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Autore: HunnyBees    21/09/2016    2 recensioni
Una storia in cui sia Marinette che Adrien sono confusi dei loro stessi sentimenti.
Lui inizierà a provare qualcosa per la compagnia di classe, mentre lei per il partner Chat Noir.
Fin quando non verranno separati.
Riusciranno, entrambi, a comprendere i loro sentimenti prima che sia troppo tardi?
********
Questa è la mia prima fanfiction è ho deciso di farla su Miraculous Ladybug, che io personalmente adoro.
Spero vi piaccia.
Genere: Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Ragazzi, prima che l’ultimo giorno di scuola di quest’anno finisca, vi devo dare una brutta notizia: per i prossimi due anni, il vostro compagno Adrien Agreste non sarà con noi perché tra due giorni dovrà partire per lavoro e si trasferirà a Milano- disse la signorina Bustier con un finto sorriso sulle labbra.
-C-cosa?- urlò Marinette non appena la prof ebbe finito di parlare.
-Marinette mi dispiace ma…- disse Adrien non facendo in tempo a rispondere poiché Marinette iniziò a versare lacrime dopo lacrime mentre usciva correndo dall’aula.
Marinette pensò Adrien alzandosi e correndo verso il bagno, posto in cui era solita rifugiarsi la ragazza.
Lei stava correndo verso il bagno, pensando che nessuno sarebbe mai venuto a cercarla lì, in quel momento era come se il mondo le stesse crollando addosso.
Il giorno dopo Marinette aveva ancora le lacrime agli occhi, aveva pianto una notte intera, non riusciva a pensare ad altro che alla partenza di Adrien.
Come ogni mattina andò a scuola, sapeva benissimo che era finita, ma aveva bisogno di andarci, nemmeno lei sapeva spiegarsi il perché, ma sentiva che doveva farlo.
Uscì di casa con la scusa di voler andare a salutare la prof, si diresse verso la sua aula e si sedette al suo posto.
Iniziò ad immaginare tutti i suoi compagni  che stavano lì, seduti ognuno al proprio posto, Marinette abbassò lo sguardo e si accorse che, purtroppo, non tutti erano presenti, solo una persona mancava, la persona a cui teneva di più, l’unica persona che le andava di vedere in quel momento.
Una lacrima le rigò il volto seguita da altre, Marinette stava seduta a piangere guardando quel posto vuoto, che prima era occupato dall’amore della sua vita. Non ci sarebbe riuscita, avrebbe voluto urlare, sfogarsi con il mondo, ma non poteva, doveva essere forte e affrontare la realtà, anche se era veramente dura.
Continuava a versare lacrime, non capiva bene il perché, lo faceva e basta.
-Marinette? Che ci fai qui?-
Marinette alzò lo sguardo e cercando la proprietaria di quella voce, vide una figura davanti alla porta.
-Oh, ciao Alya- disse riconoscendo il volto della ragazza.
-Perché stai piangendo?- le chiese lei notando le sue lacrime.
-Io non lo so-
-Dai vieni-
Alya afferrò il polso dell’amica e la trascinò fuori dalla stanza dirigendosi al parco.
Mentre correvano si scontrarono con qualcuno ed entrambe caddero a terra.
-Oh no, mi scusi tanto…- disse Alya massaggiandosi la testa.
-Alya?- disse la donna con tono sorpreso per poi sorridere.
-Professoressa!- disse Alya alzando lo sguardo verso la donna.
-Ciao anche a te Marinette- disse la prof con un altro sorriso.
-Oh, salve professoressa- disse lei facendo finta di sorridere, per poi tornare con la testa bassa e i pugni stretti.
-Che ha?- chiese la prof ad Alya vedendo lo sguardo triste di Marinette.
-Non lo so, è così da stamattina, l’ho trovata in classe che piangeva guardando il posto di…-
Alya e la professoressa si scambiarono uno sguardo per poi tornare su Marinette.
-Pensi che…- iniziò la prof.
-Faccia così per…- continuò Alya.
-Per Adrien- finirono insieme.
