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Autore: Touch the sound    09/09/2016    1 recensioni
Dei lunghi capelli neri su quella pelle così pallida, i suoi occhi erano chiari e belli. Gli occhi azzurri gli erano sempre piaciuti.
[Chris-Ricky]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 24 - So baby let's keep it secret.
Era stata davvero un'impresa rientrare in casa. Insomma, aveva una bella scusa da propinare a sua madre, ma era nervoso perchè sapeva che avrebbe mentito.
L'aveva incrociata nel corridoio, mentre si dirigeva in camera sua. Aveva un asciugamano arrotolato intorno ai capelli, una lunga vestaglia di seta e ai piedi dei sandali con qualche ghirigoro. 
«Come mai qui? Non eri andato a dormire a casa di Josh?» gli domandò. Ricky non fece alcun caso al suo tono freddo o al fatto che non l'avesse neanche salutato.
«Sì, infatti ci sono andato, il problema è che non so dove avevo la testa quando sono uscito, ho dimenticato i libri»
La donna gli rivolse uno sguardo scettico, poi le squillò il cellulare e corse a rispondere. Ricky sospirò. Stava diventando un maestro nel dire menzogne. E pensare che prima nemmeno era in grado di formularla nella sua testa una bugia.
Entrò in camera sua e chiuse la porta a chiave. Aveva ancora un pò di tempo prima di dover correre a scuola. Si spogliò completamente e si diresse in bagno. Aprì l'acqua calda che produsse immediatamente una nuvola densa. Quel giorno faceva più freddo del solito, ma dentro sentiva un calore che raramente aveva provato, forse mai. Gli occhi gli si inumidirono anche solo pensando alle sensazioni che aveva provato poche ore prima. Chris aveva ragione, fare l'amore era una cosa bellissima, e mai nessuna parola sarebbe stata in grado di descrivere l'emozione di un momento tanto intenso.
Poggiò la schiena al muro senza bagnarsi sotto il getto d'acqua e chiuse gli occhi. Con calma si sfiorò le labbra con la punta delle dita, poi le fece scivolare sul collo e sul petto. Amava sentire le sue labbra toccarlo in quei punti così sensibili che prima nemmeno sapeva di avere. Il vapore gli inumidì la pelle, imperlandogli leggermente il corpo tremolante. Ogni rumore era ovattato e lontano ormai, solo il battito del suo cuore sembrava rimbombargli dentro. Gli riapparvero precise immagini della sera precedente, avrebbe potuto giurare di sentire le sue mani addosso, i loro gemiti che si rincorrevano, il suo respiro solleticargli la pelle. Non riuscì a contenere l'eccitazione, la mente correva veloce e gli sembrava di sentirlo di nuovo sopra, dentro di lui. 
Schiuse leggermente le labbra lasciandosi sfuggire un gemito che fin'ora aveva schiacciato sul fondo della gola. La mano gli scivolò involontariamente verso il basso. Ci fu un attimo, solo un breve istante in cui la sentì intorno all'erezione che man mano cresceva, poi un forte rumore lo destò bruscamente. Sbarrò gli occhi e gli servì un bel pò per tornare alla realtà. La sveglia in camera sua squillava forte, uno strido orribile che in un primo istante l'aveva addirittura spaventato.
Si guardò intorno, quasi alla ricerca dell'altro corpo che poco prima aveva percepito così vicino, ma Chris non c'era. Cercò di darsi una calmata ma, anche in quel caso, gli servì del tempo. Pochi mesi prima non ci pensava nemmeno a cose del genere, neanche era interessato al mondo del sesso, mentre in quel momento il suo unico desidero era quello di essere preso in quel modo così dolce ma allo stesso tempo passionale. Provava vergogna anche solo a pensarlo, ma voleva sperimentare il più possibile.
Sospirò abbassando la temperatura dell'acqua, era quasi gelida, ma una doccia fredda gli serviva o non si sarebbe potuto neanche muovere di casa.
Si vestì velocemente con la pelle ancora umida, prese le sue cose e corse fuori casa. Non era per niente pronto ad affrontare il mondo quel giorno, se ne sarebbe stato volentieri a casa a rimuginare sui bei ricordi. Aveva paura di incontrare Josh, non aveva voglia di subirsi due ore di matematica. Insomma, quella non sarebbe stata una bella giornata e il grigiore nel cielo non aiutava per niente.
Si accese una sigaretta aspettando l'arrivo dei suoi amici. Nemmeno due minuti dopo, vide Angelo avvicinarsi, ma gli prestò attenzione solo quando fu molto vicino, appoggiato al  muretto accanto al cancello.
«Che faccia di merda, ti è successo qualcosa?» 
Ricky inspirò dal filtro per l'ennesima volta, poi guardò il ragazzo accanto a sè, senza rispondere.
«Ma che hai? Mi spaventi quando fai così» commentò Angelo. Non capiva perchè a volte l'amico si chiudesse così tanto nel suo mondo. Ogni tanto era quasi irritante, sembrava che volesse essere pregato. Non gli piaceva nemmeno pensare quelle cose del suo miglior amico, però era quella l'impressione che dava.
«Smettila di fissarmi»
«Scusa» mormorò Ricky. Finì la sigaretta lentamente, Angelo non disse altro.
