Oltre il finestrino di
quel furgone che mi stava portando alle origini, si stendevano infinite
campagne interrotte da qualche rara casa rustica. Mio padre era felice come non
lo era da tempo e in qualche modo mi riusciva a tirare su il morale.
Non riuscivo a guardare oltre al finestrino non pensando alle ultime
ore passate a Los Angeles. Quelle immagini mi scorrevano ininterrottamente
nella testa come una pellicola rotta. Avevo ancora inciso nella memoria l’odore
e il sapore di Katy. Avevo impressione che la pelle mi bruciasse proprio lì
dove mi aveva baciata.
Insomma io e Katy eravamo sempre state amiche non immaginavo potesse
accadere, ma quel che mi stupiva di più che ogni mia buona intenzione era
ceduta al contatto delle sue labbra. Come diamine facevo a resisterle? Le sue
mani esperte mi sfioravano la pelle, il suo profumo inebriava le mie narici e
il suo sapore deliziava la mia bocca…
Sarei riuscita a riprovare la tenera amicizia che provavo prima?
Con fare incerto guardai verso l’orizzonte credendo che quelle terre mi
aiutassero a ritrovare me stessa.
***
Non so quanto tempo rimasi a fissare la curva vuota, dove lei era
sparita.
Quattro anni di semplice amicizia?
No, per me era qualcosa di più già da qualche tempo. Mi ero fatta
cogliere dalla sua semplicità, dalla sua bellezza, dalla sua risata.
Da lei.
Non volevo confessarlo a me stessa di essermi innamorata della mia
migliore amica, ma era così.
Ora me l’avevano portata via. Non so chi e neanche come, l’unica cosa
che m’importava era rivederla.
Tornai a casa ripensando continuamente alle sue labbra e immaginandomi
cose al di là della ragione. Quella notte sogni di lei che tornava a braccia
aperte pronta a ricominciare di nuovo invasero il mio sonno.
In qualche modo dovevo tirarmi su, non potevo di certo stare lì, come
una stupida, a piangermi addosso.
La settimana seguente ci sarebbe stata una festa d’inaugurazione di una
discoteca nel centro della città. La mia compagnia era sempre pronta a
divertirsi, quindi dopo un paio di telefonate e il weekend era già pianificato.
C’era confusione lì dentro, i miei amici mi strattonavano di qua e di
là, ma avevo bisogno di sfogarmi e di non pensare sempre e costantemente a lei.
Markus mi offrì un Martini io lo accettai.
Dopo molti Martini, mi sentivo libera e sicura di me stessa.
Era dall’inizio della serata che una bella bionda non faceva altro che
ballarmi addosso. Colsi l’occasione, infondo si vive solo una volta quindi mi
avvicinai con l’ennesimo bicchiere in mano. Senza troppi complimenti la
trascinai in bagno. La premetti contro il muro lambendogli il collo, la bocca e
le spalle. Ero in un vortice di ebbrezza e passione. Dopo circa una mezz’ora
nell’occhio di questo vortice lasciai la bionda compiaciuta nel bagno e tornai
dai miei amici. Gli dissi che ero stanca e che era ora di andare a casa.
L’unica cosa che ricordai la mattina seguente era un flash abbagliante
e che in quel gesto irresponsabile immaginai di avere tra le braccia un’altra
donna.
All’improvviso la razionalità mi colpì. Come avevo potuto fare un gesto
simile? Sprofondando nel senso di colpa, sperai che la storia non fosse emersa.
Passeggiai nelle vie affollate di Los Angeles, quando nell’edicola sulla
strada notai un giornale scandalistico, che assomigliava a un catarifrangente,
in copertina la mia foto di spalle che trascinava con forza una bionda.
Ne comprai subito una copia e scappai a casa.
Sgranai gli occhi c’erano tante foto di me insieme alla bionda mentre
ballavamo. Il giornale diceva:
“Katy non si smentisce
mai, ecco le foto e l’intervista scandalo!
La cantante di
Santa Barbara ieri sera ha dato il meglio di sé, riuscendo ad abbordare una
ragazza della zona, noi siamo riusciti a intervistarla.
Raccontaci, Lyra, l’episodio che ti ha coinvolta ieri sera.
Si, quando ero
entrata nel locale con le mie amiche avevo notato un po’ di confusione e mi
accorsi che Katy era entrata nel locale. Mi osservava sempre ed io sentendomi a
disagio mi allontanai insieme alle mie amiche. Dopo un po’ di tempo Katy si
avvicinò a me e senza alcun permesso mi baciò…”
All’improvviso sbattei il giornale in terra e urlai colta dall’ira. Se
in quel preciso istante ci fosse stata quella bionda di fronte a me l’avrei presa
a calci. Ma come diavol0 si permetteva? Non era per niente vero quello che
aveva dichiarato al giornale. Sperai vivamente che quel giornale non fosse
spedito nel paese sperduto del Tennessee di Miley.
