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Autore: UnderTheOcean    17/09/2016    5 recensioni
"Buongiorno. Telefono amico. Sono Castiel. Con chi parlo?"
"Dean."
"Ciao Dean, come posso aiutarti?"
"Non puoi. Nessuno può. Sono solo."
"Oh, anch'io sono solo qui nel mio ufficio. Vedi? Abbiamo già qualcosa in comune. Coraggio, raccontami qualcosa su di te."
"Voglio farla finita. Ho deciso che sarà oggi il giorno il cui mi toglierò la vita."
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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  At the beginning



Castiel accese il suo computer controllando la casella di posta elettronica. Solo pubblicità e un messaggio imbarazzante da parte di suo fratello Gabriel su quanto si stesse divertendo a Parigi.
Un bussare lieve lo distrasse dalla sua lettura.
"Avanti." disse mentre aggiustava i fogli sulla scrivania.
"Sempre a lavoro, angioletto?" chiese Meg entrando con una pila enorme di fogli tra le mani.
"C'est la vie. Hai bisogno di qualcosa?"
"Il tuo autografo su tutti questi fogli." rispose la ragazza posandoli sul tavolo.
Castiel chiuse gli occhi e si passò una mano tra i capelli.
"Già stufo di aver comprato questa azienda?" chiese la segretaria mentre girava i tacchi per uscire e tornare al suo lavoro.
"No, non mi pentirò mai della mia scelta. Odio solo tutta questa burocrazia e.." non fece in tempo a finire la frase che Meg era già uscita.
-Sempre la solita stronza! pensò Castiel battendo nervosamente le dita sul tavolo.
Lui che ascoltava sempre le persone non riusciva mai a farsi ascoltare.
Comunque era vero. Non si sarebbe mai pentito della sua scelta perchè amava il suo lavoro e il pensiero di potersi rendere utile per qualcuno lo rendeva felice. Le chiamate che riceveva erano tante e dalle richieste più disparate. Capitava di passare il pomeriggio ad aiutare ragazzini a fare i loro compiti o a cantare canzoni con l'anziana signora Smith che cercava qualcuno con cui rivivere i ricordi della sua carriera da cantante. Il loro vero obiettivo, però, era un altro. Aiutare le persone che volevano mettere fine alla loro vita. Aiutarle cercando di capirle, ascoltare le loro storie ed evitare il peggio.
A Castiel non era ancora capitata quel tipo di telefonata ma si era promesso che se mai l'avesse ricevuta avrebbe fatto di tutto per aiutare la persona al di là della cornetta. Fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto.
 

Un borbottio sommesso proveniva da fuori.
"Castiel!" gridò una voce.
-E adesso cosa succede?
Castiel uscì dall'ufficio ritrovandosi una Charlie più che trafelata addosso.
"Cosa succede?"
"C'è.. C'è.." cercava di dire qualcosa ma inutilmente a causa del respiro corto.
"Respira Charlie, un bel respiro e dimmi che succede." sussurrò premuroso il ragazzo passando le mani sulle braccia fredde della rossa.
"Kevin ha fatto esplodere qualcosa nella mensa. Di nuovo! Lui e quel Chuck sono sempre insieme e combinano solo disastri. Devi fare qualcosa Castiel!"
 