«Ti ho fatto arrabbiare?» gli chiese d'un tratto.
Angelo scosse la testa.
«E invece sì, perchè stai rispondendo a gesti e tu rispondi così solo quando sei arrabbiato»
L'altro sospirò, poi sorrise. Ricky conosceva perfettamente com'era fatto.
«È che lo sai che mi da fastidio quando non mi dici le cose e io te le devo chiedere dieci volte» 
Ricky pensò bene a cosa dire prima di sparare parole a caso.
«Io e Chris abbiamo fatto pace, mi ha perdonato»
Gli occhi di Angelo sembrarono sgranarsi all'inverosimile.
«Gli hai detto che l'hai tradito?» gli domandò incredulo.
«No, scemo, gli ho raccontato un'altra cosa, ma lui mi ha perdonato lo stesso e quindi ora siamo di nuovo una... coppia» disse sentendosi subito meglio, come se raccontargli quella cosa gli avesse liberato la mente. Angelo non seppe come rispondere, ma proprio in quel momento arrivarono Devin e Ryan. Si scambiarono un ultimo sguardo e ad Angelo sembrò di vedere di nuovo il suo Ricky, quello che sorrideva e che aveva due occhi pieni di vita. Era da tanto che non lo vedeva chiacchierare con Devin come solo loro sapevano fare. 

La seconda campanella della giornata suonò liberando tutti dalle materie che stavano studiando in quel momento. Ricky attese che tutti uscissero, poi si alzò dalla sedia e abbandonò la classe di inglese. Camminò come sempre lungo le parete per evitare di scontrarsi con chiunque corresse per i corridoi o fosse troppo distratto, quella volta qualcosa andò storto. Qualcuno lo afferrò per un braccio e lo trascinò in una classe sbattendo la porta alle loro spalle. Appena si voltò, vide Josh che si appoggiava alla porta con un'espressione arrabbiata. Ecco, sapeva che sarebbe successo.
«Non credi di dovermi una spiegazione?»
Ricky abbassò lo sguardo, cercò di guadagnare tempo. Non voleva ferirlo, anzi, voleva solamente evitare il discorso.
«Mi dispiace» sussurrò. Non sapeva che dirgli.
«Non me ne frega niente se ti dispiace o meno, voglio una spiegazione chiara, non mi accontento di un messaggino di merda quando invece mi aspettavo che venissi a casa mia» disse Josh, alterato. Gli aveva rovinato la serata e per tutta la notte non aveva fatto altro che rigirarsi nel letto e mangiucchiarsi le unghie. 
«Ecco, quando ti ho attaccato il telefono in faccia, l'ho fatto perchè... ho incontrato Chris uscendo di casa»
Josh s'incupì subito. Non sopportava neanche sentirgli pronunciare il suo nome. Provava così tanta gelosia. Voleva Ricky tutto per sè, ma finchè c'era quel Chris di mezzo non poteva avere nulla di lui. 
«E... che avete fatto?» chiese pronto a tutto, ormai.
«Abbiamo parlato di quello che è successo» rispose. Avrebbe preferito che quella frase bastasse all'altro. Non voleva nè dirgli di aver mentito a Chris, nè mentire a lui dicendogli che invece gli aveva raccontato del tradimento.
Josh fissò il vuoto, la sua mente era da tutt'altra parte in quel momento.
«Devo aspettarmi che venga ad ammazzarmi di botte con qualche suo amichetto drogato?» chiese, più arrabbiato che impaurito. Trovava così stupido il comportamento di Ricky, incapace di prendere una decisione, eppure non riusciva a smettere di trovarlo stupendo. Gli era sempre piaciuto di più rispetto agli altri ragazzi, ma non aveva mai capito che quelli che provava per lui erano sentimenti veri. L'aveva capito troppo tardi, quando l'aveva visto pendere dalle labbra di un altro ragazzo. Era stata come una violenta scossa elettrica. 
Ricky si accigliò, arrabbiato.
«Che cazzo di persona credi che sia?» gli chiese, sconvolto.
«Un figlio di puttana che vive in quei quartieri malfamati dove è pericoloso anche respirare e che ha approfittato di un tuo momento di debolezza per scoparti e farti il lavaggio del cervello, se fosse stato un qualunque altro ragazzo a tradirlo l'avrebbe già mandato a quel paese» 
Ricky avrebbe voluto picchiarlo, prenderlo a calci, sputargli in faccia. Come si permetteva di dire quelle cose? Aveva visto Chris una sola volta e ciò non gli dava il diritto di giudicarlo, non lo conosceva per niente.
«Parli così perchè hai paura che io possa scegliere lui invece che te, sei geloso... l'invidia ti sta divorando, non è vero?»
Josh scosse la testa sforzando una risata che innervosì l'altro ulteriormente.
«Invidioso, io? Di quello lì? Ma ti ascolti quando parli?»
Ricky non ne poteva più, voleva andare via anche se erano lì da pochi minuti. Non aveva mai trovato Josh così irritante come in quel momento, e in quell'aula sembrava non esserci più spazio per entrambi. Voleva andare via, respirare aria fresca, lontano da Josh.
«Pensavo che tu fossi una persona migliore» sussurrò appoggiandosi al banco dietro di lui.
