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Autore: Love Your Sin    15/09/2016    4 recensioni
Magnus/Alec; Jace/Clary; Simon/Isabelle
Capitoli: 8/8
Neighbors!AU
Modern setting!AU
||TRADUZIONE||
[Alec non ha mai fumato. Ha sempre odiato il fumo e tutto ciò che lo riguarda, a partire dall’odore sino al sapore. Ma eccolo, alle dieci di sera, a comprare un pacchetto di sigarette nel piccolo supermercato alla fine della strada, con l’unico scopo di avere una scusa per poter uscire sul balcone e parlare con il suo bellissimo vicino senza ombra di dubbio impegnato. Alec si sente veramente stupido, in quel momento.]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Magnus Bane, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7.

LOVE AND WAR

“If liberty means anything at all,
it means the right to tell people
what they do not want to hear.” 

(George Orwell)
 
“Allora...quando avevi detto che mi avresti ucciso se avessi continuato con i nomignoli, non immaginavo lo avresti fatto con il sesso.”
Alec aveva riso con il respiro pesante e si era voltato sul letto per osservare Magnus. Gli occhi blu brillavano gioiosi ed era una vista così bella che Magnus era stato costretto ad avvicinarsi per baciarlo. Alec aveva rilasciato un gemito contro le sue labbra, le mani che si muovevano sulla pelle nuda della schiena dell’altro. Avrebbe potuto iniziare a fare le fusa, per via di tutte quelle attenzioni.
Erano stati interrotti rudemente da una suoneria e Alec si era allontanato con un borbottio riluttante. Era scappato alla presa di Magnus ed era sceso dal letto per recuperare il cellulare dalla tasca dei suoi jeans. Una foto di Jace era ben visibile sullo screen e Alec non era riuscito a trattenere un sospiro.
Si era voltato per fronteggiare Magnus e lo aveva trovato intento ad adocchiare il suo corpo nudo con interesse.
“Smettila di fissarmi il culo” aveva detto, senza alcuna rabbia.
“Fammi smettere” aveva scherzato quello, sorridendo.
Alec aveva alzato gli occhi e aveva poi risposto al telefono. La sua voce suonava roca alle sue stesse orecchie.
“Sono davanti alla porta di casa tua e tu non ci sei” aveva annunciato Jace senza preamboli. “Sono con Clary. Alla fine non era arrabbiata con me, stava soltanto affrontando i postumi della sbornia. Una brutta sbornia.”
“Perché sei davanti alla porta di casa mia?” aveva borbottato Alec, spostandosi di nuovo verso il letto, per accoccolarsi addosso a Magnus e intrecciare le loro gambe.
“Sono venuto a controllare che fossi ancora vivo” aveva affermato Jace. “Perché sono un bravo fratello. Dove sei?”
Era sceso il silenzio per qualche secondo, dopodiché Alec si era schiarito la voce. “Sono da Magnus.”
“Oh, fantastico. Arriviamo” aveva detto Jace.
“Aspetta!” aveva sputato, prima di riuscire a ricomporsi. “Dacci qualche minuto.”
“Oddio, siete entrambi nudi, vero?”
Alec si era schiarito nuovamente la voce, mentre le guance gli si arrossavano. “Sì.”
“Okay, avete cinque minuti” aveva detto Jace, come se stesse facendo loro chissà quale favore.
Alec aveva attaccato per poi seppellire immediatamente il volto nel collo di Magnus, inebriato dal suo profumo.
“Immagino che dovremo uscire dal letto, vero?” gli aveva sussurrato all’orecchio, le dita che giocavano con i capelli neri di Alec.
Lui aveva gemuto, lasciandogli un bacio sul pomo d’Adamo. “Forse se li ignoriamo per un po’, se ne andranno e basta.”
Magnus aveva riso, le dita erano scivolate dai capelli alla base del collo.
“Non dico di conoscere tuo fratello meglio di te, ma sappiamo benissimo che non succederà mai” aveva detto e Alec era riuscito a percepirne il sorriso contro l’orecchio.
“E va bene” aveva sospirato.
Si era allontanato riluttante da Magnus, flettendo le spalle per allungare i muscoli intorpiditi e si era alzato nuovamente dal letto, indossando i suoi vestiti che giacevano sul pavimento. Magnus aveva fatto lo stesso e Alec non era riuscito a trattenere una o due occhiate (o anche tre). Si era dovuto trattenere prima di perdere il controllo e spogliarlo di nuovo. Si era sentito leggermente rassicurato quando aveva beccato Magnus fissarlo a sua volta.
Stavano attraversando il corridoio, quando Jace e Clary erano irrotti nel soggiorno.
