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Autore: narixxx    20/09/2016    1 recensioni
Yoonseok.
Dal testo : Yoongi promettimi che non ti dimenticherai mai di me. Promettimi che non sarai mai una bolla di sapone, che non volerai mai lontano da me. Promettimi che se anche te ne andrai ritornerai''
''Hoseok le bolle di sapone non tornano indietro''
'' Allora fai un'eccezione. Vuoi?''>>
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'' To love one, and to be beloved by one,
Is the greatest good a mortal can enjoy ..''
 
Il '' Plan B '' era uno dei pochi locali che aveva aperto in quegli ultimi mesi nei pressi dell'affollato viale che portava all'ingresso dell'università nazionale di Seoul.  La zona in cui era ubicato  faceva sì che fosse leggermente distanziato dai luoghi mondani in cui i ragazzi erano solito incontrarsi di sera.
 Il palazzo in cui aveva aperto il ristorante si innalzava maestoso tra le piccole casette e i moderni appartamenti che sfidavano qualsiasi legge di gravità . Le pareti, a differenza degli altri edifici tutte perfettamente lisce dipinte di bianco, erano adornate qua e là da alcune crepe; di tanto in tanto da alcune fessure vi comparivano dei piccoli  fiori selvaggi. Le mura portavano tatuate i resti della guerra di Corea. Quei segni nei cuori dei più anziani faceva scendere qualche lacrima silenziosa, mentre nei 'più' giovani  tutte quelle 'cicatrici' facevano semplicemente dubitare della sicurezza dell'edificio, dubbio che veniva smentito una volta che si varcava la soglia. 
Il ristorante era stato pensato più come ad un locale ''caldo ed accogliente'', molto simile ad un Burger King o ad un MC ma con cibi salutari e menù adatti a qualsiasi tipo di clientela. Ogni volta appena varcata la soglia l'odore del caldo fuoco mischiato al dolce e leggermente pungente odore di cannella ti avvolgeva e faceva comparire quasi automaticamente un sorriso rasserenante. L'ambiente era familiare ed accogliente con pareti dipinte con caldi colori autunnali e vari  dipinti che raffiguravano scene di paesaggi tipici coreani. L'entrata della cucina era in bella vista cosicché tutti potessero osservare la 'guerra' che si compiva dietro i fornelli. Per alcuni al primo colpo il cibo poteva sembrare molto semplice ed alla mano, ma in realtà il proprietario del locale era un rinomato chef stellato il quale dopo anni passati ai vertici della cucina nazionale era tornato nel luogo in cui tutto aveva preso vita.
 
 Il proprietario aveva acquistato quel locale, ormai in disuso da diversi anni, ripensando alla sua gioventù e a tutti i ricordi e le emozioni che aveva vissuto dietro i fornelli, cucinando per divertimento e non per fama e ricchezza. All'inizio era stato divertente confrontarsi con i miglior cuochi del paese, poi però le aspettative erano piombate su di lui come avvoltoi. Ordinazione dopo ordinazione sentiva l'ansia d'aspettative fargli compagnia. Essersi posizionato a soli 28 anni tra i 15 migliori cuochi a livello mondiale piano piano lo stava spezzando.  Col passare del tempo la fiamma interiore di felicità che provava cucinando era scomparsa per essere soppiantata con nulla se non il vuoto. 
Per ritornare il sé di prima ce n'era voluto di tempo. Aveva smesso addirittura di cucinare per vari mesi, ma  il sudore che provava maneggiando le pentole, la soddisfazione di vedere le facce dei commensali rapiti in piena estasi degustando i suoi piatti, e le storie che cercava di trasmettere tramite gli odori gli erano mancate. Tutto gli era mancato. Il ricordo degli odori ogni sera ,durante il riposo, come un'amante gli si era presentato dinanzi al suo capezzale ammaliandolo per poi trascinarlo in cucina dietro i fornelli. In quel momento la voglia di ritornare e rimettersi in gioco era stata talmente tanta ed irruenta che nel giro di qualche settimana aveva assunto dei dipendenti ed aperto il locale. In poco tempo il  '' Plan B'' era diventato un posto d'approdo per universitari invasati e genitori di fretta. Alcuni lo conoscevano solo per il pollo piccante che servivano, altri per la pizza ed altri ancora solo per una fetta di torta alle ciliegie accompagnata da un caffè. Il ristorante si era trasformato da aperto solo ad orario di pranzo e cena ad un rifugio accogliente aperto a chiunque e a qualunque orario. Jin doveva dargliene atto ad Hoseok, il ragazzo era stato davvero in gamba nel fargli notare che sarebbe stato un ottima idea quella di tenere aperto il locale per tutta la giornata, specialmente alle prime ore del mattino.
 