«Anche io lo pensavo di te» 
Ricky inarcò le sopracciglia, sorpreso. L'aveva detto come se, in quella situazione, fosse lui quello che aveva parlato troppo a sproposito.
«Ma davvero? Non ci posso credere» disse passandosi una mano fra i capelli.
«In tutta questa storia ho capito che non posso fidarmi di te nè come amico, nè come... qualsiasi altra cosa» disse Josh. 
«Sono stato tuo amico per così tanto tempo, come puoi dirmi una cosa simile?» chiese Ricky, offeso come non mai.
«Hai scoperto di essere gay e non me l'hai detto, ti sei fidanzato e neanche questo ho avuto l'onore di sapere... se quella sera non fossi venuto a casa mia, adesso sarei ancora all'oscuro di tutto»
Ricky si sentì in colpa. Sapeva di aver sbagliato a non dire subito ai suoi amici della sua relazione con Chris, ma aveva paura. Ancora non l'aveva detto a Ryan, Devin l'aveva scoperto per sbaglio e a Josh l'aveva detto perchè altrimenti si sarebbe trovato allo stesso momento in due relazioni diverse e avrebbe tradito sia lui che Chris. Gliel'aveva confessato solo per dare un minimo di senso a quel caos.
«Ah, sì? Però neanche tu mi avevi detto che ti piacevano gli uomini»
Josh si passò le mani sul viso, appoggiandosi alla porta.
«A me non piacciono gli uomini» disse con un tono meno duro.
«A me piaci tu, nessun altro»
Il ragazzo abbassò lo sguardo, incapace di reggere quello di Josh. Come ci era finito in quella situazione? E come doveva uscirne senza ferire qualcuno?
«Josh, ti prego, basta» sussurrò. Dopo un istante se lo ritrovò addosso. Il ragazzo gli prese il viso fra le mani.
«Ascoltami, per favore»
Ricky sospirò annuendo, ma per sentirsi più a suo agio gli spostò le mani. Quel gesto non passò inosservato agli occhi di Josh, ma decise di non infierire.
«Mi dispiace per quello che ti ho detto, io ti... ti voglio molto bene e quello che provo per te mi sembra impossibile, non so se sarò mai in grado di trovare le parole giuste per spiegare cosa sta succedendo dentro di me... So che tu non hai spazio nel tuo cuore per me, ma io devo provarci, ormai posso dirti quello che sento senza dovermi nascondere e finchè tu me lo permetterai io ti starò accanto... È da troppo tempo che desidero poterti baciare e, adesso che posso farlo, devo smettere perchè qualcuno è arrivato solo un pò prima di me? Io so che potrei farti stare bene, se solo tu lo volessi» la sua voce era andata ad abbassarsi sempre di più facendo quasi incantare Ricky. Si sentiva sempre più piccolo. Non aveva mai pensato di poter provocare sensazioni così belle a più di una persona, fino a poco tempo prima pensava addirittura che mai e poi mai qualcuno l'avrebbe trovato davvero interessante. Per così tanto tempo Josh gli aveva nascosto quei sentimenti con la paura di non essere ricambiato, e un pò era curioso di sapere come sarebbe stato se Josh fosse arrivato nella sua vita sentimentale prima di Chris. Forse, con lui sarebbe stato tutto più semplice. Si sentiva troppo stupido e frivolo nel formulare quei pensieri, ma non poteva negare che a volte la mancanza di Chris si faceva sentire. Non poteva pretendere di passare un'intera giornata con lui, non sempre poteva correre da lui quando gli veniva voglia di vederlo. La poca maturità che naturalmente c'era dentro di lui lo spingeva molto spesso a pensare di voler averlo sempre accanto, ma il suo lato razionale gli faceva capire che per Chris era importante lavorare, capiva che non era stato fortunato quanto lui e il tempo libero a sua disposizione era davvero poco. Con Josh forse avrebbe semplicemente appagato l'adolescente spensierato che c'era in lui. Il fatto che conducessero una vita simile, gli permetteva di poter passare più tempo insieme. Quelle non erano sciocchezze, pensava che fosse importante condividere i momenti di quotidianità con un compagno, ma come poteva mettere da parte i suoi sentimenti? E poi, quali erano i suoi reali sentimenti? Per Chris provava un amore fin troppo speciale per poterlo spiegare, l'aveva conquistato dal primo sguardo che si erano scambiati e ricordava la tensione che aveva provato la prima volta che erano usciti insieme. Non poteva non sorridere a quel pensiero. Josh, invece, non aveva le buone maniere e l'affabilità di Chris, lui aveva un carattere più scontroso nonostante fosse sempre pronto ad aiutare gli altri e tirarli su di morale, ma la sua permalosità a volte infieriva nei suoi rapporti con gli altri. Erano molto diversi fra loro, non riusciva a trovare qualcosa che li accomunasse. A parte i loro sentimenti vero di lui, ovvio. Poteva percepire l'amore di Chris, era incredibile la sensazione che gli trasmetteva ogni qualvolta che si baciavano. Nonostante potesse essere stupido, il fatto di aver passato con lui un'intera notte nello stesso letto, sembrava aver portato la loro relazione su un altro livello. Ma anche con Josh, sebbene non con la stessa intimità e con un bel pò di confusione in testa, aveva passato dei bei momenti, e poi lui era suo amico da anni, poteva dire di conoscerlo come le sue tasche. Sapeva di potersi fidare di entrambi, ma ciò che non sapeva era chi dei due doveva scegliere. In fin dei conti, con entrambi qualcosa non filava del tutto liscio, ma non voleva tagliere quel filo che lo legava a Chris inesorabilmente, nè voleva  troncare sul nascere una relazione possibilmente perfetta con Josh. La confusione era troppa e lui era incapace di compiere una scelta. Non capiva nemmeno perchè dovesse avere fra le sue mani i sentimenti di due persone, non era giusto. Nessuno dei due meritava di soffrire per colpa sua.
