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Autore: Fiamma Drakon    02/05/2009    4 recensioni
Una raccolta di one-shot EdxRoy.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Addio Ormai non c’era più il tempo per pensare.
Doveva agire e doveva agire subito.
Gli Homunculus avevano fra le mani suo fratello, la Pietra Filosofale, e non osava pensare a cosa avrebbero potuto fargli per usarla.
No, non poteva permetter loro di averla vinta, non ora che era andato così vicino alla Verità.
Per suo fratello aveva buttato il titolo di Alchimista di Stato, era diventato un nemico dell’esercito, un ricercato, aveva fatto irruzione come un criminale nella sede principale dei militari al solo scopo di uccidere l’Homunculus che aveva assunto il controllo totale dell’esercito al fine di poter creare indisturbato la Pietra sotto il falso pretesto di dover sedare le rivolte nello Stato che in realtà era stato proprio lui a scatenare.
Doveva uccidere il Comandante Supremo King Bradley.
Non poteva permettersi di fallire, non quando c’era la vita di suo fratello in gioco.
Mentre correva lungo i corridoi del Quartier Generale Centrale alla ricerca di un’uscita per la quale passare per recarsi al luogo indicato nel diario, Edward non poteva fare a meno di rimuginare su questi pensieri.
Era preoccupato per la sua insegnante, rimasta a duellare contro il colonnello Frank Archer, era ovviamente preoccupato per suo fratello ed era preoccupato per l’esito della missione che si apprestava a compiere.
Per essere una sola persona, nutriva fin troppe preoccupazioni, ma non gl’importava: l’unica cosa che desiderava era solo poter mettere la parola “fine” a tutto quel casino che era esploso nell’esercito a causa della Pietra Filosofale.
Si guardò intorno, sentendo uno scalpiccio affrettato nella sua direzione, ma non si fermò: non poteva farsi acciuffare dai militari.
Sentiva il cuore martellargli nel petto, il sudore scendere in sottili filamenti lungo la fronte e il dolore alle gambe per la prolungata corsa veloce.
Riuscì ad individuare finalmente l’uscita e si gettò in corsa verso di essa, mentre sentiva il rumore degli affrettati passi dei soldati raggiungerlo alle spalle.
Non poteva girarsi, ma doveva assolutamente fermare i proiettili che altrimenti l’avrebbero colpito.
Inchiodò ad un passo dall’uscio e si volse congiungendo le mani, che puntò a terra velocemente, quasi a doversi impedire di cadere. Dal contatto si diramarono sfavillanti filamenti di luce azzurra, mentre dal pavimento s’innalzava un muro di pietra, contro il quale Edward sentì rimbalzare i proiettili diretti verso di lui.
Si rialzò e uscì dall’edificio.

I bagliori delle trasmutazioni alchemiche dell’insegnante erano ben visibili dall’esterno dell’edificio, dove una macchina nera era ferma.
- Sembra che Edward se la stia cavando bene... - osservò il conducente, rivolto all’uomo seduto dietro di sé.
Questo sorrise.
- Prevedibile... Acciaio non è certo il tipo da farsi catturare tanto in fretta... - esclamò, quasi divertito.
- Parto? - chiese il conducente.
L’altro annuì.
Dal muro che separava la strada dalla zona militare piombò una figura vestita completamente di nero, che impedì alla macchina di partire.
- Ho bisogno di... -.
Il ragazzo s’interruppe quando i suoi occhi incrociarono quelli neri dell’uomo seduto nella macchina.
- Colonnello... tenente... - mormorò il ragazzo, quasi sorpreso.
- Acciaio, sei tu... - rispose Mustang, fissandolo, sorpreso a sua volta.
Edward salì in macchina, accanto al colonnello.
La tenente mise in moto.
- Dov’è diretto, colonnello? - chiese il biondo, senza alzare lo sguardo: fissare quell’uomo gli aveva sempre dato una strana sensazione di desiderio.
- A casa del Comandante Bradley - rispose il moro: era incredibile quanto fosse strana la sensazione che provava stando semplicemente vicino a quel ragazzo.
Semplicemente incredibile.