-
''Jin ordine al tavolo 3 : lasagna, cannelloni ed una caesar salad'' disse Hoseok passando l'ordine al cuoco, nonché il suo capo. ''Oggi in sala si sta scatenando l'inferno'' disse asciugandosi un po' di sudore prima di portare fuori un ordine pronto sul pass.
La sala era nel pieno del caos, segno che erano le 13 in punto. C'erano bambini che piangevano perché la mamma o il papà di turno aveva deciso che quello sarebbe stato il giorno della verdura ed altri che si rincorrevano tra i tavoli del locale. C'erano anche alcune coppie di giovani innamorati che in un piccolo angolino in disparte si scambiavano effusioni incuranti di tutto quello che li circondava.
''Hoseok hyung mi potresti aiutare?'' chiese Jimin mentre gli sfrecciava di fianco.
''Certo Jimin cosa vuoi che faccia?'' chiese seguendolo.
''Dovresti aiutarmi a pulire il tavolo numero 8, tutto il cibo è sparso per terra'' disse mentre iniziava a posare le varie stoviglie su di un pass ''Siamo all'ora di punta e presto potrebbero arrivare nuovi commensali'' disse mentre ritornava in cucina.
''Va bene Jimin'' disse mentre si dirigeva verso il ripostiglio a prendere scopa e paletta. Mai come quel giorno si sentiva così sfiancato. Nulla poteva l'aria condizionata fare contro l'afa estivo che penetrava dalle finestre e dai fornelli della cucina.''Jimin ho finito di apparecchiare, tranquillo'!' disse affiancando l'amico sull'uscio della cucina.
''Grazie Hoseok hyung'' rispose l'altro poggiandogli una mano sulla spalla ''Oooh, nuovi clienti!''
''Tranquillo Jimin prendo io le ordinazioni. Riprendi pure fiato'' disse avviandosi verso i nuovi commensali. Jimin era un grande lavoratore. Lo sapeva bene Hoseok. Sapeva anche del peso sulle spalle che quel giovane ragazzo si portava, per questo ogni volta che poteva cercava di aiutarlo il più possibile.
 
