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Autore: Fiamma Drakon    02/05/2009    1 recensioni
Un alchimista... un demone devastatore... legati per la vita da una profezia annunziata secoli prima. Riuscirà Edward Elric ad impedirgli di stendere un velo di morte sul mondo?
Genere: Malinconico, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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17_Morte Edward non aveva più la forza necessaria a contrastare Elizabeth. Perdeva troppo sangue e iniziava a girargli la testa. Non avrebbe potuto reggere ancora per molto.
Ma non si sarebbe arreso. Non avrebbe cessato di lottare fin quando avesse avuto la forza di respirare.
Con uno sforzo che gli costò una fatica immane, il biondo si rialzò e fissò gli occhi su Elizabeth.
- No... non ancora... - mormorò.
Cercando di radunare le ultime forze, il ragazzo si lanciò in un nuovo attacco, diretto verso il cuore della demone, che schivò con estrema facilità l’attacco, per poi abbattersi ferocemente sul biondo, piantandogli le unghie esattamente nel centro del petto.
Il respiro di Edward venne mozzato di colpo.
- FRATELLONEEE! -.
Il grido disperato di Alphonse giunse da lontano. Troppo lontano.
Al fianco dell’armatura, stava il compagno di Elizabeth, Eric. Quest’ultimo osservava la scena senza il minimo segno di turbamento. Piuttosto, schiuse le labbra in un sorriso. Sentiva le aure di Elizabeth e Edward.
Per quanto male Edward fosse ridotto, la sua aura rifulgeva abbagliante, vivida e calda, molto più forte di quella di Elizabeth, al cui confronto era solo una tenue fiammella.
Edward fissava il volto di Elizabeth, il ghigno perfido che si era dipinto su di esso quando era riuscita ad affondare le unghie nel suo petto.
Si sentiva lacerare da qualcosa che gli impediva di respirare. Si sentiva schiacciato dalla mancanza di ossigeno.
Tentò di respirare più profondamente, ma ne ottenne solo ulteriore dolore. La sua visuale iniziò a sfocare lentamente, offuscandosi per il dolore e la lenta perdita di conoscenza.
No. Non poteva finire così.
Non doveva.
Il freddo iniziò ad invaderlo lentamente. Si sentiva come morto. Le membra sembravano non rispondere più.
Ma doveva riuscirci. Era abbastanza vicina e abbastanza distratta da permettergli quell’ultima, disperata mossa, prima di cadere nell’oblio freddo, eterno della morte.
Cercando in sé le ultime forze rimaste, Edward si aggrappò agli ultimi labili contatti con la realtà e riuscì a muovere l’auto-mail, fendere l’aria e... colpirla.
Sì. L’aveva colpita. Sentiva la sua presa allentarsi, le dita farsi più rigide.
Poi, d’un tratto, lei lasciò la presa e il biondo cadde di nuovo in ginocchio, cercando di riprendere una respirazione normale. Socchiuse gli occhi quel tanto che bastava a vedere dove il suo auto-mail fosse ancora conficcato: dritto nel cuore.
Era debole, ma sentiva che quello sarebbe stato il suo ultimo sforzo.
Edward premette a fondo la lama dell’auto-mail, cercando di vincere la volontà di lasciarsi andare a terra, esausto. Cercò di schiudersi un varco sempre più in profondità. Sentiva la carne e i muscoli sfilacciarsi e aprirsi al passaggio del suo auto-mail.
Fendette con fatica il pericardio, scese ancora più a fondo, sempre con maggior fatica, finché non sentì qualcosa pulsare appena contro la punta dell’auto-mail.
Eccolo. Il cuore.
Con un ennesimo, immane sforzo, Edward conficcò la propria lama nel miocardio della demone, trapassandolo. Ebbe la fugace impressione di qualcosa di viscido che gli inondava l’auto-mail, inzuppando l’acciaio. Ritrasse con forza la propria lama dal petto di Elizabeth. Quando lo estrasse in modo definitivo, l’azione fu accelerata dal viscido contatto fra il sangue che impregnava la ferita e quello rimasto sull’auto-mail.
Edward osservò per qualche istante il proprio arto meccanico: questo era completamente ricoperto di sangue sulla parte che era entrata nel corpo di Elizabeth e grondava copiosamente sul terreno, dove si era formata un pozza rosso scuro.
Il biondo distolse l’attenzione dal proprio auto-mail e fissò gli occhi in quelli della demone dinanzi a lui. In quelle iridi iniettate di sangue, non c’era rimasta una sola stilla di vita. Erano occhi che fissavano vacui il vuoto davanti a loro.
Ormai Elizabeth era morta.
Sul suo ventre illuminato pienamente dalla luna, Edward notò che era tatuata una falce di luna argentea, che iniziò a sfavillare.
Il corpo di Elizabeth rimase supino a terra per qualche istante, poi svanì in una soffusa nebbiolina argentata.
Edward sorrise. Finalmente, il suo era un sorriso pieno di felicità.
Alphonse si volse d’un tratto verso l’avversario, assumendo di nuovo la posizione da combattimento: gli avrebbe impedito di nuocere a suo fratello, ora che Elizabeth era morta.
- Calmati Alphonse Elric. Non ho intenzione di fare del male a tuo fratello. Piacere, il mio nome è Eric, anzi, non esattamente... - disse il demone.
Alphonse non si mosse di un solo centimetro. Continuava a fissare Eric vigile.
Edward respirava affannosamente.
Non aveva l’energia necessaria a cavarsi d’impiccio nel caso il demone avesse avuto intenzione di attaccarlo.
- Non abbiate timore. Io non sono ciò che credete io sia... -.
   
 
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