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Autore: elusiveme_    12/09/2016    3 recensioni
Si divertivano ad uccidere la gente, perché?
Non dovete chiedervelo voi… Non sono affari vostri! Erano soltanto malati, esperimenti nati per sbaglio con più di una rotella fuori posto, ragazzi e ragazze di ogni età, rinchiusi nelle loro prigioni mentali da cui nessuno di loro è mai uscito; se queste anime corrotte tornassero in libertà seminerebbero ancora scie piene di dolore e morte. Tanto… Cosa potreste saperne voi di cosa si prova a vedere la morte coi propri occhi, eh?
Voi… Che normalmente sorridete alla vita di tutti i giorni, senza sapere, quanti pericoli correte.
Ma se qualcuno provasse solo a raccontarvelo, voi ci credereste?
Vi avverto, perché vi farò accapponare la pelle queste non sono altro che vite di poveri ragazzi divenuti folli, veri matti che purtroppo non hanno mai più ritrovato la lucidità…
Genere: Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Sette Imperatori Bariani, Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Crazy

 

Si divertivano ad uccidere la gente, perché ?
Non dovete chiedervelo voi…  Non sono affari vostri! Erano soltanto malati, esperimenti nati per sbaglio con più di una rotella fuori posto, ragazzi e ragazze di ogni età, rinchiusi nelle loro prigioni mentali da cui nessuno di loro è mai uscito; se queste anime corrotte tornassero in libertà seminerebbero ancora scie piene di  dolore e morte. Tanto… Cosa potreste saperne voi di cosa si prova a vedere la morte coi propri occhi, eh?
Voi… Che normalmente sorridete alla vita di tutti i giorni, senza sapere,  quanti pericoli correte.
Ma se qualcuno provasse solo a raccontarvelo, voi ci credereste?

Vi avverto, perché vi farò accapponare la pelle queste non sono altro che vite di poveri ragazzi divenuti folli, veri matti che purtroppo non hanno mai più ritrovato la lucidità…

 

 

 

 
Tic tac…tic tac… l’orologio va al contrario ripercorrendo tutto il mio passato…tic tac…tic tac…”

Una voce flebile sussurrava quelle piccole e strazianti parole.

“Tac tic…tac tic… il mio passato mi passa davanti agli occhi ripercorrendo tutte le mie ore…tac tic…tac tic…”

Assurdo, stupido, insensato. Questo era il suo parlare. Quella frase che martellava la sua mente, non voleva più ascoltarla, ma una maledizione gli impediva di non aprir bocca.

“Tic…tac…tac…tic…basta…”

La flebile voce si spezza, urla, solo urla.

“Basta! Questo è l’inferno! Basta! Rivoglio la mia famiglia…la mia sorellina…i miei genitori…il diavolo me li ha portati via…VIA!”

Piange, piange la piccola creatura. Piangeva all’ora e piange ancora adesso. Mille lacrime gli rigavano il viso mentre i suoi occhi divennero rossi, già. Rossi proprio come le sue vittime.

“Lo giuro…non prenderò mai più un coltello in mano…non perseguiterò mai più nessuno…nessuno…VOGLIO RITORNARE ALLA PUREZZA!”

Ma era troppo tardi ormai, nella sua pelle si erano intessute le carni di un demonio fuori controllo. Non poteva avere contatti, neanche con sua sorella gemella, era un pericolo come tutti i suoi compagni di cella del resto.

Tap…tap

Due passi.

Tap…tap

Quattro.

Tap…tap

Sei, ultimi, passi.  Il ragazzo sapeva di chi erano e ne riconobbe anche la voce profonda e maliziosa.

“Numero 14, Reginald Kastle. Conosciuto anche con il nome Shark!”

Si, era quello il suo nome, un nome maledetto.

“Dimmi Reginald, tutto bene oggi?”

La voce dell’uomo lo irritò terribilmente, abbassò lo sguardo digrignando i denti e sussurrò qualcosa.

“Mh? Come, non ho capito.”

La ripetè ancora, ma stavolta un po’ più forte.

“Lei…”

“Io?”

Alzò il viso mostrando i canini affilati.

“Schifo…lei…mi fa SCHIFO!”

Uno schiaffo lo colpì sulla sua candida guancia che divenne arrossata.

“Bada a come parli numero 14! Ricorda che tu ora sei sotto la mia tutela!”

“Io ho un nome…”

Ma quale nome? Shark o Reginald? Neanche lui lo sapeva più, ormai veniva chiamato con delle cifre insignificanti. Non era più come gli altri, era cambiato del tutto: il suo aspetto, il suo carattere, la sua identità.

