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Autore: donteverlookback    15/09/2016    0 recensioni
Luca e Cassandra sono due ragazzi molto diversi, ma con una passione in comune: entrambi sognano la facoltà di medicina. E' proprio al test di ammissione che si noteranno, sconosciuti un po' meno estranei in quella marea di ragazzi come loro, rimanendosi immediatamente simpatici.
Monica Casteldiani è una giornalista milanese che non ha mai pensato di conoscere un altro uomo dopo aver divorziato da suo marito, ma dovrà ricredersi dopo l'incontro con un suo aspirante collaboratore, Diego.
Lorenzo ed Elisa sono in vacanza con amici quando decideranno di trascorrere la vita insieme e verranno a conoscenza, la stessa sera, di una terribile e triste storia d'amore.
Queste e molte altre storie di persone dalle vite diverse, a sfondo principalmente romantico, della quale coglieremo solo un frammento per volta.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel nome del padre
 
La mattina del ventiquattro Febbraio si apre come tutte le altre: l’aroma di caffè si è propagato su tutte le scale, ho sei chili di coperte addosso e il sole mi acceca.
E Federico non è accanto a me.
aggrotto la fronte, confusa. Di solito ci alziamo insieme quando Daniel, il maggiordomo, ci porta il caffè. Se ve lo state chiedendo: sì, è bella la vita da ricchi ereditieri.
Infilo le ciabatte rosse e mi avvolgo nella vestaglia-kimono di MiuMiu per poi scendere lo scalone verso il soggiorno.
Federico è al telefono e mi dà le spalle, avvolto nel vestito di alta sartoria e con i capelli scuri ancora umidi dopo il bagno; ci metto qualche secondo a capire che sta parlando in inglese in maniera abbastanza alterata. Questa scena si ripete spesso da quando ha cominciato a lavorare nella ditta del padre dopo la laurea, come responsabile dei rapporti internazionali: lingue orientali e inglese. Attacca dopo qualche minuto di insistente conversazione in tono sempre più nervoso per poi girarsi e inquadrarmi sulle scale. Mi sorride con quello sguardo che è al cento per cento suo, i denti bianchi contornati da un accenno di barba scura che gli dà un aspetto estremamente accattivante.
“Ciao amore” mi saluta salendo qualche gradino e posandomi un bacio sulle labbra.  Sento l’odore del bagnoschiuma alla lavanda che gli ho regalato io, un odore fresco che mi piace sentirmi vicino e che lui usa abbondantemente per questo. “Facciamo colazione?”

Il salone di casa nostra è arredato nello stile più moderno che sono riuscita a concepire. Per avere il tavolo di vetro nero smerigliato ho fatto il diavolo a quattro, per il televisore ultrasottile dai profili argentati ho imbastito lo sciopero del sesso. Quella volta almeno la vittoria era stata duplice. E il bellissimo divano ovale… Federico pensa che sia un regalo dei miei: la verità è un filo più scomoda.
Lui è il marito perfetto. E’ gentile, devoto, bello, ricco, molto intelligente ed estremamente dolce.
Ed è di una noia mortale.
Quello che desideravo io era il fascino della caccia, l’attesa, il brivido. Queste cose in mio marito non esistono: le ho dovute cercare altrove, e l’altrove che ho trovato era stato ben disponibile e regalarmi quel divano per il nostro soggiorno, considerandolo un atto quasi divertente nella sua spregiudicatezza.
Quando ho finito la colazione vado su in camera a prepararmi per l’incontro che abbiamo a pranzo: la domenica è così, non pranziamo mai a casa dal nostro fidanzamento ufficiale, sei mesi fa, e da dopo il nostro matrimonio, non più tardi di otto settimane fa. Dai miei, dai suoi, da amici…mai da soli per il pranzo della domenica. In biancheria intima osservo la mia cabina armadio scegliendo un vestito leggero, verde smeraldo, tanto a pranzo saremo al caldo. E poi, questo vestito… diciamo che mi evoca bei ricordi.
E’ mentre tiro su i leggerissimi collant neri che Federico mi raggiunge alla ricerca di una cravatta decente: “I miei ci aspettano per la messa. Vieni anche tu, vero?” mi giro verso di lui, mentre sono intenta ad allacciarmi le Louboutin sulla caviglia, e sorrido del mio sorriso più accattivante. Lui mi sorride di rimando, gli occhi verdi presi dal padre così familiari per me.
Ma io distolgo lo sguardo. 
La chiesa è la stessa dove ci siamo sposati.
Sono passati giusto due mesi dal quel giorno di dicembre dove la neve la faceva da padrone e tutto sembrava avvolto nello zucchero. In quel panorama i nostri visi ancora abbronzati dalle vacanze in Perù erano risaltati perfettamente, rendendo ogni sorriso candido come la neve alle nostre spalle.
Davanti alla chiesa Rosa e Andrea, i miei suoceri, ci aspettano immobili, il viso atteggiato a cortesia. Stanno a una distanza normale per due persone sposate da tanto, ma che io noto essere piena di imbarazzo: so che quel matrimonio non funziona, e lo so perché me l’ha detto lui.
Mi torna in mente la scena in modo nitidissimo mentre guardo Andrea negli occhi un attimo in più del lecito, rivedendoli nella sua camera matrimoniale, in mezzo al letto disfatto, vicinissimi ai miei.
Perché mio suocero, il padre di mio marito, l’uomo che ci ha regalato il divano del mio salotto è il mio amante.
 