“Toglietevi quei sorrisi compiaciuti dalla faccia” aveva detto Jace, dopo aver rivolto loro un solo sguardo. “Il senso della ‘camminata della vergogna’ è che dovreste sembrare vergognati.”
“Resta una ‘camminata della vergogna’ se riesci a malapena a camminare?” aveva risposto Magnus, un sorrisino arrogante a giocargli sulle labbra.
Alec aveva sentito le guance prendere fuoco.
“Magnus!” avevano esclamato, con tono di disapprovazione, lui, Jace e Clary.
“Troppe informazioni” aveva borbottato Jace, chiudendo gli occhi per un secondo, accigliato. “Stai pur sempre parlando di mio fratello.”
“Scusa” aveva detto Magnus, sebbene non sembrasse affatto dispiaciuto.
Alec aveva alzato gli occhi al cielo, ma aveva fatto comunque qualche passo per avvicinarsi a lui, come se attratto da una forza a cui non poteva resistere.
Si erano riuniti sui divani e Alec si era seduto al fianco di Magnus, giusto perché poteva farlo, il senso di colpa che lo aveva perseguitato per mesi del tutto dissolto nell’aria fine. Era liberatorio.
“Sono felice per voi, ragazzi” aveva esclamato Clary, dopo essersi seduta. “Ce ne avete messo di tempo, ero quasi disperata. Otto dannati mesi!”
“Beh, a dire il vero è una storia divertente” aveva iniziato Magnus con entusiasmo, già ridendo.
“Non farlo” lo aveva fermato Alec severamente.
“Tesoro, lo dirò a Clary, che tu sia qui o no” aveva risposto con un sorriso e Alec lo aveva odiato un pochino (o affatto, ma beh, poteva sempre fingere). “E lei lo dirà a Jace, quindi arrenditi.”
Alec aveva borbottato scontrosamente, incrociando le braccia al petto sconfitto.
“Quindi, questa storia?” era intervenuto Jace, le sopracciglia sollevate per la curiosità. “Per favore, tieni per te più dettagli erotici possibili.”
Magnus si era avvicinato a loro e aveva abbassato il tono di voce in modo confidenziale, uno scintillio divertito a giocargli negli occhi verdi.
“Il nostro caro Alexander pensava che io frequentassi Raphael.”
Le sopracciglia di Clary si erano arruffate per la confusione e i capelli rossi avevano preso a volarle intorno al viso quando si era voltata verso Alec. “Cosa?”
“Avevo buone ragioni per pensarlo” aveva brontolato Alec a denti stretti, le guance che gli bruciavano per l’imbarazzo.
“È venuto da me questo pomeriggio” aveva continuato Magnus impazientemente, “urlando che dovevamo dire a Raphael di aver fatto sesso la notte scorsa, il che tra parentesi è stato davvero dolce. Amo la tua onestà” stava guardando Alec con quello che sembrava tanto stupore, ma era poi tornato velocemente a guardare i due ospiti. “Vi lascio immaginare la mia espressione.”
Jace e Clary stavano ascoltando attentamente Magnus che si era avventurato nel racconto della storia e nel frattempo guardavano Alec, che stava invece fissando il tavolino da caffè, sperando silenziosamente che il divano lo inghiottisse. Jace non gli avrebbe più dato pace con questa storia.
Quando aveva finito, Jace era scoppiato a ridere. Clary aveva almeno avuto la decenza di nascondere il sorrisino dietro la mano.
“Stai dicendo che per otto mesi non è successo nulla tra di voi perché tu pensavi che stesse frequentando Raphael?” aveva chiesto Jace, ilare. “Ma li hai visti insieme? Perché non mi hai detto nulla?”
“Perché mi avresti detto di provarci anche se stavano uscendo insieme” aveva brontolato Alec in risposta, quasi mettendo il broncio. Jace non aveva controbattuto. “E in ogni caso potevano essere una di quelle coppie che stanno insieme anche senza piacersi.”
“Oh, era proprio così quando stavano insieme” era intervenuta Clary, ridendo con pieno gusto. Alec li odiava tutti. “Era un disastro.”
“È vero” aveva confermato Magnus, annuendo. “Io e Raphael non siamo fatti per stare insieme troppo a lungo.  Alla fine, non si sa come, finiamo sempre per volerci uccidere a vicenda.”
“E lo definisci il tuo migliore amico?” aveva scherzato Alec impassibile, con tono interrogatorio.
Magnus aveva scrollato le spalle, un sorriso affettuoso sulle labbra. Era strano sentirlo parlare di Raphael, ora che sapeva che tra loro non c’era alcuna relazione amorosa. Era ovvio l’affetto nel suo sguardo, ma ora Alec notava che non c’era traccia di romanticismo. Niente rispetto al modo in cui Magnus guardava lui. Ciò lo riempì di orgoglio.
Era quasi pronto a sopportare le battute di Jace per tutta la notte.

