Fumetti/Cartoni americani > Batman
Ricorda la storia  |      
Autore: Symphonia    10/09/2016    5 recensioni
Un sogno che Jason fa sempre più spesso e ricorda vari momenti della sua vita.
Dal testo: "La sogni ancora, vero? Quella storia — la tua storia, quella di un ragazzino sfortunato /.../ Scorreva tutto come la pellicola di un film, alla velocità di un treno — per fermarsi al tuo primo giorno da Robin.
/.../
“Io so che Batman verrà a salvarmi, Red Hood! So che ci sarà per me, che mi ricorderà, CHE MI VENDICHERÀ!” "
__________________________________________________________________________________________________________________
Fanfiction ispirata da una fan art di Killinganger (link nella fanfiction).
SPOILER ALERT! Ho preso cocci da varie versioni della storia di Jason, al Red Hood & the Outlaws Rebirth a Batman: Under the Red Hood e le ho leggermente reinterpretate. Se non avete letto/visto una qualsiasi delle seguenti opere e volete evitare possibili spoiler su di esse, NON aprite la storia.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Batman, Jason Todd
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
    SPOILER ALERT! Ho preso cocci da varie versioni della storia di Jason, dall'originale a Red Hood & the Outlaws Rebirth a Batman: Under the Red Hood e le ho leggermente reinterpretate. Se non avete letto/visto una qualsiasi delle seguenti opere e volete evitare possibili spoiler su di esse, NON leggete la storia. Spero inoltre che il Jason che vi presento sia un minimo di IC.^^''

    La seguente fanfiction è stata ispirata dalla fan art di Killinganger che potete trovare qui!

______________________________________________________________________________








    La sogni ancora, vero? Quella storia — la tua storia. Quella di un ragazzino sfortunato: padre in prigione, madre drogata… che schema perfetto, eh? Perfetto per essere giudicato un delinquente dai poliziotti; perfetto per finire in riformatorio. Eppure tutti quei pregiudizi non ti fermavano.
    Per cosa eri uscito quella sera? Sigarette? Ah, no. Tu non fumavi. Non potevi permetterti di buttare soldi in stupidi vizi, come tua madre. Avevi almeno quel pregio.
    Assieme a una mente brillante. Così brillante che smontare le ruote della Batmobile ti sembrava un’idea geniale!
    Cosa t’aveva spinto a farlo? Per caso un uccellino dalle forme umane ha picchiettato sulla tua spalla e ti ha indicato “la via per un futuro migliore”? Credevi che un gesto del genere t’avrebbe reso il re di Crime Alley? Cosa pensavi? Che il mito urbano - Batman! - t’avrebbe aiutato a uscire dalla squallida situazione in cui sei incastrato da sempre?
    Hah! Stupido moccioso di strada…

    E fu allora, che tra un bullone e l’altro, sentisti qualcuno schiarirsi la gola.
    “Lo sai che quella è la Batmobile, vero?”
    Una voce bassa e roca, che sembrava essersi innalzata dagli inferi: un incubo avvolto in un mantello nero è comparso di fronte ai tuoi occhi.
    “Lo sai che questo è Crime Alley, sì?”
    Non te la potevi risparmiare, eh, ratto di strada? Sempre stato un combattente, vero? Nonostante la Mente che gridava “Corri! Scappa!”, le tue gambe tremavano, non reagivano in altro modo.
    Di
la verità, non avevi mai dato credito alle storie sul Cavaliere Oscuro. Che te ne fregava: non sarebbe mai venuto per te. Almeno così credevi fino a quella bravata. Bravo furbo!
    Sentivi il brivido scenderti lungo la schiena, mentre ti prese per il collo della tua felpa da due soldi. Eppure… non avresti mai distolto lo sguardo da quella maschera - spaventosa -; ne andava di quel (poco) onore che avevi. Già pensavi che t’avrebbe pestato, sì? Nessuno ti preparò per la domanda che t’avrebbe fatto.
    “Hai fame, ragazzo?”
    Non c’era bisogno di aprire bocca: lo stomaco parlò per te.


***


    Ed ecco che lo scenario cambia. Quell’artista - la Mente - ha deciso di prendere in mano i pennelli… di nuovo.
    Il panorama è composto di lontane luci cittadine e stelle inafferrabili su una tela nera. I grattacieli sembrano minuscoli, visti dalle colline poco fuori città. Il silenzio della notte rende lo scenario ancora più degno da re del mondo. Perché era così che ti sentivi, quando sulla Batmobile, divorasti il panino che l’Uomo Pipistrello ti offrì.
    Insomma, eri diventato scemo. Scemo forte!
    E poi… parole. Parole, parole, parole e altre parole. Parole sulla tua vita, su cosa era giusto fare e su cosa non si doveva fare (come, non so, smontargli le ruote della macchina?).
    Sì, erano veramente un mucchio di parole, ma — ti sentivi bene.
    Almeno per una singola volta in vita tua, avevi qualcuno con cui condividere un pasto. Qualcuno - dall’aspetto buffamente terrificante - parlava con te. Era una persona disposta ad ascoltarti… sul cofano di una macchina fighissima! Un sogno!