Sospirò portandosi le mani sul petto, sentiva il cuore farsi pesante e la respirazione sembrava quasi annullata. Come poteva prendersi la responsabilità di ferire uno dei due?
Josh desiderava una risposta, qualunque essa fosse, ma dopo quella lunga pausa capì che Ricky non era ancora pronto per accontentarlo. Ciò un pò lo rincuorava perchè poteva significare che stava rivalutando la relazione con Chris e dando più spazio alla loro, ma allo stesso tempo lo teneva sulle spine perchè poteva significare che per lui non c'era alcuna speranza e Ricky non trovava le parole giuste per comunicarglielo. 
Il suono fastidioso della campanella fece sussultare entrambi, particolarmente Ricky che tremò come una foglia. Si scambiarono un ultimo sguardo, poi Ricky corse via.

Camminava spedito verso casa con la testa bassa. Contava i passi mentre ascoltava il rumore del vento che soffiava forte. Si era isolato dal mondo intero già da qualche ora ed era fuggito dalla scuola per evitare i suoi amici. Non aveva voglia di parlare. 
La strada era ancora bagnata dalla pioggia che aveva smesso di scendere solo un'ora prima. Non c'era nemmeno un raggio di sole a riscaldare Scranton, quel grigiore somigliava molto all'umore di Ricky. Voleva solo tornare a casa, mettersi a letto e dormire, solo per scordare per un pò quanto poco leale fosse il suo comportamento. Si era trattenuto dal saltare fra le braccia di Josh, poche ore prima, e non poteva darsi pace al solo pensiero che poche parole avessero fatto effetto su di lui. Non poteva cancellare dalla mente nemmeno una parola e i suoi occhi. 
Sospirò quando sentì la voce di Angelo richiamare la sua attenzione. Lo sentiva correre dietro di lui. Non aveva alcuna voglia di parlargli.
«Ehi, come mai sei uscito di corsa?» gli domandò arrivandogli accanto.
«In realtà sei tu quello che sta correndo» rispose Ricky con un pizzico di ironia che fece sorridere l'altro.
«Che fine hai fatto oggi? Non ti sei fatto vedere» 
«Sì, stavo... facendo degli esercizi di matematica che non avevo fatto ieri»
Angelo non sembrò perplesso, ma non disse nulla. Restarono un silenzio per un pò, solo pochissimi minuti.
«Sai, anche Josh non è uscito... era con te?»
Quella domanda lo innervosì molto, tanto che non riuscì a fingere un tono rilassato.
«Cosa? No, assolutamente no... ero da solo»
Angelo stette zitto. Aveva subito notato quella strana reazione, ma Ricky era così strano a volte che decise di non dargli molto peso. Inoltre, ultimamente fra lui e Josh non correva buon sangue, poteva essere quella la spiegazione.
Si salutarono davanti casa di Angelo e Ricky continuò a camminare a testa bassa, rientrando nel suo mondo. Entrato in casa, corse in bagno a darsi una rinfrescata e togliersi di dosso l'odore terribile dell'edificio da cui proveniva, gli impregnava i vestiti e i capelli. Lo odiava. Ritornò al piano inferiore solo quando venne chiamato per il pranzo. Quel giorno suo padre pranzava con loro, seduto come sempre a capotavola. Sua madre lo squadrò dalla testa ai piedi mentre prendeva posto. Negli ultimi giorni il loro rapporto si era totalmente annullato, non parlavano più, nè litigavano. Nonostante lei non sapesse della notte precedente, gli sembrava che con quello sguardo gli stesse leggendo la mente. Mangiò in silenzio, rispose solo a qualche banale domanda di suo padre. Aveva pensato a come avrebbe reagito lui se avesse saputo della sua omosessualità. Suo padre era un medico, curava ogni genere di persona. Per lui non c'era alcuna differenza fra giovani e vecchi, etero e gay, bianchi e neri. Ma come avrebbe reagito alla notizia? Lui non si era mai sbilanciato su questo tipo di discussioni, ma Ricky aveva spesso sentito i suoi discorsi su come, per lui, avere un figlio maschio fosse una gioia. Ricky però non si sentiva fiero di questo, perchè ciò significava che per suo padre fosse solo un trofeo da mostrare. Ricordava che da piccolo, quando pensava ancora che i bambini fossero come giocattoli, ad ogni compleanno chiedeva ai suoi genitori di regalargli un fratello o una sorella. Li aveva sempre desiderati, ma forse non era stato poi così sfortunato a non averne avuti. Sarebbe stato più facile confessare la sua sessualità in una famiglia più grande. In fin dei conti, doveva dirlo solo a suo padre. La sua paura più grande non era la sua reazione che poteva essere più o meno violenta, ma ritrovarsi faccia a faccia con un volto segnato dallo scontento era spaventoso per lui. Ecco, non voleva deludere le sue aspettative, ma come poteva farlo se ciò che era l'avrebbe irrimediabilmente deluso? La prospettiva di ciò che sarebbe accaduto lo intimidiva sempre di più, fino a calpestarlo e lasciarlo inerme al suolo.