Quando Marinette sentì quel nome, le venne da piangere e fece cadere una lacrima sul pavimento. Avrebbe voluto urlare, ma non poteva, non doveva mostrarsi debole, loro due non erano sicuramente destinati a stare insieme, anzi, le venne da pensare che lei non fosse adatta a uno come lui, a uno come Adrien, a uno così bello, gentile, simpatico, e, e… scoppiò a piangere senza neanche pensarci, non ci riusciva, non ce l’avrebbe mai fatta a dimenticarlo, poteva solo soffrire, e mancava solo un giorno alla fine del suo mondo.
-Comunque come mai siete qui? So che amate la scuola, ma ormai è finita- disse la prof cercando di cambiare l’argomento “Adrien”.
-Io sono venuta a salutare…lei non so- disse poi Alya, indicando l’amica che le stava dietro ancora seduta per terra.
-Dai Mari, la scuola è finita, dovresti esserne felice- disse la prof cercando di farla sorridere.
-Andiamo Marinette…- disse Alya, prendendo il braccio dell’amica per trascinarla.
-Buongiorno prof- disse Alya prima di girarsi.
-Ciao e buone vacanze- disse la prof sospirando.
Si girò, dando le spalle alla porta dell’aula in cui insegnava, alla sua classe preferita, un pò caotica, disordinata, ma unica. Si rigirò per rincamminarsi verso l’uscita, dove stava andando prima di sbattere con Alya, e si fermò davanti a quella porta, piena di ricordi, quella stanza in cui condivideva rimproveri, storie, lezioni, amori, litigi.
Ricordava che lì dentro erano nate molte coppie: Alya e Nino, Ivan e Mylene, Alix e Kim, ricorda ancora David e Roxie, due dei suoi ex alunni. Inizialmente erano solo amici, poi con il passare del tempo si sono innamorati l’uno dell’altro.
Ricorda che per un mese si sono scambiati occhiate dolci, senza sapere cosa provasse l’altro… alzò poi la testa al cielo bloccando quei pensieri e osservando, per qualche secondo, le nuvole che minacciavano la città.
Abbassò lo sguardo per un secondo, ripensando a Marinette… si, loro due si sarebbero rincontrati, perché era ciò che diceva il destino, ne era sicura, li aveva guidati per un anno e al destino non si comanda.
Sorrise di nuovo e riprese a camminare per la sua strada.
Sperava che Marinette potesse stare con lui, con la persona adatta, con la sua anima gemella, e che loro vivessero felici insieme, perché ne era sicura, loro erano destinati a stare insieme, ma non lo sanno ancora.
Mentre Marinette e Alya parlucchiavano, nel grande hotel de Paris, in una delle stanze più grandi e lussuose del palazzo, Chloè prese in mano il suo cellulare e digitò il numero del famoso modello Adrien Agreste, e senza pensarci un attimo, appoggiò il dito indice sul numero del ragazzo, facendo squillare il suo telefono.
-Pronto?- chiese la voce dall’altra parte del telefono.
-Ciao Adrikins, cosa stai facendo? Ti piacerebbe uscire adesso con me, tesorino?- rispose lei passeggiando per la stanza.
-Chloè, quante volte ti ho detto di lasciarmi in pace e di non chiamarmi tesorino, io non voglio stare con te- gli urlò il modello.
-Dai Adrikins, ti chiedo di uscire e di stare con me per sempre…solo io sono alla tua altezza- sbuffò lei.
-No- gli urlò l’altro.
-Perché no?- chiese lei infuriata.
-Perché, beh…stasera esco con Marinette, infatti devo andare ciao- disse lui riattaccando.
-Marinette… ti detesto, me la pagherai cara-
Nel frattempo, in un covo segreto, una vetrata a forma di farfalla si aprì, lasciando che mille farfalle si alzassero in volo. La luce che entrava illuminò la stanza, in cui era presente un uomo vestito di viola che assunse uno sguardo felice solo quando sentì delle vibrazioni negative.
