Com'era Jack prima di essere marchiato a pirata, e quali furono le circostanze? Se volete un parere, leggete e commentate!
Genere: Commedia, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack Sparrow, Lord Cutler Beckett
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Beckett aspettava nella sua cabina l’arrivo del
capitano.
Sì, poteva anche essere il miglior capitano della Compagnia
delle Indie Orientali, ma era davvero un tipo strano. Si muoveva quasi
come se stesse nell’acqua, con gesti ampi e lenti, e parlava
in modo veloce e incomprensibile.
Tuttavia, per l’incarico che doveva affidargli, era il
migliore: in quanto a fiducia, quel capitano riponeva tutte le speranze
in lui. Era giovane, non più di una ventina
d’anni, ma abilissimo, e forse un po’ ingenuo,
nonostante di sicuro intelligente.
-Signore, il capitano di cui chiedevate è arrivato,-
annunciò una guardia, e Beckett fece segno di farlo entrare.
Il ragazzo era alto, muscoloso, forse, ma non si notava sotto la
camicia candida di lino e il semplice soprabito rosso che indossava;
alla cintura erano legate una pistola e una spada, e aveva un tricorno
in testa. Portava i capelli lunghi raccolti disordinatamente con un
fiocco e i baffi.
-Ossequi, signor Sparrow,- sorrise mellifluo Beckett tendendogli la
mano.
-Capitano, prego,- rispose lui alzando un dito, ma non gliela strinse.
Sbuffando, Beckett la ritirò.
Tipico di Sparrow.
-Gradite un liquore?- gli chiese, avvicinandosi al carrello.
-Un bicchiere di rum, se possibile,- sorrise l’altro. Beckett
aveva sempre creduto che “leccarsi i baffi” fosse
solo un’espressione idiomatica, ma guardando Jack ogni sua
certezza svaniva. Gli porse un boccale di rum, quasi sudando freddo al
pensiero di quello che lo aspettava.
Sparrow bevve tutto d’un sorso, poi si pulì la
bocca con il dorso della mano. Le guardie fecero una smorfia di
disgusto, ma Beckett riuscì a restare con
un’espressione neutra.
-Ah!- esclamò lui soddisfatto, sbattendo con forza il
bicchiere di cristallo sul tavolo, e Beckett temette che si potesse
spaccare in mille pezzi. -Niente di meglio di un buon bicchiere di rum!
Beckett si sedette. -Vi ho fatto chiamare perché devo
affidarvi un trasporto.
Non lo invitò a sedersi, ma lui si spaparanzò
comodamente sulla poltrona, giocherellando con il bicchiere. Lo
guardava con occhi furbi. -Che tipo di trasporto?
-Un trasporto… delicato,- rispose Beckett cautamente.
-A-ah! Roba di contrabbando!- esclamò Sparrow, quasi felice.
Si sporse sul tavolo, lo sguardo ammiccante. -E dite, di che si tratta?
Oro delle navi spagnole? O diamanti dalle miniere africane francesi?
Se non fosse d’importanza fondamentale per la Compagnia,
Beckett avrebbe già buttato fuori a pedate
quell’uomo strano e così irriguardoso. Tuttavia,
era l’unico a cui potesse affidare quel trasporto,
l’unico che non ne avrebbe parlato con nessuno. Per cui si
mantenne calmo.
-No, capitan Sparrow, non è oro né diamanti.
È merce ancor più delicata.
-E cosa può essere?- si chiese l’uomo lanciando in
aria il bicchiere e riprendendolo con l’altra mano. Beckett
lo recuperò, lo poggiò sul tavolo e lo
guardò fisso negli occhi.
-Schiavi neri, capitano.
Gli sembrò quasi che si fosse irrigidito, ma fu solo un
istante. Quasi più rilassato di prima, si verso un altro
bicchiere di rum e bevve di nuovo, ma non lo finì. Sorrise.
-Gli schiavi non sono merce, signore. Sono uomini.
-Sono schiavi proprio perché sono di proprietà di
qualcuno.
-Della Compagnia, in questo caso,- concluse Sparrow alzandosi. Si
stiracchiò. -Be’, allora permettetemi di rifiutare
l’incarico.
Beckett sussultò. -E per quale motivo lo chiedete?
-Diciamo pure che non sono abilitato a trasportare questo tipo di
merce. Se lo fossi, l’avrei già fatto altre volte,
ma siccome non l’ho fatto, non vedo perché
dovreste abilitare me a farlo. Potrei mandare tutto all’aria
e ne perderemmo entrambi,- concluse sorridendo. Beckett gli si
avvicinò.
