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Autore: Hermit_    23/09/2016    0 recensioni
[Crossover Percy Jackson/Death note]
Percy trasalģ per la seconda volta. "Vuole dire che questo Kira potrebbe ucciderci perfino in questo stesso istante se sapesse il nostro nome?"
"Sģ."
Il ragazzo deglutģ. "Fantastico."
Genere: Azione, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Angolo autrice:

Eh gią, eccomi qui :) Questa volta scrivo qua sopra per dirvi che ho preferito pubblicare prima lo special prima del capitolo effettivo perchč mi sembrava brutto mettere uno special come se niente fosse alla fine di tutta la storia (poi capirete u_u)

Ci vediamo di sottoh

 

 

 

 

 

 

SPECIAL

 

 

 

Tu-tuu,tu-tuu,tu-tuu,tu-tuu

Frank abbassó la cornetta del telefono con movimenti stizziti, mentre contraeva la faccia in una smorfia amara.

Sapeva che probabilmente aveva palesato la presenza di Hazel a tutti i mostri di New York, ma non ce la faceva pił. 

La sua ragazza era partita per cercare un lavoro nel mondo mortale, e aveva lasciato lui al campo giove; a fare il suo nuovo ruolo di pretore. 

Nei primi tempi Hazel veniva spesso a trovarlo, ma ormai le sue visite erano assai rare e Frank sentiva troppo la sua mancanza. Voleva averla lģ con sč, coccolarla per tutto il giorno, ridere e scherzare sulla dote di Frank di fare sempre figure di merda per ogni cosa, arrossire per solo la presenza dell'altro e -perchč no- fare l'amore, ogni notte.

Ma lei non lo chiamava,  non lo veniva a trovare. Sembrava essersi dimenticata di lui,come se non avesse pił bisogno della sua presenza nella sua vita. 

Tiró un sospiro, e si andó a sedere tenendosi il capo con le mani. 

Non aveva mai pensato all'eventualitą secondo cui perdevano interesse l'uno per l'altro e si lasciavano, ma sembrava che dovesse succedere da un momento all'altro. Di certo lui ne avrebbe sofferto, ma Hazel? Il suo dolce cioccolatino al caffč, come la chiamava lui per via della sua carnagione e i capelli castani chiari? 

In quel momento il telefono squilló, e Frank corse a rispondere.

"Hazel?!"

"ehi." La voce di Hazel si sentiva a malapena per via del chiasso che aveva intorno evidentemente. 

"Ma dove sei?" Chiese quasi urlando per farsi sentire.

"Asp.. I-o..vad.. A.. Fr.. Frank!" Quelle furono le ultime parole che disse prima che la linea fu interrotta. 

Frank sospiró per la secondo volta.

Be', poco male: almeno aveva cercato di richiamarlo.

Pił tardi, cercó di chiamarla ancora ma la linea era occupata. Pił tardi ancora il telefono squilló a vuoto e ancora pił tardi, quando Frank si era gią messo il pigiama per dormire, il telefono risultó spento.

Decise di lasciarle un messaggio in segreteria: 

"Ciao, ehm.. Se decidi di degnarti di rispon.. No, non intendevo dire.. Cioč, se decidi di ascoltare il messaggio sappi che non sei obbligata a richiamarmi, ehm.. Io vorrei, perņ... Insomma, fai come vuoi." Frank si passó una mano sul viso, esasperato. Ma che stava dicendo? "Io capisco che il lavoro ti occupa tempo e che non ne hai da passare con me, peró.. Be', se vuoi.." Prese un respiro profondo. "Sedobbiamolasciarcibastachemelodici" 

Restó ad ascoltare il silenzio che lo attorniava, senza nemmeno la forza di deglutire. 

"Sģ.. Se.. Dobbiamo .. Dobbiamo lasciarci puoi dirlo. Ehm.. Tranquillamente." L'ultima parola la pronunció con un punto di domanda ma non ci fece granchč caso. "Io.." Prima che potesse aggiungere altro la segreteria lo informó che il suo tempo era finito, e Frank con un respiro profondo riposó il telefono al suo posto.

 


Passarono due giorni e 14 ore, Frank li aveva contati con estrema precisione.

Eppure Hazel non l'aveva richiamato... Non gli aveva nemmeno risposto. Nč un messaggio nč una telefonata, niente.

Il figlio di Marte non sapeva se essere pił preoccupato, pił abbacchiato e triste o pił rassegnato: evidentemente Hazel pensava che non meritasse nemmeno una risposta, o forse non le importava neppure pił di lui.