-Rabbia e dolore, odio nei confronti degli altri e la tentazione di metterli in ridicolo…- disse quell’uomo aprendo la mano per farvici posare sopra una farfalla dalle candide lineature, e chiudendola poi, tra le sue mani:-Vola mia piccola akuma e oscura il suo cuore- finì, facendo uscire la farfalla ormai carica di oscurità, dalla vetrata, in modo che raggiungesse la sua nuova vittima.
La farfalla raggiunse l’hotel, entrando grazie ad una delle finestre aperte dell’appartamento della bionda, avvicinandosi al letto, in cui lei era sdraiata, posandosi sui suoi occhiali.
-Ridicolizzatrice, io sono Le Papillon, ti darò il potere di mettere in ridicolo chiunque tu vuoi, ma per la tua vendetta, dovrai rendermi i Miraculous di Ladybug e Chat Noir-
-D’accordo, Le Papillon- rispose Chloè, venendo avvolta da una luce viola che la trasformò.
Alya e Marinette stavano ancora parlando di Ladybug e Chat Noir, di quanto fossero coraggiosi, forti, e di quanto desiderava fargli un intervista per il suo blog.
-A proposito di Ladybug…- iniziò lei:-Che ne pensi della LadyNoir?-
-Di che cosa?- chiese Marinette, non capendo il significato della parola pronunciata dall’amica.
-Della LadyNoir…Ladybug  più Chat Noir- spiegò lei.
-Ah, penso che non sia proprio la coppia migliore- rispose lei.
-Seria? Secondo me sono perfetti! Stanno benissimo insieme, sono fatti l’uno per l’altro-
Nel sentire quelle parole, Marinette versò una lacrima, solo una lacrima amara che bagnava il suo volto di tristezza, che però non nascondeva il suo dolore.
Alya si accorse del volto triste dell’amica e le chiese cosa fosse successo, se faceva in quel modo per il trasferimento di Adrien, ma lei non rispose, rimase con il volto basso e i pugni stretti, cercando di essere forte, ma non ci riusciva, aveva bisogno di tempo, voleva rimanere sola per un pò, per pensare a ciò che sarebbe successo.
-Scusa, ma devo andare- disse Marinette correndo lontano da lei,
Povera Alya, non poteva capire la sua tristezza, non poteva sapere che da quel momento non ci sarebbe stato più alcun amore per lei, ma solo Marinette che piangeva disperata senza il suo Adrien.
Tornò a casa con il fiatone e corse verso camera sua, attirando l’attenzione di sua madre che, preoccupata, si diresse verso la camera della figlia, salì le poche scale, e aprì la botola che la separava da quella stanza completamente rosa e vide la ragazza sdraiata sul letto, nascosta sotto le coperte.
-Marinette? Tesoro che hai?- le chiese la donna.
-Non preoccuparti mamma, sono solo un po’ stanca- rispose la ragazza.
-Sei sicura che sia solo quello?- chiese la madre sedendosi all’estremità del letto.
-In realtà no- disse lei.
Marinette uscì dalle coperte scoprendosi il volto rosso e umido per le lacrime e le si sedette accanto, appoggiando la sua testa sulla spalla della donna e facendosi cullare.
-Ricordi Adrien Agreste?- chiese lei trattenendo le lacrime.
-Intendi il ragazzo dietro cui sbavi?- rispose ironica la donna, cercando di far sorridere la figlia, ma senza riuscirci.
-S-si- rispose arrossendo:-Domani si trasferirà a Milano, questo vuol dire che non potrò rivederlo mai più, perché lui completerà lì gli studi-
-Tesoro, non devi pianger, purtroppo la vita vuoldire anche delusioni e sofferenze, ma non vuoldire arrendersi. Ognuno seguirà il proprio destino, farete nuove conoscenze, nuovi amori-
-Hai ragione, noi non siamo destinati a stare insieme-
-Non dire così: forse, se davvero ci tieni te lo porterai per sempre nel cuore-
-…-
-Adesso dormi, così domani potrai andarlo a salutare, no?-
-Hai ragione! Grazie mamma!-
-Di niente tesoro! Buonanotte-
-Buonanotte-
Non appena la donna uscì dalla camera e chiuse la botola, Marinette scattò in piedi e si sedette sulla sedia, prendendo i fogli più belli che potesse trovare per scrivere una lettera ad Adrien e con la penna vi incise delle lettere che per lei avevano un grande significato.
