Se nessuno ha nulla in contrario...
Jared non
aveva ancora ben chiaro come fosse arrivato a tornare verso casa con tre
persone che conosceva appena. Era stato tutto così veloce e improvviso da
rendersi a malapena conto di tutti gli eventi della giornata: l’Abbazia, la
vecchia, la pergamena, la vocazione di Drago, Jan e
le due ragazze...
Non
vedeva l’ora di arrivare a casa, stendersi sul letto e dimenticare tutta quella
storia.
Fu la
voce di Mako a risollevarlo dai suoi pensieri:
«Attenti! C’è un mostro!»
Jared si
trovò un po’ impreparato. Sì, sapeva che sul percorso potevano esserci dei
mostri, ma all’andata era stato molto fortunato e non ne aveva incontrati. Con
un po’ d’impaccio prese dalla sacca la sua fionda. Il mostro che aveva di
fronte non aveva un’aria molto aggressiva, ma era meglio non sottovalutarlo:
aveva l’aspetto di una pecorella verde e pelosa, che stava in piedi solo su due
zampe.
Jan tirò
fuori la spada, mentre sia Mako che Conny si
procurarono sul momento dei bastoni. Il mostro non era molto potente, ma
giocava a loro sfavore la quasi totale inesperienza in combattimento.
Nonostante tutto, mettendoci più di quanto avrebbero voluto, il mostro fu
sconfitto.
Jan ruotò la
spada: «Sapete, forse ho capito come fare una mossa con la spada...»
Mako sorrise
soddisfatta: «Io credo di aver imparato un nuovo incantesimo!»
Conny
annuì: «Anch’io. Ecco come funzionano le vocazioni! E tu, Jared?»
Il
ragazzo fece una smorfia: «Mi dispiace, ma io non ho avuto illuminazioni divine
e...»
«Jared?»
Il
ragazzo era sbiancato di colpo, con gli occhi sbarrati, tenendosi il petto.
«Jared,
stai bene?»
Il
ragazzo non aveva il fiato per rispondere. Era piegato in due e si sentiva
soffocare: qualcosa sembrava premergli sui polmoni, e la sua cassa toracica
spingeva come se volesse allargarsi, facendogli male. Avrebbe urlato dal
dolore, se avesse potuto, ma non ci riusciva, al massimo poteva rantolare.
Vedeva le persone intorno a lui agitarsi, ma quasi non le udiva. Poi cominciò a
tossire, disperatamente, litigando con i suoi stessi polmoni per riuscire a
prendere fiato. Un colpo di tosse, un altro ancora e poi...
Jan, che gli
era di fronte, fece un balzo indietro. Jared tossì ancora un paio di volte e
poi, finalmente, si sentì meglio. Con un po’ di affanno, si sedette a terra
cercando di riprendere un ritmo di respiro normale. Aveva ancora un po’ di
fastidio in gola e la sensazione di dover tossire, ma almeno ora riusciva a
prendere fiato.
«S-scusate...
non so cosa mi sia preso...»
Jan lo stava
guardando un po’ spaventato e Jared iniziò a preoccuparsi.
«Che
c’è?»
Il
guerriero lo squadrò preoccupato: «Non te ne sei reso conto?»
«Di
cosa?»
Jan si
limitò a indicare a terra. Un ciuffo d’erba era abbrustolito.
«In mezzo
a tutti quei colpi di tosse, hai sputato una fiammella!»
«Eh?»
Jared si
rialzò in piedi e guardò quel ciuffetto d’erba nero. Sentiva ancora il bisogno
di tossire e ad ogni respiro uno strana sensazione di calore sembrava
rinvigorirsi nel suo petto. Provò a soffiare lentamente e una piccola fiammella
uscì dalle sue labbra senza ferirlo. Lo stesso Jared balzò indietro dalla
sorpresa.
«Che
cosa...»
La tosse
sembrò placarsi del tutto. Il ragazzo rimase incredulo a guardare il fumo che
gli usciva dal naso. Era questo che intendevano con la vocazione di Drago?
Conny gli
mise una mano sul petto e gli chiese di respirare lentamente. Rimase così per
un po’, al punto che il ragazzo iniziò a sentirsi imbarazzato, poi la ragazza
lo guardò con aria perplessa: «So che sembra strano, ma... Jared, tu hai tre polmoni!»
Il ragazzo
rispose con voce stridula: «CHE???»
«E uno è
straordinariamente caldo, probabilmente è qui che produci il fuoco.»
