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Autore: Rumenna    24/09/2016    0 recensioni
[BOYS LOVE] Ivan studia disegno ed è innamorato di Tina. Tuttavia il suo look lascia molto a desiderare. Si farà consigliare dall'esperto Rosemund. Ma cosa potrebbe accadere se un consiglio dopo l'altro i due si avvicinassero sempre di più?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Mi sento davvero giù. Credevo di mancargli almeno un po' di quanto sia mancato lui a me, in questi due giorni, invece così non è stato. Andrò a mangiare una brioche in caffetteria, un po' di zuccheri mi risolleveranno il morale, chi se ne importa se ho appena finito di abbuffarmi come un maiale.

Sono entrato nel bar, notando sconfortato che è affollatissimo. Quasi quasi me ne ritorno a casa. Ho varcato la soglia della porta, pensando a cosa fare: non posso tornarmene a casa dopo aver fatto il recluso per due giorni, senza tra l'altro essermi nemmeno messo a disegnare un po'...

«Ivan! Ivan!»

Chiamano me? Chi sarà? Ho alzato il capo verso la terrazza del primo piano del bar con edere finte e gazebo, notando Ashley agitare la mano con il suo solito sorriso brillante: l'ho salutata e mi sono voltato per andarmene.

«Ivan, dove vai? Ti va di raggiungerci? Offro io!»

Ho alzato il capo, notando il viso dolce di Ashley che aspetta con euforia la mia risposta, seduta al piccolo tavolino rotondo in ferro battuto. Non riesco a capire chi è con lei, dato che una colonna di legno del gazebo mi offusca la visuale: potrebbe essere suo marito, non ho alcuna voglia di fare da terzo incomodo, ho una dignità ed una coscienza, io.

«Dai, non fare il bambino!»

Ashley ha tirato a sé un braccio maschile, mettendomi in vista un volto dai lineamenti dolci: la pelle chiara colpita dai raggi solari mattutini, i capelli biondi e gli occhi di un colore blu intenso. Vedendolo, mi si gonfiano gli occhi di sollievo, quindi, senza mostrare troppa contentezza, rientro a passi svelti nel bar.

«B-buongiorno...»

«Buongiorno, Ivan!»

I miei occhi si sono incontrati con quelli imbronciati di Rosemund.

«Buongiorno.»

Mi ha salutato! Per fortuna.

«Rose, smettila di tenere il broncio, comportati da persona matura!»

Rosemund mi lancia un' occhiata seria e analitica: «Hai pensato a quello che ti ho detto?»

«S-sì, ci ho riflettuto molto... d-diciamo che mi sono documentato, per così dire...»

Non capisco perché mi metta tutta questa pressione addosso davanti a tutta questa gente, mi sento le guance in fiamme. Sento i suoi occhi fissi su di me, ma io non ho la forza per ricambiare lo sguardo: l'unico suono è quello fastidioso delle chiacchiere degli altri clienti.

«Ehm... io direi che è ora di andare a fare la spesa, a questo punto! Vi precedo! Ciao!»

«C-ciao, Ashley!»

Non dice ancora nulla...?

«Perché non mi guardi negli occhi? Sono stato troppo cattivo o spaventoso con te?»

Ho alzato il capo. Il suo viso è serio, gli occhi sono fissi su di me, più ricchi di sfumature tendenti al blu rispetto al solito, coperti in parte dai capelli biondi, che stanno crescendo superando il confine con le palpebre dalle ciglia lunghe. Ha uno sguardo attento e vigile, come quello usato dai modelli per una pubblicità di un profumo: è proprio perfetto.

«No.»

Invece ci sono rimasto davvero male.

«Ero venuto al negozio perché volevo che tornassimo ad essere amici... e per chiederti scusa per l'altro giorno.»

Meglio essere sinceri quando ci si scusa, altrimenti non si verrà mai perdonati.

