Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Lory221B    24/09/2016    4 recensioni
Sherlock e John vivono in epoche diverse, in posti diversi, eppure fanno parte di un unico schema, uniti dal destino e divisi dal caso.
Dal diciottesimo secolo, ai ruggenti anni venti, passando per il presente, un futuro prossimo dominato dall'AI, fino a giungere in un futuro post apocalittico molto lontano. Una sola cosa è certa: Sherlock e John si ritrovano sempre.
Liberamente ispirata all'Atlante delle nuvole - Cloud Atlas
(Johnlock)
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le lettere di Hamish e il diario di William Sherlock Scott Holmes - parte seconda


Parigi, 24 aprile 1922

Caro William,

Non hai più risposto alla mia ultima lettera. E’ il tuo modo per “tenere il muso”?

Hamish




Parigi 15 maggio 1922

Caro William,

davvero non comprendo questo silenzio.
La realtà è che sono un idiota. Probabilmente leggerò che ti sei sposato con qualche nobildonna, come la Hooper. I tuoi genitori la adoravano, figuriamoci se non hanno spinto in quella direzione.
Per favore, rispondimi.
Mi manchi,

Hamish




Parigi, 20 maggio
1922

Caro William,

ti ricordi che avevo parlato di un diario comprato ad una bancarella? Un certo William Sherlock Scott Holmes che viaggiava per mare. E’ la cosa più triste che abbia mai letto in tutta la mia vita. Quel ragazzo era innamorato di un certo John, non aveva avuto coraggio di dirglielo, credeva di non essere ricambiato. E’ partito e ha riversato tutto su quelle pagine, prendendone coscienza man mano. La cosa più tremenda è che sfogliando il suo diario, si è accorto che infilata nell’ultima pagina c’era una lettera, proprio del suo John.
Quando l’ha letta è iniziata la presa di coscienza.
La cosa mi ha devastato. Ti mando la lettera di John, sperando ti svegli dal torpore, che possa servire un po’ anche a te.

Caro William Sherlock Scott
Se stai leggendo questa pagina, significa che contro ogni previsione hai aperto il diario che ti ho regalato. Sapevo che saresti stato stupito, non è un regalo adatto a te. Tu non scrivi i tuoi pensieri, le tue emozioni, non sai nemmeno come interpretarle. Per questo ho voluto farti questo dono, perché riuscissi finalmente a fare i conti con te stesso.
Volevo più di ogni altra cosa che ti aprissi al mondo e avrei tanto voluto che lo facessi con me, ma purtroppo, per me è troppo tardi.
Ho la tubercolosi, da tempo. Sono un vigliacco a comunicartelo così, lo so. Avrei dovuto dirtelo di persona, ma non volevo vedere la tua espressione addolorata, non volevo mi compatissi.
Sono stato egoista, non te l’ho detto perché volevo poter godere della tua compagnia negli gli ultimi giorni che mi rimanevano.
Non sai quale regalo sia stato essere tuo amico, andare assieme all’Opera, semplicemente ridere assieme. Sono attimi che porterò con me per sempre.
Ho chiesto io a tuo fratello di portarti via da Londra e di mettere questa lettera nel tuo diario. Non voglio che tu mi veda quando arriverà la fine, voglio che ti ricordi com’ero e voglio che tu capisca che hai tante altre avventure davanti a te, non restare ancorato a me, avrai un futuro meraviglioso.
Apriti alla vita, ti prego. Sei intelligente, straordinario, curioso, sei la persona migliore che io abbia mai incontrato. Devi conoscere nuove persone, vedere nuovi posti! Vivi anche per me, vai avanti, usa le tue doti eccezionali, ma non sprecare nemmeno un attimo ripensando con malinconia al banale John.
Vivi, ti prego, ti ho rubato troppo tempo e sii felice.
Per sempre tuo,
John

Spero che la lettera ti abbia fatto lo stesso effetto che ha fatto a me. Basta silenzi, basta  non dire le cose. Vuoi la fottuta  verità? Bene, sono andato via da te, perché non riuscivo più a sopportare la nostra relazione di sola amicizia e nient’altro. Non te ne faccio una colpa, non pretendo che tu mi ricambi, ma almeno dimmi qualcosa, un banalissimo cenno di affetto, è forse chiedere troppo? Non sei una macchina, so che a modo tuo ci tieni a me.