    Il resto? Svanito come fumo. I ricordi di quei giorni passati non erano tutti così vividi.
    Come arrivasti alla Batcaverna, quando conoscesti Alfred, lo studio e l’allenamento per diventare la spalla dell’incubo di Gotham… Oh, c’era quella volta in cui Bruce ti costrinse a imparare a nuotare. Già… chi aveva il tempo di andare in piscina nelle tue condizioni di vita? Hah, quello era un momento divertente che non sarebbe mai più ritornato.
    Scorreva tutto come la pellicola di un film, alla velocità di un treno — per fermarsi al tuo primo giorno da Robin. È allora che Jason Todd, lo sfortunato ragazzo di strada, svanisce nelle nebbie della memoria per dare spazio al Ragazzo Meraviglia.

    (Mi sta già venendo il mal di testa…)


***


    T’eri nascosto dietro il computer per dimostrare al vecchietto che avevi imparato… qualcosa dal tuo addestramento “semestrale”. Credi veramente che non t’abbia visto? Stupido Ragazzo Schifezza.
    Ti chiama una, due, tre volte, anche se sa perfettamente dove sei. Scambia due parole con Alfred, che gli ha portato il suo solito caffè prepattugliamento. Ed è allora che balzi fuori, facendo cadere le tazze, Alfred che sta per avere un infarto.
    “T’ho fregato!” esclami a Bruce.
    “Mi avresti fregato se non ti avessi visto sgattaiolare dietro il Batcomputer qualche minuto fa!”
    … Appunto.
    “Nah, t’ho fregato!”
    Lui ti liquida con un sorriso e un sorso di caffè.
    “Come ci si sente?”
    “È. Veramente. Fantastico! Guardami! Sono Robin, il Ragazzo Meraviglia! Questa cosa è fighissima!”
    Siiì, è proprio fighissima. Come il fatto che ignori il povero Al, costretto a rimediare al tuo macello.
    Scatti e balzi come un acrobata attorno alla macchina che qualche mese fa cercasti di mutilare. Ormai l’adoravi.
    “Andiamo nonnetto! Abbiamo qualche cattivone da catturare!”
    E piantala di comportarti come un bimbo allegro. Hai ancora quella stupida…
    “… foto ricordo da scattare.” dice Batman.
    Batman e le foto ricordo. Wow, una storia da prima pagina! Infatti la cosa ti fa ridere di gusto.
    “Non credevo fossi un tipo così sentimentale.”
    “Oh, lui non so, io lo sono di sicuro, signorino Jason.” ti dice Al. Già, lui aveva tutte le foto più incredibili nel suo album dei ricordi
segreto
.
    “Quindi… sorridiamo?”
    “Seria andrà bene.” risponde Bruce.
    “Nah, sorridiamo nonnetto!”
    Te lo tolgo io quel sorriso dalla fac- no, non serve. Ci sta per pensare qualcun altro. Un ‘cheese’ di troppo (wow, Batman che sorride…) e salti sul tetto della Batmobile. Stavolta partirai sul serio, ma non prima di dire quella cosa.

    Dilla. ——— “Bruce…”

    Avanti, cos’aspetti? ———“Alfred…”

    —— DILLA!


    “Questo è il più bel giorno della mia vita!”




    Evapora. Sparisci! MUORI!!!



    ————— Sì.
    Muori… Pettirosso dei miei stivali. Muori, ricordando il dolore di quel giorno! Sono sicuro che è ancora stampato nella memoria…
    Il Joker.
    Il principe del crimine che ti ruppe le ossa e distrusse tutti i tuoi sogni e progetti futuri. Ti strappò - oltre le ali - l’unica persona a cui ti sei mai sentito legato in vita tua.

            Ricordi tutto, vero?
    Quando conoscesti la tua vera madre - e la gioia che provasti nel riscoprire l’amore materno. Era troppo bello per essere vero, eh? Già… perché era così. Era troppo bello per essere reale. C’era sempre qualcosa che andava storto nella tua vita.

            Lo so che ricordi.
    Quando cercasti di salvare la donna che in poco tempo era diventata importante, nonostante ti abbia tradito. Era minacciata e tu, piccolo pettirosso, sei stato fregato, altroché! Ti sei fidato di quella donna che era, in fin dei conti, un’estranea.

            Ed è indelebile il segno lasciato nel profondo del tuo animo.
    Quando poi un rumore assordante alle tue spalle, il calore del fuoco, il fumo densissimo ti travolsero tutti assieme… non avresti ricordato neanche un momento, non avresti sentito nessuna parola, non avresti più percepito un’emozione.