«Io... io
non credevo di subire anche delle mutazioni fisiche...»
Jan era
ancora sconvolto: «In effetti è la prima volta che sento una cosa del genere
con una vocazione... ma tu sei anche il primo Drago con cui ho a che fare...»
Mako lo
squadrò come se ne stesse valutando il prezzo: «Gli scienziati farebbero la
fila per vivisezionarti...»
«CHE???»
«Scherzo,
sciocchino. Ormai quel che è fatto è fatto, quando te la senti riprendiamo il
viaggio, o non ce la faremo ad arrivare prima di sera.»
Jared,
ancora scombussolato, annuì. Non avrebbe mai più scordato quella giornata, poco
ma sicuro.
Prima di
arrivare al suo villaggio, il gruppo dovette affrontare ancora quattro mostri,
ma Jared si guardò bene dall’usare ancora il fuoco. Lo sentiva come una cosa
estranea, che si era infilata a forza nel suo petto e su cui non aveva il
minimo controllo. Senza contare che, probabilmente, quella piccola scintilla
non avrebbe poi fatto un granché...
Il sole
aveva già iniziato a calare quando il villaggio comparve all’orizzonte. Il
cuore di Jared si scaldò per un attimo. Quanto era stato via, mezza giornata?
Eppure gli sembrava un secolo, per la quantità di eventi che gli erano capitati
e che gli avevano sconvolto l’esistenza.
«E questo
sarebbe il tuo villaggio? È ancora più squallido di quanto immaginassi...»
Conny la
sgridò immediatamente: «Mako!»
«Che c’è?
È vero!»
Jared
sorrise: «Hai ragione, non è una reggia, ma è pur sempre casa mia. Dai, venite,
vi presento ai nonni.»
Il
ragazzo attraversò velocemente il villaggio semideserto. Lui era abituato alle
case di legno e paglia, agli orti e alle stalle che circondavano ogni
abitazione, alla quasi totale assenza dei normali servizi che si trovavano
nelle normali città. Lì c’era a malapena una signora che in caso di necessità
si adattava a fare la locandiera; niente negozi, nemmeno la chiesa. Erano
abituati, in caso di una confessione urgente, ad attraversare la valle per
giungere al più vicino villaggio. Un posto tranquillo, anche troppo alle volte
per un ragazzo della sua età. Ma era pur sempre la sua casa, come aveva detto
poco prima.
Il gruppo
si fermò di fronte alla porta di una delle ultime case del villaggio. Aveva
l’aria di essere stata una bella casa, un tempo, ma ormai era un po’ rovinata.
Sicuramente era più grande di quanto fosse necessario per tre persone.
Jared
aprì la porta: «Nonno! Nonna! Sono tornato!»
Una
nonnina piccola, curva, con i capelli ormai grigi acconciati in una crocchia
sulla nuca e vestita con un abito marrone lungo con cinto alla vita un
grembiule bianco, gli corse incontro.
«Jared!
Oh, piccolo, iniziavo ad essere preoccupata, è tardi ormai!»
Il
ragazzo sorrise imbarazzato: «Ehm... scusa, nonna, ho avuto un po’ di...
imprevisti, oggi.»
La
signora sbarrò gli occhi: «Imprevisti? Che
ti è successo, qualcosa di grave? Stai bene?»
«Sì, sì,
tranquilla nonna...»
Solo a
quel punto la donna si accorse delle tre figure che attendevano sull’uscio. Immediatamente
si sbarrò di fronte al nipote, con aria combattiva: «Chi siete? Lontani da
questa casa, non abbiamo nulla da darvi, ladri!»
Jared
immediatamente cercò di calmarla: «No, nonna, non sono ladri! Sono amici che ho
incontrato per strada! Non vogliono farci del male, davvero!»
Una voce
maschile si udì in lontananza: «Insomma, che maniere sono? È vero che è tanto
che non riceviamo visite, cara, ma hai forse dimenticato le regole
dell’ospitalità?»
Accompagnato
dal suono ritmico del bastone, un signore si avvicinò lentamente dall’ombra
della stanza illuminata debolmente solo da qualche candela. Anche lui era curvo
almeno quanto la moglie, vestito di blu con una mantella marrone sulle spalle.
Era completamente calvo, ma aveva in compenso un grosso paio di folti baffoni
bianchi.
«Benvenuti,
viandanti, vogliate scusare l’accoglienza di mia moglie, l’isolamento ci ha
resi un po’ scontrosi, ma spero che questo non vi impedisca di averci come
ospiti per questa notte.»