***
Era una gioia rivedere tutti i miei parenti. Mia nonna mi accolse con
un abbraccio strita-costole. I miei zii e i miei cugini mi accolsero invece con
un caloroso bentornata. Dopo circa due ore di chiacchere sgattaiolai in
camera mia e iniziai a disfare la valigia. Il giorno dopo sarei andata in paese
per il mercato alimentare con mia nonna.
Il mercato in quel paese era allegro e solare. Aiutai mia nonna ad
allestire la bancarella. La gente di quel posto era gentile e tutti si
conoscevano. Verso le undici di mattina i miei occhi scorsero l’edicola di fronte.
Riconobbi Katy all’istante.
“Ehi nonna vado un attimo in… Ehm… Bagno!” le dissi la prima cosa che mi venne in mente.
Mi avvicinai all’edicola senza farmi vedere da mia nonna comprai il giornale
che ritraeva Katy per mano con una bionda. Lo aprii di fretta e furia e le
immagini che mi si propinarono davanti furono come delle coltellate al cuore.
Trattenni a stento le lacrime.
Tornata da mia nonna, dovevo trovare una scusa per andare via di lì.
“Ehm nonna ti dispiace se torniamo a casa?”
“Come mai cara?”
“Mi gira la testa e non mi sento bene…” ero
sicura di aver recitato la mia parte alla perfezione.
“Oh povera cara, vai in macchina e aspettami lì, raccolgo le nostre
cosa e andiamo”
“Ok grazie nonna.”
Mi diressi verso il furgone con ancora quel giornale in mano. Come
potevo solamente pensare che io fossi importante per lei. Mi sentii una stupida
presa in giro. Non vedevo l’ora di
tornare a casa per lasciare cadere tutte le mie lacrime.
“Eccomi qui, cara. Ora andiamo a
casa e vai subito a letto. Sei pallidissima.” Mi disse mia nonna.
In camera mia sfogai tutta la mia ira detti calci e pugni a ogni cosa
che mi capitava sotto tiro. Sfinita mi lasciai cadere sul letto e piansi. La
mattina mi sentivo stremata.
Due settimane
dopo
Non resistevo più, i miei sogni non facevano altro che farmi stare
peggio. Alle tre di notte presi un aereo per il Tennessee.
Il viaggio fu breve. Mi persi solamente un paio di volte prima di
trovare la sua casa. Mi appostai sotto un albero. Volevo aspettare un’ora
decente e volevo coglierla da sola.
Dopo due ore la vidi che stava entrando in una stalla.
Corsi fino all’entrata e l’osservai dare da mangiare ai polli. Era
alquanto comica quella scena, ma la situazione non lo era affatto.
Si voltò all’improvviso e ci guardammo per un tempo infinito. Lei mi
corse incontro e iniziò a tirarmi dei pugni sulle spalle, non ne fui sorpresa
ma fece male lo stesso.
“Miley ascolta…”
“NO VATTENE!”
“Miley ascoltami ti prego!” la implorai e le strinsi il viso tra le
mani volevo guardarla negli occhi.
“Come osi venire qui dopo quello che hai fatto?!”
“Non ci riesco a stare sola, senza te a Los Angeles”
“Ma, a me sembra che tu mi abbia rimpiazzata con estrema facilità
invece” era davvero furiosa e iniziava ad avere gli occhi lucidi. Non potevo
sopportare che piangesse.
“Oh no. Miley quella sera ero ubriaca non sapevo quel che facevo ti
prego credimi!”
“NO” e si scaraventò contro di me per ricominciare a colpirmi.
La abbracciai. Cercava di divincolarsi ma io la tenevo stretta.
“Ascoltami credi davvero che quella là conti qualcosa per me?”
Stava singhiozzando sulla mia spalla. Ecco ero riuscita a farla
piangere! Maledizione non le ho mai sopportate le lacrime!
“Ho detto di andartene! Ti odio! Vattene subito!”
Quelle parole mi ferirono più di ogni altra cosa.
“Miley credi che per quattro anni abbia finto la mia amicizia? Credi
che quando te ne sei andata non sia stata male?”
La guardai fissa negli occhi e la baciai. Lei si sciolse ma si staccò
immediatamente.
“Non è vero che ti odio…” guardava le sue
scarpe e tirò su con il naso.
“… non immagini quanto sono arrabbiata con te. Immagina la mia reazione
a delle tue foto con un’altra ragazza e io ero qui in mezzo al nulla non potevo
fare niente, se non piangere. E lo feci piansi anche l’anima.”
Mi sentivo un verme. Un schifoso verme. L’unica cosa che riuscii a dire
era un sincero scusa.