Alle mie parole, Rosemund ha liberato una risatina, nascondendola con le lunghe dita delle sue mani, facendo muovere le spalle sotto il cappotto marrone: «E scommetto che l'hai trovato occupato, vero?» la sua risatina scoppia in una risata vera e propria, appoggiandosi allo schienale e reggendosi l'addome con le mani. Non capisco che cosa stia succedendo, ma sono felice di sapere che non ce l'ha più con me... credo. Sarebbe da pazzi se ritornasse in sé e mi mandasse a quel paese. Mentre lascio Rosemund scomporsi come gli pare e piace, con i capelli chiari che si muovono da una parte all'altra del viso, noto di aver iniziato a strappare un fazzolettino in mille pezzi piccolissimi, senza rendermene conto: lo faccio spesso quando sono nervoso, è l'alternativa al mio straparlare. Meglio buttarli via, prima che qualcuno si accorga del macello che sto combinando! Ma dove sarà il portacenere?

Una calda mano si appoggia sul dorso della mia: mi volto di scatto, notando che si tratta di Rosemund.

«Scusa. E grazie.»

«...Abbiamo sbagliato tutti e due.»

«Amici come prima?»

«Amici, va bene.»

Ci siamo sorrisi in maniera colpevole, ammettendo le nostre colpe con l'espressione del volto. Ma adesso che ci siamo chiariti, mi sto giusto chiedendo: «Come facciamo per la sfilata? Non siamo in ritardo?»

Mi sorride sicuro di sé, nel suo modo caldo e accogliente: «Non preoccuparti, ci pensiamo io e Giulia ad ammaestrarti.»

"Ammaestrarmi"?

«Ma non credo che prima delle due si farà viva! Dovremo arrangiarci a modo nostro, Ivan!»

«Che intendi dire?»

«Che se la sta spassando con un ammiratore nel mio negozio: ieri pomeriggio è venuta da me supplicandomi di farla restare lì, perché non aveva un posto dove appartarsi... robe da matti!»

«Che c'è di male? V-voglio dire, in fondo di notte non c'è mai nessuno al negozio.»

«Il mio negozio è sacro. S-A-C-R-O, capito? Quando saranno andati via aprirò tutte le finestre e disinfetterò tutto quanto!»

«Che esagerato... Giulia è giovane, deve fare le sue esperienze come tutti! Scommetto che anche tu le hai fatte!»

«Non nel mio negozio. Cambiando discorso: il negozio è occupato, a casa di Ashley c'è il suo fidanzato arrivato da Torino – e come minimo ci resterà tre o quattro giorni –, casa mia è troppo stretta per esercitarci a passeggiare. Dove si va?»

«Non in luoghi pubblici, mi vergogno!»

«Sono pienamente d'accordo con te.»

«Vuoi venire a casa mia? I miei sono usciti molto presto oggi, tipo alle sei e mezza, e non torneranno prima delle dieci di stasera! Salvo ospiti da me indesiderati, naturalmente.»

«Sì, casa tua è grande, andrà benissimo! Andiamo!»

«Sono venuto con l'auto.»

La faccia di Rosemund ha cambiato espressione. Deve davvero odiare le automobili.

«Giurami che sarai prudente.»

«Io sono sempre prudente!»

«Giurami che andrai piano.»

«Dai Rosemund, a che velocità vuoi che vada in città?»

«Okay... ma ne sei proprio sicuro? Fammi vedere la patente, voglio controllare che tu abbia ancora tutti i punti al loro posto!»

«Cosa? No! Sono a posto!»

«Allora vai avanti! Prenderò l'autobus!»

«Ma ci metterai almeno quindici minuti prima del prossimo autobus! Vieni con me!»

«...Va bene, vengo.»

Siamo saliti in auto, allacciato le cinture, ma Rosemund non contento si è aggrappato alle maniglie di sicurezza, con una faccia pallida, borbottando qualcosa con gli occhi chiusi.

«Cosa borbotti?»

«L'Ave Maria.»

«Ah.»