 
-
''Buongiorno e benvenuti al ''Plan B' sono J-Hope e per oggi sarò il vostro cameriere.'' disse mentre tutto concentrato cercava di recuperare la penna che gli era caduta sotto la sedia di uno dei commensali. ''Scusate tanto per la mia sbadataggine. Ecco a voi i vostri menù. Sarò di ritorno tra pochi minuti! '' disse in tono gentile piazzando un largo sorriso a 32 denti ampliamente stanco e senza entusiasmo. Il trio che vi si presentò appena i suoi occhi misero a fuoco la scena aveva del comico.
''Don’t worry broo! Comboo comboo comboo'' strillò un ragazzino con i capelli neri mentre saltellava allegro sulla sedia.
''Anche per me, grazie'' rispose quello che portava un paio di occhiali da sole con le lenti gialle mentre sconsolato scuoteva la testa dinanzi alla pazzia dell'altro.
'' Mmmh, a me va bene un hamburger e della coca cola '' rispose il terzo che aveva dei particolari capelli color menta i quali risaltavano ancora di più per mezzo della sua pelle diafana. 
''Suga perchè non provi anche tu il combo? Ti assicuro che il pollo piccante è stupendo!! E le patatine con cui lo servono sono croccantissimeee '' affermò capelli neri tutto eccitato. Tra le strilla dei bambini e il via vai dei commensali c'era qualcosa che aveva catturato l'attenzione di Hoseok dinanzi a quelle parole, immobilizzandolo e facendogli venire dei piccoli brividi di freddo che andavano contro tutte le leggi umanamente possibili dato l'afa che lo aveva abbracciato fino a pochi secondi prima. -Suga. Che strano nome. pensò.
''No, Kook.'' rispose quello con i capelli verdi. 
''Ma Yoon-'' continuò quello che evidentemente si chiamava Kook .
''Kook basta.'' riprese quello con gli occhiali facendo comparire sul volto dell’altro un dolce broncio.
''A-Allora cosa ti porto?'' richiese Hoseok balbettando leggermente.
''Hamburger e coca-cola'' riprese l'altro scandendo parola per parola mentre lo  guardava fisso negli occhi annoiato senza battere ciglio. La seconda cosa che lo colpì fu il tono. All'inizio la sua voce era bassa, incolore difficile da distinguere dal brusio di fondo, molto anonima; ma quando aveva parlato la seconda volta qualcosa era scattato nel profondo ad Hoseok. La cadenza, il marcare un po' di più l'ultima lettera di ogni parola e lo sguardo fiero con cui lo stava fissando stava piano piano provocando nel suo cuore un piccolo tsunami. 
''S-subito.'' rispose Hoseok prima di avviarsi ad ampi passi verso la cucina; mentre si allontanava le parole di uno dei tre lo fecero pietrificare  -Yoongi hai fatto colpo!- .
Il piccolo tsunami interiore aveva preso completamente possesso del suo corpo facendolo annaspare ad ogni passo. ''J-Jimin'' tuonò appena varcò la soglia della cucina '' tavolo 8 occupatene tu'' disse accasciandosi sul primo sgabello che gli capitò a tiro. Era impossibile. Era realisticamente impossibile. Quale peccato aveva mai commesso per ritrovarsi in quel locale, lontano chilometri da Busan, Yoongi? ''Merda'' disse passandosi con furia le mani tra i capelli stringendone alcuni con forza. ''Merda''.
''J-hope stai bene?'' chiese accigliato Jin ''Ehii J-hope mi stai mettendo paura, rispondimi!'' non aveva mai visto così pallido e fuori controllo l'altro ragazzo. ''Hoseok'' continuò poggiando i palmi delle mani sulle guance fredde dell'altro ''H-Hoseok rispondimi '' supplicò con un filo di voce l'altro.
''Jin è pronto l'ordine per il tavolo 3?'' chiese Jimin rientrando in cucina con il volto tutto arrossato ''Jin perché Hoseok è così pallido?'' domandò il più piccolo avvicinandosi ai due ''Hoseok-ah'' sospirò debolmente.
Per Hoseok tutto quello che lo circondava aveva smesso di funzionare correttamente. Si sentiva come le lancette di un orologio con le pile quasi del tutto esaurite che scandiscono il tempo ma che non hanno abbastanza forza per andare avanti. Davanti ai suoi occhi tutto si muoveva in modo frenetico, riusciva solo a cogliere i tratti distintivi della comica situazione senza però esserne pienamente cosciente. Era tornato. Yoongi dopo 12 anni era tornato e stava in sala con un berretto nero pece sopra a quei ridicoli capelli verde menta e con una larga maglietta bianca che si confondeva con la pelle diafana, mentre tra un boccone e l’altro i suoi occhi, all'oscuro di tutto, si spostavano tra i suoi due amici e l'hamburger. Tutto lo sforzo che durante quegli ultimi dodici anni aveva impiegato per non pensare mai al suo passato era andato in malora dinanzi a quei stupidi occhi sperduti ed al tono marcato di quello che ormai non era più solo un bizzarro e sconosciuto cliente. 
 




 
 
 
 
 

Flashback
"Ciao mamma, ci vediamo dopo" disse il piccolo Hoseok agitando piano piano la manina mentre a passo veloce usciva di casa e si dirigeva  verso la fermata dello scuolabus. Il sole non era ancora sorto e la leggera nebbiolina che avvolgeva il vicinato faceva sembrare tutto fermo nel tempo, da dietro la collina lo scuolabus si fece largo nella nebbia con i fari facendolo sospirare di sollievo. Non gli erano mai piaciuti quei pochi secondi in cui da solo immerso nel silenzio aspettava, men che meno quel giorno. Specialmente quel giorno. Non appena si fermò e mise piede sul gradino i suoi occhi si mossero veloci e frenetici alla ricerca del suo amico.
"Heiiii" un urlo proveniente dall'ultima fila attirò la sua attenzione.
"Buongiorno Yoongiiii" lo salutò mentre gli si sedeva di fianco cercando di scollarsi di dosso quella brutta sensazione che gli aveva tenuto compagnia durante l'attesa. "Cosa mangi?"
"Brioches" sorrise l'altro mentre allegro gli offriva un pezzetto.
"No, grazie Yoongi-ah, oggi mi sono svegliato presto ed ho fatto colazione" sorrise ripensando ai pancake pieni di sciroppo d'acero che la madre gli aveva preparato.
"Honseok-ah Honseok-ah" iniziò a chiamarlo Yoongi tirandogli una manica mentre tutta la sua faccia era spalmata contro il finestrino. "Guardaaaaa" disse indicando un punto in lontananza.
"Yoongi-ah che c'è di tanto speciale in un forno?"
"Lì ci sono torte, crostate. Praticamente è pieno di dolci e cibo." rispose emettendo un sospiro tutto trasognante.
Yoongi era semplicemente così: ingenuo, goloso e con in mano sempre qualcosa da sgranocchiare. " Su scendiamo siamo arrivati a scuola."  disse tirandolo per una manica e scendendo dal  bus.
Hoseok non aveva molti amici, in quella scuola conosceva solo Yoongi; non perchè fosse timido o altro, il problema era dovuto solo ai continui trasferimenti di lavoro di suo padre i quali a lungo andare lo avevano sfinito nel socializzare. Hoseok dal canto suo non era mai stato tipo in grado di resistere più di cinque secondi da solo lontano dalla compagnia e dal calore umano. Era un tipo allegro, aperto e spontaneo e come previsto non riuscì a non parlare sin da subito con Yoongi, il quale era un piccolo sole nel proprio sistema solare. Un altro particolare che aveva fatto decidere al piccolo Hoseok di essere suo amico era la sua mania di avere sempre a disposizione nello zaino una riserva infinita di schifezze.  Fuori da scuola i due si comportavano come gemelli. Spesso a scuola le insegnanti restavano sconvolte dai loro modi di fare; erano come due pazzi tornado senza freni. Stare in loro compagnia era come assistere ad uno spettacolo umoristico, con uno che cercava di mettere in bocca quante più schifezze possibili in un colpo solo e con l'altro che rideva e saltava come un diavoletto della Tazmania.
''Hoseok ti va di andare a giocare oggi pomeriggio?'' chiese Yoongi mentre si incamminavano verso l’aula.
''Non lo so. Dovrei prima chiedere a mamma.'' rispose mentre scostava la sedia dal banco e vi si sedeva.''Vuoi venire a fare merenda da me? così studiamo insieme''.
''Certo. Vado a casa e poi vengo da te.'' disse prendendo posto vicino ad Hoseok.
 