Nella lettera ci mise di tutto, dai momenti divertenti a quelli tristi, i momenti in cui lui la salvava da Chloè, o quando loro due uscivano con Nino e Alya.  
Una lacrima le cadde sul volto, bagnando il foglio nel punto in cui l’inchiostro segnava il nome del destinatario.
Piegò il foglio in tre e lo chiuse dentro la busta verde, poi prese un altro foglio e iniziò a scrivere.
Ma perché ne scriveva una da parte di Marinette e una da Ladybug?
Si fece questa domanda più volte prima di iniziare a scrivere nel secondo foglio.
Ma certo! Voleva che Adrien sapesse che entrambe lo pensano, sia Marinette che Ladybug sono innamorate di lui, vuole farlo sentire amato, e sognato da entrambe.
Scrisse molto, oltrepasso i margini del foglio, ma non gli importava, sperava solo che lui le leggesse e che non si sentisse solo.
Alla fine della lettera da parte di Marinette aveva messo il suo numero di telefono, e perché non farlo anche nella lettera di Ladybug, visto che aveva un secondo telefono, quello che aveva comprato perché Chat la chiedeva il numero.
Continuò a scrivere i suoi pensieri trattenendo le lacrime amare che le pizzicavano gli occhi.


Aveva appena finito di scrivere la seconda lettera, quella da parte di Ladybug, e prima di chiuderla all’interno della busta nera, si alzò verso la cassettiera, iniziando a rovistare tra i completi che occupavano tutto il cassetto, e appena vide un ciondolo lo tirò fuori mostrando la collana che aveva acquistato. Era una collana con un ciondolo a forma di cuore diviso a metà: nella parte di destra c’era una zampa a metà, e dall’altra parte c’era un cerchio rosso con dei pallini neri sempre a metà.
Aveva comprato quel ciondolo 1 mese prima quando Chat aveva iniziato a fargli visita. Tornò a sedersi e ruppe il ciondolo a metà, una per lei e l’altra per Adrien che mise all’interno della busta nera. Quello sarebbe stato il ciondolo che li avrebbe legati per sempre.
Appena ebbe finito di scrivere e chiudere le lettere, spense la luce e si precipitò in bagno per lavarsi e poi andare a letto, anche se sapeva perfettamente che quella sera non avrebbe chiuso occhio.
Mentre Marinette era in bagno, qualcuno aprì con forza la sua finestra, ma con il rumore dell’acqua non sentì niente, e allora la figura vestita di nero entrò e iniziò a rovistare tra gli oggetti della camera di Marinette, e Tikki, vedendolo, si nascose sotto il letto cercando di non far sentire il suo respiro affannoso.
Il mostro prese a cercare nell’armadio un qualunque oggetto che potesse essere compromettente per la ragazza, ma sentendo dei rumori provenienti dal bagno, si lanciò dalla finestra e scomparve nel buio della notte.
Qualche secondo dopo, Chat bussò alla finestra e, vedendola aperta vi entrò, guardando curioso il disordine.
Ma cosa?

Prima di uscire dal bagno, Marinette si mise i vestiti nuovi presi precedentemente, ma si accorse di essersi dimenticata la canottiera e quindi uscì.
Quando fu arrivata finalmente nella sua camera, vide Chat che stava riordinando i vestiti sparsi per tutta la camera, ma anziché rimproverarlo, perché pensava fosse stato lui, divenne rossa e quando lui se ne accorse, camminò lento verso di lei, prendendole poi la mano per appoggiare le sue labbra su di esse.
-Buonasera principessa, vedo che sei già pronta-
-C-chat…esci immediatamente- urlò lei, ormai totalmente rossa.