Sei l’unico che mi provoca la voglia irrefrenabile di abbracciarti e strangolarti, contemporaneamente. Ho provato a smettere di pensare a te, ho anche fatto una lista di motivi per cui dovrei stare lontano chilometri da te:

- sei fastidioso, sembra che sopporti a malapena la presenza degli altri esseri umani. Ma sopportavi me.
- sei arrogante e presuntuoso, ti ritieni superiore a tutti. Ma non eri così con me, eri diverso.
- sei freddo e scostante, non sembra che tu possa provare emozioni. Ma hai solo una grande paura di lasciarti andare, di riporre la tua felicità nelle mani di qualcun altro.
- ti amo, e questo mi fa male.

E’ meglio che chiuda qui questa lettera. Non credo ti scriverò più, mi fa soffrire stare come un idiota ad aspettare la posta, per non ricevere nemmeno una riga da te. Sono andato a Parigi per chiarirmi le idee, non per stare ad aspettare qualcosa che non accadrà mai.

Addio William,
tuo Hamish




Londra 25 maggio 1922

Caro Mycroft,

Ti do ancora qualche giorno, come mi hai chiesto, ma non di più.  Hamish ha scritto ancora? So che ti ho chiesto di non portarmi più le sue lettere finché non troviamo una soluzione, solo vorrei sapere se sta bene. Non voglio che le apri, voglio solo sapere se scrive, se pensa ancora a me.

Mi manca terribilmente, è l’unico pensiero che mi permette di non impazzire davvero.

Dici che ho sbagliato a non dirgli tutto? Non volevo che facesse qualcosa di stupido, che tornasse qui e i nostri genitori decidessero di eliminare il problema alla radice. Esagero? Preferirei morire io che assistere alla sua morte. Forse esagero, non lo farebbero. Ma non credo si farebbero problemi a farlo arrestare con qualche accusa falsa.

Voglio  solo essere certo che sia al sicuro.
Sto davvero degenerando se scrivo queste cose. Ancora qualche giorno, Mycroft.

Tirami fuori di qui,
William




Parigi 25 maggio 1922

Cara Mary,

Parigi è una bellissima città, come dicevi tu. Mi hai consigliato di prendermi una pausa da chi sai tu e all’inizio sembrava davvero una bella idea. Mi sembrava tutto magico e un nuovo mondo tutto da scoprire. Ora, Parigi, non fa altro che deprimermi. Uscirò mai da questa situazione?

Scusa se, al solito, inizio con il piangermi addosso. Ti scrivo perché sono preoccupato, in realtà. Ho letto un articolo sull’orchestra e sullo spettacolo che realizzerete a giugno e mi ha sconvolto vedere che il primo violino non sarà William ma quello spocchioso di Jim Moriarty. Cos’è successo? Cosa ha combinato quel testone per farsi escludere dall’orchestra? Lui ama la musica più di ogni altra cosa e non trovarlo nell’articolo mi ha davvero spaventato.

Forse esagero, magari sta facendo qualcos’altro, con qualcun altro.
Dammi notizie, per favore, il prima possibile.

Grazie,
Hamish

Ps perdonami, non ti ho nemmeno chiesto come stai. Dimmi di te, ti sei sposata con quel Sebastian alla fine?




Londra 1 giugno 1922

Caro Hamish,

Sono contenta che tu mi abbia scritto. Volevo rintracciarti ma non mi hai dato il tuo indirizzo di Parigi.

Quando ti ho detto di prenderti una pausa, non intendevo di sparire per mesi. Credevo che andare via avrebbe fatto capire a entrambi che siete degli idioti.

Lui è un idiota perché non ha avuto il coraggio di prendere coscienza dei suoi sentimenti o forse perché aveva troppa paura di non essere alla tua altezza. Paradossale non credi?
Tu temi di non essere abbastanza per lui, quando credo sia proprio il contrario. L’ho capito da come ti guardava quando chiacchieravi con qualcun altro. Non era semplicemente geloso, era affranto, perché temeva che non sarebbe mai riuscito ad entrare nel tuo mondo fatto di amicizie, persone, esperienze.

