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Autore: alemas02    21/09/2016    1 recensioni
Annabeth e Percy... collegati, innamorati, insieme. In una notte insonne, Percy e Annabeth hanno un'interessante e profonda conversazione nella quale vediamo il lato maturo del ragazzo e quello fragile della ragazza.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Annabeth... Percy si svegliò di soprassalto con la sensazione che Annabeth non stesse bene. Era nel suo letto, nella casa a Nuova Roma che condivideva con i Sette, Calipso, Nico e Will: era stata progettata da Leo e Annabeth, ed era stata la loro dimora in quegli anni nei quali i ragazzi avevano frequentato il college e l'università, ma che, per un tacito accordo, si apprestava a rimanerlo per sempre. Era geniale: c'erano dieci camere, comunicanti a due a due, che, per un complicato sistema inventato da Leo, avrebbero potuto fondersi in un'unica matrimoniale premendo un solo bottone, ma, per il momento, erano tutte singole. Ovviamente la sua stanza comunicava con quella di Annabeth, quella di Jason con quella di Piper, quella di Frank con Hazel, Leo con quella di Calipso e Nico con Will.

Annabeth... di nuovo quella sensazione di irrequietezza: se Annabeth avesse urlato, l'avrebbe sentito perché le stanze erano insonorizzate, ma quelle comunicanti non lo erano. Percy non voleva invadere la privacy della sua ragazza, ma quella sensazione era troppo forte.

Tutti questi pensieri lo tormentarono nel giro di pochi istanti, dopo i quali scese dal letto, corse verso la porta della camera della figlia di Atena e la spalancò: Annabeth era sul suo letto, seduta a gambe incrociate, in lacrime. Quando lo vide, si alzò, per poi ricadere sulle ginocchia sul duro pavimento di legno. Percy accorse in suo aiuto, si sedette per terra e la fece accomodare sulle sue gambe, coperte solo dai boxer. Lei si adagiò al suo petto nudo, vestita solo di maglietta (di Percy) e biancheria, ancora in singhiozzi.

“Ehi, che succede?”

“Ho sognato... ho sognato lei...”

Percy non poteva certo dirle che era solo un sogno: i sogni dei semidei non sono mai solo sogni: “Annabeth, Aracne non potrà lottare con te... ti proteggerò io...”

“Ma lei non voleva lottare con me... lei... lei uccideva...”

“Non può ucciderti, Annabeth, ti proteggerò io...”

“Lei non uccideva me... sapeva che non ne avrei sofferto molto... lei uccideva... uccideva te... davanti a me... ed era colpa mia, solo colpa mia... io... io...”

“No, Annabeth, no... non è colpa tua, sta' tranquilla...”

“Sì che lo è! Io morirei se lei ti uccidesse...”

“Ma lo faremmo insieme! Ora siamo insieme! Conta solo questo! Tranquilla...”

Percy le accarezzò dolcemente i capelli finché non si fu calmata. Ancora sulle sue gambe, gli chiese: “Come facevi a sapere che avevo bisogno di te?”

“Ho avuto la sensazione che tu non stessi bene... Vuoi andare a letto?”

“Sì, ma... posso farti una richiesta?”

“Tutto quello che vuoi se ti renderà felice...”

“Posso dormire con te?”

“Sì, certo.”

Percy si alzò con lei ancora in braccio e la portò, un braccio dietro alla schiena e uno sotto alle gambe della ragazza, nella sua camera, per posarla sul suo letto. Si coprirono e si sistemarono: Percy a pancia in su, una mano sotto alla testa e l'altra ad abbracciare Annabeth; lei su un fianco, il capo appoggiato sul petto del figlio di Poseidone, un braccio piegato sotto di sé, l'altra mano sugli addominali del ragazzo.

“Percy?” chiese.

“Uhm?” rispose lui.

“Perché ti batte forte il cuore?”

“Mi batte sempre così forte quando sono con te...”

“Dopo tutto questo tempo {sempre}, tutti questi anni, ti batte ancora il cuore quando sei con me?”

“In realtà ne manca un paio quando ti vedo, accelera quando sono con te o ti penso, scoppia quando dici o fai qualcosa che mi fa innamorare di nuovo, giorno dopo giorno di te e fa quasi male quando non ci sei. A te no?”

“Sì, in realtà sì, ma credevo succedesse solo a me...”

“Io ti amo Annabeth, ma non come intende il senso della parola: io ti amo nel senso che ogni singolo secondo che non penso a te è sprecato; non posso vivere senza di te; abbiamo attraversato l'Inferno, letteralmente, e ne siamo usciti a testa alta, e, cosa ancora più importante, insieme; vivo nel terrore che qualcuno degli infiniti nemici che mi sono fatto là fuori voglia punirmi ferendo te... io morirei per te, letteralmente, e anche quando non lo sapevo, dentro di me pensavo a te: la mia ancora per il Marchio di Achille sei stata tu, lo sai? Non mia madre, il Campo, Poseidone, Grover... tu... e se penso a quanto hai sofferto per colpa mia... perché era tutta colpa mia: Crono, Gea, ogni singola disgrazia dei Campi negli ultimi dieci anni è colpa mia, ed io mi sento peggio di Atlante, perché io non ho il peso del mondo da sostenere, un mondo in cui abita qualcuno da proteggere, io ho il peso delle mie colpe sulle spalle, ed hanno causato tanta di quella sofferenza e morte che io meriterei la vendetta delle Parche... e vivo nella paura che questa vendetta farà soffrire te: perché il mio mondo gira attorno a te Annabeth. Questo, in termini linguistici, si chiama amare, in modo limitativo e affatto esauriente, ma ricorda che quando ti dico che ti amo io intendo questo. Perciò, Annabeth, io ti amo.”

“Percy, ti amo."

   
 
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