Quel giorno fece allenare i pił piccoli con la spada; di Reyna nemmeno l'ombra.

Quando ritornó nella casa con cui una volta abitava insieme ad Hazel, corse subito a controllare il telefono per vedere se aveva qualche chiamata persa. Ma il telefono nemmeno lampeggiava.

Frank fece un sospiro triste. In quei giorni stava sospirando pił di quanto aveva sospirato in dieci anni.

Improvvisamente sentģ il campanello suonare.

Con aria svogliata andó ad aprire, aspettandosi di vedere la faccia sorridente di Piper -passava spesso da lui ultimamente: erano diventati ottimi amici- o quella di Reyna, seria ma non troppo, magari per avvertirlo di qualche nuovo compito affidatogli. 

Si aspettava perfino di vedere comparire Nico che veniva per chiedere notizie della sorella, ma non quello che in realtą gli si presentó davanti.

Frank sbattč diverse volte le palpebre.

Era davvero Hazel quella di fronte a lui?

"Frank!" Esclamó lei saltandogli addosso. Letteralmente. Frank fu costretto ad arretrare per poterla tenere in braccio e al contempo restare in equilibrio. 

Il forte senso di felicitą e stupore in quel momento lo fece dubitare: era venuta per dirgli di persona che era meglio che si lasciassero? Perchč ignorarlo al telefono e andarlo a trovare di persona, altrimenti? 

Hazel si scostó leggermente, guardandolo in viso con gli occhi lucidi. 

Frank vedendola cosģ vulnerabile decise che non importava il perchč era venuta da lui. Fatto stava che era venuta da lui.

La bació di slancio, premendo le labbra sulle sue. Da quanto tempo...

Ma quando inizió a socchiudere la bocca Hazel lo fermó, con una spinta violenta e rimettendosi in piedi. 

"Stupido!" Esclamó dandogli un pugno sul petto. Frank rimase cosģ sorpreso che non replicó nulla, i suoi occhi sgranati. "Stupido! Stupido! Stupido!" Continuó a dire, mentre poteva scorgere una lacrima che le solcava il viso.

"Hazel.." Provó a dire, ma lei lo fermó di nuovo."Come.. Come puoi pensare che io voglia lasciarti? Come puoi?!"

"Ehm.. Io ho pensato..."

Hazel si giró di scatto, dandogli le spalle. "Io ti amo,lo sai." Frank la immagino mentre arrossiva leggermente con le mani sulle guance. Poi Hazel fece un respiro profondo. "Ecco... Non funziona bene la connessione nel posto dove mi trovo. E il telefono.. Be', nemmeno lui funziona benissimo, di solito lo lascio a casa."

"Oh." Commentó solamente lui. Non sapeva cosa dire, si sentiva cosģ stupido. Cioč, pił delle altre volte, si intende. 

A quel punto Hazel si giró verso di lui e lo guardó in attesa di una sua risposta.

Frank la guardó solo per un attimo e poi in un impeto di felicitą scoppió a ridere, prendendo la ragazza al volo e baciandola con tutto l'amore che riuscģ a dimostrarle. 

Hazel gli prese il viso tra le mani carezzandogli dolcemente i capelli dietro le orecchie, e sorrise nella stessa maniera dolce che la caratterizzava. "Non pensare mai pił una cosa del genere, Frank. Non ti potrei mai lasciare, ti amo troppo." 

Quella sera, si coccolarono, presero in giro Frank per la sua dote misteriosa di fare figure di merda in continuazione e fecero l'amore per tutta la notte. 

Frank non poteva desiderare di meglio.

 

 

 


 

Capitolo 7 - LA FINE?

 

"Ma sei sicura?" Chiese per l'ennesima volta Percy, con la bocca attaccata alla cannuccia di una granita color blu di un gusto indefinito. 

Annabeth annuģ, alzando gli occhi al cielo. "Sģ, Percy. Andrą tutto bene." 

Quella mattina avevano consegnato la chiavetta alla polizia dell'interpol e poi avevano dato appuntamento a Light in in bar. Precisamente in quello dove stavano loro in quel momento, ad aspettarlo.

Percy fece un verso a metą tra un lamento e un mugugno. Era preoccupato, e di certo la musichetta anni cinquanta che avevano messo in quel bar non aiutava. In pił era tutto rosa, tutto cosģ rilassante che Percy si sentiva in colpa a fare pensieri negativi, e ancora di pił a  trovare buona quella granita. 

La guardó accigliato cercando di darle tutta la colpa di quel casino, ma lei non reagģ. Sospiró deluso e attaccó di nuovo la bocca alla cannuccia. "Immagino di sģ."

