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Autore: Derfel Cadarn    01/04/2005    8 recensioni
Sono una serie di racconti che avevo da tempo in mente di scrivere su vari personaggi di Shannara, legati tra loro dalla storia di chi li racconta. Leggete e fatemi sapere
Genere: Avventura, Azione, Fantasy, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THE BARD’S SONG

Consiglio di leggere questo racconto ascoltando “The Bard’s song” dei Blind Guardian.

 

 

THE  BARDS  SONG

 

 

L’Uomo di Ferro

 

“ Now you all know

The bards and their songs

When hours have gone by

I’ll close my eyes

In a world far away

We may meet again

But now hear my song

About the dawn of the night

Let’s sing the bards’ song

 

 

Tomorrow will take us away

Far from home

Noone will ever know our names

But the bards’ songs will remain

Tomorrow will take it away

The fear of today

It will be gone

Due to our magic songs

 

 

There’s only one song

Left in my mind

Tales of a brave man

Who lived far from here

Now the bard songs are over

And it’s time to leave

Noone should ask You for the name

Of the one

Who tells the story

 

Tomorrow will take us away

Far from home

Noone will ever know our names

But the bards’ songs will remain

Tomorrow all will be know

And you’re not alone

So don’t be afraid

In the dark and cold

‘cause the bards’ songs will remain

They all will remain

 

In my thoughts and in my dreams

They’re always in my mind

These songs of hobbits, dwarves and man

And elves

Come close Your eyes

You can see them, too. “

 

 

 

Appena finii uno scroscio di applausi riempì la modesta locanda di Varfleet.

“Cantacene un’altra” chiese un avventore con le lacrime agli occhi dalla commozione

“Raccontaci una storia! Tu che hai viaggiato molto sicuramente ne conoscerai parecchie” disse un altro

“Si, avanti raccontaci una storia” chiese in coro la locanda. Guardai il locandiere che si strinse nelle spalle come per dire che lui acconsentiva e che non avrebbe detto niente a nessuno. Difatti in quei tempi per via della Federazione e della sua guerra contro gli Elfi, per uno di quella Razza era pericoloso avventurarsi nelle Terre del Sud, specie se l’Elfo in questione andava di locanda in locanda a narrare storie dei tempi che furono intessendole con un briciolo di magia innata simile alla Canzone Magica di Jahir Ohmsford, capace solo di creare immagini nella mente delle persone, utilizzandola quindi come Par Ohhmsord. Strana è la sorte negli ultimi tempi, non ostante sia stato ricostruito il nuovo Consiglio dei Druidi, la magia era temuta e scoraggiata nella Terra del Sud, anche se principalmente per motivi politici…

“E così volete una storia? Ditemi, cosa vi piacerebbe ascoltare?” chiesi al mio pubblico una volta terminate le mie riflessioni

“Raccontaci di Par Ohmsford e della sconfitta degli Ombrati” rispose prontamente un gruppetto vicino a me

“No, racconta la storia di Big Red e della Strega di Ilse” chiese un altro dall’animo più sovversivo. Stavo per replicare che questa è un racconto che ormai conoscono tutti, e che non è giusto continuare a parlare della Strega di Ilse per riferirsi a Grianne, quando la porta del locale si spalancò facendo entrare una ventata che spense alcune candele e fu poi seguita da un’apparizione avvolta in un mantello fradicio di pioggia che si sedette su un tavolo nell’angolo destro del locale. Molti si voltarono a guardare la fosca figura, ma questa non vi badò. Una volta accomodatasi, parve accorgersi che la stavo fissando con la bocca aperta a metà nell’atto di rispondere al giovane e posò i suoi occhi nei miei e come lei capì cos’era successo prima del suo arrivo, io capii chi avevo dinnanzi a me, nonostante il suo volto fosse adombrato dal cappuccio. Continuò a fissarmi, come per sondare il mio cuore, ma io mantenni lo sguardo, poi parlò:

“Narra di Rybeck, perché non sia dimenticato Stee Jans.”