La prima ora come ogni mercoledì doveva essere matematica. La maestra aveva accennato nei giorni precedenti che quel giorno avrebbero imparato la tabellina del 6 e per questo di ripetere a casa le altre. Nei banchi c'era chi ripeteva e altri che chiacchieravano felici dei nuovi pokèmon catturati il giorno precedente invece di studiare. Fu la maestra d'italiano che entrando rimise tutti in riga. Era una signora sulla quarantina con un perenne chignon rigido e gli occhiali spessi. Era quello che tutti definirebbero la zitella acida della città, e questo suo malessere interiore si riversava nelle pessimo umorismo con cui rispondeva agli alunni. 
Tutti sapevano che con lei le risate e gli scherzi erano proibiti. Fu per questo che il rumore di porte sbattute di colpo e di passi strascicati fu qualcosa che non passò inosservato alle orecchie dei bambini che stavano in classe concentrati sul dettato. All'unisono tutti i volti si alzarono trattenendo di riflesso il respiro.
''Vado a vedere cosa succede'' affermò la donna affacciandosi in corridoio per poi ritornare in classe con il respiro trafelante. 
''Ragazzi vi ricordate le esercitazioni per il terremoto?'' chiese guardando uno per uno i ragazzini ''Mi ero dimenticata di dirvi che oggi ce nè uno in programma.'' annuendo tra sé e sé mentre tamburellava le mani sulla cattedra. ''Ora tutti sotto i banchi. Mi raccomando restate in silenzio '' continuò inspirando profondamente ''Io ritorno subito'' ed espirò lentamente avviandosi con passo malfermo verso la porta ed uscendo. 
Intanto fuori dall'aula il rumore di passi si faceva sempre più vicino.  Hoseok non sapeva perchè ma la strana sensazione del mattino ritornò prepotente a fargli visita. Inconsapevolmente strinse la mano di Yoongi attirando l'attenzione dell'altro su di se. Con il passare del tempo e dei vari trasferimenti era normale per lui soffrire all’improvviso di attacchi d'ansia, si verificavano a qualsiasi stimolo esterno sia che esso fosse dovuto ad emozioni di gioia sia a quelle di paura. Yoongi lo sapeva. Lo aveva scoperto lo stesso giorno in cui si erano incontrati.
''Tranquillo Hoseok'' lo rassicurò Yoongi.
''Per quanto pensi che dovremo restare sotto i banchi?'' chiese Hoseok guardandolo negli occhi.
''Non lo so ma spero di non dover aspettare ancora per molto. Vuoi un panino con la nutella?'' chiese il più grande allungando una mano verso lo zaino che stava sul banco e prendendo il panino.
''No, tranquillo Yoongi - '' rispose sorridente il più piccolo mentre vedeva l'altro gustarsi il panino ''- credo che andrò un attimo al bagno ''
''ma Hoseok ha detto la maestra che dobbiamo restare qui, sai come è fatta quella! Se torna e non ti trova farà un casino ''  continuò sbruffando tra un boccone ed un altro  ''Sai ha detto che è un'esercitazione per il terremoto, ma potrebbe anche non essere vero e potrebbe essercene uno per davvero.''
''Yoongi se ci fosse un terremoto si muoverebbe tutto, non trovi?'' affermò Hoseok ricordando il padre che gli raccontava come lui da piccolo aveva visto gli alberi piegarsi e le abitazioni ballare su se stesse ''Se vedo che tutto all’improvviso inizia a muoversi torno subito qui. Prometto.''  così si alzò di colpo e uscì alla ricerca del bagno. 
Il corridoio era vuoto, per terra vi erano alcuni fogli che volteggiavano trasportati del vento che penetrava dalla porta d'ingresso socchiusa. La scena ricordava vagamente uno di quei film western, uno di quelli in cui in strada ci sono due uomini con in mano una pistola, uno di quello in cui di tanto in tanto la sabbia si trasforma in polvere e qualche ramo secco viene spostato per colpa del vento.  La sensazione del mattino tornò a strisciargli lungo la schiena. C'era qualcosa di sbagliato in quel corridoio; un silenzio più rumoroso del rumore stesso e questo non era mai un buon segno. Questa volta quando si avvicinò alla porta del bagno il senso di disagio si ampliò facendogli chiudere con forza gli occhi. Quello che successe dopo fu qualcosa di vago che a stento riuscì a posteriori a comprendere. Si ritrovò dentro uno dei bagni inginocchiato con il corpo schiacciato contro il petto di qualcun altro, mentre un braccio gli circondava la vita ed un altro gli carezzava la testa. 
''Stupido! Mi hai fatto preoccupare!!" sussurrò Yoongi mentre stringeva ancora di più l'altro contro il suo corpo. Intanto nel corridoio iniziò il finimondo. C'erano passi, colpi di pistola e grida. "Hoseok respira! Ci sono io qui, vedrai che andrà tutto bene!'' le parole gli uscirono deboli, sussurrate tra paura e speranza. 
"Yon-Yoongi ..''
"shhh " tagliò corto l'altro " tranquillo tra poco sarà tutto finito. Te lo prometto'' disse cercando di convincersi lui stesso.
L'abbraccio di Yoongi era caldo, sapeva di casa e di estate. Il leggero respiro che usciva dalle labbra e che sfiorava la tempia destra era caldo. Le lacrime di Hoseok che scendevano copiose invece erano fredde. Fredde come il pavimento, freddo come l'aria che entrava dalle fessure della porta. Il contrasto non faceva altro che confondere Hoseok, facendolo piangere sempre di più mentre il suo volto si adagiava alla base del collo dell'altro inspirando il pungente odore misto tra zucchero filato e menta.
"Stupid-"
" Dovresti smetterla di chiamarmi stupido, l'avevo sentito già la prima volta'' sussurrò Hoseok smettendo di piangere ma senza allontanarsi dal corpo di Yoongi.
'' Sono io lo Hyung qui! Insolente! Non puoi immaginare quanta paura abbia avuto vedendo quel signore che con una pistola in mano si avviava verso di te. Ho avuto paura, sai molta più paura di quando fanno i tuoni fuori '' con delicatezza distaccò il corpo del più piccolo dal suo e con l’aiuto della stoffa della maglia con cura asciugò le lacrime che non avevano ancora accennato a fermarsi ‘’Hoseok per la prima volta ho avuto davvero paura. Hoseok promettimi che starai più attento la prossima volta'' e dopo aver visto il capo dell'altro annuire lo ricatturò nel suo abbraccio.
Yoongi per distrarre l'altro dai continui spari che all'esterno si susseguivano prese la collana che portava come braccialetto e la allacciò intorno al collo dell'altro. ‘’ Questa collana non ti farà più avere paura, tra poco saremo fuori di qui .. ‘’
‘’G-Grazie Yoongi. Sai la collana sa di te, sa di zucchero ‘’ disse stringendosi ancora di più all’altro ‘’S-suga’’ sussurrò prima di appisolarsi.
 