-Diciamo pure che se voi non lo farete, io sono abilitato a mandarvi
alla forca. D’altronde, è la mia parola contro la
vostra, Sparrow.
Jack lo guardò di sottecchi. -Come volete,- disse infine.
Tracannò il resto del rum e uscì.
-Che ti succede, Jack?- gli chiese Bill quando tornò nella
cabina del capitano. -Che voleva Beckett?
-I nostri servigi per un trasporto straordinario,- rispose Jack
scaraventando sul tavolo la sua giacca. Aprì un cassetto e
ne tirò fuori una bottiglia di rum e bevve dalla bocca.
-Che trasporto?
-Schiavi africani.
Bill Turner sussultò. Jack s’infilò un
gilè e ingurgitò altro rum.
-Non vorrai davvero farlo, Jack!- esclamò il nostromo,
avvicinandosi al capitano.
Lui si girò e gli sorrise. -Certo che no. Sarò
anche figlio di furfanti, ma in fondo –molto in
fondo– sono un uomo d’onore.
-E cosa intendi fare?
-Vedrai,- gli rispose emblematico. Poi, con un gesto della mano, gli
fece segno di uscire.
Gli schiavi furono caricati di notte. Uomini dalla pelle scura, legati
con catene ai polsi e alle caviglie, salivano lentamente sulla
passerella e finivano sottocoperta con le altre merci. Ogni tanto
venivano incoraggiati alla velocità da una buona dose di
frustate.
-Potremmo evitare almeno il gatto a nove code?- chiese Jack speranzoso,
mentre osservava dispiaciuto il trattamento riservato a quei
pover’uomini.
-No,- rispose secco Beckett al suo fianco. Quell’uomo lo
irritava profondamente.
Il nostromo di Sparrow li raggiunse. -Schiavi caricati, signore.
-Bene. Buon viaggio, signor Sparrow,- aggiunse porgendogli la mano.
-Grazie, anche a lei e figli maschi,- sorrise l’altro, e se
ne andò senza stringergliela di nuovo.
Jack scese sottocoperta con un mazzo di chiavi in mano.
-Benvenuti! Vogliate godervi il viaggio il più possibile
fino all’agognata meta! È mia speranza che
riusciate a credere, un giorno o l’altro, che non tutti sono
degli emeriti idioti, qui nella Nuova Inghilterra!- esclamò
affabile, rivolgendosi agli schiavi.
-Jack, ma che stai facendo?- gli chiese preoccupato Bill,
raggiungendolo.
-Fidati, sembra di no, ma sono sempre cosciente delle mie azioni,- gli
rispose inginocchiandosi accanto a un uomo. Lui, che non aveva capito
nulla del suo discorso, si ritrasse spaventato. Ma quando vide che Jack
aveva infilato una chiave nella fessura e che la catena cadde
tintinnando ai suoi piedi, gridò incomprensibili parole di
gioia, imitato dai compagni. Gli schiavi fecero talmente tanti
schiamazzi e danze che Jack per poco non venne schiacciato. -O meglio,
quasi sempre,- aggiunse tenendosi stretto il cappello sulla testa.
Scaricarono gli schiavi in America Latina, convincendo il resto
dell’equipaggio che non ci sarebbero state conseguenze per
loro.
*
Beckett scese nelle prigioni di Port Royal accompagnato da una scorta
di guardie armate, un po’ infastidito dagli epiteti che i
prigionieri gli tiravano contro. Raggiunse l’ultima cella, la
più buia e angusta, e ordinò alla guardia di
turno di aprirla. Jack Sparrow alzò la testa a guardarlo e
gli sorrise.
-Signor Beckett! Che piacere, è venuto a farmi visita!
-Sapete com’è, ci tenevo a darvi
l’estremo saluto,- commentò Beckett, sempre
più convinto che quell’uomo fosse completamente
tocco.
Sparrow si alzò e si accarezzò il mento.
-Guardate, sto facendo crescermi il pizzetto. Mi fa un po’
più virile rispetto a quelli che vivono a Port Royal, no?-.
Vedendo che tutte le guardie lo guardavano storto, aggiunse con
un’alzata di spalle -Di sicuro s’intona alla P di
“pirata” impressa a fuoco sul braccio,-. Sorrise,
mostrando il marchio che Beckett gli aveva lasciato, su tutte le furie,
due settimane prima, quando aveva ricevuto un’ingiunzione
dalla Corte Inglese per l’invio degli schiavi, che non erano
mai arrivati a destinazione. -Comunque sia, è una
definizione che mi si addice. Eh, le mele non crescono mai lontano
dall’albero,- sospirò calandosi il cappello sugli
occhi.
-Non cadono, semmai,- lo corresse una guardia, che si zittì
subito all’occhiataccia di Beckett.