Io assentii con un greve cenno del capo, per nulla sorpreso che la conoscesse.

 

“Quella che vi racconterò adesso è una storia che i più non conoscono. Narra di Stee Jans, prima della guerra contro i Demoni sostenuta dagli Elfi, Nani e il Libero Battaglione al suo comando. Parla di quando era da poco entrato nel Battaglione e di come si procurò il soprannome di Uomo di Ferro. Ascoltate questa storia perché non venga dimenticata…

 

“ A quanto pare la Legione non è ancora riuscita ad acciuffare quella banda di razziatori Gnomi” disse il tenente al suo subalterno, Stee Jans

“A quanto pare no signore. Mi chiedo se mai ci riusciranno o se lasceranno a noi il lavoro di stanarli, dal momento che le loro tattiche si stanno dimostrando inutili” replicò quello con un moto di stizza

“Suvvia Stee, si vede che sei da poco nel Libero Battaglione. Cerca di capire, nel Battaglione ci sono persone che in altri casi sarebbero solo pendagli da forca e cibo per corvi. Quanti di quelli che hai visto nei neanche sei mesi che sei qui con noi non sono ladri, assassini o disertori? Il Battaglione ci offre la possibilità di riparare ai nostri errori, rincominciare una nuova vita lasciando alle spalle il nostro passato. Se il prezzo per ciò è una morte in battaglia, la cosa non mi spaventa, anzi. Ne ho vissute molte di battaglie, troppe, una morte onorevole è ciò che più desidero.” Così ripose Randall, il tenete con cui il giovane Stee aveva più legato all’interno del circolo ufficiali e nel Libero Battaglione. Fra una settimana sarebbero stati sei i mesi trascorsi nel reparto della Legione della Frontiera più giovane eppure con talmente tanti morti da essere inferiore alle duemila unità non ostante ogni giorno ci fossero almeno una decina di persone disposte ad entrare nella “famiglia”; questo perché il Battaglione era l’unità d’urto della Legione, quella che veniva mandata allo sbaraglio negli scontri. Era questo il prezzo da pagare per lasciarsi alle spalle il passato, lo sapevano bene coloro che ne entravano a far parte, ma questo non li dissuadeva dal mettere le loro capacità di soldati, cacciatori, ladri o assassini al servizio di Callahorn e delle Quattro Terre. Per Stee Jans tuttavia era diverso, non aveva un passato da temere, almeno non nel senso che intendevano gli altri commilitoni. Tutto questo rimuginare mentre passeggiavano di fronte alle mura di Tyrsis, finché non gli vene in mente una domanda a cui pensava da tempo e che le parole di Randall avevano risvegliato.

“ Senti Randall, è da un po’ che sto pensando a una cosa. Tu hai detto di aver vissuto molte battaglie, e questo lo si può capire sia dal tuo aspetto che dalla tua tecnica, molto raffinata, senza eguali nel Battaglione, e la tua spada dimostra che un tempo eri una persona molto importante. Ma chi sei tu in realtà?” disse il sottotenente, pentendosi però subito della propria imprudenza

“Questo non ti riguarda, ti basti sapere che sono un soldato del Libero Battaglione. E che sono il tuo superiore. Visto che sei tanto ansioso di conoscere il passato degli altri, perché non mi dici chi sei tu. Già dal primo giorno che sei arrivato si capiva che non eri come gli altri, che non eri un tagliagole qualsiasi, ma data la tua età non potevi essere neanche un soldato disertore, eppure la tecnica non mancava neppure a te. Chi sei tu?” ecco cosa rispose con freddezza Randall al suo subalterno troppo curioso, cui fu risparmiato l’onere di rispondere. Erano infatti giunti davanti alla porta cittadina, dove una guardia li stava cercando, per riferir loro che Garrett, il comandante del Battaglione, li stava aspettando per dare inizio alla riunione in cui doveva esporre le novità giuntegli dal Re.