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I soccorritori li trovarono così, l’uno nelle braccia dell’altro. Con Yoongi con il corpo premuto contro il freddo muro del bagno, gli occhi chiusi e le mani che istintivamente proteggevano il corpo del più piccolo e con Hoseok che imbronciato russava.
Insieme ai soccorritori vi era anche la madre di Hoseok che ascoltando le notizie per radio preoccupata si era precipitata dal figlio. Era andata nel panico alla notizia dell’aggressione nella scuola del figlio e così senza accorgersene si era ritrovata con sguardo fisso sulla strada e il piede a tavoletta sull’ acceleratore.
Tutte le sue paure e le sue ansie si erano poi dissipate quando da dietro  la schiena aveva visto suo figlio e Yoongi. Vedere quei due così vicini con la testa di Hoseok nell’incavo del collo di Yoongi e la presa ferrea del più grande sulla vita dell’altro risultava stonato in quel quadro circondato da armi da fuoco, vigili del fuoco e poliziotti. Un leggero sorriso dolce amaro lentamente fece capolino sul suo volto facendola rilassare per la prima volta da quando si era diretta verso la scuola. Guardarli lì, incolumi l’uno nelle braccia dell’altro le riscaldava il cuore. Le ricordava quando anche lei da piccola aveva conosciuto suo marito. Erano bambini quando si erano innamorati. Era una storia che aveva continuamente raccontato ad Hoseok, cercando di fargli capire tutte le emozioni che aveva vissuto, cercando di fargli capire cosa fosse l'amore. Perchè l'amore, quello vero, non è per tutti e specialmente non ti aspetta. Così gli insegnava tramite le storie della buona notte che l'amore non guardava in faccia a nessuno, in amore nulla può l'età, il genere o l'orientamento religioso. Sapeva che suo figlio era ancora piccolo per l'amore e tutti quei paroloni che ogni giorno gli ripeteva, ma quando vedeva il modo in cui gli occhi dei due si cercavano riconosceva qualcosa di unico e speciale.
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Le sue parole, e le sue convinzioni divennero certezze due anni dopo. Quando un giorno Hoseok entrò in casa tutto felice e contento e le fece vedere quello che gelosamente teneva in una bustina di plastica nella tasca del suo giubbotto.
''Mamma guarda cosa ho preso a Yoongi-ah'' disse mentre lentamente tirava fuori due piccole polo colorate  col buco all'interno  '' Li ho visti ed ho pensato subito agli anelli che tu e papà portare al dito'' disse indicando la fede della madre.
''Oooh, capisco. Sono molto belli, ma cos'hai intenzione di farci?'' chiese guardando negli occhi il figlio.
''Bhee io pensavo di darlo a Yoongi'' disse inclinando leggermente il mento verso il basso ''Ho pensato che dato che lo conosco da tanto tempo e che con lui mi sento bene-'' continuò mentre leggere sfumature di rosso gli coloravano le guance ''ho pensato che vorrei che restassimo così per sempre. Come te e papà''.
''Ho capito'' disse la donna attirandolo nel suo abbraccio ''sono sicura che non ti lascerà mai''.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Fine Flashback
 