Era iniziato tutto poco prima del fidanzamento ufficiale, a Giugno. Quel pomeriggio ero sola a casa, i domestici liberi per tutto il giorno e Federico impegnato in una riunione di lavoro; quando avevo visto mio suocero sui gradoni di marmo avevo pensato subito che fosse passato ad avvisarmi di qualche inconveniente e fosse venuto a prendermi. Ho passato tutta la vita tra autisti e fidanzati e non ho mai imparato a guidare perché c’era sempre qualcuno disposto a farlo per me.
Avevo fatto accomodare mio suocero sul divano che volevo cambiare, che nel suo verde smeraldo stonava con il resto dell’arredamento che avevo scelto. Era stato mentre parlavamo del più e del meno che mi era venuta questa idea: e se…
Se avessi usato entrambi?  Perché non diciamoci cazzate, dai, l’amore può esistere e colpire, essere forte e travolgente. Ma vuoi mettere con maggiordomo e limousine, con le Bahamas e la decapottabile, con lo shopping e i ricevimenti? Ecco perché stavo con Federico: lui era quel fidanzato noioso nella sua perfezione che però mi faceva quei regali…e quelle collane, quei vestiti, quei diamanti erano ciò che desideravo di più. Questo però prima che mi rendessi conto di Andrea. Perché sapevo che il matrimonio dei miei suoceri non andava granché bene, me l’aveva raccontato Fede, e Andrea era un uomo affascinante, molto bello, che aveva avuto Federico molto giovane e quindi manteneva ancora il ascino di un uomo di neanche cinquant’anni. E aveva mani grandi che sembrava fossero capaci ad accarezzare, labbra carnose e naso dritto, e occhi verdi e spalle forti… Insomma, Andrea aveva la stessa bellezza antica del suo figlio maggiore ma con il fascino di un uomo di successo. E prima di accorgermene stavo già programmando come avere quello che volevo usando padre e figlio… e godermi la situazione, ovvio. E avevo già indossato il mio sorriso più affascinante e inarcato la schiena ringraziando il mio corto e leggero vestitino rosso.
E un’ora dopo eravamo immersi nella seta delle lenzuola e io avevo già deciso come insinuare il bisogno del divano per poi fare lo sciopero del sesso per la tv. Sarebbe andato tutto bene.

Davanti alla chiesa saluto i miei suoceri ed entriamo insieme; per non tradirmi mentre gli altri fanno conversazione frugo nella borsetta e, proprio quando penso che devo trovare un altro modo per non farmi notare, mi arriva un sms. E’ Andrea.
“Ti devo parlare, dobbiamo smettere.”
Non se ne parla nemmeno, no no no. Non posso sopravvivere a questo matrimonio senza il mio amante. Troverò un modo.
LA messa comincia e io pronuncio distrattamente le formule rituali mentre cerco disperatamente un modo per non terminare la relazione così. Noto che Federico mi osserva incuriosito – forse si è a accorto che non sono molto concentrata – e chino il capo facendomi il segno della croce.
“Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo…”
Nel nome del padre…” Nel nome del padre… Nel nome del padre… Del padre
Troverò un modo, ne sono certa.
 
Angolo dell’autrice
Non mi piace. Ma sul serio. L’avevo cominciata con tanto spirito di iniziativa ma non so perché ho perso completamente l’ispirazione dell’inizio e ho continuato a scrivere come da programma originale ma non rende per niente come vorrei. Magari a voi piace di più…
Il prossimo capitolo sarà l’epilogo, e poi fine.
Spero che a questo – o al prossimo- vorrete dirmi la vostra opinione finale!
Un saluto da questa studentessa sommersa di studio,
Donteverlookback
  
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