Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |       
Autore: imtheonekeepingyoualive    02/05/2009    10 recensioni
Stava per allungare una mano per aiutarlo ad alzarsi, quando l' altro parlò.
- Non puoi stare attento a dove vai? -
Il moro si bloccò, preso in contropiede. La sorpresa ben presto si trasformò in fastidio.
- Fino a prova contraria mi sei venuto tu addosso. -
- Io? Ma se stavo camminando dritto! Tu ti sei girato e non hai guardato! -
*Mini Frerard di soli due capitoli.*
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
strawberries1 Strawberries, Cherries And An Angel's Kiss In Spring


Capitolo 1- Fatal Crash





Si chiuse il portone alle spalle con uno sbuffo frustrato.
Doveva finire quei bozzetti per lo storyboard entro domani o il filmato sarebbe andato a farsi benedire. E i suoi compagni di corso non ne sarebbero stati molto felici.
Si mise meglio la tracolla sulla spalla e allungò la mano a recuperare il pacchetto di sigarette che aveva in tasca.
Si fermò al semaforo, in mezzo ad un mucchio di persone, e ne approfittò per accendersene una, incurante del rischio di incendiare i capelli della donna davanti.
Finalmente diventò verde e mosse velocemente i passi in avanti, arrivando dall' altra parte.
Aveva tempo di mangiare qualcosa, oppure bere un caffè, e correre a comprare i colori che erano terminati.
Lanciò una fugace occhiata all' orologio e si decise ad aumentare l' andatura. Prima si muoveva, prima sarebbe arrivato.
Arrivò nei pressi del parco e svoltò a sinistra, trafelato. Rischiò la collisione con una ragazza platinata e barbottò qualcosa di incomprensibile.
Passò davanti ad un chiosco, di quelli fatti con le casse di legno capovolte. Sul tendone rosso che ricopriva la bancarella, campeggiava un cartello con scritto "fruttivendolo".
Voltò il viso verso i frutti e invertì la marcia. Dio, aveva davvero fame adesso che ci pensava.
E c' erano così tanti colori.
Si fermò davanti al cesto di mele e iniziò a guardare. Erano rosse, scure e lucide. Poco sopra c' erano delle pere, marroncine e grandi. I kiwi e le arance. E altri, altri... Come poteva avere così tanti frutti?
Venne riportato alla realtà dalla voce del venditore.
- Sono belli eh? - Gli chiese, soddisfatto.
Alzò gli occhi sorpreso e sorrise, timido.
- E sembrano anche buoni. - Disse.
- Non lo sembrano, lo sono. Tieni, assaggia. -
Lo vide prendere una mela, lavarla e porgergliela. Spalancò gli occhi stupito e si tirò indietro.
- No, si figuri. -
- Fidati, assaggiala. -
Guardò negli occhi il signore ancora per qualche momento, poi, prese il frutto.
- Grazie. - Mormorò, prima di dare un morso.
Sentì il succo bagnargli le labbra e la polpa dolce e farinosa sul palato. Era buona sul serio!
Masticò con gioia e sorrise.
- Me ne dia un pò, che le porto a casa. Qualche pera, facciamo cinque kiwi, quelle banane, e... Ma sì pure delle ciliege. Basta, credo. -
Ridacchiò, mentre l' uomo lo serviva con una grande espressione gioviale sul viso.
- Lo sai? Ho un nuovo arrivo che sono sicuro si esaurirà in un baleno. -
Afferrò il sacchetto che il fruttivendolo stava fecendo oscillare proprio sui frutti e si accigliò, curioso.
- Davvero? E cos'è? -
Lo vide sorridere come se si fosse aspettato quella domanda e si girò.
Gerard continuò a mangiare mentre cercava di capire cosa stesse facendo l' uomo vicino al furgone. Ci sparì dentro e ne uscì con un cesto, un' altro.
Ritornò davanti a lui e glielo mostrò.
- Ecco, guarda. -
No, quelle no...