Una risata isterica gli sfuggi ricordando la sua infanzia. Purtroppo non andò così. Non andò neanche lontanamente come se l'era immaginato. Dopo che diede 'l'anello' a Yoongi il suo lato spensierato insieme a tutte le sicurezze e le bellezze della vita crollarono. Il ragazzo che per lui era il suo punto fermo si era trasferito, senza un saluto e senza una spiegazione. Puff ! Era scomparso come se non fosse mai esistito, lasciando solo ricordi che anche a distanza di tempo non accennavano a sparire. Dopo anni ricordava ancora tutto. Tutti i loro discorsi sul come catturare una lucertola, sul come non far più piovere perchè Yoongi aveva paura dei temporali, di come di nascosto mangiavano sui gradini delle scale che portavano ai ripostigli sotterranei per non dover condividere con gli altri la merenda, o di come le loro piccole manine inconsciamente si trovavano e si stringevano forte. Tutto era ben impresso nelle sue memorie, e mai una volta quei ricordi lo avevano lasciato solo. 
 
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Con il passare degli anni si era reso conto che c'erano solo un modo per tirare avanti: fingere che tutto stesse andando bene e correre, senza mai fermarsi a pensare. Impiegava il tempo studiando, facendo volontariato e lavorando. Solo facendo così gli sembrava che il tempo scorresse più velocemente. Passava dalla scuola al ricovero per senza tetto al lavoro senza pausa, senza respirare e cosa più importante senza pensare. In tutti quegli anni però era cresciuto dentro di se la convinzione che Yoongi se ne fosse andato per colpa sua, lasciandolo dietro, dimenticandolo. Per una volta era stato lui ad essere abbandonato. Con questa convinzione aveva respirato un po' di più. Piano piano la sua vita si era uniformata a quella dei suoi coetanei, almeno esternamente. Per tutta la sua vita non aveva mai immaginato che il ricordo della sua infanzia sarebbe ritornato, presentandosi davanti a lui guardandolo negli occhi senza degnarlo di una parola.
 