Al campanellio del bar i due semidei si volsero a guardare l 'ingresso. 

Light si ergeva fiero e con aria di sufficienza qualche metro pił avanti a loro. Una ragazza che lavorava lģ venne a togliergli la giacca come richiesto da Annabeth, che aveva calcolato tutto.

Quest'ultima si giró in fretta verso Percy, e gli bisbiglió: "ricordi il piano,vero?" 

Percy annuģ serio e aspettó che Kira li riconoscesse e andasse verso di loro.

Quando si sedette, Percy reprimette il disgusto e il bisogno di spostarsi il pił lontano possibile da lui. Quell'uomo..quel ragazzo.. Aveva ucciso Elle. Aveva ucciso un innocente e molti altri, e una cosa del genere non si poteva perdonare. 

"Mi avete fatto venire qui, perchč...?"

Come faceva a continuare a sorridere in modo cosģ noncurante?  

Annabeth scambió un occhiata con Percy, e lui non seppe cosa capģ dal suo sguardo ma non dovette essere niente di buono dato che fece in modo che Light desse attenzione solo a lei. "Tu cosa credi?"

"Non so.. Volete chiarimenti su Kira?"

La figlia di Atena fece un respiro profondo. "No, Light. TU sei Kira." 

Percy strabuzzó gli occhi. Che bisogno c'era di essere cosģ diretti?

Guardó Light, ma lui continuava ad avere uno sguardo neutro e leggermente accigliato. "Non capisco, come vi viene in mente?" 

Doveva essere un gesto come un altro, ma Percy notó che aveva appoggiato la mano sulla camicia, vicino al taschino. E che poi l'aveva tolta velocemente, nell'espressione del viso per un attimo era balenata la paura.  

Sorrise tra sč; avevano calcolato tutto: light portava il block notes nella giacca da come diceva Matsuda anche se non aveva mai immaginato contenesse le pagine del death note, e adesso la giacca si trovava chissą dove. Ció significava niente death note.

Annabeth continuó. "Non hai bisogno di fingere Light, ormai sappiamo tutto. Ti abbiamo incastrato con un video, che adesso ha la polizia." Vedendo il suo sguardo disorientato Percy intervenne, "Non puoi scappare. Ti troveremmo subito."

Come se fossero stati chiamati,sotto lo sguardo furioso di Light comparvero nel bar dieci poliziotti. Si misero tutti a bloccare le varie porte,e mano a mano entrarono dalle stesse anche pił di una cinquantina di poliziotti, tutti armati di fucile e si spera proiettili. 

Percy tornó a guardare Light,che adesso si era alzato e si guardava intorno,con lo stesso sguardo che aveva visto tante volte su Annabeth, come se stesse cercando un piano, una via di fuga. 

E fu a quel punto che con gesti veloci Kira tiró fuori da dentro il suo orologio un foglio di carta. 

"Non vi avvicinate." Gridó facendo vedere chiaramente il foglio. "O vi uccideró tutti." Finģ con uno sguardo malevolo e -perchč no- pazzo.

 


Nella sala regnó il silenzio,per pochi attimi. Tutti stavano pensando a come reagire, senza finire morti per mano di Light.

"E prima di tutti" esordģ di nuovo Kira con lo stesso sguardo allucinato di cinque minuti fa, "uccideró voi, miei piccoli semidei."

Percy si limitó ad alzare un sopraciglio, per niente colpito. 

Era il semidio che aveva sconfitto Crono, che faceva parte dei 7 che avevano sconfitto Gea. Aveva avuto a che fare con un sacco di altre divinitą e sconfitto giganti, titani, aurai, empuse e chi pił ne ha pił ne metta. Al confronto, Light era davvero nulla. Un piccolo sciocco umano che si credeva chissą chi.

Si alzó in piedi a sua volta, guardandolo con sfida, ma Light non disse niente e quasi divertito tolse il tappo alla penna continuando a non distogliere lo sguardo da Percy. "Vedremo quanto continuerai a fare il gradasso una volta che saranno passati 40 secondi." 

Percy avrebbe voluto replicare con una risposta brillante del tipo "no! Non te lo permetteró!" Ma Annabeth anche questa volta intervenģ.

Si alzó in piedi e appoggió una mano sulla spalla di Percy, anche se guardava Kira.  "Light. Posa quel foglio." 

"Come, prego?" Chiese con noncuranza lui schribacchiando sul foglio qualcosa.

Annabeth sentģ l'ansia assalirla, ma cercó di mantenere la calma e di non fare nessun cenno ai poliziotti, gią pronti con le pistole in mano. Il battito del sul cuore rimbombava forte ma lei non si stupģ, mentre si sentiva avvampare dall'agitazione. 