Quando aprì gli occhi, questi incontrarono quasi subito la sveglia. Aveva dormito per quasi quattro ore dopo un breve pianto. Socchiuse di nuovo gli occhi e rimase ancora per un pò sotto le coperte calde, poi ricordò che aveva dei compiti da fare e dovette trascinarsi fuori dal letto. Aprì la finestra lasciando entrare la luce che aveva evitato per ore e l'aria fresca. Andò a sciacquarsi il viso, aveva ancora gli occhi arrossati e gonfi. Prese i libri che gli servivano e si mise seduto alla scrivania. Dopo circa due ore, proprio quando stava per rimettere tutto nella borsa per la scuola, gli squillò il cellulare e si tuffò a letto.
«Chris» esclamò, felice di sentire la sua voce. Dopo pranzo non l'aveva chiamato, aveva preferito mettersi a letto, ma la sua voce gli era mancata.
«Sei sparito di nuovo?»
Ricky sorrise al tono di Chris.
«Io ho una vita molto impegnata, sai? Ho dovuto dormire e fare i compiti» si difese sentendo una risata dall'altra parte.
«Scusami, probabilmente ti ho interrotto»
«No, avevo appena finito... tu, invece? Che ci fai al telefono col tuo bellissimo fidanzato invece di lavorare?»
«Volevo sapere se al mio bellissimo fidanzato andava di fare un pò di sesso al telefono»
Ricky sorrise sapendo che l'altro stava solo scherzando, ma decise di non spegnere quella conversazione sul nascere. Si morse il labbro inferiore, come se Chris potesse vederlo e parò a voce bassa.
«Mmh... in realtà ti vorrei sul letto con me, non al telefono»
«Potrei accontentarti»
Ricky socchiuse gli occhi accennando un sorriso.
«Davvero?» gli chiese incuriosito.
«Chiedimelo»
Ricky avrebbe tanto voluto chiederglielo, ma non lo fece. Sapeva che, pazzo com'era, avrebbe davvero lasciato il lavoro per correre da lui. Voleva comunque tenerlo ancora sulle spine.
«Non pensavo di dovertelo chiedere, ma comunque l'offerta sarà ancora valida stasera»
Chris sospirò, impaziente come non mai.
«Penso proprio che ne approfitterò»
Ricky rise immaginando già la bella serata che avrebbero passato insieme. 
«Adesso devo andare, ci vediamo fra qualche ora» disse Chris, con un tono scocciato, sarebbe rimasto a chiacchierare con lui molto volentieri.
«Non farmi aspettare troppo»
«Farò del mio meglio... a dopo»
Ricky sorrise salutandolo a sua volta, poi lasciò cadere il cellulare di fianco a lui. Rimase qualche minuto a letto, a sognare il loro prossimo incontro come se avesse dovuto attendere anni prima del suo arrivo, poi si decise ad alzarsi e mettersi sotto la doccia. Voleva essere pulito e profumato per Chris.

«Spiegami di nuovo cosa stiamo facendo qui»
Ricky sbuffò afferrando un intero pacco di piccole candele profumate dallo scaffale.
«Angelo, io e Chris adesso abbiamo bisogno di stare in pace e in armonia, stasera è la nostra serata»
«È arrivato l'esperto sessuologo» lo prese in giro, ricevendo in cambio solo uno sguardo scocciato.
«Io lo sapevo che dovevo portarmi Devin, tu non capisci» esclamò dandogli in mano le candele e mettendosi alla ricerca di qualcos'altro di carino per quella serata. Aveva scoperto che i suoi genitori quella sera dovevano partecipare ad un evento organizzato proprio da sua madre, quindi sarebbero stati completamente da soli. Gli era andata fin troppo bene perchè aveva dato appuntamento a Chris senza nemmeno sapere se casa sua era davvero libera, nonostante ricordasse che suo padre gli aveva parlato di una festa a cui dovevano partecipare. Essendo stato invitato suo padre e essendo proprio sua madre l'organizzatrice dell'evento, non sarebbero stati a casa e probabilmente avrebbero fatto anche molto tardi.
«Appunto, la prossima volta chiama lui»
Ricky si fermò al centro del lungo corridoio e lo guardò con aria di sfida.
«Perchè non vuoi aiutarmi a fare la pace con lui?»
«Tu hai già fatto pace con Chris» sussurrò passandogli accanto.
«Sì, è vero, ma che c'è di male se voglio organizzare una cenetta romantica per lui?»
Angelo sorrise scuotendo la testa.
«Gliel'hai detto di non cenare prima di venire a casa tua?»
Ricky venne preso di sorpresa da quella domanda e l'altro se ne accorse.
«Ehm... certo che gliel'ho detto, per chi mi hai preso?» disse superandolo per non restare sotto il suo sguardo. L'aveva completamente dimenticato. Gli avrebbe mandato un messaggio appena tornato a casa, ma doveva sbrigarsi visto che erano quasi le 20:00.