 
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Ogni volta che Yoongi e i suoi amici ritornavano al ristorante lui era sempre il primo ad accoglierli, porgeva sempre per primo a Yoongi il menù per poi guardarlo fisso negli occhi. Non voleva essere riconosciuto, ma la voglia di guardare i suoi profondi occhi marroni andava contro ogni buonsenso. Voleva semplicemente osservarlo da lontano, gli bastava questo. Era come osservare una rosa, affascinante ed accattivante, circondata da innumerevoli e pericolose spine. Così ogni volta prima che la spina penetrasse nella carne ferendolo, gli porgeva il menù ritornava in cucina scambiando il tavolo con Jimin.
Per lui Yoongi era diventato come un’opera d’arte durante un’esposizione :’’ Guardare ma non toccare’’. A lui andava bene così, era questo quello in cui  si ostinava a credere.
 
 
Hoseok all’inizio non aveva notato il rossore che all’improvviso compariva appena Jimin lo sostituiva, poi aveva osservato come l’amico di Yoongi, quello che ordinava sempre il combo, muoveva freneticamente le dita ogni qual volta Jimin gli era di fianco o di come cercava di sembrare casuale facendo conversazione, ma invece di guardare il diretto interessato negli occhi fissava un punto in lontananza dietro Jimin, quei due non riuscivano a sostenere a vicenda lo sguardo dell’altro per più di tre secondi, particolare che poi tutti avevano notato. Era bello rivedere, dopo tanto tempo, sul volto di Jimin quella spensieratezza tipica della sua età.



 
‘’Hoseok vai ad avvertire Jimin che lo vogliono al telefono, è  Taetae’’ l’informò dalla cucina Jin. Prima di avviarsi dal suo amico precorse con lo sguardo la sala fermandosi su Yoongi che era di nuovo lì. Stava per salutare una vecchia coppia di assidui frequentatori del locale quando vide Jimin e Jungkook in una strana danza per poi vedere un Yoongi ricoperto da coca-cola. La coca-cola scendeva lungo il corpo dell’altro facendo aderire la maglietta al petto lasciando ben poco all’immaginazione
"Seguimi, ti dó il cambio" affermò Hoseok con tono sicuro andando verso la cucina.
Piccole goccioline cadevano ad ogni passo lasciando alle spalle un piccolo sentiero.
"Tieni!" disse mentre passava a Yoongi un asciugamano "se vuoi puoi farti anche una doccia".
"Si credo proprio che mi convenga" affermò sbalordendolo mentre senza pudore si toglieva la maglia.
"Mmmh, bene ecco questa è la doccia" disse mentre sentiva le guance andare a fuoco "Fai pure c-con comodo. Io sto in g-giro".
 
Doveva riprendere il controllo di se stesso, non doveva assolutamente far insospettire Yoongi o come si faceva chiamare ora Suga della sua vera identità. Aveva resistito così tanto tempo all’istinto di andare dall’altro e stringerlo tra le braccia, di chiedergli perché se ne fosse andato e magari anche a tirargli qualche ceffone. Aveva resistito per così tanto tempo che non poteva farsi beccare rosso in viso e farneticante, non poteva comportarsi come una liceale dinanzi al suo primo amore. Contegno era quello che ci voleva.
 
Contegno che andò a farsi friggere nel momento in cui il diafano corpo nudo di Yoongi  gli si presentò dinanzi  in tutto il suo splendore. Yoongi dal canto suo sembrava quasi non rendersi conto che qualcuno lo stesse chiamando, o che fosse in bella vista al resto dei commensali. Appena Hoseok gli si avvicino per proteggerlo da occhi indiscreti il corpo,ormai senza forze, si lasciò andare al contatto con le sue braccia le quali istintivamente lo sollevarono da terra circondandolo delicatamente mentre a passo tranquillo senza nessuno sforzo lo riportava in bagno.
 
''Yoongi stai bene?'' chiese preoccupato Hoseok mentre distrattamente gli carezzava la guancia cercando di fargli riprendere il controllo di se stesso. In tutta la sua vita non aveva mai visto l’altro così spossato e fuori di se. Di solito era lui quello forte, quello che anche se si sbucciava le ginocchia cadendo dalla bici sorrideva, quasi a sostenere che non fosse doloroso.
''S-si'' biascicò Suga.
''Tieni'' disse J-Hope mentre attentamente avvolgeva il corpo dell'altro in un asciugamano.
''G-grazie'' sussurrò dinanzi a quella gentilezza cercando di far smettere di battere i denti. ''Grazie'' ripetè con più convinzione.
''Di nulla Yoongi'' disse mentre si allontanava dall’altro concedendogli un po’ di privacy.
 