Ho girato la chiave mettendo in moto, ma Rosemund ha afferrato la mia mano in preda all'ansia: «Aspetta, aspetta! Apriamo i finestrini! Per sicurezza! Okay, adesso puoi andare... PIANO, ma puoi andare.»

«...Agli ordini.» Mah.

Siamo partiti, e finalmente si è calmato un po', si fa per dire: comunque è più tranquillo adesso. Oh, ecco l'incrocio. C'è una ragazzina che vuole attraversare, ma tanto devo fermarmi comunque, dato che sta scattando il rosso sul semaforo.

«FRENA!! FRENA SUBITO!! »

Ho frenato di colpo per lo spavento delle sue urla improvvise: «Cosa c'è??»

«C' È UNA BAMBINA!»

«L'ho vista, Rosemund!! Stavo rallentando per farla attraversare, e come puoi vedere, il semaforo è rosso! Non far prendere colpi al cuore alla gente!»

Ha sospirato affannosamente, lasciandosi cadere sullo schienale.

«Non me n'ero accorto... che spavento.»

«Tutto bene?»

«Sì, sì.»

Dal suo respiro sembra davvero essersi agitato molto, e il suo viso è pallido.

«Accosto un attimo in questa stradina, così prendiamo un po' d'acqua in questo bar. Per fortuna c'è ne uno qui davanti.» Come ogni dieci passi in centro, ma lasciamo perdere, adesso non è il momento per le prediche alla società.

Abbiamo preso da bere, Rosemund mi ha fatto dei cenni per tutto il tempo, facendomi capire di stare bene, così siamo usciti.

«Passeggiatina?» Propongo.

Rosemund annuisce, impensierito e un po' in colpa. Siamo rimasti in silenzio a lungo, osservando le nostre ombre riflesse sui palazzi.

«Scusami, ti sarò sembrato un'idiota.»

«No. Te l'ho già spiegato, ognuno di noi ha le proprie paure. Io ad esempio ho paura del buio, non riesco a dormire se non ho una luce accesa! Buffo, vero?»

«È successa una cosa spiacevole. E Ashley ha perso l'uso delle gambe.»

La sua voce è bassa e spenta. Non dovrebbe parlarne se non ne ha voglia.

«Non voglio saperlo, non voglio che ne parli! Se sono cose brutte da ricordare, perché farlo? Pensiamo alla sfilata! Alla sfilata, d'accordo? Possiamo fare avanti e indietro per il terrazzo quanto ci pare e piace!»

«Grazie, Ivan.»

«Va bene il terrazzo, vero?»

«...Ma fa freddo.»

«Non è che seduto a quel tavolino del bar fossi al coperto... Vorrà dire che faremo una "rimodernata" alla sala da pranzo!» Ho sorriso in preda al desiderio di spostare quel tanto odiato tavolo, che di solito usiamo solo per gli ospiti... che USANO solo per gli ospiti, a cui tra l'altro non sono gradito.

Siamo arrivati a casa, e mentre Anna è stata impegnata a fare le sue moine a Rosemund, a me è toccato spostare il tavolo in legno e tutte le sedie accostate alla parete, per rendere gradevole il passeggio.

«Spostato tutto... puff!»

«Ivan, che uomo sei, senza un briciolo di muscoli?» Mi dice in modo "molto confortante" Anna, per poi riprendere con un sorriso amorevole: «Ma chi se ne importa, se compensi tutto con la tua dolcezza!»

Che figuracce...

«Andiamo, ti mostro quello che devi fare.»

Rosemund ha iniziato a darmi indicazioni sul come muovermi, su come aggiustare la mia postura rimanendo con un'espressione decente, prima di mostrarmi come si cammina in modo corretto sulla passerella. Inutile precisare che sono letteralmente colpito: sembra non essere mai uscito da quell'ambiente, cammina con quella fierezza negli occhi che riesce a trascinare su di sé gli sguardi di tutti. Rimango a fissarlo completamente rapito, mentre Anna gli manda baci e cuoricini volanti.

   
 
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