***

Quando aveva chiesto a Isabelle di raggiungerlo, non si aspettava che arrivasse con Simon, ma era inevitabile ammettere che i due non si separavano praticamente mai nell’ultimo periodo.
“Sta succedendo qualcosa tra di voi?” aveva sputato, prima di avere anche solo il tempo di pensarci due volte.
“Non sappiamo…bene cosa” aveva risposto Isabelle con un cenno rapido della mano.
“Il che significa che il povero Simon sta aspettando che tu capisca che lo vuoi frequentare”  aveva scherzato Alec, serio.
“Più o meno” era intervenuto Simon. “Ma va bene così, sono paziente.”
Alec non era riusciuto a trattenere un sorriso. Aveva sicuramente bisogno di molta pazienza, se voleva uscire con sua sorella. Simon era completamente diverso dai ragazzi che Isabelle aveva frequentato fino ad allora e, forse, era una cosa positiva. Prima di tutto perché faceva molto meno paura degli altri, quindi Alec poteva tranquillamente minacciarlo di comportarsi bene. Secondo, perché sembrava così innamorato che probabilmente quel discorso non sarebbe nemmeno servito. Infine, Simon gli piaceva davvero, cosa che non poteva dirsi dei suoi ex-fidanzati, o qualunque cosa fossero.
“Allora, volevi parlarmi?” aveva chiesto Isabelle, felice di cambiare argomento. Le guance pallide si erano illuminate leggermente di rosso.
Alec era stranamente sollevato nel constatare che non era l’unico Lightwood ad arrossire. Era confortante.
“Sì” aveva risposto, schiarendosi la voce a disagio e fissando per un attimo lo sguardo su Magnus, seduto di fianco a lui, che gli stava rivolgendo un sorriso incoraggiante.
Le dita gli formicolavano per quanta era la voglia di toccarlo, anche solo appoggiandogli una mano sulla spalla. Dopo mesi in cui si era trattenuto, costringendosi a non avvicinarsi troppo, a non trovarsi in atteggiamenti intimi con lui, ora non riusciva a smettere di toccarlo. Anche soltanto uno sfioramento di dita o uno scontro spalla a spalla era rinvigorente.
“Stiamo insieme” aveva detto, indicando il suo fidanzato.
Quella parola suonava ancora strana nella sua testa, ma nel miglior modo possibile. Incapace di trattenersi ancora a lungo, si era avvicinato un po’ e gli aveva circondato le spalle con un braccio. Magnus aveva posato lo sguardo su di lui e gli aveva preso una mano con un sorriso dolce.
“Cosa?” aveva urlato Isabelle.
“Congratulazioni!” aveva risposto Simon nello stesso momento, con un grande sorriso. “Era ora!”
Tutti i suoi auguri erano stati surclassati dalla reazione di Isabelle. Alec l’aveva fissata, la bocca aperta per lo stupore.
“Hai intenzione di reagire come hai fatto con Alaric?” aveva sputato, la mascella stretta a causa dell’irritazione. “Perché se lo farai, mi arrabbierò davvero.”
“Ho reagito in quel modo a causa dell’Operazione Malec!” aveva gridato di nuovo Isabelle e sembrava quasi arrabbiata, sebbene tale rabbia non sembrasse essere indirizzata alla sua relazione con Magnus. “Hai idea di quanto intensamente vi abbia shippato in questi mesi?”
“Shippato? Operazione Malec?” aveva ripetuto Alec, accigliandosi confuso. “Ti senti bene?”
“Penso voglia dire che è felice per noi, tesoro” era intervenuto Magnus in aiuto.
“Certo che sono felice per voi!” aveva esclamato Isabelle. “Ho cercato di farvi mettere insieme, ecco in cosa consisteva l’Operazione Malec.”
“Ti dispiacerebbe spiegare?” aveva chiesto Alec, quasi più confuso di prima.
“Oh, ho capito” aveva detto Magnus prima che Isabelle avesse la possibilità di spiegare. Alec era piuttosto sicuro che non ne avrebbe capito nulla comunque. “Siamo come una coppia famosa” aveva aggiunto, con un sorriso fiero.
“Che?”
“Come Brad Pitt e Angelina Jolie sono i Brangelina, noi siamo i Malec. Magnus e Alec.”
Alec ci aveva messo qualche secondo a capire di cosa stesse parlando e, quando era successo, si era voltato per fronteggiare la sorella.
“Hai dato un nome al tuo piano diabolico per accoppiarci?”
“Certo che sì” aveva risposto, come se fosse un dato di fatto. “Tutti i piani fantastici devono avere un nome in codice.”
Alec aveva alzato gli occhi al cielo.

***

Simon stava guardando a disagio il luogo in cui si trovava. Non aveva idea del perché Isabelle gli avesse chiesto di vedersi in un ristorante cinese nel centro di Brooklyn, dove sembrava cucinassero direttamente sul pavimento. Tutti i suoi dubbi erano svaniti quando la porta si era spalancata e lei aveva fatto il suo ingresso. Per un secondo si era chiesto se lui fosse l’unico a non riuscire a distogliere lo sguardo da lei ogni qual volta entrasse in una stanza, poi aveva realizzato che la risposta non importava, perché lei stava sorridendo a lui, soltanto a lui, come se le avesse migliorato la giornata.
Si era seduta di fronte a lui.
“Questo posto è terribile” aveva sussurrato, avvicinandosi come se volesse rivelarle un segreto.
“Lo so” aveva risposto allegra, “ma il cibo è buonissimo e i cocktails davvero economici.”
Simon aveva riso, scuotendo la testa divertito per l’esasperazione.
“Allora” aveva detto lei, prendendo il menù e studiandolo a fondo, per evitare il suo sguardo. “Devo parlarti di una cosa.”
Per un attimo, Simon aveva pensato che volesse lasciarlo e aveva sentito il cuore stringersi in una morsa dolorosa, impedendogli di respirare. Però non aveva detto nulla. Aveva deglutito con difficoltà, sfregando i palmi sudati delle mani contro i jeans.
“Penso che dovremmo frequentarci” aveva sputato Isabelle, “seriamente.”
Le era quasi scoppiato a ridere in faccia. Non sapeva come dirle che ormai si frequentavano seriamente da mesi, senza far apparire sul suo volto quello sguardo che amava e al tempo stesso temeva. Stare con Isabelle era come vivere costantemente in bilico sul ciglio di un burrone. Era terrificante, ma esilarante. Era sicuramente la cosa migliore che gli fosse mai capitata.
“Okay” aveva detto invece, sorridendole ricolmo di affetto.
Lei aveva annuito, apparentemente soddisfatta della sua risposta, e lo aveva preso per il colletto, tirandolo sopra il tavolo per lasciare un bacio sulle sue labbra. Simon non si era lamentato.

