Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Always221B    09/09/2016    2 recensioni
-Agghiacciante. - commentai.
-Oh non essere sciocco. E' invenzione pura.
Gli passai la lettera, e lui estrasse un foglio giallognolo.
Bloccai la sua mano con la mia, trattenendolo.
-Andiamo John, non sarai mica superstizioso? -mi domandò Sherlock, sistemandosi la camicia viola.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ed eccoci qui, è passato un altro secolo e mezzo! Scusatemi davvero per questi ritardi (sono imperdonabile, I know) ma non né posso più! Mai che un qualsiasi aggeggio tecnologico funzioni nelle mie mani! Il cellulare è morto e il computer pure, solo che quest'ultimo ogni tanto risorge -grazie a Dio - dandomi la possibilità di scrivere o di pubblicare!
Non continuiamo a cincischiare, ora vi lascio al capitolo 'We need you', mentre inizio a lavorare al successivo, sempre che il mio pc non si spenga o non muoia di qualche infarto strano. Perché no, secondo me il mio computer ha un cuore di ghiaccio e un cervello che mi detesta. 


PS: Grazie davvero a tutte voi che mi seguite, siete adorabili. Grazie della motivazione  e della voglia che mi date di scrivere il capitolo successivo. 



                  



                                                                                         We need you


                                                                                                     Shaptar Motel


-Stronzette mi dispiace abbandonarvi ma se il caso è risolto preferirei sparire.- fece Charlie, mentre uomini e angeli di lettere facevano colazione.
Rubò a Castiel un toast al burro d'arachidi e marmellata di mirtilli e lo addentò, lasciando l'angelo confuso.
-Non preoccuparti. Grazie mille per averci dato una mano. - rispose Sam, sorridendole raggiante.
La rossa annuì e abbracciò un Dean intento a mordere una fetta di crostata. -Ti amo. - gli disse.
-Lo so.- rispose lui, liberandola dalla stretta.
-Cas, mi raccomando, rimettiti, non vedo l'ora di vederti svolazzare. - disse, rivolta verso il moro che la guardava ancora confuso e consegnandogli il toast rimanente. 
L'angelo lo rigirò tra le mani e poi si decise a mangiarlo.
La nerd si rivolse verso il maggiore. -Non osare lasciarti scappare questo angioletto.
Dean avrebbe voluto nascondersi, ma non avrebbe proprio potuto, per cui si limitò a guardare altrove.
E figuriamoci, pensò, dovevo proprio guardare verso Castiel e farmi intrappolare da quell'indecente e assurdo blu.
-Ah! Quasi dimenticavo, ho girovagato qua e là su internet! - annunciò la rossa, guardando Sammy. 
-Grandioso! Hai scoperto qualcosa? - chiese euforico quest'ultimo.
-Coordinate. So dove si trova la stronza che ha evocato lo spirito. - affermò, mentre dal cellulare mostrava al nerd al suo fiancola posizione.
-E' nel bel mezzo del nulla.- le disse Samuel.
Charlie sorrise. - Lo so, Sam. Controllate. - affermò, consegnando al moro un biglietto con le coordinate. 
La ragazza si congedò così, dando un bacio sulla guancia del più piccolo dei Winchester e stringendo Dean e Cass in un unico abbraccio, successivamente uscì dal motel.

******

La passeggiata mattutina al fianco del mio amicosi rivelò essere molto lunga, e soprattutto, terribilmente fredda.
Il mio coinquilino non faceva che farmi presente che non ero costretto a seguirlo. -Passeggiare al mattino mi schiarisce le idee, John. 
Era una giornata gelida, il cielo era grigiastro, il sole non era ancora sorto.
Mentre ci avvicinavamo al nostro albergo, nella mia mente si faceva sempre più prepotente il desiderio di un bagno caldo, di una buona colazione e magari di vari strati di maglione.
Tuttavia, l'ambiente al nostro ritorno risultò essere molto meno accogliente del previsto. 
Seduto su una poltroncina in pelle rossa, come il resto della stanza, vi era Mycroft Holmes,che ci squadrava dall'alto al basso con un sopracciglio rialzato.