Cercò fra gli scaffali anche dei sali da bagno alla vaniglia. Non aveva intenzione di usarli per forza quella sera, ogni tanto gli piaceva rilassarsi, quindi li avrebbe utilizzati in ogni caso. Quando si avvicinarono alla cassa continuando a battibeccare, Ricky notò subito qualcuno che correva fuori, con un cappuccio in testa. Rimase quasi paralizzato, restò a fissare le porte automatiche che si chiudevano lentamente. Non l'aveva visto in faccia, ma era sicuro che quel ragazzo che tanto si era affannato ad uscire di corsa fosse Josh. Erano amici da tanti anni, l'avrebbe riconosciuto pure ad occhi chiusi, anche solo dal suo odore. Quei vestiti e il modo di camminare. Era lui. 
«Ricky, svegliati, ti offro la mia compagnia, ma le candele te le paghi da solo» disse Angelo in una risata, ignaro di tutto. Il ragazzo si riprese e pagò ciò che aveva comprato. 
«Cos'è successo prima?» gli domandò Angelo quando erano già da un pò sulla strada di casa.
«Ehm... niente, stavo solo riflettendo... non vorrei che mi mancasse niente stasera»
Angelo rimase in silenzio, pensando intensamente alle parole dell'amico. O meglio, a come le aveva pronunciate. Alla fine però decise di non infierire, a volte Ricky era strano e basta.
Non appena arrivarono, Ricky inviò il messaggio a Chris, poi si mise a lavoro. Aveva chiesto ad una delle cameriere di preparare qualcosa di buono e lasciarglielo in forno, così avrebbe solo dovuto riscaldarlo all'occorrenza. Dalla cucina proveniva un buonissimo odore che gli fece venire l'acquolina, ma si concentrò prima sul preparare la tavola e mettere le candele in giro. Angelo lo aiutò ad accenderle quando Chris chiamò Ricky dicendogli che stava arrivando, poi lo lasciò augurandogli di passare una buona serata. Ricky si sentiva sempre più teso, ma non vedeva l'ora di stare solo con lui. Durante quei pochissimi minuti di estenuante attesa, corse nel bagno di camera sua per aggiustare trucco e capelli per l'ennesima volta. Il momento in cui sentì il campanello suonare fu il peggiore, il non sapere cosa sarebbe successo di lì a pochi secondi, lo faceva impazzire. Non capiva perchè fosse così agitato, in fin dei conti era solo Chris, ma voleva passare una bella serata e desiderava che tutto andasse liscio. Il pensiero di ciò che era accaduto poco prima al negozio lo tormentava anche se provava a mandarlo via in ogni modo. Non sapeva perchè Josh fosse scappato in quel modo, come se non volesse essere visto. Cosa stava facendo, lo seguiva? Un pò lo spaventava quella storia. Aveva paura che potesse presentarsi lì e raccontare tutto a Chris, aveva paura anche di avvicinarsi alla porta e trovarci lui. 
Prese un bel respiro e provò a respingere i cattivi pensieri. Un sospiro di sollievo sfuggì dalle sue labbra quando vide Chris con quella sua aura luminosa che lo avvolgeva ogni volta che sembrava davvero felice, il suo sorriso quasi gli mozzò il fiato. Ci fu un secondo di imbarazzo in cui non fecero altro che fissarsi, poi Ricky si spostò per farlo passare. Gli occhi di Chris squadrarono i particolari messi a punto da Ricky: le luci nel salone spente, tante piccole candele sparse qua e là ad illuminare la stanza di una luce calda e accogliente, i petali rossi sparsi sulla tavola apparecchiata solo per loro due. C'era un'atmosfera piacevole.
Ricky si fece coraggio e gli prese la mano.
«Ehm... ti piace?» gli chiese, imbarazzato. Chris sorrise spostando lo sguardo su di lui.
«Certo che mi piace» rispose, poi gli diede un bacio. Ricky lo allontanò prima che le cose potessero sfuggirgli di mano.
«Siediti, sono quasi sicuro che se ceniamo adesso... insomma, non sarà una schifezza» disse dirigendosi verso la cucina.
«Ti aiuto»
Ricky si voltò di nuovo verso di lui, trovandoselo addosso.
«No, devi solo sederti e rilassarti, lascia fare a me» sussurrò accarezzandogli la guancia. Aveva deciso che quella sera si sarebbe dedicato a lui, voleva fargli passare qualche ora di completo riposo. Sapeva bene che Chris non era per niente abituato a farsi coccolare, e proprio per questo avrebbe fatto qualunque cosa pur di servirlo in tutto e per tutto.
Chris si arrese e fece come gli era stato ordinato. Ricky andò dritto in cucina e tolse la cena dal forno. Si era sempre sentito imbranato ai fornelli, ma non lo era tanto da non saper impiattare qualcosa che era stato già cucinato. Quando fu soddisfatto del suo lavoro, rimise la teglia nel forno per non lasciare la cucina in disordine e ritornò nel salone. L'espressione di Chris lo rassicurò quando gli posò il piatto davanti. In realtà non sapeva neanche cosa avrebbero mangiato, sperava che Chris non glielo chiedesse. Si sedette di fronte a lui e versò nei due calici di cristallo del vino rosso che proprio la cuoca gli aveva consigliato. Sembrava un vino pregiato, uno di quelli che sua madre ordinava per le feste, aveva un aroma fruttato e un sapore corposo, adatto probabilmente alla carne a cui era stato accostato. 