***

La cosa che Alec preferiva dell’avere un fidanzato era la presenza costante di affetto.
Era un ragazzo molto prudente e sempre sulla difensiva, ma quando amava, amava con tutto se stesso, sia con il corpo che con l’anima. Non si tratteneva in nulla ed era magico.
Da quanto erano vicini, Magnus aveva imparato a memoria la routine che Alec compiva tornato dal lavoro: lasciava la borsa in soggiorno, andava dritto in cucina per lavare le mani (perché dopo essere stato in metro diventava una sorta di maniaco del pulito) e poi si sedeva davanti alla televisione con una birra o un bicchiere di acqua, oppure usciva a prendere una boccata di aria fresca sul balcone. A volte andava persino a correre, ma preferiva farlo di mattina. Ora però questa routine era stata rotta da Magnus stesso, ma Alec non se ne era preoccupato.
Al posto di sedersi di fronte alla televisione, raggiungeva Magnus nel suo appartamento – senza nemmeno prendersi la briga di bussare – e si univa a lui in qualsiasi cosa stesse facendo. Ad un certo punto, Magnus aveva cominciato a farsi trovare nei pressi della sua stanza da letto, quando Alec tornava dal campus. Quest’ultimo sapeva perfettamente cosa stesse cercando di fare, ma di certo non se ne lamentava.
La cosa che Magnus preferiva dell’avere Alec come fidanzato era il modo in cui lui gli si accoccolavo addosso dopo aver fatto sesso: seppelliva il viso nella piega del suo collo e lasciava baci sparsi ovunque sulla sua pelle bollente. Oltre a questo, amava ovviamente anche i suoi addominali.
Era proprio una di quelle giornate. Erano stesi a letto, le gambe intrecciate, e stavano cercando di recuperare fiato, mentre Alec aveva già nascosto il naso contro la sua gola e le sue ciglia fluttuavano contro i lineamenti della mascella di Magnus, facendogli il solletico.
“Uno di questi giorni, ti devo portare ad un vero appuntamento” aveva borbottato Alec e le sua labbra che si muovevano a contatto con la sua pelle avevano fatto partire una scarica di brividi lungo la colonna vertebrale di Magnus. “Non ne abbiamo ancora avuto uno.”
Magnus aveva sorriso, spingendolo per fargli appoggiare la schiena sul materasso e appoggiando le mani intorno al suo viso.
“Non so” aveva sussurrato maliziosamente, stampandogli un bacio sulle labbra. “Non sono sicuro di riuscire a trattenermi abbastanza a lungo da non traumatizzare gli altri clienti.”
“Sono certo che potrai fare uno sforzo” aveva risposto Alec, le sue labbra che cominciavano ad alzarsi in un sorriso, che Magnus gli baciò via.
“Potrei provarci” aveva detto a bassa voce contro le sua labbra, come se fosse la cosa più difficile che avesse mai fatto nella sua vita. “Questo vuol dire che ti sto corrompendo anche se non stiamo ancora ufficialmente uscendo insieme?”
La malizia nella sua voce fece alzare gli occhi al cielo ad Alec. “Corrompermi? Pensavo avessimo stabilito che non ero un verginello prima di conoscerti, Magnus.”
“Oh, già” aveva mormorato sulla sua bocca, sorridendo, le dita che andavano ad incastrarsi con quelle di Alec sopra la sua testa. “L’insegnante di storia.”
Questa volta, Alec era arrossito. “Dovevo sapere che sarebbe stato meglio non dirtelo” aveva borbottato.
Le labbra di Magnus si erano spostate dalla sua bocca alla sua mascella e infine sul collo e avevano cominciato a mordicchiarlo gentilmente. Alec aveva gemuto, spingendo i fianchi contro i suoi.
“Te lo ha insegnato lui questo?” aveva chiesto Magnus senza fiato, mentre le sue labbra si muovevano sempre più in basso.
“Potresti non parlare di lui, mentre siamo a letto?” aveva ringhiato Alec, la testa abbandonata sul cuscino e la bocca aperta per l’eccitazione.
“Sì, hai ragione” aveva risposto Magnus. “Che si fotta.”
“Che ne dici di fottermi tu, invece?”
Magnus aveva sorriso e lo aveva fatto.
Erano andati ad un appuntamento e Magnus non si era affatto comportato bene.

