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Autore: _cercasinome_    09/09/2016    3 recensioni
SPOILER CAPITOLO 499
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TRATTO DALLA STORIA:
"Era uno stupido.
Un vero idiota.
Un coglione.
Uno stronzo.
Un bastardo.
Si odiava.
Odiava sé stesso con tutte le poche forze che gli erano rimaste nel corpo.
Odiava quello stupido corpo.
Pieno di cicatrici, tra cui una nuova di zecca, ferito, ricoperto di sangue, freddo come il ghiaccio ma vivo. Dannatamente vivo.
Si, era quello il particolare che odiava.
La vita che ancora scorreva in quel corpo.
L’unica cosa che lo distingueva dal corpo che stringeva tra le braccia.
Anche quello era pieno di cicatrici, ferito, ricoperto di sangue e freddo come il ghiaccio. Ma non c’era vita in quel corpo. Non più."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Lluvia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TOO LATE

Era uno stupido.
Un vero idiota.
Un coglione.
Uno stronzo.
Un bastardo.
Si odiava.
Odiava sé stesso con tutte le poche forze che gli erano rimaste nel corpo.
Odiava quello stupido corpo.
Pieno di cicatrici, tra cui una nuova di zecca, ferito, ricoperto di sangue, freddo come il ghiaccio ma vivo. Dannatamente vivo.
Si, era quello il particolare che odiava.
La vita che ancora scorreva in quel corpo.
L’unica cosa che lo distingueva dal corpo che stringeva tra le braccia.
Anche quello era pieno di cicatrici, ferito, ricoperto di sangue e freddo come il ghiaccio. Ma non c’era vita in quel corpo. Non più.
Aveva esalato il suo ultimo respiro parecchi minuti fa. Ed era impossibile tornare indietro. Anche se era l’unica cosa che voleva. Tornare indietro per cancellare tutto quello che era successo.
Strinse quel corpo inerme e immobile più forte, mentre il suo tremava.
Non per il freddo, ovviamente. Lui non aveva mai sofferto il freddo, se non da bambino.
Erano i continui singhiozzi che scuotevano il suo corpo. Singhiozzi dovuti a un pianto doloroso che non sembrava voler finire. A cui lui non era in grado di resistere. A cui non aveva voglia di resistere.
Le lacrime sembravano fiumi. Fiumi che gli rigavano le guance per poi infrangersi a terra, mischiandosi al sangue. Il loro sangue. Il suo e quello di lei.
Altre invece cadevano su quel corpo che lui non aveva intenzione di lasciare, bagnando il viso, i capelli, il collo e i vestiti stracciati.
Gli occhi erano completamente annacquati. Gli risultava difficile anche solo distinguere ciò che aveva sotto al naso.
Tuttavia sollevò leggermente un braccio, scostando con le punte delle dita tremanti alcuni ciuffi azzurri da quel viso per poterlo vedere meglio.
Per poter vedere meglio quelle palpebre chiare che mai più si sarebbero aperte.
Per poter vedere quelle guance che erano sempre colorate di un vispo rosso, ma che in quel momento erano bianche e fredde come la neve e lo sarebbero state per sempre.
Per poter vedere quelle labbra, quelle deliziose labbra increspate verso l’alto da cui non sarebbe uscito più alcun suono.
Perché sorrideva? In un momento come quello…
Perché sorrideva mentre lui non riusciva a fermare quel pianto disperato?
Perché lei non faceva che sorridere da quando si erano conosciuti?
Quel suo sorriso… quel bellissimo sorriso così luminoso che riusciva a scacciare anche le nubi più dense e scure. Quel bellissimo sorriso che lei rivolgeva solo a lui.
Quel sorriso che lui non meritava.
Come non meritava quel sangue che adesso fluiva lungo tutto il suo corpo.
Come non meritava che Juvia sacrificasse la sua vita per lui.
Perché le persone continuavano a sacrificarsi per lui?
Perché erano così egoiste?
Non capivano che per lui era troppo duro vivere con quei pesi sul petto che gli impedivano di respirare facilmente?
Ur, Ultear e adesso anche Juvia… Che egoiste! Che stupide…
Perché? Perché credevano che la sua vita fosse più importante delle loro?
Cazzo, perché!!!
