Serie TV > Criminal Minds
Ricorda la storia  |      
Autore: JulyAneko    04/05/2009    3 recensioni
Per ciascuno di noi v'è un giorno, più o meno triste, più o meno lontano, in cui si deve infine accettare di essere uomo. Jean Anouilh.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Untitled Document

DISCLAIMER: I Personaggi non mi appartengono, ma sono di Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
NOTE: Questa storia nasce per il "Criminal Minds Writing Party" del forum su Criminal Minds

UOMO

"Per ciascuno di noi v'è un giorno, più o meno triste, più o meno lontano, in cui si deve infine accettare di essere uomo" Jean Anouilh.

Se ne stava seduto su quella panchina ormai da qualche ora. Era rimasto ad osservare la tranquillità di quel lago scorrergli davanti agli occhi mentre la quiete atmosfera del parco lo avvolgeva in un mondo che aveva dimenticato ormai da tempo di com'era fatto.
I suoni arrivavano alle sue orecchie ovattati, come un vago ricordo della vita che fin'ora aveva vissuto.
Le immagini della sua vita gli scorrevano davanti sfumate, con lo sfondo azzurrognolo di quel calmo lago.
Poteva vedere il profilo di Haley, la loro casa, il duro lavoro per costruire tutto ciò.. Jack. Il piccolo e tenero Jack.
Ricordava come aveva visto i suoi primi passi dallo schermo del suo palmare.
Ricordava.
Ricordava e si riprometteva di passare più tempo con lui.
Ricordava e detestava il jet che lo portava in città di cui poteva ammirare solo il distretto di polizia.
Ricordava e disprezzava ogni singolo istante passato lontano da casa.
Ricordava e odiava il suo lavoro.
Poi, tutto ad un tratto, d'improvviso.. quel giorno.. poche ore fa.
Una cascata di capelli. Capelli neri come la pece.
Un passo veloce. Veloce e leggiadro.
Una voce cristallina. Cristallina e così detestabilmente dolce.
Dolce.
Dolce.
Un volto.
Quel volto.
Ricordava e amava il suo lavoro.
Tutte le immagini di quella vita costruita così duramente scomparvero dall'affollare il manto d'acqua azzurra del lago e lasciarono posto a quel volto. A quel volto delicato, scandendo ogni suo minimo dettaglio, ogni sua piccola imperfezione, ogni sua minima e sensuale linea.
Poteva osservare le mille espressione che quel volto gli aveva offerto in tutti quegli anni che aveva imparato a conoscerlo. A conoscerlo ed amarlo.
All'inizio era stata una sensazione che si era infilata nel suo animo quatta quatta, senza far rumore, senza che lui riuscisse a captarne l'entrata. Era entrata e lui non era più riuscito a farla andare via, non era più riuscito a scacciarla. Quella sensazione gli si era legata al cuore con un doppio nodo e non voleva saperne di mollare la presa.
Aveva convissuto con quel solletico al cuore per un bel po' di tempo prima di accorgersi che si trattava di una cosa seria, prima di accorgersi che si trattava di una cosa che non poteva più ignorare. E allora lui aveva provato con tutte le sue forze a ricacciarla indietro, ancora una volta. Ma ancora una volta non c'era riuscito.
Quella sensazione ormai aveva piantato tenda e sdraio sul suo cuore e piano piano si era trasformata in qualcosa che la sua mente non si convinceva ad osservare.
Lo sguardo attraverso la vetrata del proprio ufficio.
Lo sfiorarsi involontario.
Il guardarsi negli occhi.. il guardarsi dentro.
Quanto era durato?
Un tempo interminabile.
Interminabile ma appena finito.
Finalmente aveva messo la parola fine a tutta quella storia.
Finalmente aveva visto davvero quella sensazione che aveva sfidato vento e intemperie ma che non non aveva ancora abbandonato la sua postazione sul suo cuore.
Finalmente aveva dato un nome a quella sensazione.
Amore.
Amore.
AMORE.
Un sorriso comparve sulla sua bocca. Le sue labbra si distesero in una strana ginnastica che non conoscevano molto bene, una ginnastica che ultimamente avevano fatto spesso, una ginnastica che avrebbero dovuto imparare con esattezza.
Assaporò la dolcezza del suo sorriso in quella quiete sovrannaturale che lo circondava.
Aveva vissuto da automa per tutti quegli anni. Aveva vissuto imparando una routine che detestava. Aveva vissuto con la forza di suo figlio, l'unico pensiero di vita che la sua mente aveva assimilato per tutto quel tempo.
Il suo cervello si era risvegliato quel giorno di primavera da un letargo nel quale era caduto che lo faceva sentire come una specie di robot programmato per riconoscere serial killer e per propinare consigli utili per la vita degli altri.
Per la vita degli altri, come se lui fosse un essere superiore che non aveva bisogno di vivere, di vivere e gioire, di vivere ed esultare, di vivere e piangere, di vivere e rattristarsi, di vivere ed amare.. di vivere e sentirsi vivo.
E sentirsi uomo.
Sentì una mano sfiorargli la spalla e soffermarsi sul suo braccio.
Sentì qualcuno sedersi al suo fianco. Qualcuno che aveva imparato a conoscere bene, qualcuno che aveva capito di voler amare.
Spostò lo sguardo lasciando che quel volto visto nelle acque del lago prendesse vita propria. Lasciando che quel volto gli regalasse uno dei più bei sorrisi che riusciva ad emettere.
E brillava.
Brillava di gioia da ogni poro. Brillava nel luccichio di quegli occhi scuri che gli erano entrati nell'animo come colpi di pistola.