***

Jace non era un ragazzo apprensivo. Era più che altro spensierato, il classico tipo da fai quello che ti pare e vaffanculo tutto il resto. In quel momento stava camminando avanti e indietro davanti alla porta di casa di Clary, come se bussare fosse la sfida più difficile che avesse mai affrontato in quegli anni. Probabilmente perché lo era davvero.
Jace aveva avuto la sua schiera di fidanzate (Alec lo aveva definito fin troppe volte una troia, perché fosse normale), ma nessuna era mai stata come Clary. Clary gli toglieva il respiro non solo perché era bella, ma perché era anche gentile, orgogliosa, spontanea e testarda. E anche violenta, come aveva potuto imparare molto in fretta. Il che, però, poteva anche essere una cosa positiva. Non immaginava che si sarebbe innamorato così velocemente e completamente come era successo, ma eccolo lì ora e, a dirla tutta, non se ne era pentito nemmeno per un attimo.
O forse lo stava facendo in quel momento, perché prima di allora non aveva mai dovuto sottoporsi all’incontro con i genitori di una ragazza. Aveva sempre inventato una scusa per evitarlo o semplicemente lui e la sua fidanzata in questione si lasciavano prima che questo momento arrivasse. Clary, però, era diversa.
Per cui eccolo, del tutto privo di fascino e tranquillità, a fissare la porta, come se lo avesse personalmente offeso. Più per sfida nei confronti di quest’ultima (che sembrava seriamente lo stesse fissando giudiziosamente e, sul serio, non aveva alcun senso, ma Jace non aveva mai sostenuto di essere una persona normale) aveva finalmente alzato la mano per bussare.
Grazie a Dio, ad aprirgli la porta era stata Clary, che dopo avergli lanciato una lunga occhiata, era scoppiata a ridere.
“Sembra che tu voglia scappare” aveva scherzato, tirandolo per il colletto della maglia per farlo entrare.
Lo aveva baciato velocemente sulle labbra ed era quasi bastato a far sparire tutta la sua preoccupazione. Quasi.
“Rilassati” gli aveva detto con un sorriso gentile. “Andrà bene.”
Jace aveva annuito nervosamente, schiarendosi la voce per apparire più tranquillo di quanto fosse in realtà. Sembrava che lei riuscisse a guardargli attraverso, ma non aveva fatto altri commenti. Al contrario, lo aveva preso per mano, trascinandolo con sé.
“Mamma, Luke! Lui è Jace, il mio fidanzato!” aveva annunciato ad alta voce, entrando in cucina.
La coppia si era voltata contemporaneamente verso di loro e Jace aveva dovuto trattenersi dal bloccarsi sul posto a causa del panico. Ce la poteva fare. Non era così difficile. Era una persona affascinante o, almeno, così gli avevano detto.
“Ciao” aveva sputato, facendo loro un cenno con la mano libera.
La madre di Clary gli aveva sorriso, facendo un passo avanti per stringergli la mano. “Puoi chiamarmi Jocelyn” aveva poi detto gentilmente. Aveva gli stessi capelli rossi di Clary, ma le somiglianze non finivano lì. Si assomigliavano anche nei lineamenti sottili e nel modo in cui gli occhi brillavano di gentilezza. Lo aveva immediatamente fatto sentire a suo agio.
L’uomo l’aveva seguita e Jace aveva sussultato quando gli aveva stretto la mano, forse un po’ più forte del necessario.
“Io sono il Signor Garroway, per te” aveva detto freddamente.
Jace aveva annuito ansiosamente, lo stomaco che gli si torceva per il nervosismo e la voglia di scappare che stava prendendo il sopravvento. Tutto questo per essere il coraggioso, incosciente testardo della famiglia, aveva pensato amaramente.
“Allora” aveva continuato l’uomo. “Hai intenzione di sposare mia figlia o te la stai solo portando a letto?”
Jace aveva spalancato la bocca prima di riuscire a fermarsi. Aveva cominciato a balbettare, la faccia gli stava prendendo fuoco e, per un attimo, si era probabilmente sentito come Alec ogni giorno. Non gli piaceva. Essere timidi faceva schifo.
Aveva spostato velocemente gli occhi pieni di panico su Clary, che lo stava fissando a sua volta, ma c’era una scintilla, nelle sue iridi, di divertimento e affetto fusi insieme. Jace si era voltato nuovamente verso il Signor Garroway, che ora si stava mordicchiando il labbro inferiore, come se fosse sul punto di scoppiare.
E infatti era scoppiato a ridere e aveva stretto con forza una spalla di Jace con la mano.
“Ti stavo prendendo in giro” aveva detto, ridendo fragorosamente. “Sono Luke, piacere di conoscerti.”
Jace aveva rilasciato un sospiro di sollievo e si era preso qualche secondo per fermare il treno di pensieri negativi. Luke stava ancora ridendo, ma l’attimo dopo era tornato serio. Era destabilizzante.
“Ma se ti prendi gioco di lei, ti faccio fuori. Sono un poliziotto, conosco molti metodi per nascondere un cadavere e fare in modo che non venga più ritrovato” aveva affermato.
Questa volta, Jace aveva trovato la forza di accennare un sorriso, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
“Non sto scherzando, ora” aveva aggiunto Luke, guardandolo dritto negli occhi. “Falle del male e sparirai dalla superficie della Terra.”
Jace aveva deglutito a fatica, annuendo comprensivo.
“Fantastico” aveva poi esclamato Luke, battendo le mani tra di loro, per poi voltarsi verso Jocelyn che stava scuotendo la testa esasperata. “Spero ti piaccia il cibo Indiano.”
A Jace non piaceva, ma lo aveva mangiato comunque.

