Capitolo Scritto: Bimbo_Dagli_Occhi_Dolci
Fallen angel_†
Sbattuto
sulla terra fredda dopo essere stato esiliato,
punito, per aver disubbidito e per essermi ribellato.
Apro
gli occhi dopo essere precipitato dal Paradiso e le
urla nella mia mente iniziano a farsi spazio come unghie su una lavagna.
Tutto
ma non questo.
Le
mie ali si fanno nere come la notte e la punizione
degli arcangeli si abbatte sul mio essere.
Seduto
nell’ombra, sotto la pioggia che invade gli enormi
palazzi.
Ascolto
il silenzio e mi sento disorientato, in
solitudine.
Tsk,
libero arbitrio, appoggiando la causa del mio
Signore mi hanno cacciato da lassù.
Lucifero,
l’angelo più splendente, punito per essersi
ribellato al signore dei mortali.
Questa
è la mia divina fine.
Esiliato
dai miei stessi simili, da quella che dovrebbe
essere una famiglia.
Cammino
tra gli alti palazzi scuri illuminati solo dai
lampioni sulla strada; i tuoni sono gli unici che interrompono il
silenzio di
ghiaccio fra le vie popolate di donne costrette a prostituirsi, mi
guardano
invitandomi ad avvicinarsi; rifiuto non per disprezzo ma
perchè la mia sete ora
è quella di sangue.
Gente
senza soldi, senza vestiti con cui coprirsi dalla
pioggia e dal freddo accucciati sotto i muri dei negozi ormai chiusi da
anni, e
ragazzi tra le vie più strette che si scambiano una dose.
Alzo
il cappuccio color della notte e cammino cercando di
passar inosservato tra la gente che mi guarda incuriosita.
“Ti
sento mio Signore...”
Una
voce m’invade la testa e le mie ginocchia cedono
sotto il peso del mio corpo, sbilanciato da quella forte ondata di
potere
oscuro m’inginocchio sul marciapiede bagnato.
Urlo,
come mai ho fatto prima d’ora.
Urlo
per te, mio Signore.
M’indichi
la via, visioni alternate, sovrapposte si
proiettano davanti ai miei occhi.
“Mostrami
cosa ha portato questa città alle tenebre...”
Le
mie mani si portano istintivamente alle tempie che
sembrano voler esplodere sotto quelle informazioni.
Un
motel. Una donna. Dark side Hostel.
Riapro
gli occhi sotto le urla delle persone presenti che
hanno assistito al mio svenimento.
Maledizione
ho perso i sensi e nemmeno me ne sono
accorto.
M’alzo
spinto da una forza interiore che prima d’ora non
avevo percepito; inizio a correre più veloce che posso tra
le stradine strette
fra i palazzi e la luna rosso sangue si rivela agli occhi
d’ogni essere sulla
terra.
Finalmente
in lontananza riesco a scorgere tra l’oscurità
il piccolo motel apparso nella mia visione; mi avvicino a passo spedito
senza
guardare in faccia alle persone sedute fuori, i loro visi sono sporchi.
Sporchi
di peccati.Mi
salutano eccitati all’idea che sto entrando nella loro
proprietà per divertirmi con le loro donne corrotte, ma
quello che io cerco non
è sesso per questa notte.
Salgo
le scale entrando in un posto malfamato e per
niente pulito.
Delle
giovani ragazze mettono in mostra parti del corpo
che su una ragazza dovrebbero rimanere un desiderio proibito.
Passo
di fianco ad una ragazza dal viso dolce e delicato,
rovinato solo da questo mondo crudele che le solca occhiaie pesanti
intorno
agli occhi di una bambina.
Non
più di 17 anni, e la sua vita è rovinata come
quella d’animale
in gabbia.
Mi
guarda eccitata e cerca di sedurmi, si strofina sul
mio collo come una gattina davanti a tutte le altre e si passa un dito
sulla
bocca color sangue.
La
mano senza il mio volere si alza in un gesto lento, a
rallentatore si avvicina alla spallina della sua maglia che cade a
brandelli
scoprendo il seno di una piccola donna.
Non
tocco la sua pelle, solo quel pezzo di stoffa
lacerata e sporca, e delicatamente lo accompagno fino alla spalla esile
dove
sembra che le ossa vogliano uscire da quella pelle color porcellana.
Rimane
stupita dal mio gesto e come farebbe una bambina
il suo viso si rilassa, le sue labbra si curvano in un sorriso dolce e
delicato.
-
Ti stavo aspettando, Gabriel –
La
sua voce rimane delicata, sospirata tra le labbra
pronunciate e sensuali.
Sfiora
le mie dita con quelle ruvide sue e
improvvisamente si presentano immagini come un flash back di una vita
vissuta,
ma non mia.
Sospiri.
Gemiti.
Disgustoso.
Immorale.
Lacrime.
Singhiozzi.
Dignità.
Vergogna.
Piacere.
Dolore.
Lussuria.
Finalmente
quel tormento di corpi che sospirano finisce
in qualche secondo e la ragazza di fronte a me sorride divertita.
-
Devi farci l’abitudine, Gabriel, ti succederà
molto più
spesso di quanto credi –
Il
suo tono è molto calmo, dolce.
Non
capisco a pieno quelle parole, ma so che purtroppo è
la verità.
Mi
accompagna in una camera isolata dalle altre ragazze
per poter parlare in privato; passiamo davanti alle infinite porte
sulle pareti
del corridoio fino ad arrivare ad una camera mal di ridotta.
Estrae
la chiave dalla gonna in pelle che indossa e apre
la porta, rivelando ciò che ad un essere umano non dovrebbe
essere servito come
alloggio.
Uno
strano odore di marcio invade le mie narici facendomi
venire la nausea e lei accenna ad una risata soffocata dopo aver visto
la mia
faccia disgustata.
Supero
incerto la soglia del non ritorno e finalmente
posso sapere del mio Signore.
- Samantha, niente
è più straziante che ritrovarsi
ingiustamente sulla terra dei mortali dopo essere stati traditi in
Paradiso...
dimmi dov’è mio padre. Svelami
dov’è Lucifero -