-Come la mia principessa desidera-
Chat uscì dalla finestra, sbirciando però dalla botola di sopra.
Vide Marinette prendere una canottiera e indossarla, andando poi in bagno a sistemare tutto.
Nel momento in cui tornò in camera, vide Chat sdraiato sul suo letto e gli disse:-Che ci fai qui micetto, non è pericoloso per un gattino indifeso come te gironzolare per Parigi a quest’ora?-
-Tranquilla- le disse Chat prendendola in braccio ed uscendo con lei dalla finestra.
-Chat, che cosa stai facendo?-
-Ti porto a fare un giro, e comunque, devo dirti una cosa-

Appena arrivarono a destinazione, Chat chiese a Marinette di chiudere gli occhi, e lei lo fece, tenendo il biondo per mano.
Lui la portò davanti ad una panchina al parco e la fece sedere, dicendole poi, di aprire gli occhi.
Appena Marinette li riaprì, rimase impressionata: mille candele accese la circondavano insieme a colorati fiori che rilasciavano nell’aria un profumo di lavanda.
Marinette respirò quel dolce profumo che la fece sorridere come non faceva da più di due giorni, quei giorni trascorsi a piangere e a pensare ad Adrien.
Ma ora lei sorrideva, e Chat ne era felice, ma appena gli venne in mente il vero motivo per cui l’aveva portata lì, fece sparire il suo sorriso, lasciando che il suo sguardo cadesse per terra.
-Chat?- lo chiamò lei.
-Si?- chiese lui.
-Perché quella faccia?-
-Vedi io devo partire-
Marinette si alzò in piedi e gli si avvicinò, cercando di trattenere le prime lacrime che cercavano di uscire.
-Quando devi partire?-
-Domani-
-Perché ve ne andate tutti, cosa ho fatto?-
-Vedi, sono costretto a partire per lavoro e…-
Un urlo bloccò la conversazione dei due, e Chat rialzò lo sguardo serio verso il palazzo da cui provenivano le urla, si alzò e prese il bastone, iniziando a camminare verso quello che sarebbe di sicuro un nuovo nemico.
-Non muoverti- gli urlò lui.
-Ma io…- disse lei guardando Chat allontanarsi.
-Andiamo?- chiese Tikki uscendo allo scoperto.
-E tu da dove sei uscita?- chiese lei.
-Te lo dico dopo, ora andiamo- disse lei.
Marinette annuì, si passò le mani velocemente negli occhi per asciugare le lacrime.
-Tikki trasformami!-
Marinette venne avvolta da una forte luce rossa, e quando Tikki venne risucchiata nei suoi orecchini, comparvero la maschera e la tuta rossa a pois neri, che trasformarono la ragazza in Ladybug.
L’eroina lanciò il suo yo-yo dirigendosi verso il luogo da combattimento.
Appena arrivò, riconobbe subito l’akuma: era alta due metri, ed indossava un paio di occhiali gialli che teneva sopra la testa, i suoi capelli erano rosso fuoco e sembravano fluttuare per aria, indossava una tuta viola che lasciava scoperte sole le mani che erano coperte da un guanto.
L’akuma sparò un colpo verso Chat, che lo evitò senza problemi.
-Ma guarda Papillon, oggi la tua vittima è più brutta del solito- rise Chat.
-Stai zitto gattaccio- urlò l’akumatizzata.
-Sono arrivata- disse Ladybug.
-Finalmente my Lady, dov’eri finita?- le chiese Chat.
-Stavo sbrigando una cosa- disse lei.
-Ok, ora andiamo a combattere!-
Stavano combattendo orami da due ore i nostri eroi parigini, ed erano pure feriti, non gravemente però.
-Dove pensi sia l’akuma?- le chiese Chat.
-Forse nella collana, ma non ne sono sicura- gli rispose.
-Tentiamo-
-Ok-
Ladybug lanciò lo yo-yo verso l’akuma, imprigionandola, nel frattempo che Chat usava il bastone per balzarle sopra.
