Serie TV > I Cesaroni
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Autore: Sissy77    09/09/2016    0 recensioni
Questa è una storia.
Quando è iniziata?
Molto tempo fa.
Potrebbe essere una di quelle storie che iniziano con:C’era una volta…., ma non è una di quelle storie: è la mia storia.
Mi chiamo Eva: Eva Cudicini.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Era passata una settimana.

Tutti i giorni Eva andava in ospedale prima degli altri.

Raccontava a Marco di Marta, della Roma, della famiglia, di Rudi ed Alice che aveva beccato in atteggiamenti amorosi, gli stessi che avevano avuto loro due. Gli leggeva parti di pensieri e parole che lui aveva annotato sulle pagine che lei aveva ritrovato, gli faceva ascoltare le canzoni che lui aveva composto e quelle degli artisti che più amava.

Andava via sempre in tempo.

Nessuno mai l’aveva sorpresa in quella stanza.

Era certa che sia Giulio che Maya ne avessero il sospetto.

Era certa che Walter invece lo sapesse.

 

Anche quella mattina Eva era seduta sul letto di Marco a leggere.

- Ho sete – disse il ragazzo.

Eva si alzò, andò al tavolino in fondo alla stanza e dopo aver riempito il bicchiere si rese conto di cosa stava succedendo.

Si girò verso il letto.

Marco era lì, semi seduto grazie allo schienale del letto che lei aveva sollevato quando era arrivata.

Aveva gli occhi aperti. Li sbatteva cercando di mettere a fuoco il mondo intorno a loro.

Eva fece cadere il bicchiere per terra.

L’infermiera che passava di lì, entrò in stanza chiedendole cosa fosse accaduto, l’unica cosa che la ragazza riuscì a fare fu di indicare il letto.

All’improvviso la stanza si riempì di medici ed infermieri.

Lei venne fatta uscire e la  pregarono di avvisare gli altri.

Come poteva??? Come sarebbe riuscita a parlare???

Andò giù nel giardino e rimase seduta su una panchina per un tempo che le parve infinito.

 

Giulio, Walter e Maya stavano attraversando l’androne quando Giulio notò dalle vetrate la ragazza.

Un tuffo al cuore si impadronì dell’uomo: fino ad allora Eva non li aveva mai aspettati.

Anche Maya e Walter si accorsero di Eva e si guardarono impallidendo.

-Eva?!?- disse Giulio raggiungendo la ragazza –Eva?!?- la chiamò nuovamente.

Eva si girò a guardare quel padre che lei aveva imparato ad amare come se fosse anche suo.

Alcune lacrime scivolarono dai suoi occhi, Giulio deglutì.

Eva cercò di parlare, ma non ci riuscì, Giulio deglutì nuovamente mentre Walter e Maya erano come impietriti.

- Si è svegliato – disse Eva con un filo di voce – Si è svegliato – ripeté cercando di emettere un suono più forte.

Giulio scoppiò a piangere, l’abbracciò. 

Abbracciò tutti e corse su da suo figlio. Walter lo seguì.

Maya si sedette vicino ad Eva e rimasero così: due donne innamorate dello stesso uomo sedute sulla stessa panchina.

 

I dottori spiegarono che in quell’ultima settimana avevano diminuito di giorno in giorno i farmaci che tenevano Marco in coma.

Avevano bisogno di sapere come il ragazzo reagiva e lo potevano fare solo in quel modo. Non avevano detto nulla ai famigliari per non illuderli di un risveglio che nemmeno loro sapevano se ci sarebbe stato.

 

Eva e Maya erano in corridoio, guardavano Walter fare il giullare, Giulio piangere e ogni tanto baciare Marco in fronte o dove capitava e Marco portarsi la mano alla testa come si fa quando si ha dolore.

Giulio vide le ragazze fuori ed uscì a prenderle.

Le  fece entrare e quando Marco le guardò, vide il buio negli occhi di suo figlio.

- Marco?? -  disse il padre – non dici niente? Non le saluti??-

Marco guardava il padre e guardava quelle due donne.

Nella sua mente solo una domanda si affacciava: chi erano???

-Buongiorno- disse il ragazzo in evidente imbarazzo

Maya corse da lui, fece per abbracciarlo e baciarlo, ma lo vide irrigidirsi e tirarsi indietro sprofondando ancora più nel letto.

- Marco sono io, Maya - disse la ragazza preoccupata

- Maya??? - disse Marco – Ci conosciamo? –

Maya indietreggiò impallidendo.

Marco guardò suo padre implorando con gli occhi aiuto.

- Tranquilla Maya – disse Giulio – i medici hanno detto che è normale che abbia momenti di black-out.-

- Si certo – rispose lei sedendosi sulla poltrona in fondo alla stanza.

Giulio guardò Eva.

- Ciao Marco – disse Eva avvicinandosi al letto

Marco la guardava, non sapeva perché, ma quella voce lo tranquillizzava

- Ciao – disse abbozzando un mezzo sorriso timido – ci conosciamo???- chiese lui abbassando lo sguardo.