«Cosa stiamo mangiando?» chiese Chris, curioso. Notò subito il cambio di espressione dell'altro.
«Ecco, questo è un... un pezzo di...carne»
Chris scoppiò a ridere.
«Farò finta di credere che tu abbia cucinato per me»
Ricky abbassò lo sguardo diventando man mano più rosso in viso. Avrebbe dovuto informarsi meglio sulla cena.
Chris sorrise a quella visione. Era da tempo che non lo vedeva così imbarazzato. Lo trovava meraviglioso, e quello che stava facendo per lui lo era ancora di più.
Cenarono chiacchierando sempre più animatamente, passando da un argomento all'altro. Ricky sperava che stesse apprezzando ogni secondo di quella serata. Stava cercando di dargli quello che nessuno gli dava mai, anche solo in quella stupidissima cena.
«Hai ancora fame?» gli chiese quando avevano ormai terminato.
«No» rispose Chris appoggiando intenzionalmente la sua mano su quella dell'altro. Aveva gradito molto la cena anche se non era stata preparata da lui, ma entrambi sapevano che non era quello il punto focale della serata. Sia lui che Ricky non aspettavano altro che arrivare al punto. Ricky si alzò per potergli andare più vicino, si sedette su di lui in modo tale da poter essere faccia a faccia. Si fissarono a lungo, senza parlarsi, senza baciarsi. Chris sentì gli occhi di Ricky puntati intensamente nei suoi, quasi lo intimidirono. Si chiedeva cosa lo spingesse a guardarlo in quel modo, quali pensieri gli annebbiassero la mente. Nonostante la curiosità e per quanto potesse sembrare un gesto egoistico, lo baciò per distrarlo e per prendersi al più presto ciò che desiderava. Non aveva più alcuna voglia di parlare, nè di chiacchierare allegramente, nè di ascoltare qualche suo conflitto interiore. Potevano pensarci in un'altra occasione.
Ricky chiuse gli occhi e si lasciò andare. Se Chris non l'avesse baciato in quell'esatto istante, probabilmente gli avrebbe raccontato tutto, sentiva tutta la verità fare forza contro la sua gola. Il senso di colpa era così forte da fargli provare una disgustosa vergogna verso se stesso, non si sentiva nemmeno degno di stargli così vicino. Non sapeva quanto fedele gli fosse stato Chris durante tutta la loro relazione, ma aveva fiducia in lui. 
Aprì gli occhi, scostandosi.
«Dimmi che mi ami» lo pregò tenendo il suo viso fra le mani. Chris gliele prese fra le sue e le baciò piano, delicatamente.
«Ti amo» disse poi, alzando lo sguardo. Ricky sorrise incrociando le sue dita a quelle dell'altro.
«Vieni»
Chris lasciò che si alzasse e lo seguì. Salirono le scale e Ricky lo condusse in camera sua. Aveva abbellito anche quella stanza con petali e candele. La cera colava sui loro bordi consumandole lentamente, ma le piccole fiammelle continuavano a bruciare piene di energia. 
Trascinò Chris sul letto e riprese a baciarlo, sdraiato su di lui. Si spogliarono senza troppa fretta, Ricky prestò attenzione ad ogni sua esigenza. Voleva compiacerlo sotto ogni punto di vista e dimostrargli quanto profondi fossero i suoi sentimenti, nonostante tutto.

L'acqua calda si muoveva intorno ai loro corpi producendo un fruscio rilassante, inoltre l'odore di vaniglia contribuiva abbondantemente.
«Avevi pensato proprio a tutto» mormorò Chris giocherellando con un petalo che galleggiava accanto al bordo dell'ampia vasca.
«Non sono così stupido come sembro» rise Ricky, mentre le braccia di Chris ritornarono a stringersi intorno al suo corpo. Poi sentì uno strano sospiro.
«Potrei abituarmici» disse Chris subito dopo.
«Vuol dire che troverò il modo di accontentarti»
Chris sorrise. Era così bello il modo in cui Ricky tentava di prendersi cura di lui, era stato premuroso e dolce in ogni momento. Non avrebbe mai potuto immaginare di vederlo in quelle vesti, di solito amava farsi coccolare, ma quella sera aveva fatto in modo di essere sempre lui a prendere l'iniziativa. Avevano passato una serata totalmente diversa dalle altre. Tutta quella tranquillità non c'era mai stata fra di loro, per una sera avevano potuto dimenticarsi del mondo circostante e amarsi liberamente. Chris desiderava con tutto se stesso poter provare sempre quella sensazione, odiava l'idea di potersi comportare con scioltezza solo davanti a poche persone. Non sopportava il peso di quel segreto.
«A cosa pensi?» gli chiese Ricky muovendosi fra le sue braccia. Si sedette ancora una volta su di lui, esattamente come prima. Chris osservò le goccioline d'acqua che scorrevano sulle sue braccia, sul suo petto, e i capelli bagnati che gli si attaccavano alle spalle. Riuscì a sentire la sua pelle ricoprirsi di brividi quando gli sfiorò la schiena con le mani.
