Una notte aprii gli occhi, e vidi quel che era rimasto. Vidi fiamme, macerie, sentii caldo.
Ero morto. Poi, vidi una testa bionda, e sentii la voce di un demonio; “Gabe”, diceva, “Gabe, ti salverò.”
Non mi salvò. Mi costrinse alla dannazione.
Ero solo.
 
Adesso apro gli occhi, e vedo distruzione. Vedo le mie pistole, le mie mani sporche di sangue: ho causato io questa distruzione.
- Fermo dove sei! Non muoverti! –
Non mi muovo. Eppure questa voce mi è familiare.
Un fucile mi preme tra le scapole, una voce roca e anziana(come me, come lui) mi ringhia nell’orecchio.
- Ti ho trovato, finalmente, pezzo di merda. –
- Cos’hai trovato, vecchiaccio? –
- Quel che è rimasto. –
 
Il sole splende attraverso le tende. La macchinetta con cui mi sto preparando un caffè(fresco, caldo, non una stronzata fatta con le cialde) fischia.
Mentre verso il caffè in due tazzine, delle braccia ancora forti mi stringono da dietro.
Una guancia si appoggia alla mia spalla.
Non è rimasto molto, ma sappiamo farcelo bastare.