-Tu non lo farai!- esclamò Hotch con un tono di voce così autoritario che fece indietreggiare la collega. Ma il volto di Emily rimase comunque impassibile e fermo nella sua convinzione.
-Non abbiamo tempo di discutere, quella ragazza potrebbe morire- disse calma Prentiss
-Dobbiamo aspettare i rinforzi e i giubbotti antiproiettili- sentenziò l'uomo tornando ad un tono di voce normale
-Hotch, tu non vuoi capire-
-Invece capisco benissimo. Tu stai qua ed io vado dentro-
-Se tu vai, io vado- esclamò Emily con vece ferma. Era convinta di quel che diceva e di quel che faceva e voleva fargli capire che per nessuna ragione al mondo avrebbe cambiato idea.
-Emily..- inzziò allora, sospirando, l'uomo -..se c'è qualcuno che deve rischiare qua, quello sono io-
-Che sciocchezze!- sbottò lei -Piuttosto tu hai da badare ad un figlio io non..-
-Tu hai me!- si spazientì Aaron, gridando quelle parole senza capire cosa stesse dicendo. Gli erano uscite dalla bocca senza una cognizione logica ma solo con la voglia di farle capire quanto tenesse a lei e al fatto che non le accadesse nulla.
-Ah.. io..- balbettò Emily visibilmente spiazzata mentre un leggero rossore le coloriva le guancie.
Aaron la guardò senza che i suoi occhi riuscissero a staccarsi da quei pozzi scuri. Sapeva di aver fatto un passo inconsapevole. Sapeva di aver fatto un passo che il suo cuore voleva fare ormai da troppo tempo. Ma non si sentiva arrabbiato, non si sentiva confuso.. si sentiva felice, felice e voglioso di vivere appieno quella situazione. Quella donna.
-Non voglio che ti succeda assolutamente niente, sei troppo importante-
A quelle parole Emily sentì il suo cuore scoppiarle in petto e quasi paurosa che lui potesse sentirne il battito, vi poggiò una mano sopra.
Quello che avvenne dopo non poteva dirlo con certezza perché era assorta in uno stato di trance. Aveva sentito una sirena della polizia, dei passi svelti, una mano sulla sua spalla.. e il volto di Aaron che sorridendole le diceva di stare tranquilla e che tutto sarebbe finito bene. Poi quel volto era scomparso per poi riapparire insieme al resto del team e con il serial killer in manette.
Tutto era finito. Eppure qualcosa era appena iniziato.

