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Autore: Blablia87    18/09/2016    5 recensioni
Di polvere e perdono.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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John socchiude gli occhi, nascondendo il viso alle piccole gocce di luce che piovono attraverso le serrande abbassate.
 
Accanto a lui - volto disteso ed respiro profondo - Sherlock si stringe ancora un po’ al suo petto, muovendosi lento tra le pieghe delle lenzuola e quelle dei suoi pensieri.
 
Il medico percorre con un dito il profilo dell’altro - i bordi perfetti di quel disegno che è divenuto reale in una banale notte di Ottobre - senza trovare il coraggio di sfiorarlo davvero, nonostante le sue mani abbiano osato molto più di questo solo poche ore prima.
 
Per un attimo - il tempo di un sospiro - si sente triste, di quella tristezza dolce che lega con forza i polsi delle gioie troppo forti per evitare che possano sparire, che le ancorano alla coscienza, e al ricordo.
 
 
Volti, nomi, luoghi, bussano alle pareti, alle finestre, giungendo fino a lui come echi lontani, immagini che il tempo ha sbiadito nei contorni ma non nelle sensazioni.
 
Il sentiero che li ha condotti fino a quel momento appare di fronte ai suoi occhi, a volte morbido come terra umida, altre aguzzo come le lacrime cadute al bordo di un marciapiede, a mischiarsi con la pioggia ed il sangue.
 
 
“Siamo ancora qui.” Sussurra John, in un moto di orgoglio e rivalsa.
 
Sopravvissuti.
 
Reduci increduli di un mondo che li ha rincorsi, che ha strappato anni alle loro mani e affetti alle loro braccia, che si è nutrito del loro amore fino a consumarli nel profondo, ad usarlo come arma.
 
Superstiti dell’odio altrui, e dei propri errori.
Delle paure.
 
 
Sherlock si muove appena, poi schiude gli occhi, serio, alzandoli su John.
 
 
Restano a guardarsi per qualche secondo, in silenzio, il respiro spezzato.
 
Nel chiarore di un mattino che non sono pronti a lasciare entrare, iniziano a raccontarsi in silenzio i timori, lasciando che ogni battito ne porti via qualcuno.
 
Fanno l’amore con gli occhi, sollevandosi a vicenda dalla polvere del passato, le mani a sfiorarsi per lavar via le macchie con le carezze, rimarginando ferite e ammorbidendo cicatrici.
 
Si ascoltano camminare l’uno nelle vene dell’altro, sotto la pelle, i brividi come fiori nel deserto, lacrime di gioia e baci a nutrimento.
 
 
 
Brevi sussurri iniziano a rincorrersi per la stanza, lenti, timorosi, stracciando il velo rumorosamente silenzioso che li avvolge.
 
Voci.
 
Le loro, che stentano quasi a riconoscere mentre prendono forma da labbra incerte, tremanti.
 
 
 
Mentre si perdonano, chiamandosi per nome.
 
 
 

Angolo dell’autrice:
 
“Di quella notte che sentii una vecchia canzone e non riuscii ad andare a letto senza averci scritto sopra qualcosa.”

Potrei sicuramente sintetizzare la genesi di quanto avete appena letto in questo modo.

Questa flash è nata ieri sera, all’ombra di un paio di candele e nel silenzio di un salotto vuoto.
 
Ancor più che in altre occasioni, la sensazione che quanto scritto non abbia alcun senso logico si fa pressante. Ma non importa, perché ho amato davvero molto tracciare l’abbozzo di questo risveglio post “prima notte insieme”. ^_^
 
Grazie, come sempre, a chiunque abbia letto fin qui.
 
A presto,
B.
   
 
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