«Chris...» sussurrò il ragazzo. 
«Hai mai pensato a come sarà quando avrai detto a tutti che sei gay?»
Ricky rimase senza parole e non ebbe più il coraggio di guardarlo.
«Perchè vuoi parlarne ora?» gli chiese in un sospiro.
«Perchè sono stanco di rimandare, non abbiamo mai l'occasione di parlarne quindi facciamolo ora» rispose Chris percependo subito il disagio dell'altro. Non voleva che stesse male, ma non potevano andare avanti in quel modo. Ricky sembrava volersi annullare totalmente ogni volta che affrontavano il discorso, e lui era troppo stanco di quella situazione.
«Non riesci neanche a parlarne con me... qual è il problema?»
Ricky stava scavando nei punti più oscuri della sua mente per riuscire a tramutare i suoi sentimenti in parole, ma nessuna parola riusciva ad uscire dalle sue labbra. Da quando avevano cominciato a frequentarsi, quella era sempre stata l'unica pretesa di Chris, non gli aveva mai chiesto altro. Stava male al solo pensiero di non aver mai avuto la forza di accontentarlo. Ciò avrebbe potuto giovare anche a se stesso, ma non riusciva a superare le sue paure. 
«Non lo so» rispose col cuore che cominciava a battere troppo forte.
«Cosa? Ti spaventa ciò che sei?»
Ricky sentì gli occhi bruciare, era sul punto di piangere.
«O sono io il problema, Ricky? Guarda che io so benissimo quanto siamo diversi... al tuo posto anche io mi vergognerei ad andare in giro con uno come me» disse trattenendo in ogni modo il dolore. Speso non si era sentito all'altezza, e nonostante ciò lo ferisse nel profondo, sapeva che quella era una ragione più che plausibile per il suo comportamento.
«No» si affrettò a dire.
«Tu vai benissimo così e ti assicuro che non desidero nulla in più a quello che già mi dai» 
«Devo crederti, Ricky?»
Il ragazzo tremò perdendo totalmente il controllo. Le lacrime scorrevano sul suo viso, sembrava quasi che gli solcassero la pelle tanto era forte il sentimento racchiuso in ognuna di esse. 
«Perchè stai rovinando tutto?»
Chris sospirò. Non voleva rovinare nulla, ma da quegli occhi ormai rossi capì di esserci riuscito. Provava una sensazione devastante nel petto a vederlo in quello stato. Gli avvolse le braccia intorno al collo tirandolo verso di lui. Gli accarezzò i capelli e si scusò più volte nel tentativo di tranquillizzarlo. Gli lasciò qualche bacio sulla guancia avvicinandosi sempre di più alle sue labbra, che subito baciò con premura. Gli asciugò le lacrime.
«Ti prego, non piangere» sussurrò ancora vicinissimo alle sue labbra. Ricky deglutì cercando di trovare il coraggio per parlare. 
«Perchè è così importante per te, Chris? Io non ti ho mai chiesto di andare in giro a dire a tutti che ti piacciono gli uomini» disse con una punta di rabbia nella voce, ma non lo allontanò, non era davvero arrabbiato con lui.
«Non ho nessuno a cui dirlo, ne ho parlato con mia sorella e anche con il mio miglior amico» disse. 
«Se potessi ti bacerei davanti al mondo intero e sarei fiero di farlo» disse con una decisione disarmante. Ricky si prese un piccola pausa provando a darsi un contegno.
«Lo faresti davvero?»
Chris non rispose, ma il suo sguardo parlò per lui. 
«Vorrei essere coraggioso come te»
L'imbarazzo sul suo viso era pienamente visibile, ma a Chris non importava.
«Ma non lo sono, io ho bisogno di tempo, solo un pò... ancora un pò»
Chris guardò i suoi occhi che sembravano celare delle scuse e anche quella volta decise di mordersi la lingua. Non poteva continuare a fargli del male, per i suoi gusti l'aveva visto piangere per troppo tempo quella sera.
«Quando vorrai» disse spostandogli i capelli. Potè vedere ancora meglio il viso di Ricky che ogni giorno sembrava sempre più bello. I suoi occhi inniettati di sangue, sciolti dalle lacrime, gli lanciavano delle fitte al cuore. Non poteva resistergli, sapeva che nonostante odiasse non poter fare a modo suo, avrebbe attenso a lungo, finchè quel fottuto momento giusto non sarebbe arrivato.
Ricky lo strinse forte fra le braccia. Era il miglior modo che conosceva per ringraziarlo. Quanto poteva essere stupido vergognarsi di una cosa simile. Ricky provava dei sentimenti forti per lui, e il fatto che fossero due uomini non poteva andare ad intaccare la loro relazione. 
Inalò il suo profumo che si mescolava al dolce aroma di vaniglia, le braccia che sembravano avvolgerlo in un manto protettivo gli davano così tanta sicurezza che desiderò vedere entrare i suoi genitori da quella porta e farsi vedere lì, nudo, senza alcuna difesa, aggrappato al suo primo vero amore. 



Mi rendo conto che dopo così tanto tempo di assenza un capitolo di merda del genere non è abbastanza, MA quando mai io scrivo capitoli meno schifosi????? LOL
Spero che vi piaccia lo stesso, ciao!!!

 
  
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