Salutò e, con altri due sacchetti in mano, mosse un piede a sinistra.
Peccato che si scontrò subito con qualcuno. Sentì l' impatto e rimase spiazzato.
Era un ragazzo ben messo, quindi non era caduto per così poco, come invece era successo all' altro.
Gerard lo guardò per qualche secondo, ancora basito. Era un ragazzetto, mingherlino e basso. Tipo strano, con dei capelli arancioni che una volta dovevano essere stati rosso semaforo. Piercings e abbigliamento da ribelle.
Aveva inquadrato il genere.
Stava per allungare una mano per aiutarlo ad alzarsi, quando l' altro parlò.
- Non puoi stare attento a dove vai? -
Il moro si bloccò, preso in contropiede. La sorpresa ben presto si trasformò in fastidio.
- Fino a prova contraria mi sei venuto tu addosso. -
- Io? Ma se stavo camminando dritto! Tu ti sei girato e non hai guardato! -
Gerard aprì la bocca, offeso, e lo guardò rimettersi in piedi. Rimase a fissarlo male per un' altra manciata di secondi, poi si allontanò, senza parole.
- Ehi, almeno chiedi scusa, maleducato! - Gli urlò dietro il piccoletto, facendolo innervosire ulteriormente.
Si fermò, voltandosi e gridò anche lui.
- Chiedila tu, invece, ragazzino! -
Non aspettò nessuna reazione, semplicemente si girò e riprese a camminare.
Non aveva davvero tempo per stupidi marmocchi che credevano di poter sottomettere il mondo. Aveva dei disegni da finire lui e dei colori da comprare.
Con passo pesante si diresse verso il negozio di belle arti vicino casa.
Fortuna che non abitava lontano dall' università, altrimenti sarebbe stato spacciato.
Come sempre dovette aspettare un' infinità di tempo ai semafori, ma finalmente riuscì a scorgere l' entrata del negozio.
Sospirò e spinse l' uscio, che si aprì con uno scampanellio allegro.
Vide subito il vecchio proprietario, con i suoi spessi occhiali di tartaruga, dietro il bancone.
- Gerard, che piacere rivederti! - Esclamò, quando lo riconobbe.
Ormai lo conosceva bene, visto che praticamente ogni settimana veniva a rifornirsi nel suo negozio. Ed erano diventati anche amici, se così si poteva dire.
- Carl. - Lo salutò, sorridendo.
- Hai bisogno di...? - Chiese, ormai abituato.
- Primari, acrilici. China 0,5; 0,2; 0,05. E' incredibile quanta ne usi... Ah, e dammi altri due blocchi, per favore. -
Si appoggiò al ripiano e aspettò che gli portasse quello che aveva richiesto. Prese un catalogo che trovò lì sopra e iniziò a sfogliarlo.
Lo sentì trafficare nel retro. Un rumore famigliare.
- Ecco quello che ti serve... - Disse l' uomo, mentre metteva tutto davanti alle mani di Gerard.
Il ragazzo scorse con lo sguardo il tutto per controllare e annuì.
- Ok, grazie. -
Allungò una banconota e attese il resto. Poi infilò tutto nella tracolla, che seriamente rischiava di scoppiare.
- Scusa se non rimango più a lungo, ma devo scappare assolutamente. A presto! -
- A presto, buon lavoro! - Rispose l' altro, ridacchiando.
- Speriamo! Altrettanto! -
Sentì di nuovo lo scampanellio ormai conosciuto e si diresse a destra. Si fermò un secondo a scrutare il cielo, che si era man mano ingrigito.
Stava per piovere, ne era certo.
Iniziò a correre verso casa, poco lontana.
Quando aprì la porta principale alcune gocce avevano iniziato a cadere. Prese a salire le scale, con foga e arrivò al suo appartamento.
Infilò la chiave nella toppa e fece scattare la serratura. Spinse l' uscio con un piede, mentre nel frattempo cercava di estrarre la chiave.
Finalmente riscì ad entrare e a chiudere. Si diresse subito verso la cucina e poggiò tutto sul ripiano, poi si tolse la tracolla dalla spalla e si spogliò del cappotto.
Quando appese il capo all' ingresso, tastò le tasche per cercare il cellulare. Destra, sinistra, quella in alto.
Niente.
Provò nelle tasche dei pantaloni, vuote anche quelle se non per il pacchetto di sigarette.
Allora andò a controllare nella tracolla, se per caso, in un momento di distrazione, l' aveva infilato lì.
No.
Il cellulare era definitivamente scomparso.
- Ma cazzo! - Sbottò, dando un calcio ad una gamba di una povera sedia innocente.
Doveva essergli caduto durante il tragitto. O magari l' aveva perso in università.
Bell' affare. Se fosse tornato a controllare, non l' avrebbe più ritrovato.
Sospirò affranto e si stropicciò la faccia.
Cazzo... E doveva anche fare quel cavolo di lavoro, oltretutto. Sarebbe rimasto sveglio per finirlo.
Con il muso lungo e il morale a terra iniziò a svuotare la borsa, sparpagliando tutto sul tavolo.
Poi si allontanò ed andò in cucina, per mettere gli acquisti in quella fruttiera che gli aveva sbolognato la mamma quando si era trasferito.
In coma profondo e con movimenti degni di un bradipo, iniziò a tirare fuori tutto dalle borse di carta.
Quando arrivò alle fragole non riuscì a resistere e finì per mangiarne quattro.
Mise via le borse, perchè potevano sempre tornare utili, e si apprestò a cominciare a lavorare. Tornò al tavolo e iniziò a mettere compulsivamente a posto le cose.
Poi capì che si sarebbe alzato altre sette volte per andare a prendere qualche fragola e decise di portarsele appresso.
Si sedette e, con un frutto mezzo mangiucchiato in mano, iniziò a pensare.