***

Alec aveva fatto coming out con la sua famiglia molto tempo prima.
Isabelle e Jace lo avevano accettato facilmente, soprattutto perché lo sapevano già da prima che lui aprisse bocca. Era stato un po’ più difficile convincere i suoi genitori, soprattutto suo padre, ma alla fine se n’era fatto una ragione e aveva smesso di lanciargli occhiate deluse. Non ne era di certo entusiasta, ma almeno ora Alec non doveva più nascondersi davanti a lui.
Aveva fatto coming out con la sua famiglia e i suoi amici molto tempo prima, ma questo non significava che andasse in giro a dire che era gay ogni volta che doveva presentarsi. Era gay, sì, ma aveva anche tante altre qualità più importanti che lo aiutavano in determinati contesti. Come nel lavoro, per esempio.
Alcuni dei suoi colleghi lo sapevano, soprattutto quelli con cui andava più d’accordo, come Maia e Aline, e altri invece no, ma non perché volesse tenerlo loro nascosto. Semplicemente, non era mai uscito il discorso.
L’opportunità era comparsa con le sembianze del suo bellissimo fidanzato in una giornata di giugno.
Alec stava finendo una lezione riguardo la mitologia norvegese, cercando di non alzare gli occhi al cielo ogni volta venisse menzionato Loki o dei ragazzi cominciassero a ridere sommessamente sul fondo dell’anfiteatro, quando aveva notato un’ombra familiare vicino alla porta e aveva iniziato a balbettare.
Alec non balbettava mai davanti ai suoi alunni. A dirla tutta, era anche piuttosto sicuro di sé, forse perché amava davvero la sua materia, ma la semplice vista del suo fidanzato era riuscito a fargli perdere tutta quella sicurezza. Aveva lasciato la porta aperta perché era una bella giornata e in quel modo dei piacevoli spifferi d’aria attraversavano la stanza, evitando che questa iniziasse a puzzare di sudore e cervelli fumanti. Però, se avesse saputo che Magnus si sarebbe presentato, probabilmente l’avrebbe chiusa. Dannato lui, che riusciva sempre a portarlo a queste reazioni esagerate.
Magnus aveva catturato il suo sguardo, ancora fermo in corridoio, e aveva sorriso divertito.
Alec aveva balbettato di nuovo e si era poi schiarito la voce, voltando lo sguardo verso i suoi studenti. Alcuni gli stavano sorridendo consapevoli e si era trattenuto dall’imprecare sottovoce. Aveva terminato la lezione in fretta, grato di non essersi più impappinato. Quando li aveva congedati, alcuni studenti erano usciti dalla classe, mentre altri erano rimasti seduti al loro posto, guardandolo pieni di aspettativa.
“Non avete altre lezioni?” aveva chiesto fermamente, alzando un sopracciglio mentre riponeva il computer nella sua tracolla.
Nessuno aveva risposto, alcuni sguardi si erano fissati su Magnus, che era entrato nella stanza e stava camminando lungo il muro che affiancava la porta di ingresso. Alec aveva alzato gli occhi al cielo e scosso la testa incredulo. Indossava una camicia blu elettrico a malapena abbottonata e dei pantaloni di pelle nera così aderenti che sembravano pitturati. Alec odiava quei pantaloni (okay, era una bugia, lo facevano eccitare tutte le volte). Come se quell’outfit non attirasse già di per sé abbastanza attenzioni, indossava anche le sue Dr. Martens argento. Era bellissimo.
Alec si era voltato verso i suoi studenti.
“Forza, uscite da qui prima che vi dia un tema da scrivere per domani!” aveva esclamato, ma nessuno si era mosso.
Aveva sospirato sconfitto e aveva raccolto la sua borsa, per poi spostarsi verso Magnus che lo stava guardando maliziosamente.
“Che ci fai qui?” gli aveva chiesto, abbassando la voce per evitare di essere sentito dagli alunni.
“Volevo vederti” aveva risposto Magnus gentilmente. “Perché non mi saluti come si deve?”
“Perché non ho intenzione di baciarti davanti ai miei studenti” aveva ribattuto Alec.
“Ti vergogni di me?” aveva chiesto Magnus, fingendo un tono offeso.
“Taci, lo sai che non è vero” aveva detto, alzando gli occhi al cielo. “Sei tu che dovresti vergognarti per questo comportamento.”
“Dai” aveva borbottato Magnus, prendendolo gentilmente per il gomito. “Saluta il tuo fidanzato per bene.”
“Perché sei così testardo oggi?” aveva chiesto, corrugando la fronte sospettoso.
“Teoricamente, può darsi che un ipotetico uccellino mi abbia riferito che alcuni dei tuoi studenti ci abbiano provato con te. Ma è solo un’ipotesi.”
Alec aveva gemuto. “Odio che tu ed Izzy siate amici.”
“Non mentire, ti piace” aveva risposto Magnus.
Aveva alzato di nuovo gli occhi al cielo, ma capendo a cosa fosse dovuta tutta quella scenata, aveva sorriso, ridendo leggermente.
“Quindi sei geloso?” aveva chiesto, una tenerezza che non sapeva nemmeno di possedere gli aveva fatto tremolare la voce.
“Non sono geloso, sono più che altro un uomo primitivo delle caverne che deve reclamare il suo territorio” aveva risposto spensieratamente. Alec lo conosceva abbastanza da sapere che, in parte, fosse serio.
Aveva sbuffato, ma alla fine si era avvicinato, lasciandogli un bacio sulle labbra. Stava per allontanarsi, quando Magnus (sporco traditore) aveva stretto la presa sul collo con una mano e aveva portato la lingua prima a leccare il suo labbro inferiore e poi dentro la sua bocca. Alec non aveva avuto altra scelta se non ricambiare il bacio (e giurava che era un’avversità) e fare di tutto per non piagnucolare per avere di più.
Quando il bacio era diventato abbastanza soddisfacente, Magnus si era spostato, sorridendogli altezzosamente. Alec stava facendo del suo meglio per ignorare gli studenti che, dietro di loro, stavano esultando, fischiando o ridendo. Era arrossito, aveva afferrato la mano del suo fidanzato e lo aveva trascinato fuori dall’anfiteatro.
“Non posso credere che mi hai costretto a limonarti davanti ai miei studenti!” lo aveva ripreso a bassa voce mentre attraversavano il corridoio.
Aveva provato a sembrare infastidito, davvero, ma aveva fallito miserabilmente.
“Beh, tu sembravi davvero contrariato all’idea” aveva scherzato Magnus sarcasticamente, stringendogli la mano. “Soprattutto quando mi hai morsicato.”
“Stai indossando quei pantaloni” aveva controbattuto Alec, ma aveva subito realizzato che non era di certo la miglior spiegazione del secolo. “Sai che effetto mi fanno quei pantaloni. Hai imbrogliato.”
“È tutto lecito in amore e in guerra, Gideon.”
“Tu lo chiami amore, io la chiamo manipolazione emotiva.”
“Sta’ zitto, lo sai che ti amo” aveva detto Magnus, sorridendo.
“Sei fortunato che ti ami anche io, altrimenti avrei preso a calci quel bel sedere che ti ritrovi.”
Quindi, ovviamente, il giorno successivo tutti i suoi colleghi e l’intero campus sapevano che era gay. La maggior parte degli insegnanti non ci avevano fatto caso, ma Maia lo aveva preso in giro per essere stato trovato sul punto di fare sesso con il suo fidanzato in una classe. Alcuni studenti si erano addirittura congratulati con lui per il suo sexy fidanzato da urlo (parole loro, non sue, anche se Magnus era davvero sexy e da urlo), quindi alla fine, non gli era andata tanto male. Non aveva detto niente a Magnus, però, perché tutto ciò non avrebbe fatto altro se non accrescere il suo egocentrismo.