-Una suite, Sherlock? Seriamente? - domandò, alzando gli occhi al cielo. -Come siamo romantici. - continuò evidenziando l'ultima parola. 

-Ingrassato? 

-Dimagrito. - rispose, atono.

-Che ci fai qui? - domandò freddamente Sherlock al suo acerrimo nemico.

-Ho pensato che avessi bisogno di un aiuto. 

-Molto dolce da parte tua. Sei così premuroso. - affermò, seccato.
Mr. Holmes fece oscillare il suo fidatissimo ombrello. -Cos'hai scoperto su Arthur Brine? - domandò, ignorando le parole di suo fratello.
Sherlock non sapeva come spiegare l'assurdità della situazione avvenuta a casa del suo cliente. 
Mycroft rise. -Proprio come pensavo. 
Quel suono stonava con il portamento e il tipico ghigno del maggiore degli Holmes. 
-C'è un motivo se ti ho mandato qui. Immerso nell'irrazionalità. - continuò.

-Si spieghi. -lo incitai.

-Anthea... - cominciò Mycroft, con ovvietà.

Sollevai un sopracciglio. -Continuo a non capire. 

Holmes mi guardò con sufficienza e poi rivolse la sua attenzione verso suo fratello. -Non è la mia sola fidata assistente. Anche Charlie Bradbury lavora per me, in una sezione piuttosto speciale. - disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

-Non conosco nessuno con questo nome.- affermò il riccio, guardandomi con aria interrogativa. 

-Charlie? -domandai. -L'amica dei Winchester.

Il governo inglese fece un cenno di assenso. 

Sherlock schiuse le labbra. ' Oh ' sussurrò. -Era un tuo piano? - domandò, rivolto verso Mycroft. 

-No, Sherlock. Quello che hai visto era reale. Credevo fossi più intelligente. 

Io rimasi di sasso, continuando ad ascoltare con estrema attenzione la vicenda.
Il mio migliore amico lo esortò a continuare, con un gesto stizzito della mano.

-Ha trovato delle coordinate. -affermò. - nessuno deve sapere che la Bradbury lavora per me. 
-Quali coordinate?- domandai.
Mycroft estresse dal taschino interno della giacca blu notte un foglio piegato, con estrema precisione, varie volte su sè stesso. -Lo scoprirete. - disse, poggiando il bigliettino sul tavolino di fronte a lui. 

-Perché non ha dato il messaggio ai Winchester? - domandai.
Sherlock sollevò un sopracciglio. -Probabilmente l'ha fatto.
Mycroft Holmes sforzò l'ennesimo sorriso. -Potrete parlarle voi stessi. - disse, appena un istante prima che qualcuno bussasse alla porta verdastra della nostra stanza.



***


                                                                                                         
Hotel del Nevischio



-Ho svolto delle ricerche. - affermò la Bradbury, guardandoci. -Molto approfondite. - continuò, ammiccando in direzione di Anthea, l'assistente di Mycroft, che l'aveva accompagnata all'hotel insieme a Lestrade.
-Lavori per Mycroft Holmes! - sbottai, sconcertato, una volta che il governo britannico se ne andò dalla stanza insieme a Greg.
-Sì, ma il mio interesse principale era tappare il culo ai miei fratelloni acquisiti.- rispose lei, sottovoce.  -Ho trovato delle coordinate, le ho già consegnate a Dean. 
-Di cosa? - domandai. 
-Ho rintracciato un vecchio camper abbandonato. - cominciò la rossa.
Sherlock sollevò un sopracciglio. -E questo mi dovrebbe importare? - domandò, scettico.
Alzai gli occhi al cielo. -Magari sì, Sherlock! Lasciala finire.
Lui mi guardò, confuso. Sbuffò. 
Charlie si accigliò. - Non capite, ho trovato il luogo in cui si nasconde la donna che ha invocato il fantasma.
Sorrisi. -Ottimo lavoro, Hermione! 
Lei mi rivolse uno dei più ampi e raggianti sorrisi che avessi mai visto. -Grazie, Bilbo Baggins! 
La guardai interdetto, poi risi. -Dovrebbe essere un complimento? 
-Io adoro gli hobbit! - disse, condividendo la mia allegria. 
Sherlock guardava la scena disgustato, con gli occhi sbarrati e la bocca semiaperta.
Alla sua vista la nerd rise maggiormente. -Qualcuno qui è geloso. 
Io potrei giurare di essere arrossito.