Brillava.
Brillava in una maniera che non aveva mai visto prima.
Brillava come nessuna donna era mai riuscita a fare ai suoi occhi.
Osservò quel volto che lo aveva fatto sentire sempre più vivo ogni giorno che passava. Ogni giorno fatto di sguardi furtivi e sorrisi fugaci.
In un attimo il suo cuore aveva capito quello che la sua mente aveva accettato solo quel tiepido giorno di primavera. E lo aveva accettato perché aveva finalmente compreso che senza quei sentimenti aggrappati al suo cuore, non sarebbe più riuscito a vivere appieno in quel mondo di cui era diventato uno sconosciuto, ormai.
Continuò a immergere i suoi occhi in quelli di lei mentre le poggiava una mano su una guancia, sentendo il fresco calore della sua pelle rosea.
Lei a quel contatto poggiò il volto a quella grande mano mentre un brivido le percorreva la schiena. Un brivido senza gelo. Un brivido caldo che la fece sorridere ancora di più, togliendo dal suo cuore tutta quell'ansia e quello smarrimento che aveva accumulato fino a quel giorno.
E fu allora che lo capì.
Fu allora che Aaron capì di sentirsi diverso, di sentire dentro di sé qualcosa che non aveva mai provato prima, qualcosa che trascendeva l'amore. Qualcosa di nuovo, qualcosa di misterioso, qualcosa che lo faceva sentire dannatamente bene.
Fece scivolare il pollice sulla pelle delicata di lei, solleticandole la guancia. Osservò il corvino dei suoi capelli schiarirsi con l'arrivo di un tiepido raggio di sole. Osservò i suoi occhi socchiudersi come infastiditi da quella poca luce. Osservò il suo sorriso disperdersi e trasformarsi in dolce tenerezza.
Osservò.
Osservò e non fece che sentirsi bene.
Osservò e non provò che un tepore invadergli l'animo.
Sentì il calore di quel raggio di sole espandersi anche sulla sua figura. Sentì i suoi occhi stringersi e farsi più piccoli ma senza rinunciare a quel contatto visivo che lo faceva sentire vivo. Sentì le sue labbra socchiudersi e inumidirsi col tocco della propria lingua.
Sentì.
Sentì e trovò curioso fare gli stessi movimenti di lei.
Sentì e trovò buffo chiedersi le stesse cose che si domandava lei.
Un pensiero.
Un pensiero e si accorse di non essere più lo stesso uomo di una volta.
Un pensiero e capì di trovare una certa tristezza in quel cambiamento durato una vita.
Un pensiero.
Un pensiero e sentì che il lasciarsi alle spalle quello che era lo faceva sentire estremamente bene, lo faceva sentire felice.
Un pensiero e si accorse di amare quella sincerità che aveva appreso in se stesso.
Non avrebbe voluto essere in altro posto se non quello. Non avrebbe voluto che essere con quella donna.
Non avrebbe voluto che sentirsi così. Così, semplicemente amato.
Mai avrebbe detto che un giorno avrebbe trovato davvero la sua strada, senza doversi rinfaccia ma e se.
Mai avrebbe detto che un giorno sarebbe riuscito a far combaciare cuore e mente.
Mai avrebbe creduto di far parlare semplicemente la sua anima.
Si ritrovò ad osservare quella donna come mai aveva fatto prima. Si ritrovò a volerle bene. Si ritrovò ad avvicinarsi a lei. Si ritrovò a sfiorarle le labbra. Si ritrovò a solleticarle la lingua in una danza che conoscevano solo loro. Si ritrovò a baciarla.
A baciarla.
A baciarla con quella passione che credeva di aver perduto, con quella dolcezza che credeva di non aver più, con quell'amore che credeva non appartenergli.
Si ritrovò, semplicemente, a sentirsi uomo.

 

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: JulyAneko