“Tsk! Prima o poi mi sbarazzerò di te come ho fatto con altri. Ben presto il tuo corpo non risponderà più ai tuoi comandi, anche la tua mente non sarà in grado di ragionare e morirai incatenato alla tua pazzia!”

Uscì sbattendo la porta della cella alle sue spalle e mentre si allontanava il tintinnio delle chiavi rimbombò per tutto il corridoio.  Quanto avrebbe voluto rubargliele, ribellarsi a quell’ingiusta prigionia.

“Un giorno…ti ucciderò…e mi supplicherai di non farlo. Ti spoglierò di tutte le tue menzogne di fronte a tutta Heartland, e morirai impiccato!”

Per un minuto ci fu solo silenzio, poi la sua raccapricciante risata. Le sue risa furono udite da tutti, anche da sua sorella: Rio, la quale ormai non lo riteneva più un familiare ed era stata rinchiusa nella cella accanto alla sua. Come lui, era divenuta matta, una vera matta!

Poveri, un tempo così uniti, ma col tempo si erano distaccati. Freddi, folli, questi erano loro. Entrambi avevano avuto un tragico passato, prima la morte dei loro genitori e infine…i loro delitti.

“Si…si è così. Tutti voi dovreste morire…TUTTI!”

Shark fissò per un attimo il vuoto riprendendo fiato, quel sorriso svanì completamente dal suo volto lasciando spazio a delle calde lacrime.

“Già…anche io…dovrei morire. Ma perché? Perché i pazzi sono persone orribili? Chi l’ha deciso? Mi piacerebbe scoprirlo…eppure da piccolo…,mi dicevano che tutti i migliori sono matti, ma allora io cosa sono? Un genio…”

Si avvicinò al piccolo secchio d’acqua riposto in un angolo e guardò il proprio riflesso, si accarezzò la guancia che quell’uomo gli aveva colpito e mise le mani fra i capelli.

“O un pazzo…?”

Già, cos’era quel ragazzo tanto bello eppure tanto pericoloso? Forse un povero dannato.

“Sono così fortunato ad essere solo…le persone cercano sempre la calma, però io odio stare da solo…Voglio la mia mamma, voglio il mio papà, voglio litigare ancora con Rio…”

Finalmente aveva ricordato il nome della sua sorellina, aveva capito che la solitudine lo faceva star male e lui si meritava tutto questo. Come un bimbo a cui avevano rotto il proprio giocattolo preferito, si rintanò nel proprio angolo buio e umido portandosi le ginocchia al petto e singhiozzò mentre ripensava a tutti i brevi momenti in cui era stato davvero felice.

“Povero, povero piccolo…”

Mormorò sadica una vocina accanto.

“Se solo potessi capire voi stupidi ragazzi! Stupidi, stupidi. Cercate solo di violentarci e poi si sa che ci tradite, e io vi ODIO dal profondo del mio cuore. Nessuno mi avrà mai…MAI!”

Sopra le sbarre c’era attaccato un cartellino, sul quale vi era scritto: “Numero 15, Rio Kamishiro, sorella gemella di Reginald Kastle, rinchiusa per omicidio.”

Già, anche suo fratello aveva commesso lo stesso peccato.

Prima di entrare in manicomio, Reginald era un ragazzo incompreso, triste, un vero tempista. A scuola era un asso in tutto e molte ragazze gli correvano dietro, ma a lui non importava molto, frequentava i ragazzi peggiori, era anche entrato nel circolo di droga, per fortuna l’aveva abbandonato dopo poche settimane per amore di sua sorella. Non aveva veri amici, gli unici che lo circondavano erano Rio e i bulli dell’istituto; un anno passò veloce, senza troppi problemi o almeno così credeva lui. Non si rendeva conto che più cresceva e più si ritrovava da solo, come se tra lui e il mondo esterno ci fosse un confine, una linea invisibile che non aveva –e non voleva- ancora oltrepassato.

Fu qualche mese dopo che iniziò a perdere il senno, infatti, per qualche strano motivo i ragazzi del club non si fidavano più di lui, dicevano che era diventato pericoloso, sia per loro che per gli altri, così il povero Shark tornava da casa pieno di graffi e lividi cercando di cavarsela al meglio in quelle risse; tutte le notti si ritrovava a piangere nel letto oppure andava in bagno a vomitare. Non voleva quello, sentiva un dolore strano a partire dal petto, forse stava delirando? Oppure sentiva quel bisogno di avere qualcuno accanto a lui? Non capiva e per quanto si sforzasse non riusciva ad arrivare ad una logica conclusione. Cominciò ad avere incubi, a volte urlava mentre era in bagno, aveva perso l’appetito e anche la sete: nemmeno Rio fu in grado di aiutarlo. “Strano” questa era la parole che poteva definirlo meglio.