Ormai la giornata di lavoro era finita e l'ufficio si era svuotato.
"Hey Castiel! Ancora qui?" esclamò Kevin entrando nel suo ufficio.
"Sì, Kev. Ho del lavoro da finire e parecchi documenti da firmare. Ci vediamo domani." disse senza alzare gli occhi dai fogli.
"Va bene. Ma non lavorare troppo capo! Buona notte."
"Ah, Kevin?"
"Sì."
"Tu e Chuck dovete smetterla di fare gli idioti giù in mensa. Ho ottenuto già tre lamentele."
"Oh, va bene. Di nuovo buona notte." disse imbarazzato il ragazzo ad occhi bassi.
"Notte." sussurrò Castiel ad una porta chiusa.
I minuti passarono e quando finalmente Castiel si decise a tornare a casa erano le nove passate.
Si alzò dalla sua poltrona e si stiracchiò, dopodiché prese il suo trench e la sua ventiquattro ore.
Stava per uscire dall'ufficio quando il telefono squillò. Castiel si girò velocemente verso l'apparecchio guardandolo come se stesse prendendo fuoco.
Proprio ora che stava per tornare a casa.
Lasciò la giacca e prese la cornetta del telefono in mano.
"Telefono amico. Io sono Castiel. Con chi parlo?"
"Dean."
"Ciao Dean, come posso aiutarti?"
"Non puoi. Nessuno può. Sono solo."
"Oh, anch'io sono solo qui nel mio ufficio. Vedi? Abbiamo già qualcosa in comune. Coraggio, raccontami qualcosa su di te."
"Voglio farla finita. Oggi. Volevo solo parlare con qualcuno prima di.." si interruppe.
Castiel rimase in silenzio, pensò velocemente a cosa dire e poi si accomodò nella sua poltrona.
"Quanti anni hai Dean?"
Silenzio dall'altra parte.
"Dean?"
"28"
"Abbiamo la stessa età. Siamo arrivati a due cose in comune, possiamo quasi considerarci due amici."
"Io non voglio amici."
"Ok, niente amici. Hai fratelli o sorelle?"
Castiel prese a giocare con il filo del telefono.
"Un fratello.. Sam. Ma non voglio parlarne."
"E di cosa vorresti parlare? Hai qualche argomento di cui ti piacerebbe parlare?"
Castiel sentì uno sbuffo da parte di Dean.
"Sto per uccidermi e tu mi chiedi di scegliere un argomento a piacere? Dove siamo? In una fottuta scuola?" urlò il ragazzo.
"No, però è bello ogni tanto fare due chiacchiere. Sai.. Dicono che le persone si aprono di più con gli sconosciuti che con coloro che conoscono."
"Stronzate."
Silenzio da entrambi. Come salvare chi non vuole essere salvato?
Castiel cominciò a canticchiare una canzone mentre cercava qualcosa da dire.
"AC DC? Seriamente? Da come parli ti immaginavo uno da musica classica."
"Perché come parlo?"
"Come se avessi un bastone su per il.."
"Ma che bel linguaggio colorito che abbiamo! Tua mamma lo sa che usi questi termini?" chiese Castiel buttandola sull'ironico.
"No, perché mia madre è morta quand'ero piccolo." sussurrò il ragazzo dall'altra parte della cornetta.
Castiel prese la rivista che si trovava sulla scrivania e prese a darsela in testa. Stupido idiota! Ecco cosa continuava a pensare. Da quando la telefonata era cominciata non ne aveva fatta una giusta.
"Stai sbattendo la testa contro qualcosa? Guarda che ormai è passato tanto tempo.. Non è per quello che sono così.. Cioè.. Anche.. Non lo so.. Ho sofferto tanto quando lei è morta. Sammy era così piccolo.. Così piccolo."
Castiel decise di non dire niente perché finalmente il ragazzo cominciava ad aprirsi. Si posizionò meglio nella poltrona e chiuse gli occhi.
"E papà ripeteva sempre che dovevo essere io a prendermi cura di Sammy. E lo facevo, oh se lo facevo. Sono stato più io un padre che mio padre stesso."
"Tuo padre era in giro per lavoro?"
"Certo, come no. Se stare attaccati tutto il giorno alla bottiglia me lo chiami lavoro.. Senti Castiel.. Lasciamo perdere l'argomento famiglia. Perché ti chiami Castiel?"
"È il nome di un angelo, i miei genitori sono fissati con queste cose quindi.. Ta-daa, ecco Castiel e i suoi fratelli Gabriel, Michael e Lucifer."
"No, non ci credo" esclamò Dean lasciandosi andare ad una risata.
"Anch'io vorrei non crederci."
"Sei un tipo simpatico, Cas"
"Cas?"
"È un nomignolo, ti dispiace?"
"No, Cas va bene. Tu hai qualche nomignolo, Dean?"
"Sì, ma è una cosa solo tra me e mio fratello. Ora.. devo staccare."
Castiel perse un battito.
"Dean, non farlo."
"Cas.."
-Pensa, Castiel. Pensa.
"Incontriamoci." esclamò alla fine.
-E il premio come peggiore idea dell'anno va a Castiel Novak!
"Cosa?"
"Andiamo a mangiare qualcosa insieme, dammi una giornata per dimostrarti dello sbaglio che stai per fare."
"Io.. Ok, tanto un giorno in più non cambierà niente." concluse Dean.
A Castiel fecero male quelle parole, ma decise di non scoraggiarsi. Aveva ventiquattro ore di tempo per fare qualcosa.
Si misero d'accordo nell'incontrarsi la mattina dopo in una tavola calda vicino a Lawrence.
Quando Castiel chiuse la telefonata sentì il peso sul cuore alleggerirsi un po'.
Forse non tutto era perduto.



Note: 
-Sì, il nomignolo di cui parla Dean è il famoso "Bitch" "Jerk"
-Prossimo aggiornamento: Sabato 24



 
   
 
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