Le strappò la collana che indossava e la lanciò a Ladybug, lei la prese e la lanciò per terra, e iniziò a far ruotare la sua arma, lasciando andare l’akumatizzata che rise perché dal ciondolo non uscì niente.
-Niente!- urlo lei.
Dove può essere l’akuma?
Ladybug alzò lo sguardo e vide che in un palazzo davanti all’akuma c’era il riflesso di un raggio di sole, allora lanciò lo Yo-Yo verso l’alto, agganciandosi ad un muretto e si tirò su.
Si sporse leggermente notando solo in quel momento gli occhiali sopra la testa del nemico.
Occhiali gialli, gli ricordavano qualcuno, ma chi?
Certo, Chloè, era lei ad avere quegli occhiali che ogni giorno portava a scuola, doveva salvare la sua più grande nemica, colei che ogni volta la metteva in ridicolo davanti al suo Adrien.
Oh Adrien.
Tra due giorni lui se ne sarebbe andato, lasciandola sola, e come se non bastasse, anche il suo partner, nonché migliore amico, se ne sarebbe andato.
Perché se ne andavano tutti? Perché la lasciavano sola? Perché l’abbandonavano?
Neanche si accorse che i suoi occhi erano già umidi per le lacrime che stavano uscendo veloci, e che lasciavano una scia di tristezza nel suo volto.
Si lasciò andare cadendo in ginocchio mentre la sua tuta strappata e insanguinata in certi punti si bagnava lentamente, assorbendo l’acqua salata che usciva dai suoi occhi.
-Ladybug!-
Alzò lo guardo di colpo, sentendo quella voce chiamare il suo nome.
E per cosa? Perché urlare il nome di un fallimento, il nome di una persona di cui non si interessa nessuno?
Il suo partner, quello le venne in mente dopo aver sentito il suo nome.
Chat, cosa provava per lui, neanche lei lo sapeva.
Era da un po’ che aveva capito che qualcosa non andava nei suoi sentimenti, insomma, lei amava Adrien, però, negli ultimi tempi, qualcosa è cambiato, il suo cuore si è diviso a metà, pronto per fare una grande scelta.
Ma chi amava di più: Adrien o Chat Noir? Adrien la stava lasciando lì, da sola, e ora anche Chat se ne stava andando, lasciando tutte le responsabilità a lei, tutte le vite di Parigi in pericolo nelle sue inutili mani.
Che avrebbe fatto senza di loro, le due persone più importanti della sua vita.
Poi buio, come se qualcosa si fosse messo tra lei e la luce del sole, era pronta a sprofondare nel buio, pronta a fare qualunque cosa per non soffrire, ma che senso avrebbe la vita così.
Non poteva deluderli, non poteva lasciare che tante vite innocenti pagassero per lei, no, doveva reagire, quella vocina dentro di lei le diceva di continuare.
Si alzò in piedi, prese la sua arma in mano pronta a combattere per la vita.
-Luchy charm- urlò prima di lanciarsi all’attacco del nemico.
-Ladybug- urlò Chat Noir vedendo il palazzo in cui prima c’era la ragazza, venire avvolto da una nuvola di fumo.
L’eroe corse verso la sua partner preoccupato ma quando alzò lo sguardo verso l’akuma e vide il suo sguardo sconfitto, si bloccò.
Poi vide una farfalla bianca svolazzare nel cielo libera finalmente dall’oscurità che la imprigionava.
Lanciò un sospiro di sollievo e si tranquillizzò, ma si affrettò a raggiungerla, sperando che non si fosse ferita.
Ladybug lo stava guardando sorridendo, con la faccia piena di graffi e prima di lasciarsi andare a terra urlò le parole che avrebbero aggiustato tutto tranne il suo cuore spezzato.


Il giorno dopo quando Marinette riaprì gli occhi si ritrovò davanti milioni di occhi curiosi che la fissavano preoccupati.
-Ti sei svegliata finalmente- disse Alya crollando tra le sue braccia.