''Basta!!'' . ''Basta!'' sospirò a denti stretti Suga mentre alcune lacrime gli scendevano libere lungo le guance.
''Yoongi, tutto bene?'' chiese J-Hope spaventato ''Y-Yoongi?''
''Basta! Smettila di chiamarmi con quel nome!'' continuò strillando in faccia all'altro tutta la sua frustrazione. 
''Ho capito Suga'' rispose Hoseok  mentre si alzava di nuovo ed usciva dalla stanza.
Faceva male, davvero tanto male sentire Yoongi, il suo Yoongi inveirgli contro. Era così perso nel dolore che quando l’altro lo chiamò Hoseok non ci fece caso, non ci fece caso neanche la seconda volta reputandolo uno scherzo crudele della mente, ma la terza volta quando Yoongi con la sua voce fece tremare le pareti decise che forse non era poi tanto uno scherzo e che forse Yoongi davvero lo stava chiamando.
 
 
L’eccitazione del sentire il suo nome sulle labbra dell’altro subito fù messa da parte dall’ansia che quel nome implicava. Non sapeva perchè lo avesse chiamato così, non sapeva se lo aveva finalmente riconosciuto o se aveva sempre saputo chi fosse oppure se l’altro lo stava solo immaginando.  Mille dubbi e mille incertezze si rincorrevano nella sua mente. La paura che la verità lo avrebbe potuto lacerare gli fece venir voglia di aggrapparsi a quell’unico ricordo che gli ricordava che Yoongi non era frutto della sua immaginazione, così istintivamente prese la collana che sempre portava al collo e la strinse tra le mani. Con una voglia da matti di scomparire, lentamente si girò verso l’altro.
''Scusami Hoseok-ah per non averti riconosciuto prima, ma sono ritornato'' .
 















 Le bolle di sapone salivano in alto trasportate dal caldo venticello di inizio autunno. Dapprima smussate poi rotonde. Salivano in alto danzando leggiadre. Sulla loro superficie mille colori si rincorrevano mentre a tratti venivano colpite dai tenui raggi di un timido sole il quale vi faceva riflettere il panorama sottostante.
''No Hoseok-ah devi soffiare un po' meno forte. Se soffi forte le bolle scoppiano subito. Dà a me, ti faccio vedere io'' disse Yoongi prendendo lo stecchetto ''Così'' continuò soffiando piano nel cerchio facendo uscire alcune bolle che circondarono Hoseok.
''Woaah sono stupende'' disse restando a bocca aperta ''Perchè io non ci riesco?'' chiese rivolto a Yoongi ''Voglio riprovarci Yoongi-aaah'' disse mostrando un tenero broncio ''Questa volta ci riuscirò''.
''Va bene Hoseok ma soffia piano ricord- woaaah bravo ci sei riuscito'' disse l'altro ammirando le bolle che piano piano uscivano dal cerchio.
''Ce l'ho fatta, ce l'ho fatta Yoongi!!'' continuò felice. ''Guarda come sono belle''.
Alcune bolle circondavano i due ragazzi creando intorno a loro un mantello dai mille colori e dalle mille sfumature. Il profumo di erba calpestata e di limone tipico del sapone che avevano utilizzato proiettava le loro menti in un'altra dimensione lontano dai rumori cacofonici della città e lontano dallo smog, l'unico rumore che i due riuscivano ad udire era la soave risata che usciva senza sosta dalle loro labbra. Per chiunque avesse mai avuto la convinzione che la vera felicità fosse una mera invenzione poteva vedere tramite i due innocenti bambini che giocavano con le bolle che tutto quello che avevano ascoltato fino a quel momento era tutta una bugia. La prova era lì, proprio sotto i loro occhi. In un'anonima cittadina, nascosti tra la moltitudine di casette a schiera, circondate da anonimi giardini, con vicini ficcanaso ed ordinarie autovetture posteggiate nel vialetto di casa vi era la prova che le persone nella propria semplicità vivevano felici.
‘’Yoongi promettimi che non ti dimenticherai mai di me. Promettimi che non sarai mai una bolla di sapone, che non volerai mai lontano da me. Che se anche te ne andrai ritornerai.’’
’Hoseok le bolle di sapone non tornano indietro’’
‘’Allora fai un eccezione, vuoi?’’
 
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti!
Spero che non sia un pasticcio di storia ma avevo bisogno di finirla e postarla altrimenti non sarei riuscita a concentrarmi come si deve sugli esami. Spero non ci siano troppi errori grammaticali e spero anche di non avervi confuso con i blackflash.
 
PS: per chi si chiede se ha già letto una storia simile la risposta è si. Diciamo che questa è la versione di Hoseok di Lost soul. Metterle insieme non mi sembrava adatto così le ho pubblicate separatamente. Ognuna può essere letta separatamente, ma nell’una si trovano le risposte dell’altra. Bene e grazie a chiunque l’abbia letta tutta.
 
PSS: dovrebbe esserci una terza parte, ma per il momento non mi sento in grado di scriverla/pubblicarla.
 
Ciao a tutti
Nari.
   
 
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