Conny
s’inchinò: «No, anzi, scusate voi se ci siamo presentati così
all’improvviso...»
L’uomo
rise di gusto: «Scusarvi? Era ora che ci fosse un po’ più di gioventù in questa
casa! Stando sempre solo con noi Jared invecchierà prima del tempo... avanti,
avanti, entrate!»
Con
timidezza, ad esclusione dell’esuberante Mako, il
trio entrò e venne fatto accomodare di fronte al caminetto, in parte seduti per
terra per mancanza di sedie, dove venne servita della zuppa di verdure
bollente, consumata facendo un po’ di conversazione. Solo quando la nonna andò
a lavare le stoviglie, il nonno, seduto sulla sedia e chino verso i ragazzi
seduti a terra aiutandosi col bastone, sorrise con aria complice: «Allora,
allora, raccontatemi un po’, com’è avere una vocazione?»
Il volto
di Jared attraversò varie sfumature di colore, mentre Jan
rispondeva con sicurezza: «Fantastico!»
Il
nonnino continuò a sorridere: «Siete d’accordo anche voi, ragazze?»
Conny e Mako annuirono, poi il vecchio si rivolse al nipote:
«Jared?»
Il
ragazzo valutò bene la risposta: «... particolare...»
Con sua
grande sorpresa, il nonno rise: «Allora avevo conservato bene quella Pazienza
del Drago... meno male, temevo che col tempo fosse diventata illeggibile...»
Jared
sbarrò gli occhi: «Nonno! Tu... sapevi?»
«Certo,
credevi che ti stessi dando roba sconosciuta e pericolosa? Conosco benissimo a
cosa serve una Pazienza del Drago... avevo faticato tantissimo per ottenerne
una, tanti anni fa...»
«Nonno...
tu volevi diventare un Drago?»
«Sssh! Abbassa la voce, che tua nonna è sorda sì, ma fino a
un certo punto! Certo che volevo diventare un Drago, chi non avrebbe voluto
all’epoca? Mi ci vollero mesi per trovare quella pergamena, ma quando mi
presentai all’Abbazia... puf! Sparita, svanita, al
suo posto solo un gruppetto di gente spaventata e un’enorme voragine. Anni di
ricerca buttati al vento...»
L’uomo si
concesse un sospiro, poi continuò: «Mi era rimasto solo un pezzo di carta ormai
inutile. Potevo rivenderlo, sì, i collezionisti me lo avrebbero pagato bene...
ma una parte di me ha sempre sperato che prima o poi, così come era sparita,
l’Abbazia tornasse. Così l’ho tenuta e ho aspettato. Poi, sapete com’è... passa
il tempo, si conosce una donna, si costruisce una famiglia... ho pensato tante
volte di rivenderla, a quel punto, per mantenervi... e poi sei arrivato tu,
tutto entusiasta, a darmi la notizia che avevo atteso per decenni. Sono corso
subito a prendere quella pergamena dal suo nascondiglio ed ero pronto a
partire... ma ho guardato le mie mani e il mio bastone e ho capito che era
troppo tardi. Ma per te no, Jared, tu sei proprio nell’età giusta! Quando mi
hai detto che volevi andare fin là... come potevo non dartela? Almeno tu potevi
continuare il mio sogno...»
Jared
abbracciò il vecchio: «Oh nonno... e dirmi tutto questo prima che partissi?»
Il nonno
lo guardò come se avesse detto un’ovvietà: «E tu mi avresti creduto se ti
avessi spiegato cos’è la vocazione di Drago?»
Il
ragazzo sorrise: «Vero anche questo.»
Il
vecchio guardò gli altri: «Voi siete venuti per portare Jared in giro per il
mondo, vero? Lo speravo, lo speravo con tutto il cuore... non voglio che il mio
nipotino passi la vita in questo mortorio, circondato da vecchi, a invecchiare
prima del tempo... vai, ragazzo, esplora il mondo e trova il posto giusto per
te! E se poi deciderai che il tuo posto è davvero questo, allora ci troverai ad
accoglierti, come sempre... ma devi decidere tu della tua vita!»
«E la
nonna?»
«Glielo
spiegherò io... se non mi uccide prima. Ora andiamo a dormire, presto, ma
all’alba, prima che si svegli, partite subito!»
I ragazzi
si avviarono verso i giacigli che erano stati allestiti per loro e dormirono
tutta la notte. Solo poco prima dell’alba il vecchio li svegliò, diede loro un
po’ di provviste, un bacio sulla fronte al nipote e li spedì fuori di casa.