Appena a conoscenza di ciò i due ufficiali raggiunsero la tenda del comandante dove il consiglio stava cominciano.

“ Ah, eccovi finalmente, ormai penavo foste morti o aveste disertato quindi ho gia iniziato la riunione.” Disse Garrett con il suo consueto piglio severo.

“Ci scusi comandante, non si ripeterà più in futuro” rispose Randall

“Lo spero bene! Ora, riprendendo da dove eravamo arrivati, stavo spiegando di come gli Gnomi che ci stanno attaccando sui confini orientali si stiano dimostrando abili ad eludere le trappole della Legione. Ormai è da troppo che quelle viscide creature gialle riescono non solo a fuggire agli attacchi preparati verso di loro, ma continuano ad attaccare i nostri avamposti sia civili che militari. Qualcuno sa dirmi il motivo?”

“Perché quelli della Legione sono degli idioti” rispose semplicemente un capitano mentre gli altri ufficiali ridevano e Garrett nascondeva un sorrisetto

“Spiegati meglio Stankie, o potrei accusarti di insubordinazione. Ti ricordo che anche noi siamo nella Legione” disse infatti questi

“Sissignore, senza offesa signore. Quel che intendo è che il distaccamento mandato non solo è troppo grande e quindi lento, ma sono privi di qualsiasi esperienza di questo genere di scontri. Basti pensare che sono quasi completamente sprovvisti di Cacciatori, che pochi conoscono l’Anar e ancora meno hanno combattuto contro gli Gnomi nel loro territorio. Ecco cosa intendevo signore.” Nella tenda si levò un brusio di assensi.

“Noto con piacere che hai accolto nel segno. Ecco perché il Re ha richiamato il grosso della Legione e” pausa ad effetto del comandante in cui molti si scambiarono sguardi tra il preoccupato e l’esultanza “ ha deciso di mandare circa mezzo migliaio di noi a stanare quei bastardi direttamente nell’Anar mentre gli altri compiranno una manovra di accerchiamento sull’altro versante per chiuderli in trappola ed annientarli!” un boato d’esultanza si levò dagli ufficiali e Randall diede di gomito a Stee

“Vedi? Che ti dicevo? Basta pazientare un po’”

“Silenzio!” riprese Garrett “ Ho bisogno di sapere chi di voi verrà con me nel cuore dell’Anar.” Subito si alzarono una selva di mani, fra cui anche quelle di Stee Jans e Randall.

“Perfetto! Proseguiremo uniti lungo il Fiume Argento, finché non arriveremo all’estremità della Foresta, allora incontreremo i resti della Legione e ci separeremo. Avvisate i vostri uomini e sellate i cavalli: si parte al tramonto!” un altro boato di gioia accompagnò le parole del comandante del Libero Battaglione.

 

 

 

Era più di una settimana che erano in marcia e ancora non avevano raggiunto l’Anar. Una sera, davanti al fuoco Randall si avvicinò a Stee vedendolo pensieroso

“Cosa c’è che non va ragazzo?”

“Oggi sono sei mesi che sono nel Battaglione e per la prima volta mi sto avvicinando ad un vero scontro. E non chiamarmi ragazzo”

“Cos’è, te la fai sotto dalla paura di morire, marmocchio? Guarda te ‘sti giovani, si atteggiano da guerrieri solo perché sta cominciando a crescer loro la barba, ma appena comincia un vero scontro si pisciano addosso e piangono la mamma, questi poppanti

“Non ho paura di morire! Piuttosto è il fatto che se muoio non potrò fare una cosa che desidero da molto tempo…”

“Cioè? Hai conosciuto qualche ragazza a Tyrsis e non me l’hai detto? Mi meraviglio di te, pensavo fossimo amici!” disse Randall fingendosi offeso