***



                                                                                                      Hotel del Nevischio


Il mio inquilino sembrava decisamente indisposto.
Aveva tacitamente confessato che non avrebbe più aperto una conversazione con me se avessimo parlato di sentimenti reciproci e di 'difetti umani'.
Faceva così male vedere quella dannata maschera di cera comparire all'improvviso, mentre lui mi diceva che andava tutto bene.
Sembrava stizzito, soprattutto a causa della conversazione avuta con suo fratello e con la rossa.

-Possiamo parlarne? - domandai, guardando fisso quegli occhi di cielo. 

Sherlock ignorò le mie  parole, passandomi i fascicoli sui dipendenti del signor Brine.
Mi scoccò uno dei suoi migliori occhi dolci, nella speranza che gli leggessi i documenti ad alta voce. 
Mi lasciai cadere nel baratro di quell'azzurro tanto bello da sembrare quasi irreale.
Sbuffai, rassegnato dalla consapevolezza che ero già caduto nella sua trappola-occhioni dolci.

-Kevin Pace, uomo americano, giardiniere di quarantacinque anni. - cominciai, aprendo un fascicolo. 

-Ignora pure, parliamo di una donna. - rispose il mio amico, in tono ovvio.

-Jessica Leninghway, belga, sesso femminile, anni sessantacinque, governante. - ripresi, per poi richiudere il documento. -Troppo vecchia. 

Sherlock sorrise.-La tua acutezza mi sorprende, dottore.

-Cecilia Morse, anni ventisette, anch'essa belga, sesso femminile, donna delle pulizie. - dissi, dopo essermi schiarito la voce a causa dell'imbarazzo dovuto al suo quasi complimento. 
Sherlock si sedette più comodo, come per ascoltarmi meglio.
-Assunta quattro anni fa, buon curriculum! Ha lavorato precedentemente per altre quattro famiglie. Mi pare proprio il caso di controllarle. - continuai.

-Troppo perfetta? -domandò.

-Inquietantemente troppo perfetta. - risposi, porgendogli una foto della donna. 

Sherlock la osservò, una smorfia d'orrore nel suo viso. -Mi ricorda qualcuno, ma è irrilevante. 

-Sembra la Umbridge. - affermai, disgustato, guardando la foto della donna somigliante ad un rospo rosa confetto.
Il mio amico sollevò un sopracciglio, come se non capisse.
-Harry Potter e l'ordine della fenice! La professoressa di difesa contro le arti oscure, la donna mandata dal governo!
La sua espressione non muto.
-Il sottosegretario anziano del Ministero della Magia! Andiamo Sherlock, ti ho costretto a vederlo l'altra sera! - protestai.
Holmes si accigliò maggiormente.
Sospirai rassegnato aprendo il fascicolo successivo. -Christine Frame, anni ventitré, belga, babysitter. 

-Scheletri nell'armadio? - domandò. 

-Non mi pare, lavora per la famiglia da un anno, ha svolto vari lavori prima di questo, tra cui lavapiatti e cameriera. 

Sherlock sbuffò. - Controlliamole. 

Il mio cellulare vibrò così intensamente che il mio amico mi lanciò un'occhiataccia. -Chi è? - chiese, freddamente.
-Dean. - gli risposi, distrattamente. -Dice che Cas... -
La ferocia del suo sguardo mi fece arrossire e ritrattare la frase. -Dice che Castiel sta male e ha bisogno di aiuto.