Perché…
La scomparsa di Ur, il sacrificio di Ultear… avevano lasciato il segno. Erano ferite che non si sarebbero rimarginate completamente.
Ma Juvia… Juvia aveva lasciato il vuoto.
Juvia aveva lasciato dietro di sé un sentiero di disperazione in cui lui si era perso e non riusciva a trovare la via d’uscita. E più passavano i secondi, i minuti, meno forza e voglia aveva lui di lasciare quel sentiero. Quella strada buia e fredda. Così fredda che non sentiva neanche il bisogno di spogliarsi.
Anzi… la sua mente era così annebbiata che non si rendeva neanche conto se indossasse dei vestiti o meno.
Con Juvia… stava morendo anche lui.
Perché era impossibile. Era impossibile anche solo pensare una vita senza Juvia! Non avrebbe avuto senso.
E inoltre… i sensi di rimorso lo stavano divorando da dentro.
Perché si, aveva tanti rimpianti, troppi rimorsi.
E il più grande di tutti era di non aver dato a Juvia la sua risposta. Quella dannatissima risposta!
Come aveva potuto? Come aveva potuto permettere che Juvia morisse senza sapere quanto lui tenesse a lei? Quanto lui l’amasse, dannazione!
Perché si, l’amava. L’amava più di chiunque altro.
Amava Juvia più della sua stessa vita.
Per questo si era colpito. Per questo aveva trapassato il suo fianco con quella spada di ghiaccio nonostante la sua testa gli dicesse che doveva uccidere Juvia.
L’amava. E lei non lo avrebbe mai saputo.
Che coglione!
Perché? Perché aspettare la fine di una guerra di cui perfino il Primo e il master Makarov avevano paura per rivelarle i suoi sentimenti?
Perché non l’aveva fatto direttamente quella sera?
Perché, quando si era avvicinata ed era arrossita per le sue parole inaspettate, non l’aveva guardata dritto negli occhi dicendole che l’amava? Perché non l’aveva stretta forte tra le braccia, dicendole che l’avrebbe protetta a costo della vita? Perché non aveva baciato quelle labbra sorridenti, come avrebbe fatto un vero principe?
Forse perché lui non era un principe…
Juvia aveva tutte le sembianze di una principessa. Bella, elegante, dolce, tenera, gentile e solare. Scatti di pazzia a parte, ma che le davano quel tocco di vivacità a cui, più il tempo passava, meno riusciva a resistere.
Ma lui non era il suo principe.
Lui era più il farabutto che aveva rapito la principessa e rubato il suo cuore, giocando con esso per troppo tempo.
Come faceva Juvia ad amarlo?
Come era riuscita Juvia a sacrificarsi per lui? Un vile. Un vigliacco.
Non lo meritava.
No, assolutamente.
Non meritava quello che Ur, Ultear e perfino suo padre avevano fatto per lui. E ancora meno meritava il sacrificio di Juvia e, soprattutto, il suo amore.
Si sentì un fortissimo boato che fece tremare la terra, segno che la guerra stava continuando. Senza di lui. Senza Juvia.
Ma lui non riusciva a muovere un solo muscolo, se non per stringere ancora di più il corpo della maga dell’acqua tra le braccia e accarezzare il suo viso sempre più pallido e freddo.
L’aveva vendicata, come meglio aveva potuto. Aveva sconfitto Invel, una volta per tutte. Dubitava fortemente che, conciato in quel modo,, avesse potuto partecipare ancora alla battaglia.
Ma questo non lo faceva sentire meglio.
Aveva scaricato tutta la sua rabbia, la sua frustrazione su di lui, ma cosa aveva ottenuto?
Un nemico in meno, certo. Ma poi?
Juvia non era tornata. E non lo avrebbe mai fatto. Avrebbe potuto anche sconfiggere Zeref, E.N.D. o perfino Acnologia, ma niente di tutto questo gli avrebbe ridato la sua Juvia.
Sua?
Juvia non era sua, non lo era mai stata. E non perché lei non volesse, anzi! Sarebbe stato il suo più grande sogno.
Ma lui non gliel’aveva mai detto. A lei e a nessuno. Non aveva mai detto che lui teneva a lei come lei teneva a lui.
E si sentiva così sporco.
E soprattutto così egoista. Si, perché finito lo scontro con Invel i suoi piedi l’avevano portato automaticamente da lei.