“Sarò sincero con te, non è passare una notte con una ragazza ciò che voglio fare, il mio desiderio è di seppellire te e il tuo brutto muso…e per la cronaca, sono ormai mesi che mi rado regolarmente e penso che mi lascerò crescere la barba.” Disse in un tono a metà tra lo stizzito e il divertito Stee

“Ma come siamo gentili! Vuoi un consiglio che ti procurerà tantissime ragazze? Fatti le treccine su quei brutti capelli rossicci che ti ritrovi…”

 

 

 

La piccola avanguardia composta da Stee, Dan e Hamish i due sottotenenti più vecchi del primo, altri diciannove soldati e comandata da Randall stava ispezionando il tratto dell’Anar che separava il Wolfsktaag dall’Anar Superiore. Era poco più di un mese che stavano inseguendo quella banda di Gnomi razziatori e l’impresa si era rivelata più difficile del previsto. Gli Gnomi infatti non erano disorganizzati come avevano pensato, erano un vero e proprio esercito. Più di una volta quando erano convinti di averli messi sotto scacco, quei tappi gialli e viscidi si erano rivelati più furbi. In ogni caso fino a quel momento le perdite maggiori erano sul fronte gnomico, ma data la scarsità di numero, era il Libero Battaglione a soffrirne maggiormente. Il morale delle truppe cominciava a cedere, ma il Battaglione avanzava, inesorabile. Una grande svolta ci fu meno di una settimana, quando un gruppo di Cacciatori Nani partiti da Culhaven gli aveva raggiunti per dar man forte all’esercito degli Uomini impegnati contro il nemico comune. Ciò aveva quindi permesso di recuperare il tempo perso e la distanza tra gli Gnomi e loro era fortemente diminuita.

Era stata mandata in pattuglia l’avanguardia comandata da Randall, poiché si temeva che l’esercito nemico lontano meno di mezza giornata attaccasse il piccolo villaggio di Rybeck, anche se erano pochi gli abitanti, avevano comunque il diritto di salvarsi.

 

Il villaggio in cui erano arrivati qualche ora dopo i ventiquattro soldati era composto solo da qualche capanna, per un massimo di una decina di abitanti per lo più cacciatori. La scena che si parò davanti al gruppo era raccapricciante. Il villaggio era silenzioso, salvo per il rumore dei corvi che stavano arrivando a banchettare. I cadaveri giacevano in mucchi, tutti mutilati orrendamente, alcuni impalati sullo steccato di protezione e dalle loro smorfie almeno uno era vivo quando gli Gnomi avevano gettato il suo corpo sulla palizzata. Al centro del villaggio, infilzata su una lancia conficcata nel terreno umido di sangue c’era la testa di un uomo, appartenente al cadavere squartato presente al suo fianco. Probabilmente, vista l’imponenza di ciò che restava del corpo, i soldati ipotizzarono si trattasse del capo villaggio. Alcuni membri dell’avanguardia non ressero alla vista di un tale scempio e si allontanarono di alcuni passi per svuotare la bile che stava salendo dirompente. Così facendo scoprirono però che i cadaveri degli Uomini non erano gli unici: erano presenti anche qualche decina di Gnomi, perlopiù colpiti a morte dagli archi da caccia o dalle scuri usate per spaccare la legna da ardere. Fu una ben misera consolazione in mezzo a tanta rabbia, orrore e frustrazione sapere che gli abitanti di Rybeck erano morti combattendo.

“Gerd, vai con Ender e Stout ad esplorare la zona. Tornate il prima possibile e fate attenzione, i bastardi potrebbero essere ancora nelle vicinanze.” Disse Randall ad un soldato dallo sguardo cupo

“ Gli altri con me. Dobbiamo una sepoltura a questi uomini, era nostro compito avvertirli.” E così dicendo il tenente e gli altri militari cominciarono l’ingrato compito di ricomporre ciò che rimaneva dei cadaveri a seppellirli in una fossa comune.