***

Non litigavano spesso. Discutere giocosamente e litigare erano due cose completamente diverse.
Se litigavano, era soprattutto per cose futili, come ad esempio perché Magnus lasciava i suoi vestiti in giro per casa o era un po’ troppo amichevole con qualcuno (le persone tendevano a confondere il suo fascino naturale con interesse e quindi flirtavano a loro volta e ad Alec questa cosa non piaceva per niente) o, ancora, per il modo di vestirsi di Alec (Magnus voleva davvero che il ragazzo buttasse quel particolare maglione che aveva indossato così a lungo tanto che da marrone era diventato grigio). Ma andava bene così, perché i litigi non duravano a lungo e alla fine si ritrovavano sempre felici in camera da letto.
C’era stato un litigio, però, diverso dagli altri. Diverso perché non era stato giocoso o per una cavolata, come al solito, ma perché per la prima volta da quando si erano incontrati aveva creato un muro tra di loro.
“Eri sposato?”
Magnus si era lamentato e, avvicinandosi alla barriera del balcone, aveva sospirato, stanco. “Solo per sei mesi, non è chissà che cosa.”
Alec si era sorpreso quando ne era venuto a conoscenza. Erano stati a cena da Ragnor, il fidanzato di Raphael, che era finalmente tornato dal Perù e li aveva invitati nel suo appartamento per conoscere il ragazzo che “sopportava Magnus tutti i giorni”, come lo aveva definito. Per cui ci erano andati. La serata era stata davvero piacevole. Alec si era immediatamente trovato a suo agio con Ragnor e quando lo aveva visto con Raphael si era chiesto come avesse potuto pensare anche per un solo secondo che lui e Magnus si frequentassero. Raphael era un’altra persona, quando il suo fidanzato era nei paraggi. Era sicuramente più rilassato e al tempo stesso lo erano anche le sue battute sarcastiche. Era quasi simpatico, ma forse questa era una considerazione un po’ eccessiva.
Dopo cena, Alec si era alzato e aveva cominciato a guardarsi intorno, osservando interessato parti della vita di Ragnor racchiuse in fotografie. Ragnor lo aveva seguito, raccontando storie divertenti e facendo commenti irriverenti. Si era fermato di fronte ad una foto particolare, che ritraeva lui e Magnus, entrambi sorridenti e vestiti in modo formale, in posa davanti ad una distesa di acqua.
“Questa foto è davvero bella” aveva detto, un leggero sorriso a colorargli le labbra, soffermandosi con lo sguardo sulla figura del suo fidanzato.
Magnus sembrava molto più giovane, ma comunque adulto.
“Già, l’abbiamo scattata il giorno del suo matrimonio” aveva risposto Ragnor, e non c’era ragione per cui lui avrebbe dovuto sapere che Alec non ne sapeva niente, semplicemente perché, beh, Alec avrebbe dovuto saperlo.
“Scusa?” aveva sputato, la bocca spalancata per la sorpresa.
“Il giorno del matrimonio di Magnus” aveva ripetuto ingenuamente, indicando i vestiti eleganti che indossavano entrambi.
Alec aveva quasi fatto cadere il bicchiere che teneva in mano a terra per lo shock.
“Che state facendo?” aveva chiesto Magnus allegramente, unendosi a loro. “Ragnor, non raccontargli mie storie imbarazzanti!”
“Oh, me ne ha raccontata una davvero interessante” aveva risposto Alec freddamente e il suo tono era stato sufficiente a far bloccare Magnus sul posto. “Ma è una cosa di cui dovremmo discutere a casa, perché non voglio che i tuoi amici siano presenti.”
Per cui se ne erano andati. Ragnor aveva mormorato delle scuse nell’orecchio di Magnus, mentre si abbracciavano in saluto, ma non gli si poteva certo dare colpe perché ovviamente non poteva sapere che Alec non fosse a conoscenza del fatto che fosse stato sposato in passato. Si era limitato a seguire impacciatamente fino alla macchina Alec, che aveva guidato fino a casa. Non aveva spiaccicato parola per tutto il viaggio, ma aveva cominciato ad urlare non appena avevano messo piede nell’appartamento di Magnus.
“Come è possibile che il tuo essere stato sposato non sia chissà che cosa?” aveva urlato Alec, il corpo tremante di rabbia.
“Non è questa gran cosa” aveva ripetuto Magnus, testardamente. “Non c’è bisogno di rivangare il passato.”
Alec si era lasciato scappare un lamento di frustrazione. “Smettila! Smettila di comportarti come se non significasse niente, perché non è così!”
“Davvero?” era scattato Magnus, stringendo i denti irritato. “Perché? Vuoi smettere di uscire con me all’improvviso perché hai scoperto che sono stato sposato?”
“No, ma potrei non volerlo considerando che mi hai mentito per tutti questi mesi!”
“Non ti ho mentito” aveva protestato Magnus con violenza. “Non è mai uscito il discorso e basta.”
“Oh, ma davvero?” aveva sputato Alec, la voce pesante di sarcasmo e tagliente quanto un coltello. “Ci conosciamo da un anno e non so quanto, stiamo insieme da sei mesi e tu non hai mai avuto l’occasione di dirmi che eri sposato?”
“Come volevi che te lo dicessi?” aveva urlato Magnus. “A colazione? Buongiorno tesoro! Ah, per la cronaca, sono stato sposato per sei mesi otto anni fa!”
“Sarebbe stato meglio così, piuttosto che mentirmi” aveva gridato Alec in risposta.
Gli girava la testa, aveva le pupille dilatate e stringeva i denti così forte da fargli male.
“Non ti ho mentito!” aveva ribattuto Magnus, con lo stesso tono di voce.
“Nascondere la verità e mentire è la stessa cosa!”
Magnus si era lamentato, frustrato. “Amore –“
“Non mi chiamare amore” aveva sibilato Alec, sputando la parola come se fosse un insulto. Il sangue gli ribolliva di rabbia irrazionale e inamovibile. “Non posso credere che non me lo hai mai detto.”
“Perché non ha importanza!” aveva ripetuto Magnus, alzando le braccia esasperato e frustrato. “È stato tantissimo tempo fa e, ovviamente, un errore.”
“Sai cos’è stato un errore? Pensare di potermi fidare di te.”
Magnus aveva fatto un passo indietro, spalancando la bocca per lo shock e stringendo poi i denti per cercare di trattenere le lacrime che gli si erano formate agli angoli degli occhi. Sapeva di aver rovinato tutto e che, in quel momento, avrebbe dovuto cercare il perdono di Alec invece di essere arrabbiato, ma non poteva farne a meno. Il suo passato era ancora un tasto dolente e non era sicuro di volere che Alec lo vedesse così vulnerabile, che vedesse quella ferita che gli squarciava il cuore, perché non aveva certezze che, scoprendo quanto fosse incasinato, gli sarebbe rimasto accanto.
Perciò lo aveva lasciato andare e lo aveva guardato, impotente, abbandonare il suo appartamento e sbattersi la porta alle spalle.
 