E lui si era dimenticato di tutto. Della guerra, di Zeref, di E.N.D., dei suoi compagni. Tutto! Tutto era passato in secondo piano!
L’unica cosa che voleva era stringere quel corpo tra le braccia, sempre più forte.
Era stato così stupido da non fare altro che allontanare Juvia fino a quel momento e adesso.. In quel momento l’unico suo pensiero era che non avrebbe voluto mai lasciarla andare.
Non gli importava nient’altro.
In  realtà gli dispiaceva. Gli dispiaceva lasciare i suoi compagni a combattere da soli, ma non ce la faceva. Non aveva più forze.
Il suo cuore di ghiaccio impenetrabile si stava piano piano sgretolando ed ogni pezzo si scioglieva lentamente. Ed era impossibile afferrare ogni singola goccia d’acqua per poterlo ricostruire.
E gli dispiaceva, soprattutto, che fosse stato lui ad assistere all’ultimo attimo di vita di Juvia. Che avesse ascoltato lui le sue ultime parole. Che il suo sangue fluisse nelle sue vene. Non lo meritava. I loro compagni, Gajeel, Erza, Lucy, Cana, Meredy e perfino Lyon, di cui era sempre stato geloso… Lo meritavano tutti più di lui!
E quindi si sentiva un verme ad essere lì. A non aver avvisato i loro compagni di quanto successo. Ma non voleva allontanarsi di nuovo da lei. Non voleva farlo mai più. E soprattutto sapeva che, se lo avessero visto, avrebbero fatto di tutto per portarla via da lì, per separarli. Ed era giusto così, lo sapeva. Lo avrebbero fatto per il suo bene. Ma non lo avrebbe sopportato. Non gli importava cos’era giusto o cos’era sbagliato.
Per questo ne stava approfittando, egoista com’era.
Voleva passare tutto il tempo possibile lì, con quel corpo sempre più freddo tra le braccia.
Freddo…
Iniziava a sentirlo pure lui.
Freddo. Un freddo gelido che gli stava congelando le ossa. Anche le lacrime che ormai cadevano per inerzia sembravano più fredde, mentre scivolavano sulle sue guance lasciando scie di ghiaccio.
Juvia…
Cosa gli aveva fatto quella ragazza…
Chinò leggermente il capo, appoggiando la sua fronte su quella di Juvia. Fece sfregare lentamente i loro nasi fra loro e subito asciugò con le dita le lacrime che le avevano bagnato il viso.
Le accarezzò le guance e poi i suoi polpastrelli scivolarono verso le sue labbra. Ne percorse i contorni perfetti e poi.. lo fece.
Si piegò ancora di più e sfiorò quelle labbra sorridenti con le proprie, lasciando che le lacrime si intromettessero in quel bacio regalandogli un sapore così amaro che per lui fu come un’ennesima pugnalata al petto che riaccese il suo pianto disperato e le sue urla di dolore.
Perché, ormai, era troppo tardi.


Angolo autrice
Ok ok, lo so.. Sono in ritardo. Ormai, dopo il capitolo 500, questa one-shot non ha molto senso. Sappiamo tutti come è finita, per fortuna! La mia piccola Juvia non poteva fare quella fine. Comunque ho avuto davvero tanto da fare, quindi non ho finito la fanfiction in tempo, ma ho voluto pubblicarla lo stesso perchè ci tengo particolarmente, in quanto la Gruvia è una delle mie OTP di Fairy Tail e Gray, senza dubbio, il mio personaggio preferito. In più, mentre la scrivevo, non riuscivo a trattenere le lacrime. Non perchè sia così bella, eh! Ma perchè l'ho scritta subito dopo aver letto per una decina di volte il capitolo e ascoltando tutti i soundtrack più tristi dell'anime (si, sono piuttosto masochista).
So che ci sono tantissime storie su questo capitolo, alcune davver belle, che, purtroppo, non ho potuto leggere tutte a causa del poco tempo, quindi mi scuso se per caso è simile a qualcun'altra già pubblicata. Non era mia intenzione copiare nessuno! In caso segnalate e io la tolgo immediatamente!
Ok, ho parlato fin troppo! Ringrazio tutti quelli che arriveranno a questo punto, grazie mille davvero.
Spero di farmi viva al più presto, ciao a tutti!
  
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