 

Era passata più di mezz’ora da quando erano partiti i tre esploratori. Il lavoro di sepoltura era stato appena terminato e i soldati stanchi e sporchi del sangue non loro cercavano di riposarsi, ma l’ansia e la tensione glielo impedivano. I quattro ufficiali stavano discutendo tra di loro cercando di trovare una linea d’azione efficace. Ci misero qualche minuto ad accorgersi che il clima era cambiato, la Foresta era silenziosa, gli uccelli non cantavano più. Subito sfoderarono le armi, qualcuno prese gli archi, ma i più impugnarono le spade, mentre Randall brandiva un’enorme spadone, unico legame con il suo passato.

Attesero e il silenzio si fece più pesante, i minuti passavano lentamente, carichi d’ansia, scanditi solo dai battiti dei loro cuori e dal fiato lungo di chi ancora non si era ripreso dalla fatica di prima.

Dal momento che non accadde nulla, Dan stava per dare il cessato pericolo, quando all’improvviso dai margini della Foresta di fronte al villaggio uscirono due uomini correndo come se avessero dei demoni alle calcagna. Subito gli archi si tesero, ma si riabbassarono quando videro che erano Gerd e Stout.

Randall e i quattro sott’ufficiali corsero verso di loro per farsi spiegare cosa fosse accaduto e dove fosse Ender.

“Eravamo a qualche miglio da qui, quando Ender fu colpito da una freccia. Era di una sentinella di pattuglia nella retroguardia gnomica. L’abbiamo eliminata, ma siamo stati scoperti ugualmente. Arriveranno tra poco più di un’ora se non prima” disse Gerd riprendendo fiato mentre gli altri imprecavano.

“Hai detto che saranno qui tra un’ora? Bene, qui noi li affronteremo! La pagheranno quei sudici tappi gialli per tutto ciò che hanno fatto. Combatteremo qui, in questo villaggio, vendicando i suoi abitanti o morendo nel tentativo! Quanti sono Stout?”

“Sono circa duecento, signore, ed era la retroguardia” rispose l’uomo

“Questo complica un po’ le cose, vuol dire che nel frattempo costruiremo qualche trappola per accogliere quegli sgorbi assassini. Stephen?” chiese il comandante

“Signore?” chiese un sodato dall’aspetto sufficientemente agile e lo sguardo truce da poter esser stato un assassino professionista nella sua vita precedente

“Voglio che tu raggiunga il resto del Battaglione e lo informi della nostra posizione. Non voglio sentire repliche” disse vedendo l’espressione dell’altro “tu sei l’unico che conosce l’Anar sufficientemente bene, casomai morissimo, qualcuno deva sapere dove e per colpa di chi” concluse Randall

“Sissignore” rispose malvolentieri Stephen, preferendo rimanere a combattere.

Mentre lui si avviava verso sud, gli altri si misero al lavoro per costruire le trappole.

 

Gli Gnomi non si curavano più di tanto di nascondere la loro avanzata, forti del numero. Le tracce degli Uomini portavano al villaggio dove avevano già fatto razzia e massacrato gli abitanti solo qualche ora prima. Quando arrivarono di fronte alla palizzata dove avevano impalato un uomo ancora vivo, si accorsero che il luogo era deserto. Evidentemente quei soldati avevano deciso di fuggire, terrorizzati all’idea di morire. Uno Gnomo delle prime file fece qualche passo avanti, per osservare meglio la zona e, senza accorgersene, mise un piede nel cappio della trappola, che scattò sollevandolo in aria e lasciandolo penzolare da un albero. Dopo un attimo d’istintiva sorpresa, gli altri Gnomi risero del compagno, pensando che fosse capitato sull’unica trappola lasciata dagli uomini prima di fuggire, mentre il malcapitato si dimenava nel tentativo di liberarsi. Uno dei banditi gli si avvicinò sfoderando la corta spada per liberarlo. Appena tagliò la fune, lo Gnomo precipitò a terra e si udì uno schianto. Neanche due secondi dopo un enorme tronco d’albero legato alle estremità da funi andò a cozzare con il fianco sinistro gnomico colpendo e mandando a gambe all’aria le creature per tutta la sua lunghezza e uccidendone parecchie; contemporaneamente a ciò si udirono  dei ronzii e una dozzina di Gnomi cadde trafitta da lunghe aste piumate, alle quali se ne aggiunsero un’altra dozzina. Solo allora uno dei pochi sopravvissuti delle prime linee si accorse con orrore che nel villaggio non solo mancavano i cadaveri, ma che sulla sommità della lancia dove avevano infisso la testa del capo villaggio garriva ora al vento uno stendardo grigio e cremisi: lo Stendardo del Libero Battaglione. Lo scontro era iniziato.