BOOOOOOM!!
















        ——— È così che moristi.





***



    E si ricomincia di nuovo. Quel ricordo si sgretola, svanisce come la sabbia portata via dal vento. Eppure sei ancora lì, Robin. Disteso a terra, morto.
Almeno è quello che spero ogni singola, fottuta volta.
    Perché questo non è un sogno, non è un incubo: è un continuo tormento.
    Può passare tutto il tempo del mondo, eppure alla fine lo so, lo so, che quel petto rosso si alzerà ancora una volta. Respirerai di nuovo. — Ecco. Ora ti rialzi. Tu e quella sgargiante divisa rossa-verde-gialla, magicamente tornata in ordine.
    Nessuno strappo, nessuna ferita. Solo tanta confusione.
    Ti guardi attorno. Non c’è nessuno. Tranne me, ovviamente. E nonostante l’elmo rosso a coprirmi il viso, sai perfettamente chi sono.
Mi scruti con occhi disorientati, non capisci cosa succede.

Sono morto?

    Ed è ora per me di entrare in scena.
    Conosco la dinamica, ormai. Ho ripetuto questo… sogno?, troppe volte.
    Inizialmente, lottavo contro questo moccioso. Sfogavo la mia rabbia a suon di cazzotti. Un po’ come mio padre. Hmmm, una terapista direbbe che sarebbe dovuto ai miei problemi famigliari e figure paterne e bla, bla, bla. A un certo punto, ho pensato di passare alle armi da fuoco. Così, come fanno nei film, che ti buttano lì la frase figa e poi ti sparano a bruciapelo. È stato in quel momento, quando ci provai per la prima volta, che ho capito cosa dovevo fare.
    Sparare? Oh, no. La soluzione per far sparire te e il tuo sorrisetto beffardo era mooolto più semplice.

    Ti prendo per il colletto e ti alzo da terra...
come fece Batman con te quel giorno, eh, Red Hood?

    Ti dirò l’unica cosa che so distruggerà le tue ultime deboli difese basate sulla lealtà...
tutto mi riconduce a lui. È inutile che provi a convincermi del contrario, io so…

    “Io so che Batman verrà a salvarmi, Red Hood! So che ci sarà per me, che mi ricorderà, CHE MI VENDICHERÀ!”

    Ogni volta che lo dici, sento i miei muscoli facciali tirarsi. Nessuno dei due vede il mio volto, quindi non so se si tratti di un ghigno compiaciuto o di un sorriso malinconico.

    Anche stavolta mi avvicinerò al tuo orecchio e ti sussurrerò: “Ascoltami, Robin...




***



    Cosa vedi ora?

Oltre quella mascherina? Ora? Vedo degli occhi terrorizzati che cercano in vano di non piangere. Ora? La disperazione che sta combattendo contro le testarde convinzioni di un moccioso di strada che gioca a fare l’eroe. Ora? Ora piangi come un marmocchio.
E ora — ora evapori nella rassegnazione.








***


    Sono solo.

    Se ci fosse una base musicale in questo incubo, sarebbe una malinconica melodia al pianoforte. Accompagnerebbe il tuo scioglierti nella nebbia alla perfezione. Tuttavia, m’irriterebbe molto andarmene - svegliarmi - con una simile musichetta di sottofondo ed è per questo che non c’è. È il mio sogno, il mio incubo, dopotutto.
    L’unica cosa che merita di echeggiare in questo tormento è quella frase che ti sussurrai all’orecchio poco fa. La ricordi, vero, Robin?
Sì, Red Hood… Dalla prima volta che me la dicesti.











Lui non ti vendicherà mai.
















______________________________________________________________________________________________________


N.A: Salve a tutti! Prima cosa: grazie mille per aver letto questa storia. Mi sono ispirata a una fanart che dipingeva la situazione di Jason prima, durante e dopo essere stato Robin. Io preferito "appesantirla", presentando un mondo onirico dove Jason nei panni di Red Hood è il narratore. È un po' scocciato del suo vecchio se stesso, forse un po' troppo infantile *ride* Volevo rendere questo suo ricordare costantemente la sua vita precedente come un fardello e volevo spaccare la sua figura in due identità che coesistono in Jason e sono in eterno contrasto: Red Hood e Robin, che viene alla fine sempre annichilito dalla frustrazione, la rabbia e le speranze vane. Per questo alcuni dialoghi sono scritti in rosso: è Robin che parla. Era l'unico metodo grafico che mi veniva in mente per distinguere lui da Red Hood, spero fosse una cosa chiara.

Come sempre, spero d'aver beccato un minimo di IC. In ogni caso c'è sempre l'avvertimento. E spero anche che il concetto si sia capito. Non scrivo cose introspettive e drammatiche molto spesso...
Detto questo vi saluto.

Bye, bye!^^

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: Symphonia