-Alya, Rose, Juleka, Mylene, anche voi ragazzi che ci fate qui a casa mia?-
-Non è casa tua questa. Siamo in ospedale, non ricordi niente di ieri sera?-
-Io…-
Marinette chiuse gli occhi, e nella sua mente comparvero milioni di figure risalenti a ieri, tra cui la battaglia contro l’akuma e Chat.
-Chat- urlò alzandosi di colpo:-Dov’è Chat Noir? Anche lui è ferito-
-Calmati…- disse Rose facendola appoggiare al cuscino.
-Sono qui principessa- disse Chat.
-Marinette si sollevò leggermente vedendo il suo partner a pochi centimetri di distanza da lei.
-Chat- urlò abbracciandolo.
Tutti sorrisero e senza fare rumore, uscirono dalla stanza, lasciando i due da soli.
-Come ci sono finita qui?- chiese lei appena la porta si chiuse.
-Ti ci ho portata io. Dopo aver sistemato tutto sei svenuta e ti sei detrasformata, ed io ti ho portata qui-
-Quindi tu sai…-
-Si, Marinette, io so che tu sei Ladybug, e sono stato uno stupido a non accorgermi che entrambe le persone che amavo erano la stessa persona. Perdonami sono stato uno stupido-
-Non dire così Chat, sono io la stupida qui-
Chat la stinse tra le sue braccia nascondendo il volto tra i capelli sciolti della ragazza.
-Ieri sono stato interrotto dall’akuma, e dovevo dirti una cosa urgente-
-Dimmi?-
-Ora devo andare- disse baciandole il collo.
-D’accordo, ma, ci rivedremo, vero?-
-Spero di si-
Chat le sorrise mentre dentro di lui si stava disperando, perché, questa separazione non avrebbe portato a nient’altro che non sia tristezza e pianti, ma allora perché non rimanevano insieme, forse era solo una piccola cotta, si sarebbero dimenticati?
Uscì dalla finestra non accorgendosi che Marinette stava già versando lacrime, tenendo però il suo solito finto sorriso.
Nel frattempo le ragazze aprirono leggermente la porta mentre ridevano e chiacchieravano tra di loro, ma quando videro Marinette piangere il loro sorriso scomparve, lasciando posto ad uno sguardo preoccupato e pronto a fare qualunque cosa per aiutare l’amica.

Appena tornò a casa, Marinette si vestì in fretta, pronta per andare all’aeroporto a salutare Adrien e Chat Noir.
Chat Noir, ora anche lui se ne andava via, lasciando tutto a lei, ma non importa, si sarebbe fatta valere.
Stava scendendo le scale, quando si bloccò e tornò indietro.
Prese le due lettere e tra queste ne scelse una, la aprì delicatamente ed estrasse il foglio al suo interno.
Cancellò tutti i riferimenti ad Adrien e al loro posto mise i momenti passati con Chat Noir, d'altronde anche lui era suo amico e voleva fargli capire che teneva molto anche a lui, perché amava anche lui.
Sorrise
Poi scese le scale mentre apriva la borsa per mettervi le buste e si avviò verso casa di Alya, perché avevano deciso di andarci insieme.


Appena arrivati all’aeroporto, Adrien era già lì, che li aspettava pronti con la valigia circondato da tutti gli altri.
Alya corse incontro a Nino e iniziò a chiacchierare con lui, facendo ridere Marinette.
Almeno loro potevano stare insieme, non come lei e Adrien, lontani per smepre.
Marinette mosse un passo verso il ragazzo, ma venne scaraventata a terra da Chloè.
Si rialzò massaggiandosi la schiena appena in tempo per vedere lo sguardo triste di Adrien allontanarsi dal gruppetto e da Chloè.
Adrien pensò lei allungando una mano e facendo scendere diverse lacrime.
Lui se ne stavo andando via senza salutarla, forse non l’aveva vista, si era sicuramente così.
Accelerò i passi verso di lui, ma si bloccò dopo pochi, perché lui era troppo lontano, e insieme a Nino si allontanava da lei.
-Ehi Mari tu… Perché piangi? Non dirmi che non sei arrivato a salutarlo-
-Purtroppo no- disse scuotendo leggermente la testa.