- E cosa va a fare a casa del Comandante? - domandò ancora Edward.
Non se lo sapeva spiegare, ma aveva come un disperato bisogno di udire ancora la voce del colonnello. Era la cosa più strana che potesse immaginarsi in un momento del genere, ma ne sentiva la necessità.
Una forte necessità.
Mustang si fece d’un tratto serio.
- Credevo di poter ingoiare tutto il male che vedevo, fino a che non sarei arrivato in cima, ma mi sbagliavo... non ne sono capace... - disse in tono grave.
- Vuole vendicare il tenente colonnello Hughes? Ma così facendo non potrà più diventare Comandante Supremo... la gente non l’accetterebbe - esclamò il biondo.
No, in realtà il biondo sapeva che almeno una persona in tutto il paese l’avrebbe accettato se fosse diventato il Comandante Supremo dell’esercito.
- Lo so... ma non posso più ingoiare tutto senza reagire... Maes c’era andato vicino a scoprire cosa succedeva nell’esercito ed è per questo che l’hanno ammazzato - disse, abbassando gli occhi - In fondo, tu e io siamo uguali, no? Per tenere fede ai nostri ideali siamo disposti a lasciare tutto ciò che abbiamo costruito con anni di lavoro e fatica - osservò poi, senza abbandonare quel tono serio.
Edward sospirò: erano uguali davvero... sentiva che era così. Come giustificare l’altrimenti intenso desiderio che sentiva dibattersi in lui come un leone in gabbia?
- Io credevo che le guerre iniziassero a causa di gente a me sconosciuta e in luoghi lontani, ma in realtà c’è chi le provoca le guerre solo per ottenere la Pietra Filosofale. Finché esisterà il desiderio di possedere quella Pietra, inevitabilmente ci saranno delle guerre. Gli Homunculus alimentano le guerre fra noi umani, ma in realtà cosa sono? Solo il frutto del nostro ingegno, della nostra presunzione di poterci paragonare a Dio in quanto capaci di utilizzare l’Alchimia per cambiare la natura delle cose attorno a noi. Quindi, una guerra dove non siamo coinvolti, non esiste... - disse il biondo.
Cercava di impedirsi in tutti i modi di guardare negli occhi il colonnello: sapeva che non se ne sarebbe più staccato. Sapeva che non avrebbe più cessato di fissare quelle iridi nere finché la sua vita gliel’avrebbe permesso.
- Adesso però stai ragionando un po’ troppo in grande... noi possiamo solo affrontare quello che ci si para dinanzi e cercare di andare avanti... - gli fece notare il colonnello. Era davvero strano, ma non riusciva a staccare gli occhi dal ragazzo seduto accanto a lui.

La languida luce del tramonto illuminava il cielo delle sfumature rossastre, arancioni e giallastre che irradiavano una luce singolarmente romantica che dava un aspetto davvero intimo a tutta Central City.
La macchina del colonnello era ferma su un ponte e i due alchimisti erano in piedi l’uno dinanzi all’altro.
Edward combatteva strenuamente contro il suo desiderio di guardare Mustang, mentre la sua fantasia galoppava a briglie sciolte dandogli visioni che sapeva non avrebbe mai potuto assaporare dal vivo.
Doveva rimanere concentrato, pensare che la vita di Alphonse era in pericolo.
Non doveva perdere di vista il suo obiettivo.
Ma non ci riusciva: non riusciva a distogliere la sua attenzione dal colonnello.
Quest’ultimo ricambiava con palese intensità l’attenzione anzi, l’interesse che il biondo provava verso di lui e che cercava in ogni modo di nascondere.
Fu allora che i loro occhi s’incontrarono.
Le iridi d’oro di Edward sfavillavano alla luce del tramonto di un bagliore puro e intrigante che incantò letteralmente il colonnello, che si perse ad osservarle per quelle che gli sembrarono ore. Era da non credere l’effetto magnetico che esercitavano in lui quegli occhi che così tante volte avevano evitato di guardarlo, mal celando una qualche emozione che sicuramente il ragazzo voleva tenere per sé.