Stava finendo di ripassare a china, quando lo squillo del telefono di casa gli fece prendere una sincope.
Fissò lo sghiribizzo che aveva fatto sul foglio con sguardo allarmato. Spalancò gli occhi e sentì il cuore fermarsi.
Non poteva essere, no.
Avrebbe ucciso chi aveva avuto la malaugurata idea di chiamarlo.
Si alzò furente dalla sedia e si avvicinò al telefono. Alzò la cornetta e se la portò all' orecchio.
- Chi è?! - Urlò.
Se fosse stata sua madre l' avrebbe preso a male parole, se fosse stato Mikey avrebbe capito l' antifona e avrebbe aspettato il cazziatone in silenzio, fosse stato Matt che lo invitava ad uscire, l' indomani l' avrebbe soffocato.
Quindi gli andava bene in ogni caso. Sfogo assicurato.
Invece sentì una voce che non si sarebbe mai aspettato.
- Ehm, sono Frank scusa. Lo so che non mi conosci, ma ho trovato il tuo cellulare per terra. Ho pensato di provare a chiamare CASA... -
Gerard spalancò la bocca, sorpreso. Si era già dimenticato di tutti i piani di omicidio di massa.
- Ah... Ah, sì, scusa. Grazie! Sei stato gentile a chiamare. - Disse, sinceramente colpito.
- Ma niente figurati, a me darebbe fastidio se lo perdessi.  Se mi dici dove sei te lo posso riportare. -
Si ritrovò a sorridere per i modi dell' altro. Non capitava spesso di incontrare gente così disponibile.
- Saresti davvero un santo. - Lo sentì ridacchiare. - Io abito al 2410 di Main Street. Interno 3C. -
- Oh, sei vicino! Io abito poco distante da te. Non è un problema. Dieci minuti e sono lì. Ah, che nome devo schiacciare? -
Si lasciò sfuggire una risata e chiuse gli occhi.
- Way. Mi chiamo Gerard Way. -





Tornata con un' altra storia di soli due capitoli, veramente sciocca. xD
Mi rispecchio tanto in quello che fa Gerard, perchè anch' io finisco sempre per comprare l' intero mercato della frutta, non guardo dove vado e finisco addosso alla gente (che però non mi urla addosso come ha fatto Frank) e lasciavo così tanti soldi al negozio di belle arti da farmi piangere. UU
E ho perso il cellulare più di una volta. XD E mi hanno richiamata a casa.
Che ciulo.
Però...
Non ho avuto Frank Iero a riportarmelo... -_-''

Vabbè, avete capito no? Gerard Way it's Me. XD
Ringrazio tutte quelle che leggeranno e *si spera* commenteranno!
Luv Ya!

XOXO Sory ^^
   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: imtheonekeepingyoualive