-Perché? Vai, sei ancora in tempo- le diceva lei.
-No è tardi per tutto ormai- disse voltandosi verso l’uscita.
Mentre si avviava fuori da qual posto che le sarebbe rimasto impresso come il più brutto ricordo.
Alya sospirò, e seguì la sua compagna fuori dall’aeroporto.
-No aspetta-
Marinette si bloccò di colpo, mentre il cuore iniziò a batterle più forte.
Si girò lentamente, mentre le lacrime smettevano di scendere e le sue gambe iniziavano a tremare.
-Adrien?-
Vide il ragazzo senza fiato appoggiato ad un tavolino poco distante da lei.
Il ragazzo la raggiunse e le si buttò addosso, stringendola forte mentre lei ancora ad occhi e bocca aperta, si lasciava cullare da quel dolce abbraccio.
-Perdonami, non ti avevo vista- rispose lui.
-Adrien- disse lei, ricambiando l’abbraccio.

-Ora devo andare…- disse Adrien, sciogliendo l’abbraccio.
-Ok. Buona fortuna- disse uscendo una lettera dalla borsa.
-Per me?- disse lui prendendo la lettera.
-Si, e ne ho fatta una anche per Chat Noir, sai anche lui parte oggi- disse asciugandosi le lacrime.
-Se vuoi gliela porto io-
-No, grazie. Voglio essere io a dargliela-
Adrien annuì, e lasciò andare la mano di Marinette allontanandosi lentamente.
Neanch’io vorrei separarmi da te, Marinette
Ti amo Adrien
-Andiamo?- le chiese Alya interrompendo i suoi pensieri verso il ragazzo che stava correndo via da lei.
-Aspetta, devo cerc…- rispose lei venendo interrotta.
-Hey principessa-
-Chat, sei tu?- disse Marinette girandosi di colpo.
-E chi altro se non il mitico Chat Noir-
Marinette gli corse incontro e lo abbracciò forte, cercando di non piangere, cercando di sembrare forte, mentre dentro era già crollata in lacrime.
-Non piangere Marinette, ci terremo in contatto te lo prometto-
-D’accordo, ma prima di andare prendi questa…- disse lei porgendogli una busta nera.
-Ti risponderò, d’accordo?-
Marinette annuì e lasciò la sua mano, invece lui la stinse più forte, se la portò alle labbra e ve lo poggiò con delicatezza.
-Mi mancherai gattino- disse lei abbracciandolo.
-Anche tu principessa, ma prima di andare, anch’io ho un regalo per te-
-Che re…-
Marinette non fece in tempo a finire la frase, poiché le sue labbra si incontrarono con quelle di Chat Noir, unendosi in un dolce e sincero bacio.
Quel bacio sarebbe stato il loro ricordo più bello, uno di quelli che non va dimenticato assolutamente.
-Chat…-
-Marinette, non dire nulla-
-Chat…-
-So che ami un’altra persona, ma non mi importa-
-Chat…io amo te-
-Vuoi dire che quel ragazzo di cui non vuoi dirmi il nome non ti piace più?-
-In realtà non capisco chi amo di più, il mio cuore batte ancora per entrambi-
-Mi dici il nome di questo stupido che non comprende i sentimenti di una ragazza così bella?-
Prima di pronunciare il suo nome Marinette arrossì e testa bassa e pugni stretti disse solo due parole che per lei hanno un significato importante, ansi, avevano visto che probabilmente non le avrebbe pronunciate mai più.
-Adrien Agreste-
Chat abbassò lo sguardo, che stupido, non si era mai accorto che la ragazza che amava ricambiava i suoi stessi sentimenti, e sempre stato così cieco, se sene fosse accorto prima, avrebbero potuto fare qualcosa per stare insieme, avrebbero potuto opporsi alla loro divisione e invece erano lì, uno davanti all’altro, senza sapere cosa gli avrebbe riservato il futuro, l’unica cosa che era certa è che non si sarebbero rivisti mai più.
 
   
 
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