***
Infondo ero felice di rivederla e lei sembrava davvero dispiaciuta. La
presi per mano e la portai al mio cavallo.
“Miley mi perdoni?” e mi guardò.
Ero impotente contro il suo sguardo. Annuii con la testa decisa a
chiudere quel capitolo della mia vita.
Salii sul cavallo, e aiutai a farla salire.
“Aggrappati a me”
E mi cinse con le braccia la mia vita. Una scossa percosse il mio stomaco.
“Dove andiamo?” mi chiese all’orecchio.
“Non lo so”
Dopo un quarto d’ora di galoppo ci fermammo in una distesa alle rive di
un fiume.
Lei fece per scendere ma scese dal lato sbagliato e mi cadde rovinosamente
addosso. Ridemmo entrambe, dopo esserci accorte di essere l’una sopra l’altra,
come l’ultima volta. Mi spostò una ciocca di capelli dietro all’orecchio. Ci
guardammo negli occhi per molto tempo.
***
Sentivo ancora quel dolce sapore sulle mie labbra. Le nostre lingue si
intrecciavano con estrema delicatezza. Le sfiorai la schiena, sotto la maglia.
Aveva una mano sul mio fianco e procedeva sempre più verso l’alto. Con le
labbra scese fino al collo poi la clavicola, poi dal basso mi guardò fino che
non mi alzò la maglia e al livello dell’ombelico iniziò a baciarmi. Lentamente.
La sua lingua scorreva sulla mia pancia ed era inebriante. Andava sempre più
lenta era una dolce tortura. Stavo impazzendo. Le scorsi un sorriso furbo sul
viso e mi resi conto che lo stava facendo di proposito. La afferrai per i
capelli e riportato il suo viso sul mio le sussurrai
“Ti diverti?”
Lei con stampato in faccia ancora quel sorriso furbo che mi piaceva
tanto rispose:
“Molto. In qualche modo devo fartela pagare no?”
Se era la guerra che voleva, la guerra avrà!
“Ok… Peggio per te Miley!”
La feci rotolare sotto di me iniziai a baciarla dietro all’orecchio
scesi fino al collo accompagnando la mia lingua all’origine del suo profumo.
Con la mia mano le accarezzai il fianco scesi fino alla coscia e intanto con la
lingua scesi fino all’inizio del suo seno. Mi appoggiai meglio su di lei. I
miei baci si fecero più intensi e vedevo il suo stato di evidente eccitazione.
Sorrisi anche io, soddisfatta del mio operato. Riportai la bocca e le mani sul
suo viso. Mi baciò dolcemente e semplicemente come solo lei poteva fare.
Iniziò a piovere.
Si stacco da me.
“Dobbiamo rientrare”
***
Durante il tragitto verso casa sentii la sua mano spostarmi i capelli
bagnati e successivamente percepii le sue labbra sul mio collo, di nuovo. Era
incredibile che ogni volta riuscisse a farmi sentire in paradiso. Sorrisi.
“Attenta che siamo quasi arrivate”
La sua risposta fu un lamento confuso.
Un momento ma come potevo spiegare alla mia famiglia la sua presenza?
Tutt’un tratto mi arrestai.
“Katy cosa diciamo ai miei?”
“Oddio me ne ero scordata!”
“Aspetta un minuto possiamo dirgli che sei venuta a trovarmi e che ti
fermerai qui qualche settimana” il mio genio aveva colpito ancora!
“Mi fermerò?” mi chiese sorpresa.
“Certo, non crederai che ti lasci andare un’altra volta?”
“Davvero?”
“Ma certo!”
Arrivate a casa. Trascinai Katy in cucina, dove mia nonna era intenta a
pulire l’insalata.
“Ehi nonna… Ciao questa è Katy…”
Katy si allungò per stringerle la mano. Ci sapeva fare la ragazza!
“Buonasera”
“Salve cara” rispose mia nonna.
“è passata a trovarmi e volevo chiederti se si può fermare qui per un
po’, sai due settimane. Oooh ti prego nonna!?”
Attendavamo la risposta ansiosamente entrambe.
“Ma certo care… L’unico problema è che non
abbiamo una stanza in più.”
Si! Stavo saltellando per la felicità.
“Oh non c’è nessun problema sta in camera mia” io non vedevo nessun
problema anzi.
“Oh si cercherò di adattarmi signora, nessun problema per me!”
“Ok va bene, si pranza fra mezz’ora. Vai a sistemare le tue cose cara”
“Ok grazie infinite signora.”
Scappammo su.
“Katy ma tu non hai nessun bagaglio”
“Lo so ho preso il primo aereo stanotte”
Katy senza troppi complimenti mi spinse sul letto.
“Credo che non dormirai neanche stanotte sai?”
“Che peccato.”
E le sue labbra mi toccarono ancora.