***

                                                                                                                                                    Shaptar Motel

 
 
-Avete un cervello così piccolo. -esordì il consulente investigativo, percorrendo la stanza del motel a grandi passi. -Minuscolo.
Il tono di Sherlock non nascondeva disgusto e stizza.
Aumentò la velocità del suo andamento, avvicinanosi a me, e incollando lo sguardo sugli uomini che aveva di fronte.
I cacciatori che ci avevano salvato la vita solo un paio di ore prima attendevano una risposta da parte del mio coinquilino.
-Allora?- sbottò Dean, ormai allo stremo dell'energia.
E lui lo sapeva, era chiaro, che non avrebbe dovuto comportarsi così.
Semplicemente non era da lui essere paziente e attendere con calma che l'uomo probabilmente più insopportabile di Londra si facesse pregare.
-Sherlock. - lo esortai. -Ci hanno aiutato molto.
-Non ho neppure idea di come sia fatta una grazia.- proclamò il mio buon amico, facendo appena roteare gli occhi.
-Io posso percepirla. - affermò Castiel, con una voce bassa e scura.
Il viso pallido, malaticcio e stanco.
I Winchester avevano chiesto al mio inquilino di aiutarlo a ritrovare la grazia perduta dell'angelo.
Sherlock squadrò con malcelato interesse il biondo, che nonostante l'irruenza del tono di voce, pareva supplicarlo con quei brillanti occhi verdi. -Constatato che puoi percepirla, non riesco proprio a capire come posso esserti di ulteriore aiuto. - rispose all'angelo, voltandosi verso di lui.
-Perché sei Sherlock Holmes. - affermò Sam, che fino a quel momento aveva taciuto, osservando la situazione.
Il consulente investigativo parve soddisfatto dalla risposta ovvia data dal gigante.
-Non capisco. - mi intromisi. - Perché?
-Cosa? - domandò il giovane Winchester, facendo svolazzare i capelli mogano.
-Se Castiel può rintracciare la sua... ehm.. grazia, come..?
-Lasciate perdere. Possiamo cavarcela anche senza di voi. - la voce esasperata di Dean spezzò la mia frase.
-Vi daremo una mano. Ma vogliamo solo capire di più.- dissi
-Posso percepire la grazia, ma non so dove sia esattamente.- rispose Castiel, che pareva impossibilitato a stare ancora in piedi
. -Come hai fatto... sì, beh sai... a perderla? - continuai.
-Un altro angelo me ne ha privato, dopo che sono caduto. - la voce pacata, che non lasciava trasparire alcuna emozione.
Sherlock osservava la scena in silenzio, riflettendo.
-Caduto? - domandai incredulo.
-Sì. - rispose, semplicemente. Una piccola ruga sul volto tradì dell'emozione, che ovviamente non era sfuggita allo sguardo attento del mio migliore amico.
Tossicchiai, nervoso. -Giù dal... Cielo? - chiesi ancora, sbarrando gli occhi.
Dean alzò gli occhi al cielo. -Caduto, Watson. E' precipitato giù dal paradiso terrestre!
Avrei voluto chiedere tante di quelle cose in quel momento. Ma ovviamente uscì quella meno adatta. -Come Satana?
Castiel inclinò la testa di lato.
Sembrò rifletterci tristemente sopra. -Sì.
Sam sbarrò gli occhi, e tentò di bloccare Dean per il braccio. -Lui non è come Lucifero!
-Sono certo che il mio collega non voleva urtare la vostra sensibilità.- annunciò il mio amico, spostandosi un ricciolo caffè dalla tempia.
Quelle parole dette da lui, mi lasciarono basito. Tentava di aiutare. -Cass.. se posso chiederlo.. Perché sei caduto? - domandai, seppure con il timore di commettere ancora una volta un errore.
Dean parve sussultare nel sentirmi chiamare così il suo migliore amico.
L'angelo posò il suo sguardo sul maggiore dei Winchester.
Quegli occhi blu, con quell'espressione.
Dicevano ogni cosa.
Dean abbassò lo sguardo, come se si sentisse in colpa.
-Gli angeli non dovrebbero provare emozioni e sentimenti. Tutto ciò è umano. -affermò Castiel, con una nota di tristezza.
L'angelo prese una mano del cacciatore più grande, tirandolo verso di sé.
-Vi daremo senza dubbio una mano. - disse Sherlock.
-Prima però...- cominciò Sam. -Vorrei farvi vedere queste coordinate. - disse, mostrando a me e al mio amico un bigliettino identico a quello che ci aveva consegnato Mycroft, e del quale ci aveva chiesto di non parlare.
-Come le avete ottenute?- domandò Sherlock, fingendo di non sapere niente.
-Charlie.- affermò Dean, senza staccare gli occhi dal suo Castiel.
-Ok, dove conducono?-chiese ancora.
-Dovrebbe ti portarci dalla ragazza che ha evocato Còra.- rispose Sam.