 

Dopo aver costruito alcune semplici trappole, gli uomini del Battaglione si erano divisi in quattro gruppi di circa sei uomini ciascuno, dopodiché due gruppi capitanati da Randall e Dan avevano preso gli archi, le spade e gli scudi e si erano inoltrati nella foresta rispettivamente alla destra e alla sinistra dello spiazzo da cui sarebbero arrivati i nemici, mentre i gruppi comandati da Stee Jans e Hamish si disponevano rispettivamente nelle capanne del villaggio e dietro gli alberi alle spalle del villaggio. La tattica era creare scompiglio con le trappole, per poi colpire i fianchi con gli archi e spingere gli Gnomi all’interno del villaggio, dalle cui abitazioni sarebbero usciti gli uomini di Stee che avrebbero retto l’impatto frontale fungendo da esca, mentre il gruppo di Hamish avrebbe fornito supporto con gli archi e l’altra metà degli uomini avrebbe continuato a usare ancora le frecce per poi combattere corpo a corpo con la retroguardia. Era un piano ambizioso, ma essendo gli Gnomi creature vigliacche, lo scontro aveva un margine di successo, ciò che non sapevano e che anche il nemico era equipaggiato per combattere a distanza.

 

Appena vide che lo scontro era iniziato, Stee Jans decise di aspettare ancora un po’, che gli Gnomi si dirigessero verso il villaggio, prima di rivelare la sua presenza. Quando però si accorse che le creature gialle, anziché correre verso di lui in cerca di protezione, prendevano archi e fionde e contrattaccavano, decise che non poteva più aspettare e sfidando la sorte uscì con i suoi uomini ordinando ad Hamish di cominciare a tirare le frecce mentre lui provava ad attirare gli Gnomi verso di loro. Bastò che il primo tiro degli uomini di Hamish colpisse qualche avversario, che subito un gruppo di un centinaio di avversari bassi e gialli si lanciasse verso il villaggio per poi dividersi in due sottogruppi: uno che si occupasse di Stee e uno di Hamish. Nel frattempo, Randall e Dan, alternandosi su chi faceva da esca e chi attaccava con una sincronia mortale, avevano già eliminato oltre cinquanta di quei vili esseri, tuttavia avevano già perso tre uomini su dodici e lo stesso Randall era ferito ad una spalla. Quando videro che i pochi Gnomi rimasti, pur sempre superiori nel numero all’avanguardia del Battaglione, si ritiravano per dar manforte ai compagni, decisero di insistere con le frecce per poi lanciarsi alla carica.

 

Era passata un’ora dall’inizio dello scontro e la situazione appariva già disperata: un centinaio di Gnomi aveva stretto d’assedio Rybeck, difeso da una decina di Uomini. Hamish e il suo gruppo erano stati trucidati, la stessa sorte era toccata allo stesso Dan e a quasi la metà degli altri uomini. Randall era gravemente ferito alla spalla e al fianco ma continuava a brandire l’enorme spadone mentre Stee era stato colpito alla tempia da un fendente che gli aveva mozzato la parte superiore dell’orecchio. Tuttavia il Libero Battaglione resisteva e non cedeva terreno.