Quegli occhi parevano trapassargli l’anima e lui non era abituato ad essere osservato, di solito era lui l’osservatore.

- Si – rispose Eva cercando di non urlare – sono Eva –

Marco la guardò, ma i suoi occhi rimasero vuoti, nessun ricordo si affacciò.

- Si – continuò lei – tuo padre ha sposato mia madre Lucia. Sono la figlia più grande e poi c’è Alice, ha la stessa età di tuo fratello Rudy –

Marco la guardava ed ad ogni parola impallidiva.

-Papà?? – disse guardando suo padre con il terrore negli occhi – Ti sei risposato???-

Calò un velo di silenzio accompagnato dal gelo.

Tutti si guardarono e capirono che forse il black-out descritto dai medici era qualcosa di più grave.

 

Marco passò buona parte della notte a guardare le fotografie appese alla lampada sopra di lui.

Erano di una bambina, assomigliava molto a sua madre Marta.

Chissà, forse suo padre le aveva appese per fare in modo che la madre lo proteggesse.

Si sentiva stanco anche se in realtà aveva sempre dormito in tutti quei giorni: in fondo il coma è dormire profondamente pensò.

 

Ormai era quasi mattina, vedeva in lontananza qualche raggio di sole .

Cosa ci faceva a Lussemburgo? Come mai non era a Roma con la sua famiglia? Si era allontanato a causa del matrimonio del padre? Non aveva approvato che si fosse risposato?

Queste le domande che lo avevano tenuto sveglio l’altra parte della notte in cui non aveva fissato le fotografie.

Era stufo di stare a letto.

Si sentiva inquieto, come se fosse sulle spine, come se stesse aspettando qualcuno o qualcosa.

Decise di sgranchirsi le gambe e di andare in bagno.

La sera prima si era fatto togliere il catetere anche se gli infermieri non erano d’accordo, ma lui era stato irremovibile ed aveva fatto ridere tutti affermando che non voleva nulla che entrasse nei suoi gioielli di famiglia.

Aveva fatto qualche passo verso la porta del bagno quando si bloccò.

Rimase così, non riusciva né ad avanzare né a girarsi.

Perché il cuore gli batteva così forte?

- Dove credi di andare Cesaroni??? – disse una voce alle sue spalle

Marco si girò lentamente.

La ragazza che aveva conosciuto la sera prima era lì, se non ricordava male si chiamava Eva.

La ragazza si avvicinò e ripeté la domanda.

- Io… io…. – deglutì il ragazzo davanti a lei.

Eva non riuscì a non sorridere.

Marco si sentiva imbambolato, non riusciva a muovere nessuna parte del suo corpo.

Lei lo prese sotto braccio e lo accompagnò dove credeva stesse andando

- Non devi alzarti da solo – disse sgridandolo bonariamente

 – Hai sentito i dottori, dopo tanti giorni di letto devi alzarti con cautela –

Marco continuava a guardarla come se fosse la prima volta che la vedeva e questo la agitava.

- Non vorrai stare in bagno con me spero – disse finalmente l’ammalato cercando di tornare padrone di se stesso

Eva rispose di no, anche se era abituata a condividere il bagno con lui, non ci teneva a godersi lo spettacolo. A casa di solito  sentiva solo rumori ed odori. Entrambi scoppiarono a ridere

- Ti aspetto fuori dalla porta così sento se ti sfracelli al suolo – disse Eva accostando la porta del bagno e rimanendo appoggiata al muro.

 

Marco era tornato a letto, effettivamente qualche capogiro si era presentato e forse era meglio al momento non cadere.

Mentre Eva sistemava un po’ la stanza, Marco continuava a guardare le foto di sua figlia.

- E’ Marta vero? – chiese ad Eva

- Si, ti ricordi di lei? – chiese Eva speranzosa

- Certo – sorrise Marco – come puoi pensare che non mi ricordi di mia madre? –

Marco vide delusione negli occhi di Eva e la guardò interrogativo

- Si, è Marta, ma è …. – stava per dire nostra figlia, ma si fermò – è mia figlia – disse

Marco rimase sorpreso, tornò a guardare le foto, ne staccò una e tenne in mano continuando a fissarla.

- Sei sposata? – continuò a chiederle sempre guardando la foto.

- No – Eva si avvicinò al letto e si mise seduta accanto a lui.

- Assomiglia in modo incredibile a mia madre – spostò il suo sguardo dalla foto ad Eva.

Sospirò, appoggiò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi.

Perché la sua sorellastra aveva una figlia che assomigliava e si chiamava come sua madre?

Gli pareva di avere la risposta sulla punta della lingua, ma non sapeva rispondere.

Eva lo guardava, non sapeva come fare.

Le era sembrato giusto non mettere troppa carne al fuoco, infondo sembrava che lui avesse rimosso tutto quello che riguardava la sua vita degli ultimi anni.

Forse era bene che se ne riappropriasse poco alla volta.

- Mi sembra di essermi risvegliato al buio – disse Marco riaprendo gli occhi.

  
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