alla sua infanzia. Tutto per la danza. E cazzo credeva ne valesse la pena. Ma forse si era illuso. Illuso di potercela fare, di poter essere un grande ballerino.

Tutto quello che fa è piangere, le mani tra i capelli a reggere il capo.
Grida, tanto nessuno può sentirlo.
Fa male, ma nessuno sente il suo dolore.

Forse va tutto bene, si dice. È sempre stato così, no. Non è mai stato abbastanza. E allora si convince di poter vivere ancora in quel modo. Di poter uscire a testa alta e tenere quel sorriso sul viso, non importa quanto sia finto.
Eppure sa che tutto quello porterà a essere di nuovo lì ne giro di un mese, seduto su un pavimento a piangere da solo perché non si sente abbastanza, perché non lo è.

Ha fame. Lo stomaco brontolava da quando stava ballando la sera prima.
È stanco e gli fa male tutto.
La sua mente scoppia e la vista è sfocata.
Tutto quello che sente però è paura.
"Deluderò tutti."
Vorrebbe alzarsi e ballare ancora. Provare qualcosa di nuovo, migliorare i vecchi passi.
Vorrebbe ma non può. Non riesce nemmeno ad alzarsi.

Infine si accascia a terra. I capelli chiari sono sparsi per il pavimento e i colori si confondono.
Si sente un mostro perché ha sbagliato e ha ferito qualcuno, e non importa se quel qualcuno è se stesso.
Fa sempre più male il suo riflesso.
La sera non andavano bene i suoi movimenti e al mattino non va bene lui.

Si chiede cosa ha sbagliato, perché lui prova e continua a provare tutti i giorni, ma non sembra mai che niente vada bene.
Ci sono persone lì fuori che vengono apprezzate per ogni cosa, e Hoseok si convince che forse lui semplicemente non se lo merita, ma non sa perché.
Ha dedicato la sua vita a questo. Ogni secondo, ogni energia.
Per un attimo si dice che avrebbe fatto meglio a fare altro. Si ferisce da solo ma ormai è troppo tardi.

Si chiede dove sarebbe stato senza la danza a portarlo lì e trova solo il vuoto.
Non ha passato un solo giorno senza ballare che ormai si è convinto che lui è solo quello. Hoseok è la danza e la danza è lui.

Una persona però non può essere solo quello.
Si ricorda di sua madre e dei dolci che preparava sempre, del profumo che invadeva la piccola casa in cui viveva con i suoi genitori. Si ricorda di sua sorella e dei suoi vestiti chiari, che passeggiava tenendolo per mano quando era piccolo. Si ricorda di suo padre e dei suoi insegnamenti. Si ricorda del parco vicino a casa e dell'odore del prato. Si ricorda delle stelle che illuminavano la notte di Gwangju. Si ricorda della musica nelle cuffiette alle due del mattino nelle notti insonni e. Poi si ricorda dei Bangtan e della loro amicizia.
Hoseok capisce di non essere solo danza in una mattina d'autunno. Eppure sta ancora piangendo.

Non c'è un'altra strada. Non c'è un'altra vita.
Lo sa. Sa ancora di non essere abbastanza e non lo dimenticherà mai. Quella sensazione nel petto non svanirà.

Vede le foglie rosse che cadono da un albero. Le scorge attraverso il riflesso della finestra nello specchio.
Guarda le foglie che cadono e pensa che la vita non è fatta solo di sogni o di persone. La vita non è solo i concerti e i fan.

Vorrebbe ballare Hoseok. Vorrebbe essere più bravo.
Ma forse tutto quello è abbastanza. Lo è per lui e lo è per la sua vita. E forse per la prima volta non combatte.
Non corre dietro un'ambizione impossibile o un sogno da realizzare. Resta lì, in quella mattina, a fissare le foglie che cadono.
Sono belle, pensa.
Non si muove ed è davvero la prima volta.
Andava sempre di corsa. Troppe cose da fare, obbiettivi da raggiungere.

Chiude gli occhi e ascolta, ci sono tanti suoni ma lui non sente più niente.
Respira profondamente.

Hoseok ama ballare e si rimprovera con se stesso per aver fatto diventare la cosa che più ama al mondo qualcosa che lo fa soffrire.

Si guarda allo specchio e non fa più male. Solo il nulla.

Ora vede solo un ragazzo di 22 anni che si è consumato per errore, che si è ucciso inconsciamente. E crede di poter rimediare a questo. Hoseok vive con la musica, infondo.

Sorride, ma non è felice.

Vuole ballare, ma non per migliorare, non perché deve, non perché non è abbastanza.

Vuole ballare perché vuole vivere. Perché Hoseok è la danza e la danza e Hoseok, ma non è solo questo.

Vuole ballare perché lo rende felice.

Si alza e lo fa. Una canzone lenta, ma non si sente triste.
Non importa se il suo fisico non regge, se fa male o se è stanco.
Balla. È quello che fa sempre.

Sa ancora che per gli altri non è abbastanza. Sa che lui non è mai andato bene, e sarà così per sempre. Sa che quel circolo vizioso che lo vede cadere in se stesso si ripeterà ancora; che piangerà, urlerà e si dirà che fa schifo. Ma per ora deve andare avanti, per la sua famiglia, per i bangtan, per se stesso.

Piangere non lo rende debole, nascondere le proprie debolezze lo fa.

Hoseok piange spesso: quando è triste, quando è felice, quando cade a pezzi.

Ma poi sorride ed è più forte di prima.

E quando gli chiederanno come sta risponderà sorridendo, di quel sorriso così luminoso da far invidia alle luci del più grande stadio in cui si sono esibiti, così luminoso da sembrare vero. "Bene." dirà.

NdA.

E niente. Solo Hoseok. Che si impegna ogni giorno di più ma non viene mai apprezzato. Hoseok, che prova a cambiare per i fan, cercando di essere perfetto, ma sembra essere inutile. Hoseok che sorride sempre seppur umano.

È scritta molto di getto e non sto nemmeno aspettando per pubblicarla, quindi se trovate errori o non è scritta abbastanza bene non esitate a dirmelo, ve ne prego.

ps: la fic è stata ripostata in quando cancellata da un errore del server di efp

-Dihanabi

  
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