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Autore: Tati97    23/09/2016    1 recensioni
[ATTENZIONE: one shot Malec! ispirata alla canzone "Good Old Fashioned Lover Boy" dei Queen]
Il secondo appuntamento di Alec e Magnus.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GOOD OLD FASHIONED LOVER BOY

Alec era nervoso: era il suo secondo appuntamento con Magnus e, per quanto le gambe gli tremassero e il cuore gli battesse a mille, aveva una voglia irrefrenabile di vederlo di nuovo. Si diede un’ultima occhiata allo specchio, mettendosi di profilo e sistemandosi più volte la giacca scura e il colletto della camicia di seta. Non avrebbe mai pensato di indossare una camicia così raffinata un giorno, ma Magnus gli aveva detto che lo avrebbe portato in un locale davvero elegante e alla moda, perciò decise di indossarla.
– Wow! – esclamò Isabelle entrando dalla porta – Non pensavo che ti avrei mai visto così agghindato per qualcuno. – sorrise lei dirigendosi verso il fratello.
– Che ne dici, secondo te va bene così? – le chiese Alec con un filo di voce mentre si lisciava la giacca sull’ addome.
– E’ perfetto. Stai benissimo e vedrai che Magnus apprezzerà questo tuo sforzo, ne sono sicura al cento per cento.
Alec sospirò come se si fosse tolto un fardello dalla schiena e poi abbracciò Isabelle sollevandola dal pavimento.
– E poi la camicia di seta risalta le rune. – gli fece l’occhiolino la sorella, scatenando un sorriso sul suo volto.
– Vado. Ci vediamo più tardi. – Alec salutò la sorella,  ma prima di lasciare la stanza si soffermò ancora davanti allo specchio.
– Basta! Su, vattene. Sei uno schianto. – lo spinse via Isabelle, trascinandolo fino al corridoio dove Alec si decise finalmente ad andarsene.
Iniziò ad incamminarsi verso l’abitazione di Magnus; più volte pensò di voler tornare all’Istituto, ma almeno cento volte di più pensò che voleva stare in compagnia dello stregone. Con la mente colma di pensieri, Alec non si rese nemmeno conto che era praticamente arrivato nei pressi della casa di Magnus. Un rumore gli fece alzare lo sguardo e solo in quel momento si accorse che lo stregone era fuori ad aspettarlo. Alec accelerò il passo: gli sembrava già di sentire il profumo di Magnus e questo riuscì ad alleviare un po’ la sua “ansia”.
– Alexander – sorrise Magnus avanzando verso di lui – finalmente.
I due si abbracciarono, poi Magnus si staccò lentamente e posò la mano destra sul petto di Alec, accarezzando il tessuto che spuntava dalla giacca.
– Seta. Ti sta benissimo, Alexander. – Alec arrossì e ringraziò timidamente lo stregone.
– Vogliamo andare? – Magnus indicò la strada ed i due iniziarono a camminare. I loro passi erano perfettamente sincronizzati e persino i loro outfit erano simili, fatta eccezione per il rever della giacca dello stregone che era completamente rivestito di paillettes nere dai riflessi dorati che scintillavano come i suoi occhi sotto il chiarore della Luna.
Dopo circa un quarto d’ora Magnus si fermò ed indicò ad Alec un locale sull’altro lato della strada: si chiamava “The Golden Feather” e già dall’esterno si percepivano l’eleganza e l’esclusività di quel posto.
– Dopo di te. – disse Magnus aprendo la porta del locale. Alec sorrise timidamente ed entrò nel ristorante. L’interno era stupendo: i tavoli erano coperti da tovaglie color panna con dei bordi ricamati color oro, lampadari placcati d’oro che pendevano dal soffitto, il pavimento in marmo rosato era lucidissimo, alcune colonne in stile dorico si ergevano tra i tavoli e in fondo a sinistra si intravedevano dei divani di pelle bordeaux stile Chester.
– Posso esservi utile? – si fece avanti una cameriera dai capelli corvine raccolti in uno chignon raffinatissimo.
–Sì, ho prenotato un tavolo…–  Magnus fissò la ragazza negli occhi e lei parve quasi ipnotizzata. Gli occhi felini dello stregone scintillarono ed Alec capì che aveva usato un incantesimo.
La cameriera si girò su sé stessa in modo alquanto innaturale ed iniziò a camminare tra i tavoli, Alec e Magnus la seguirono a ruota. La ragazza si fermò ed indicò un tavolo in fondo alla stanza, lontano dai tavoli affollati, sembrava quasi una zona riservata ai clienti speciali. I due si sedettero uno di fronte all’altro ed iniziarono a sfogliare il menù.
– Mi piace la tua giacca.– sussurrò Alec. Magnus sorrise e lo ringraziò, poi chiuse il menù e lo posò sul tavolo.
– Se non ti dispiace vorrei ordinare per entrambi, Alexander.– Magnus prese la bottiglia di Champagne che la cameriera ipnotizzata aveva appena portato al tavolo e ne verso un bicchiere ad Alec.
– V–va bene. – balbettò il ragazzo che, prontamente, richiuse il menù e lo appoggiò sopra quello di Magnus.
– Due tartare di tonno in crosta di sesamo con contorno di carote croccanti e per dessert della crème brulée. – di ciò che lo stregone aveva appena nominato, Alec aveva mangiato solo le carote.
