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Autore: altraprospettiva    12/09/2016    0 recensioni
Lara ha diciannove anni, è pigra, non ama studiare e cambia colore di capelli ogni volta che il padre cambia donna.
Roberto, suo padre, è il migliore padre al mondo se si leva il fatto che si comporta ancora come un adolescente.
Tony è il miglior amico di Roberto, è sarcastico, affascinante e ama gli sport.
Quanto può essere stravolta la loro vita in cento giorni?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tony era appoggiato al muro, sorseggiava del latte direttamente dalla bottiglia, mentre guardava Lara seduta per terra a qualche metro da lui. La ragazzina aveva i capelli a caschetto e aveva fatto da poco i buchi nelle orecchie, quindi doveva avere circa dodici anni. Indossava un reggiseno elastico che faceva intravedere i piccoli capezzoli pizzuti oltre la canotta rossa, e un paio di pantaloncini di jeans sfrangiati fin troppo corti. Lara teneva un piede contro il corpo e si stava passando, con espressione concentrata, lo smalto sulle unghie. L’altra gamba era tesa e muoveva il piede energicamente, forse per fare asciugare lo smalto. Tony guardava la fronte corrugata della ragazzina. Aveva quel non so che che l’affascinava. Come quando arricciava le labbra mentre metteva il broncio per non aver ottenuto qualcosa, o come scuoteva le spalle quando qualcosa non le interessava, o quando si andava a sedere sul piano cottura mentre lui cucinava e lei faceva dondolare la gamba. Lei non sapeva le sensazioni che gli provocava quando si infilava nel suo letto la mattina e lo abbracciava. Quando tutto il corpo di lui era estremamente sensibile e la sua mente ancora troppo addormentata. Quando Tony andava a fare colazione si rimproverava da morire, pur se non aveva alcuna colpa. Lara abbracciava tutti, si sedeva in braccio, lasciava baci. Roberto non capiva che sua figlia stava crescendo e che quando lei si andava a sedere a cavalcioni sulle gambe di qualcuno, quel qualcuno all’inizio immaginava di avere una donna sulle gambe.
Tony glielo ripeteva sempre: “Siediti con le gambe chiuse e messe di lato” e lei replicava: “Ma così non posso guardarti in faccia”. E c’erano certe volte che si avvicinava troppo. Quando, ad esempio, voleva cercare i punti neri da spremere sulla fronte di lui. Tony chiudeva gli occhi, sentiva prima la stoffa attorcigliarsi, poi il morbido peso di lei avvicinarsi, poi respirava profondamente, apriva gli occhi e si trovava il sorrisetto di Lara che si trasformava puntualmente in un broncio di delusione perché non trovava niente di interessante sulla fronte di lui. Quando Tony non riusciva a regolarizzare il respiro e la situazione iniziava a farsi malsana, l’uomo si alzava con Lara in braccio, la buttava sul letto, le sollevava la maglietta e le faceva delle pernacchie sulla pancia, come quando lo faceva solo per divertimento e senza malizia. Lara rideva a crepapelle e Tony poteva godere del contatto delle sue labbra sulla pelle di lei, sulla possibilità di scoprirla un poco senza sentirsi colpevole.

Lara si alzò e andò verso di lui. «Ho finito di mettere lo smalto, ti piace?»
Tony abbassò lo sguardo e vide che lei stava muovendo le dita dei piedi. «Non sei un po’ troppo piccola per quel rosso così forte?»
«No. Mi dai il latte?»
Tony le avvicinò la bottiglia, Lara bevve due sorsi, sputò il latte per terra e allontanò il contenitore disgustata.
«È a temperatura ambiente, non mi piace a temperatura ambiente» e mentre lo diceva, si asciugava la bocca con il dorso della mano. Tony sentì che aveva di nuovo quel desiderio malsano e cercò di mandarlo via spostando lo sguardo verso l’orizzonte.
«Mi compri un gelato?» Tony tornò a guardare la ragazzina.
Lara aveva la testa piegata di lato, muoveva il piede nudo in maniera circolare e stava sfoderando uno sguardo tenero verso l’uomo. E Tony pensò che non aveva bisogno di quello sguardo, lui avrebbe sempre viziato quella ragazzina, anche solo per sentirsi meno in colpa.
  
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