 

Erano passate quasi due ore da quando gli Gnomi erano arrivati al villaggio quando Stee Jans, unico ufficiale del Battaglione sopravvissuto decise di ritirare se stesso e i sei uomini sopravvissuti all’interno di una casetta di pietra. Randall era morto per le troppe ferite e Stee aveva preso il suo spadone come ricordo, per non permettere che cadesse in mano avversaria. Ormai solo un miracolo gli avrebbe salvati.

 

Stee Jans era stanco, erano tre ore che combattevano e nelle ultime due avevano ucciso solo una decina di Gnomi, mentre loro avevano lasciato in vita solo lui e un suo compagno. La casa dove si erano rifugiati puzzava di sangue e morte, quattro cadaveri venivano usati per barricare una porta che presto avrebbe ceduto. Avevano offerto la resa a lui e Liam, l’altro soldato ancora vivo, ma non aveva accettato. Gli Gnomi avevano tentato d’incendiare la casa, ma non erano riusciti ad appiccare il fuoco sulla pietra, questa era una conoscenza del Vecchio Mondo, non degli Gnomi. All’improvviso si udirono dei corni squillare e Stee pensò che fossero i rinforzi degli Gnomi. Guardò Liam il quale aveva un braccio rotto e una profonda ferita alla coscia, ma non ostante la sofferenza che traspariva dallo sguardo, aveva ancora la spada in mano e teneva duro. Gli squilli ripresero, più forti e vicini di prima. I due Uomini si guardarono e decisero che se questa era la fine, loro sarebbero morti come soldati del Battaglione, con la spada in pugno, saldando così il loro debito. Tuttavia, videro che gli Gnomi cominciavano a fuggire terrorizzati, più gli squilli si facevano vicini, anziché essere più baldanzosi per i rinforzi in arrivo. Stee Jans si arrischiò ad aprire la porta e guardare ciò che succedeva. I rinforzi stavano sì arrivando, ma erano quelli del Battaglione, avvertiti da Stephen, che ora stavano mettendo in fuga gli Gnomi più veloci e massacrando quelli più lenti.

 

Dopo la battaglia e le cure mediche, furono seppelliti i morti, fu lo stesso Stee Jans a versare la terra addosso a Randall, come gli aveva detto che avrebbe fatto, molte settimane prima. Durante la notte Liam morì per un’infezione alle ferite, lasciando Stee unico superstite, il quale si guadagnò il nome di Uomo di Ferro, mentre Rybeck diventò il simbolo di come combatte e muore un Uomo del Libero Battaglione.”

 

 

La storia terminò, mentre nelle menti degli avventori l’immagine di Stee Jans creata con la Canzone mutava per far spazio dal sottotenente sopravvissuto a Rybeck al comandante del Libero Battaglione dopo la vittoria sui Demoni ad Arborlon.

Nella sala si levarono molti applausi commossi mentre l’Elfo si alzava per andare dal gestore della locanda chiedendogli se poteva passare lì la notte. Quello acconsentì, dicendo che sarebbe stata gratuita per quella notte. Mentre si dirigeva alle stanze superiori, la figura avvolta nel mantello nero, che non aveva mai battuto ciglio durante la narrazione gli si avvicinò e gli disse

“Domani mattina, alle dieci dietro la locanda”. E se ne andò.

 

 

 

 

Questa è la mia versione di Rybeck narrata a pagina 257 di “ le Pietre Magiche di Shannara” l’unico personaggio reale è Stee Jans, gli altri sono di mia invenzione; mi sono inoltre preso la libertà di collocare il villaggio tra il Wolfsktaag e l’Anar Superiore, dal momento che sul libro non viene precisata l’esatta ubicazione. Per favore fatemi sapere come vi è sebrata recensendo. Grazie per la lettura

  
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