La cameriera si allontanò con dei passi incerti e per poco non si schiantò contro una delle colonne.
– Propongo un brindisi. – Magnus sollevò la coppa di Champagne – A noi due.
I bicchieri si scontrarono in un suono limpido e cristallino mentre Alec ripeteva l’ultima frase detta dallo stregone.
– Sai cosa potrei fare, Alexander? – chiese Magnus osservando lo Champagne nella sua coppa.
– Che cosa?– chiese Alec ingenuamente.
Magnus distolse lo sguardo dallo Champagne e lo spostò su Alec. – Potrei abbassare le luci…– e con un lieve schiocco di dita, le luci dell’intero locale si affievolirono, come se i lampadari fossero stati sostituiti da decine di candele.
Alec si guardò attorno sorpreso: nessuno pareva essersi accorto del cambiamento di luce, tutti continuavano a mangiare, ridere e conversare allegramente.
Magnus rise e sorseggiò nuovamente lo Champagne, poi aggiunse –Posso dedicarti una canzone.– un altro schiocco di dita e una melodia dolcissima suonata al pianoforte invase il locale.
Alec rimase senza parole, riuscì solo a sorridere. Proprio in quel momento arrivarono i piatti: avevano un aspetto delizioso ed erano impiattati come se fossero delle vere e proprie opere d’arte. Alec non aveva mai mangiato nulla di così ricercato e delizioso, Magnus probabilmente gli doveva aver letto nel pensiero.
Finito il dessert Alec fece per estrarre il portafogli ma Magnus lo bloccò –Non ci pensare, Alexander. Offro io.– lo stregone fece un movimento con la mano e sul piattino d’argento con il conto apparvero dei soldi.
Alec si alzò in piedi, si diede una sistemata alla giacca e alla camicia, poi avvicinò la sedia al tavolo.
– Aspetta, voglio fare un’ultima cosa.– Magnus allungò le braccia sul tavolo e dal nulla si materializzò una specie di nebbiolina bluastra, alzò le braccia al cielo e la nebbiolina prese le sembianze di una sfera che poi scagliò nella sala, facendo scomparire sia i tavoli che le persone che vi erano sedute attorno.
Alec si girò di scatto, non aveva mai visto tutte quelle cose in una sola volta e ne rimase abbastanza scioccato. Magnus si avvicinò a lui e gli porse la mano destra. Le lunghe dita ambrate erano ornate di anelli dorati e di altri con piccole pietre preziose.
– Mi concedi un ballo Alexander? Sono di vecchio stampo.– gli occhi dello stregone incontrarono quelli del ragazzo, verdi e lucenti come due smeraldi. Alec posò delicatamente la mano su quella di Magnus ed iniziarono a danzare, muovendosi per tutto il locale. Ad Alec pareva di volare. La leggiadria con la quale volteggiavano era qualcosa di infinitamente armonioso e ad Alec pareva tutto così naturale, lui, abituato a cacciare demoni e a combattere. Se Isabelle lo avesse visto in quel momento sarebbe stata orgogliosa di lui.
Improvvisamente Alec interruppe la danza e si fermò; Magnus si bloccò all’istante e non appena incontrò lo sguardo di Alec, questo si sporse verso di lui e lo baciò. Lo stregone fece scivolare le braccia sui fianchi di Alec, stringendo leggermente il tessuto della giacca per sentirlo più vicino mentre Alec portò entrambe le mani tra le sue orecchie e la mandibola. Alec desiderava farlo da tutta la sera. Si staccò dolcemente e fissò Magnus negli occhi, notando un’espressione di piacevole sorpresa sul volto di quest’ultimo.
– Wow. – riuscì a dire lo stregone, poi rise divertito – Sai sempre come sorprendermi, Alexander. –
Una volta ritornati all’abitazione di Magnus, questo invitò Alec a salire per un drink. Il ragazzo accettò e Magnus ne fu entusiasta. Nessuno era riuscito a rapirgli il cuore quanto quel giovane Shadowhunter prima d’ora.
Non appena entrati nel loft, Magnus si diresse verso un antico mobile di rovere colmo di bottiglie di alcolici e di bicchieri di cristallo di tutte le forme e dimensioni. Alec si diresse verso la finestra: poteva vedere tutta la città illuminata dai più svariati colori. Si tolse la giacca e la appoggiò sul poggiolo di una poltrona di velluto rosso posizionata proprio davanti alla finestra: forse per Magnus era il posto delle riflessioni, oppure era il posto del suo gatto.
– Gin? – Magnus porse il bicchiere ad Alec, che lo bevve subito. Lo stregone continuava a fissarlo, spostando lo sguardo dai suoi occhi alla sua camicia, aperta fino a metà petto.
– Oh no, devo aver perso un bottone.– fece Alec per riallacciarla, ma lo stregone lo bloccò.
– Lascia stare, va benissimo così.–  sorrise Magnus sistemandogli il colletto –Resta questa notte.–
– Vorrei tanto, ma devo tornare all’Istituto…– Alec abbassò lo sguardo.
– Capisco…–  sospirò Magnus – Volevo solo ringraziarti per la serata.–
– Grazie a te, è stato tutto bellissimo.– sussurrò Alec avvicinandosi allo stregone.
– E’ stato tutto bellissimo.– ripeté Magnus chiudendo gli occhi e premendo le sue labbra contro quelle del ragazzo.
 
FINE
 
 
 
 
  
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