-Ah, ecco, così ha più senso!- esclamò
lui sorridendo. Si avvicinò alle guardie. -Per favore, non
mettetemi in catene, mi si appesantiscono i polsi, giuro che non scappo
durante il tragitto,-. Per tutta risposta, le guardie gli legarono le
mani dietro la schiena con una spessa corda. Iniziando a camminare,
Sparrow aggiunse -Ah be’, sempre meglio di niente.
Beckett lo seguì, in un certo senso ammirando
l’estrema pazzia di quell’uomo.
Jack venne costretto a salire sulla forca. Gli misero un cappio intorno
al collo e Beckett si sedette in prima fila: voleva godersi per bene lo
spettacolo. Due guardie gli stavano ai lati, mentre un’altra
annunciava alla piazza il crimine di Jack.
-… disubbidendo all’estremo ordine del Re
d’Inghilterra,- concluse l’uomo.
-Però, la fate lunga,- sbuffò lui.
Beckett scosse la testa, sorridendo divertito. -È totalmente
pazzo.
La guardia alla sua destra annuì, mentre l’altra
guardava triste lo spettacolo. Una volta era stato
nell’equipaggio di Jack, e pensava solo che gli sarebbe
mancato.
Il boia stava per calare la botola, quando un proiettile gli trafisse
la testa e cadde pesantemente al suolo. La folla fu percorsa da urla
mentre alcuni dell’equipaggio di Sparrow salivano sulla
pedana e slegavano Jack. Lui scappò verso le mura e si
arrampicò nelle feritoie, seguito a ruota dai suoi.
Beckett scattò in piedi, urlando ai suoi uomini
-Sparategli!-, mentre lui si gettava a rotta di collo
all’inseguimento, accompagnato dalle due guardie.
In cima alle mura, Jack ringraziò Bill per il salvataggio.
-Ben riuscito, no?- commentò Bill sorridendo, mentre altri
uomini fedeli a Jack annuivano.
-Decisamente, anche se temevo non arrivaste più,- rispose
Jack aggiustandosi il cappello. Poi prese la pistola che
l’amico gli porgeva e se la infilò nella cintura,
indossò la giacca scura portatagli dagli uomini e prese la
sua spada. In quel mentre, Beckett e le sue guardie erano arrivate.
-Sparrow, vi ordino di fermarvi!
-Ma neanche per sogno!- commentò lui sorridendo. -Questo
è già il secondo ordine a cui non ubbidisco,
merito una morte peggiore che quella per impiccagione.
Beckett era furioso. -Sparate!- urlò con rabbia, ma prima
che potessero solo alzare i fucili, Jack gli squarciò la
camicia, lasciandogli un lungo e profondo taglio sul petto,
sfregiandolo per sempre. Poi lo gettò a terra con un calcio
intanto che i suoi uomini si gettavano dalle mura, lasciando le guardie
basite. Si avvicinò anche lui sul ciglio mentre le guardie
aiutavano Beckett a rialzarsi. Jack alzò il cappello,
s’inchinò ghignando e disse -Ossequi, signor
Beckett,-. Poi si buttò.
Beckett si sporse e vide gli uomini di Sparrow issarlo sulla nave che
una volta era della Compagnia bagnato fradicio.
-Quell’uomo sarà anche totalmente pazzo,- aggiunse
la guardia a sinistra ridendo, -ma non si può negare che sia
un genio!
E, purtroppo per Beckett, aveva ragione.
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Eccola qui, la ff che mi era venuta in mente! ^^ Ho immaginato un Jack
più giovane e leggermente meno geniale a causa della sua
poca esperienza. Mi sono basata sulle dichiarazioni Disney che
affermano che "Jack è stato marchiato a pirata dopo essersi
rifiutato di trasportare un carico di schiavi per la Compagnia", ma a
me piaceva renderlo ancora più eroico. Inoltre, Beckett dice
in "La maledizione del Forziere Fantasma" che "si sono lasciati un
marchio a vicenda", ma non dice qual era il suo, e così me
lo sono inventato! In più, anche se ho il sospetto che fosse
un corsaro al servizio dell'Inghilterra, l'ho voluto rendere "onesto"
perchè me lo sono immaginato ribelle a suo padre,
Custode del Codice dei Pirati. Ehi, lo sapevate che secondo la leggenda
Jack è nato nel bel mezzo di una bufera, su una nave, e che
quindi ha acqua di mare nelle vene? Mi sembrava carino! ^^
Aggiornerò presto le altre due ff, da noi non c'è
scuola per altri due giorni perchè manca l'acqua e
avrò più tempo. Ditemi se vi è
piaciuta!