*********


                                                       Coordinate di Charlie.


Era notte, l'oscurità del cielo era immersa nel tipico gelo invernale.
Mi strinsi nella giacca scura, cercando conforto nell'imbottitura in cotone.
Eravamo in un campo, nel bel mezzo del nulla.
Questo era il punto segnato dalle coordinate.
Al centro del niente notammo un vecchio e sporco camper.
Dean ci precedette tutti e fece scattare la serratura della vettura.
L'angelo non riusciva a sopportare il peso del proprio corpo, e con un mancamento si accasciò a Sam.
Il biondo si voltò con un sorriso trionfante, mostrando la porta aperta.

-Cass? - la sua espressione mutò nel vedere il suo amico in quelle condizioni.

Sam si scostò poggiando il corpo dell'amico su suo fratello.

-Va tutto bene. - sussurrò Dean al suo angelo.

Castiel riuscì a sollevarsi, debolmente. -Sto bene.

Sherlock parve ignorare la situazione ed entrò all'interno del camper.
Avrei tanto voluto seguirlo, ma il mio istinto di medico mi imponeva di restare accanto ai due amanti.
Sammy seguì il mio migliore amico, e io rimasi a fissare interdetto i due ragazzi.

-Sono un medico. - dissi. -Non sono esperto di cure angeliche, ma penso di poter fargli abbassare la temperatura corporea.

Dean mi rivolse uno sguardo speranzoso. -Grazie. Entriamo dentro, non può prendere altro vento.

Feci alcuni passi verso il camper, sporcandomi i piedi di fanghiglia putrida. -Ok, entriamo.

L'interno mi inquietò, ma non mi venne la pelle d'oca.
Solo la guerra e Sherlock riuscirono a farmi venire i brividi, chi per un motivo e chi per un altro.
Rappresentazioni sataniche erano sparse per la vettura.
Candele sciolte, e cera essiccata.
Su un piccolo altare di mogano, che stonava con l'ambiente circostante, c'erano un coltello insanguinato e manate nere.
Ero perso nell'osservazione di quel macabro camper.

-Dannazione! - la voce di Sherlock mi portò alla realtà. -Samuel dovresti smettere di fare tutto questo rumore mette cammini!

Dean lanciò un'occhiataccia al mio inquilino per la frase poco carina che aveva dedicato al suo fratellino, ma decise di lasciare correre il suo commento, e sistemò il suo amico (fidanzato?) su un sudicio divano in pelle.

-Sei perfino più rumoroso di lui! - lo sgridò il mio migliore amico indicando Sam e facendomi sorridere

. Holmes ricambiò il ghigno, senza però farsi notare.

-Ti sento! - sbottò Sammy, che nonostante i suoi due metri non riusciva proprio a fare spavento, con quel faccione tenero da alce. -John ti prego spiega al tuo ragazzo che non sto parlando.