Una sera decise di andare a fare una passeggiata lungo la spiaggia, prese la moto e ci arrivò dopo pochi minuti. Camminò per circa un’ora senza una meta precisa, il vento gli scompigliava i capelli e la brezza marina gli riempiva le narici, si sentiva bene. Libero, come se tutto lo stress e il dolore se ne fossero andati via, ma si sbagliava. Quando ritornò verso il veicolo non credeva ai propri occhi: quei tempisti stavano prendendo a calci le gomme. Arrabbiato, li prese a pugni, ma quella sera erano in otto contro di lui e lo pestarono a sangue procurandogli un occhio nero e un labbro spaccato. Purtroppo non si accontentarono facilmente, lo privarono della sua maglia e con dei coltellini gli procurarono dei tagli sull’addome. Lo lasciarono lì, al freddo e al buio pieno di ferite, soddisfatti; Shark si alzò da terra pallido, raccolse la maglia e tornò a casa, si chiuse in bagno dove si spogliò guardandosi allo specchio. Le braccia e le gambe erano marcate di lividi, le guance rosse, le labbra gonfie e il petto sanguinante; avrebbe voluto morire. Perché tutti gli andavano contro? Perché lo odiavano? Che aveva fatto per meritarselo?. Prese del disinfettante e delle bende per curarsi e mentre si fasciava l’addome sentì le guancie bagnarsi: le lacrime uscivano copiose dai suoi occhi rossi. I suoi occhi, stupendi, blu come l’Oceano, un colore così puro che forse non si addiceva neanche a lui. Era un mostro, per questo lo odiavano o era solo frutto dei suoi pensieri? Protese una mano vicino il suo riflesso, quello non era lui. Il suo sorriso si era ormai spento, Reginald era morto. Shark lo aveva rimpiazzato, già, ora era diverso e poteva fare ciò che desiderava. Ridacchiò e con la spazzola ruppe lo specchio, raccolse uno dei cocci e lo portò in camera sul comodino.

Si, ora non lo avrebbero più fatto sentire inferiore, nessuno lo avrebbe più maltrattato e la mattina seguente, negli spogliatoi della scuola, uccise uno dei ragazzi del club grazie a quel frammento di vetro. Man mano li fece fuori tutto, un ad uno, senza pietà usando un banale coltello, purtroppo venne scoperto e mandato dietro le sbarre di quel lurido manicomio.

E sua sorella? Che fine aveva fatto?

Dato che a scuola era molto popolare, quasi tutti i ragazzi avevano una cotta per lei, uno in particolare le propose di uscire e lei accettò anche, ma la sera dell’appuntamento lui la baciò mettendola al muro, senza preavviso. Rio non era mai stata trattata in quel modo, lo allontanò urlando “Pervertito!” purtroppo lui non ne volle proprio sapere di lasciarla andare, la portò in un motel con forza, quel lurido voleva più di un semplice bacio; Rio rimase sconvolta dopo quell’accaduto perché nessuno le aveva mai fatto cose del genere. Era traumatizzata, non avrebbe mai creduto di sentirsi come un oggetto, capiva di essere stata usata solo per scopi personali. Orribile per qualsiasi donna. Non lo disse a suo fratello, non voleva che gli altri si preoccupassero per lei, quasi tutti la chiamavano “Sfera di cristallo” per farle capire che si frantumava troppo spesso, ma dall’ora lei decise di cambiare. Nessuno poteva toccarla, nessuno!

Uccise quel ragazzo con il tacco delle proprie scarpe, le stesse scarpe che aveva deciso di portare in cella con se come ricordo. Sulla punta c’era ancora la crosta di sangue della sua prima vittima.

“Niente può dimostrare che io vi appartengo…NIENTE!”

E mentre le sue urla riecheggiavano ancora lungo il corridoio, i ricordi scorsero veloci davanti ai suoi occhi.

 
 

Reginald Kastle: Affetto da tristezza repressa.
Rio Kamishiro: Affetta da rabbia repressa.

           

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Angolo della follia
Salve a tutti, come state? MALE! STA PER INIZIARE LA SCUOLA! T.T
Prof: Muhahaha!
...
Cooomunque, questo è un tributo alla mia follia °^° scherzo XD. Che ne dite, vi piace l'idea del manicomio? Spero di si, ci ho messo l'anima per scrivere questa storia. So che ne ho altre da aggiornare, ma ve lo anticipo: non ho tempo a disposizione, quindi cancellerò Marmaids e Letters of love Zexal. Scusate, vi prometto che le pubblicherò in seguito. Ora vado, baci baci^^.
DarkKastle_AngelNathaniel

 

   
 
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