«Caro... ho
sentito la porta... che succede?»
«Nulla,
cara, torna pure a dormire, è ancora presto...»
«Jared?»
Il
silenzio del marito fece svegliare completamente la donna: «Dov’è Jared?»
Le
sillabe biascicate dell’uomo non furono una risposta sufficiente.
Jared sbadigliò,
mezzo addormentato. Non poteva fare a meno di chiedersi come se la sarebbe
cavata il nonno. Ebbe la sua risposta poco dopo.
«Avete
sentito?»
Jan gli
rispose con un mezzo sbadiglio: «Cosa?»
Jared
aguzzò l’orecchio, improvvisamente sveglio. Non sapeva se l’essere un Drago lo
avesse dotato di un superudito o se più semplicemente
conosceva la nonna abbastanza bene da essere praticamente certo che quell’urlo
in lontananza dicesse più o meno: «TU
HAI DETTO A MIO NIPOTE DI FARE COSA? SCIMUNITO DI UN VECCHIO, TI SI È
COMPLETAMENTE RIMBAMBITO IL CERVELLO CON L’ETÀ?»
Jared
ridacchiò, poi scosse la testa: «Nulla. Andiamo.»
Sì,
sarebbero stati bene anche senza di lui.
Passarono
i due giorni successivi a viaggiare. Come se i mostri avessero avuto un radar che
li identificava come persone dotate di vocazioni, ebbero una ventina d’incontri
poco piacevoli. Mentre i suoi compagni combattevano con le loro armi e
imparavano nuove mosse, Jared si sentiva sempre uguale: combatteva con la
fionda, qualche volta, per prendere di sorpresa l’avversario, provava anche a
sputare qualche fiammella, che però era sempre troppo debole per poter davvero
ustionare qualcuno. L’unica vera utilità della sua nuova abilità era il poter
fare a meno della pietra focaia alla sera, quando accendevano un falò per
scaldarsi.
Fu solo
verso mezzogiorno della terza giornata che qualcosa cambiò. Alla fine
dell’ennesimo combattimento, Jared sentì nuovamente qualcosa di strano nel suo
petto e riprese nuovamente a tossire. Tutti fecero preventivamente due passi
indietro, mentre il copione si ripeteva quasi uguale alla prima volta. Jared si
sentiva soffocare e continuava a tossire. Cosa sarebbe uscito quella volta
dalla sua bocca? Una fiammata così forte da incendiare tutto?
Quando
riprese di nuovo fiato, si permise un mezzo sorriso: «Allora? Vi ho fatto male?
Cos’ho bruciato questa volta?»
Jan si
limitò a indicare il terreno, dove questa volta l’erba, invece che essere
bruciata, era coperta da una leggera brina. Jared, titubante, soffiò
leggermente creando una piccola condensa.
«Ghiaccio? Stavolta ho sputato ghiaccio?»
Conny gli
appoggiò nuovamente le mani sul petto: «Mi sa che questa volta ti è cresciuto
un polmone freddo...»
Jared
deglutì: «Spero che non andremo avanti così, non credo di avere posto per molti
altri organi aggiuntivi...»
Jan lo
guardò incuriosito: «Ma riesci ancora a sputare fuoco?»
Il
ragazzo fece un passo indietro, poi sparò, una dietro l’altra, una fiammata e
una piccola ventata gelida.
«Ehi, è
più facile di quanto pensassi!»
Mako sospirò:
«Ottimo, potenzialo un pochino, così ci conserviamo il cibo durante il
viaggio...»
Il gruppo
rise e si avviò nuovamente, mentre Jared riprendeva la sua sacca e correva loro
dietro: «Ehi, ma per cosa mi avete preso? Io sono un Drago, mica una pietra
focaia o una ghiacciaia!»
Ma rise
anche lui con i compagni. Quello strano viaggio si stava rivelando più
avventuroso di quanto mai avrebbe potuto immaginare.
Ciao a tutti! Volevo pubblicare già qualche giorno fa, ma visti
i problemi di EFP ho preferito aspettare.
Dunque, ecco che Jared inizia a rendersi conto delle vere
conseguenze della sua vocazione... i vari cambiamenti che avverranno sono
ripresi in parte dalle mosse che si potevano apprendere nel gioco, e in parte
sono inventati.
Ringrazio Kunieda per aver messo la
storia nelle seguite, al prossimo capitolo!
Hinata 92