Edward non riusciva più a togliere gli occhi da quelli neri come la pece del colonnello. Erano così affascinanti che non riusciva a capire come avesse fatto a tenersene lontano fino a quel momento. Era semplicemente impossibile.
Sentì uno strano calore invadergli il viso, mentre il desiderio che provava s’intensificava sempre più, divenendo un’irrefrenabile bramosia di passione.
Edward fece un passo avanti, verso il colonnello, il quale si mosse a sua volta, avvicinandosi ancora un poco al biondo, riducendo la distanza che li separava.
Erano ormai vicinissimi.
Edward sentì una vocina sussurrargli di avvicinarsi ancora, di prendersi ciò che così ardentemente bramava, nonostante fosse restio a mettersi allo scoperto tanto palesemente.
Il colonnello gli passò un dito lungo il braccio, fino a risalirgli lungo il collo.
Edward rabbrividì di piacere sentendosi toccare dal colonnello e finalmente osò avvicinarsi tanto da sfiorare il petto del militare dinanzi a lui.
Del bellissimo militare dinanzi a lui.
Le sue mani si inerpicarono lentamente fino a posizionarsi sulle spalle del colonnello, il quale già aveva sistemato le proprie sul collo del ragazzo.
Si avvicinarono ancora.
Il colonnello si curvò appena sul profilo del biondo, fino a che le loro labbra si sfiorarono.
Edward avvampò di colpo, sentendo un’ondata di caldo piacere pervaderlo fin nelle viscere. Era una sensazione talmente piacevole che non riuscì a resistere all’impulso di chiederne ancora.
Lui voleva assaporare ancora quel piacere che fino a quel momento si era stupidamente negato.
Si accostò ancora di più al colonnello, cercando le sue labbra con impazienza e passione, con spasmodica attesa, mentre si cercavano vicendevolmente, chiedendo sempre più all’altro di ciò che già concedeva. Nessuno dei due riusciva a saziare la fame di passione che si era impadronita di loro, estraniandoli totalmente dal resto del mondo.
Dimentichi degli Homunculus, del Comandante Bradley e di Alphonse, i due alchimisti non chiedevano altro che poter rimanere insieme per l’eternità, poter protrarre quel bacio all’infinito.
Edward infilò le mani nei capelli del moro, attraendolo ancora di più a sé, mentre questo cercava di portare il biondo più in alto di quanto lui riuscisse ad arrivare con la sua misera altezza.
Edward chiuse gli occhi e lo baciò con maggiore passione ancora. Non voleva smettere. Non voleva che quel piacere lo lasciasse, non voleva che quell’eccitazione crescente che lo animava svanisse.
Mustang lo baciò con passione ancora maggiore, prima che si separassero a malincuore.
- Acciaio... - gli sussurrò all’orecchio.
La fine di quel bacio per Edward fu come uscire da un caldo specchio d’acqua per ritrovarsi in una tempesta di ghiaccio.
Si ricordò di Alphonse, del diario e della sua missione.
I due si fissarono ancora.
- Colonnello... - mormorò il biondo.
Nessuno dei due sembrava in grado di pronunciare quella parola, la parola che avrebbe annunciato la fine eterna del piacere che solo in quel momento avevano capito essere solo l’inizio.
- Questo è un addio... - concluse il colonnello in tono serio.
- ... addio... - ripeté il biondo.
Si fissarono ancora per un’ultima volta, prima di separarsi definitivamente.
Edward si volse e iniziò a correre, mentre Mustang saliva di nuovo in macchina.
Il biondo sentì come una voragine aprirsi dentro di lui, la stessa sensazione di perdita irreale che aveva provato quando aveva visto sparire il corpo di suo fratello.
Calde lacrime affiorarono ai lati dei suoi occhi.
Era qualcosa di estremamente strano: per sua madre non era riuscito a versare neppure una lacrima.
Per suo fratello le lacrime non avevano neanche accennato a venire alla luce.
Ma per il colonnello sì.
Per il colonnello era riuscito a piangere.
Perché a volta la vita è tanto crudele? Non sapeva trovare una risposta che fosse soddisfacente, che riuscisse a colmare almeno in parte il profondo dolore per quella separazione.
Colonnello...
Addio.
   
 
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