Nda.
 

Eccomi qui! Sono, finalmente (ammettiamolo), tornata. Se per caso seguite la storia e me su wattpad (sono resistoperniall, link diretto nella bio del mio profilo) e avete letto i miei messaggi e l'ultimo avviso pubblicato, saprete benissimo che quest'estate non ho avuto molto tempo e, purtroppo, nemmeno molta voglia di tradurre. Ho ripreso soltanto nelle ultime settimane, quindi come promesso eccomi qui con il settimo capitolo. 
Ho amato tradurlo, davvero, è sicuramente uno dei miei preferiti. Ci sono alcune scene che mi fanno sempre nascere un sorriso immenso sulle labbra, come ad esempio la parte iniziale, che davvero aw, i Malec sono tenerissimi. Ovviamente, però, figuriamoci che Lecrit (vi ricordo che l'autrice della storia è lei; trovate tutte le informazioni nelle note iniziali che precedono il primo capitolo) potesse darci una gioia, quando mai. Quindi adesso resterete con l'ansia per altre due settimane per sapere se ci sarà l'happy o il sad ending, mi dispiace.
Però dai, siate felici per i Sizzy che sono l'amore e i Clace (Jace che si presenta a Jocelyn e Luke è la parte epica del capitolo, avanti)!
Come anticipato più volte su wattpad, il prossimo capitolo (L'ULTIMO, AIUTO) arriverà tra due settimane - quindi, giovedì 29 settembre. 
Visto che non lo faccio mai nelle note, volevo ritagliarmi questo ultimo angolino per ringraziare tutti quanti per le recensioni ricevute, per i complimenti per la traduzione, per aver aggiunto alle preferite/ricordate/seguite. L'ho davvero apprezzato!

E ovviamente grazie anche a tutti i lettori silenziosi, so che ci siete (e vi capisco, anche io recensisco raramente).
Lasciatemi tanti bei pareri, che mi fa sempre piacere! 
Vi lascio con la mia gif preferita del bacio Malec, che mi fa venire i brividi tutte le volte, mamma mia.

STAY TUNED, ci vediamo tra due settimane!
I, xx.



 

((SPOILER))

"Se stai cercando di farmi sentire meglio, non ci stai riuscendo" aveva borbottato Magnus. "Vattene."
"L'amore non è mai facile" aveva risposto Raphael, togliendo a forza le coperte dal suo corpo. "Alzati, fatti una doccia, sistema tutti i tuoi casini e va' a riprendere il tuo uomo. Sono stanco di vederti crogiolare nella tua autocommiserazione."
"Vaffanculo, Raphael."
"Lo farò dopo che ti sei fatto una doccia."

  
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