E se Light avesse gią scritto il nome di Percy? Che avrebbe fatto? 

Percy le strinse una mano probabilmente capendo il suo stato d'animo, e lei improvvisamente si ricordó che questa era solo una tra le tante imprese che potevano superare. 

Si sentģ girare la testa, ma sapeva che avevano poco tempo per far ragionare Light, quindi cercó di mostrarsi sicura. "Sai che non avrebbe senso, finirai in prigione in ogni ca.."

Light la fermó subito sbattendole un foglio in faccia. Annabeth riuscģ a leggere solo il nome di Percy mentre lui allontana il foglio velocemente. "Mi dispiace. Davvero, avete fatto una buona azione venendo qui e cercando di fermarmi.. Ma.." Light si interruppe e Annabeth ne approfittó per studiare lo sguardo che avevano le sue iridi velate di pazzia e di momentanea incredulitą. Light era in quella famosa fase in cui non aveva ancora assimilato la sconfitta, in cui non si vuole credere di essere spacciati e in cui si cerca con tutte le proprie forze una via d'uscita dal buio. Ma la via d'uscita non si sarebbe presentata, e a quel punto si sarebbe fatta strada nella mente la rassegnazione, la delusione, forse il pentimento in alcuni casi.

Peccato che Annabeth non sapesse quanto tempo ci avrebbe messo Light a rendersi conto di essere spacciato, e Percy stava per morire! Non poteva permetterlo.

Cercó di ragionare in fretta, ma non era facile sapendo che aveva solo 40 o forse 30 o ancora solo 20 secondi di tempo. 

Guardó Percy, il viso infuriato ma ancora ignaro di quello che sapeva Annabeth. E decise di reagire come meglio poteva: la sua arma preferita, le parole.

"Light.."

"Ah-ah! Non pensarai ancora di potermi fermare. Manca solo un cognome, sette lettere e lui morirą."

Prima di tutto controlló l'espressione di Percy, che all'improvviso era sbiancata e aveva un colorito preoccupante, gli strinse forte la mano inerme e cercó di calmare i battiti del suo cuore: kira non aveva ancora scritto tutto il nome di Percy, non avevano pił quaranta secondi. Percy era ancora salvo per quel che valesse. Non sarebbe stato pił facile ucciderlo? La risposta era sģ, eppure lei sperava ci fosse qualcos altro da poter fare per poterne uscire. Light era un genio, la sua unica colpa era stata quella di aver ricevuto un quaderno in grado di uccidere.

In teoria Light non avrebbe potuto uccidere Percy, era il semidio intoccabole nell'Olimpo, gli altri dei non avrebbero mai permesso che gli accadesse qualcosa, giusto? Giusto?

"Light." Quasi ringhió con voce ferma. "Rifletti. Noi siamo pił di cinquanta, tu solo uno. Non riusciresti mai a scrivere i nomi di tutti nemmeno se li sapessi! In pił, ti sparerebbero subito. Vuoi morire?" Non si rese conto di star gridando almeno fino a quando non vide che Light stava indietreggiando, evidentemente colpito dalle sue parole. 

"No.." Ribatte con un fil di voce, in un sussurro. "Mia madre.."

"Tua madre non ti aiuterą! Lo sai benissimo!" Fece un sospiro profondo. "Se .. Se ci dai il quaderno, andrai in prigione. E non morirai adesso."

Light continuó ad indietreggiare, scuotendo la testa.

Ci fu un breve silenzio, in cui la semidea sentģ solo i poliziotti agitarsi irrequieti aspettando la prossima mossa di Kira, Percy non osava respirare e lo sguardo di Light, sconvolto, era fermo nel suo. Si rese conto con non molta sorpresa che anche lui stava sudando e probabilmente sentendo il proprio cuore battere all'impazzata, proprio come lei.

Rimase tutto cosģ per alcuni secondi. Il tempo sembrava essersi fermato, ma all'improvviso Light abbassó gli occhi, e il block notes cadde dalle sue mani, con un tonfo.

Annabeth boccheggió forse di sollievo o forse per respirare tutta l'aria che involontariamente aveva trattenuto, mentre vedeva i poliziotti accorrere per ammanettarlo. 

Ma poi di nuovo tutto cambió.

Light riacciuffó il block notes e alzó le mani per tenere tutti lontano. Scrisse un ultima cosa sul quaderno,e prima che Annabeth potesse prevederlo gridó con tutta la voce che aveva in corpo un "No!" deciso, e si tuffó per prendere il quaderno che Light aveva lasciato ricadere a terra.