-Ti muovi troppo, e non smetti di sospirare. - rispose il mio amico, teatralmente.

-Respiro!- si lamentò il giovane cacciatore.

-È una vera fortuna.- gli rispose sarcastico.

Con un grande sforzo allontanai il mio sguardo da quegli occhi così celestiali e dai quei capelli così morbidi che non solo erano color caffé ma ne avevano anche l'irresistibile profumo.
Concentrai la mia attenzione sull'angelo disteso sul divano.

-Winchester, guarda se c'è dell'acqua ed inumidisci un telo.

Il biondo strappò una manica della sua camicia a quadri e immerse la pezza in una bacinella d'acqua sul lavabo.
Poggiai l'indumento sulla fronte bollente e sudata dell'angelo, che socchiuse gli occhi blu, come se gli bruciassero, cadendo in un sonno relativamente profondo.
Dean mi fissava con attenzione, mentre liberavo il corpo di Castiel dall'ingombro del tranchcoat e della cravatta blu.
Sammy controllava ogni angolo della vettura, correndo da una parte all'altra, mentre Sherlock rimaneva immobile spostando lo sguardo su ogni superficie del camper.

-Basta, non ce la faccio. STATE ZITTI. - sbottò il mio migliore amico. -E tu. - disse, rivolgendosi a Sam. - Non pensare. Stai facendo un rumore terribile.

Si sedette su una poltroncina, anch'essa riversa nelle medesime condizioni del divano.
Portò le mani delicate e nivee sotto il mento, e socchiuse le palpebre.
Al di sotto di esse gli occhi parevano muoversi, come se stesse leggendo, o vedendo qualcosa.

-Ci sono. - annunciò, con il suo impeccabile e baritonale tono di voce.

Dean gli scoccò un'occhiataccia. -Allora? - domandò.

-E' una persona abitudinaria, giovane. Potete notarlo dal genere di cibo che è disperso in questo sudicio camper. - cominciò, indicando pop corn e patatine con ketchup.

Il biondo sollevò un sopracciglio, come per far capire che anche lui consumava alimenti di quel tipo.
Sherlock lo ignorò e continuò il suo discorso.

-E' una donna, lo potete notare da piccoli accorgimenti, come quelle forcine per capelli che spuntano dal divano, ma ovviamente è più constatabile dalle impronte sull'altare. Abitudinaria. Non viene qui più di tre volte alla settimana. -disse, indicando i piatti nel lavandino. - non possono essere di più di tre giorni.

-Magari ha lavato i precedenti. - osservai.

-E ha lasciato il resto della vettura in questo stato? No John, non ha senso. Questa non è la sua casa.

-Anche la casa di Dean sarebbe così.- disse Sam, tentando di fare ironia. -Se solo ne avesse una.

-Ho chiesto silenzio. - rispose Sherlock, tagliente.
Alzai gli occhi al cielo.
Per fortuna quel gigante sembrava non essersela presa.
Com'è paziente, pensai, perfino più di me.
-Oh John. - sussurrò Sherlock, facendo quell'espressione bellissima.
Quella con la quale mi diceva 'So tutto, John.'
-E' così ovvio! - continuò il mio amico. 
Il suo baritonale tono di voce mi mise i brividi. 
 Alzai lo sguardo verso di lui. -Meraviglioso. - dissi.
-Cosa? - domandarono i fratelli, sorpresi.
-Ha appena risolto il caso.








Ok, sono riuscita a portare a termine il capitolo, vi giuro un 'eternità anche per postarlo! Questo computer mi detesta. I know it.
Coomunque, bando alle ciance!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ho aggiunto anche un Mycroft selvatico perché iniziava a mancarmi!
Se vi va lasciate una recensione, suu, stimolatemi hahahaha!
Ciao ciao mishamigos, grazie a tutti delle belle parole :3
Tanto love, Destiel, Jawnlock e Mystrade!
Alla prossima shippers!


   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Always221B