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Autore: Cookie_18005    19/09/2016    0 recensioni
Una ragazza che cerca un suo amico scomparso ed ha la brillante idea di chidere informazioni ai Kraang. Le cose non vanno come aveva previsto. Presto si ritrova nelle fogne di New York City insieme a quattro tartarughe mutanti, un sensei trasformato in topo, una rossa e "venerdì tredici".
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Correva già da diversi minuti e la stanchezza cominciava a farsi sentire, ma non poteva fermarsi ora.

Si voltò indietro, vide a una decina di passi da lei due uomini in giacca e cravatta, strane pistole luminescenti e il volto che pareva fotocopiato.

In quel periodo non era raro vedere quegli strani tipi girare per i bassifondi di New York City e allo stesso tempo le persone avevano cominciato a sparire. Le avevano detto che rapivano la gente per farci esperimenti, che non erano umani ma, queste informazioni, avevano una delle fonti meno affidabili esistenti nella città: suo fratello.

Non gli aveva dato retta ovviamente, poi il dubbio che non fossero umani si insinuò nella sua mente e decise di controllare. Loro forse sapevano, dovevano sapere.

Le cose non andarono come previsto.

 

Entrò nel covo di quelli che si autodefinivano Kraang da una finestra rotta del lucernaio. Il posto era buio, sapeva di chiuso, una sensazione di oppressione la invase e fu tentata di andarsene, ma non lo fece. Ispezionò il posto dall'alto, passando sulle travi, in fondo al magazzino una strana vasca piena di liquido fluorescente catturò la sua attenzione; venti o più strani robot e uomini vestiti eleganti erano ai piedi del grande recipiente luminoso e parlavano di qualcosa, lei era troppo lontana per capirli.

Restò lì per un po', indecisa su come esporre le sue domande e se fosse la cosa giusta da fare; i robot con quegli strani cervelli nel ventre l'avevano destabilizzata ma, non poteva rinunciare. Se c'era anche una remota possibilità che sapessero che fine avesse fatto Steve doveva rischiare.

Se l'avessero attaccata “peggio per loro” si disse, accarezzando un coltellino a serramanico che aveva nella tasca interna della pesante giacca di pelle; in realtà non ci credeva neanche lei.

Appena decise di scendere dal suo nascondiglio entrarono altri due Kraang trascinavano con loro un ragazzino sui sedici anni, un altro si avvicinò alla vasca e prese, tramite un contenitore più piccolo, una parte del contenuto per poi dirigersi verso il giovane svenuto.

Un pezzo di intonaco lanciato a gran velocità si frantumò contro la tempia del non umano che teneva la fiala attirando la sua attenzione distraendolo dal ragazzo.

Si voltò giusto in tempo per vedere un coltellino, impugnato da una strana ragazza, fargli un grande taglio sul viso. Il tipo crollò al suolo e dallo squarcio creato si sprigionarono una miriade di scintille elettriche.

Ora era lì, con i non umani che la fissavano con pistole già cariche; un viscido cervello dotato di tentacoli fuoriuscì dal ventre dell'involucro di metallo e le si aggrappò a una gamba facendole fare un balzo indietro.

Riuscì a maledirsi un paio di volte per non essere riuscita ad essere egoista, come aveva cercato di imporsi prima che i Kraang cominciassero a spararle contro.

Non riuscì a contrastarli per molto e quando uno dei laser la colpì al fianco destro non vide altra scelta che scappare.

Con una mano sul fianco dolorante e il coltello puntato contro l'essere che si era staccata dalla gamba che usava come “ostaggio”, cominciò ad indietreggiare verso un uscita; il tempo di sussurare un “scappa” al ragazzo appena rinvenuto e di aver lanciato il cervello rosa addosso ai suoi simili che cominciò a correre fino a ritrovarsi fra i vicoli bui di New York, con quei tipi che non smettevano di seguirla.

 

- Fermati! I Kraang devono catturare l'umana che ha visto i Kraang! - disse uno con voce metallica.

- R2D2 saprebbe fare discorsi più articolati di voi – rispose lei schivando alcuni laser.

Grazie all'adrenalina del momento riuscì a fare uno scatto tale da distanziare i due. Girò in un vicolo che, secondo la sua mappa mentale, doveva condurla al locale di suo fratello ma non fu così; un muro di mattoni le bloccava la strada ma piuttosto di ammettere che aveva sbagliato via si disse che era un trucco di quegli alieni.

Un dolore lancinante al fianco tornò prepotentemente a ricordarle che era ferita; si appoggiòal muro dietro di lei e si alzò la maglia quel tanto che bastava per contollare la gravità della cosa. Una bruciatura si estendeva sulla pelle ma non era eccessivamente grave, fortunatamente l'avevano colpita di striscio; questo comunque non voleva dire che fosse salva, soprattutto perché si sentiva svenire. Ferita da laser più corsa di tre isolati era uguale a una ragazzina mezza morta.

Tenendo una mano attaccata al muro per sorreggersi tornò all'inizio del vicolo sperando che i Kraang l'avessero lasciata stare, ovviamente non fu così; stavano ancora lì a cercarla, erano davvero ostinati.

Tornò lentamente sui suoi passi e si guardò in giro, doveva trovare una soluzione e alla svelta.

- Sola tu sei ora, giovane Padawan – si disse osservando delle scale antincendio che sembravano l'unica via d'uscita. Non sarebbe riuscita a fare neanche un salto in quello stato, in conclusione sarebbe rimasta intrappolata sul tetto; abbassò lo sguardo sconsolata ed a quel punto lo vide: un tombino. Un idea le balenò in mente; certo, non era l'idea più bella, originale o profumata che avesse mai avuto ma era l'unica chanse che aveva. Sentì i Kraang avvicinarsi – bene, allora piano B

Quando gli alieni arrivarono nel vicolo non trovarono più nessuno.


 

   
 
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