Lo aprģ con mani tremanti ma furiose e quello che trovó la fece rimanere sconvolta per un bel po' di tempo, sotto gli sguardi basiti di tutti. 

"Annabeth..?" Si azzardó a chiedere Percy con la voce tremante, alla fine. 

Annabeth lo ignoró e guardó Light, che nascondeva i propri occhi sotto la frangia lunga.

"Perchč?" Sussurró piano. 

Lui non rispose, e i poliziotti si affrettarono ad ammanettarlo velocemente. 

"Annabeth?" Chiese di nuovo Percy, con voce meno incrinata e pił ferma. Si inginocchió e le tolse il block notes dalle mani.

"Percy, non-" 

Troppo tardi. 

Anche Percy lesse, e anche lui rimase col quaderno fermo nelle proprie mani per un po' di tempo. 

Nel frattempo Soichiro Yagami, vicino a shuichi Aizawa, fece un cenno ad entrambi. "Buon lavoro." 

E queste furono le ultime cose che disse quando si lasció la porta alle spalle,trasportando Light lontano, ad interrogarlo o a sbatterlo direttamente in prigione. 

In quel momento Percy si riprese. Si alzó e corse fino alla porta, spalancadola, seguito subito da Annabeth. Provó a parlare per richiamarli, ma si trovó a boccheggiare. Anche la figlia di Atena, pur cercando di trattenersi, era sull'orlo delle lacrime, e sapeva che se avesse osato parlare sarebbe scoppiata a piangere.

Light era con le ginocchia per terra, le mani ancora legate dietro la schiena,mentre si dimenava furiosamente come se qualcuno gli stesse strappando gli organi interni, come se non sapesse nuotare e cercasse di non affogare in mezzo al mare, al corto di aria.

I poliziotti si guardarono preoccupati tra loro, ma nessuno fece niente.

Annabeth voleva gridare,o fare qualsiasi cosa,ma non mosse un muscolo; la paura la paralizzava. 

Percy al contrario corse verso di loro, spingendo con forza i poliziotti via da Light, come per fare qualcosa, qualsiasi cosa che non fosse stare lą immobili a fissare. 

Annabeth notó con disperazione una lacrima solcargli i volto e quella fu l'ultima cosa che fu disposta a vedere. Si giró dall'altro lato, lasciando che le lacrime le scorressero silenziose sul viso, mentre sentiva Light continuare a dimenarsi. 

Aprģ il foglio che stava stringendo tra le mani, ormai stropicciato. C'era solo il nome di Percy, e sotto due parole, 11 lettere: 

"Light Yagami"

Chiuse di nuovo gli occhi, lasciando che altre lacrime percorressero le sue guance, arrivando al mento. E poi lasció cadere il biglietto per terra, sfinita.

Dall'altro lato, dietro le sue spalle, regnava il silenzio. Si erano zittiti tutti di colpo.

Light era morto.

 

 

 

Angolo autrice:

Beh, ci sono rimasta malissimo. Questo capitolo l'ho scritto tipo l'estate fa e adesso che l'ho riletto mi ha fatto emozionare anche se ho notato che la mia scrittura era moolto semplice e "superficiale" in confronto ad adesso. Ci tengo a fare due precisazioni, non l'ho scritto nel capitolo ma il motivo per cui Light non ha potuto scrivere il nome di Percy sul quaderno č che Percy č il semidio intoccabile e per ritornare al discorso di qualche capitolo fa, Kira non puņ uccidere nč Ann nč Percy. Lo spiegherņ nel prossimo capitolo ma lo dico anche qui perchč non voglio che si pensi che abbia tralasciato qualcosa -come biasimarmi?-

Cito le note d'autore che feci l'estate scorsa: "Wow. Appena ho finito di scrivere questo capitolo ho fatto un sospiro di sollievo di quelli proprio di sollievo(?) Ho scritto la parte centrale tutta d'un botto con la agitazione addosso visto che cercavo di immedesimarmi in Annabeth, ma non so se ci sono riuscita molto bene. Riguardo a Light...  non ho mai vissuto l'esperienza di morire di crepacuore ma immagino sia un po' come sentire il cuore fermarsi e ho cercato di descrivere al meglio la situazione. Anyway, ripeto: wow. č stata una cosa bellissima ma allo stesso tempo tremenda scrivere questo capitolo. Ci vediamo all'epilogo della storia!" (gią ne sento la mancanza!

Ciao!

 

PS: Ci sarą anche un extra del dietro le quinte *faccina pervertita perchč boh*

   
 
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