Tu, invece, sei un idiota perché avresti dovuto sbatterlo contro il muro e baciarlo (e anche altro, ma immagino le tue guance arrossire anche da qui, per cui mi fermo).

Comunque, veniamo alle cose importanti.
William non fa più parte dell’orchestra perché, come hanno detto i suoi genitori “deve occuparsi di cose più serie”. Ho indagato un po’ più a fondo e recentemente ho scoperto che è stato ricoverato in manicomio. Ti prego, non agitarti. Ho cercato di capire cosa sia successo e l’unica cosa che so per certo è che il ricovero coincide con la tua partenza.

Non sai quanto mi sento in colpa. William non sapeva che eri andato a salutarlo, i suoi genitori lo hanno tenuto all’oscuro. Gli ho detto tutto io, l’ultima volta che l’ho visto stava andando a casa per discutere con loro. Non voglio lanciare accuse, ma l’onta di avere un figlio omosessuale mi sembra una di quelle cose che li convincerebbe a rinchiuderlo. O perché la gente non lo sappia o perché davvero pensano di farlo per il suo bene, che sia curabile.

Oh, Hamish! So che tu pensi di non essere ricambiato, ma sei lento Hamish, un lento testone. Se avessi visto l’espressione ferita che aveva negli occhi, non voleva crederci che eri partito, che eri andato via senza dire niente. Non l’ho mai visto così. Lui ti ama, è talmente evidente. Voi due siete dei maledetti idioti!

Ti prego torna qui, cercheremo di risolvere la situazione in qualche modo. Non vorrei facesse qualcosa di stupido.
Ho cercato di parlare con Mycroft, ma mi evita. Forse ha già un piano e ha paura anche solo a parlare con gli altri. O forse mi evita e basta, non sarebbe tanto strano da lui.
Prendi la prima nave e ritorna, ti ho messo nella busta un po’ di soldi, nel caso non ne avessi abbastanza per il biglietto.

Un abbraccio,
 Mary




Londra 5 giugno 1922

Cara Mary,

forse arriverò prima io della lettera, ma te la scrivo comunque. Ho preso il primo biglietto utile, arriverò a Londra il 9 giugno.
Mi sento morire, vorrei fare la Manica a nuoto. Parto oggi verso Calais, sperando di trovare una nave, un traghetto, una canoa, qualsiasi cosa per tornare prima. Ora capisco perché scriveva lettere così brevi, non mi rispondeva. Mi sento un idiota davvero.

Se gli capita qualcosa, non lo so, non voglio nemmeno pensarci.
Non occorre che vieni a prendermi, passerò da Mycroft  per vedere se si può risolvere la situazione e poi, in ogni caso, farò irruzione al manicomio.

Spero che quando ci vedremo avrò buone notizie,
Hamish




Londra, 6 giugno 1922

Caro Victor Trevor,

sono riuscito a passare questa lettera direttamente a mio fratello, per cui non rischio che venga aperta e letta da persone diverse da te. Sono sicuro che anche Mycroft rispetterà la mia privacy.

Te la faccio molto breve, i miei genitori hanno deciso di internarmi perché non volevano che disonorassi la famiglia partendo per Parigi con un mio amico.
Potrebbero aver visto di più che un amico, nella foga con cui l’ho difeso parlando di lui e non avevano torto.

Non ti scrivo per lamentarmi della mia famiglia però, ma per lasciare il mio biglietto d’addio.

Ho sopportato abbastanza, non riesco a stare qui dentro in attesa che mio fratello trovi una soluzione per farmi uscire. Ho finto di essere un paziente modello, ma non funziona, per cui domani tenterò la fuga. Non è così scontato che ci riesca ed è inutile sottolineare che chi ci ha provato, ora è sedato in qualche stanza, dopo aver subito qualche strana pratica medica.

Mi ucciderei piuttosto che finire così, per cui se venissi catturato opterei per il suicidio, prima di venire trascinato nella stanza della lobotomia. Voglio però che le persone sappiano cosa accade qui dentro, nel caso non riuscissi nel mio intento di scappare.

Sono sano e tu lo sai, ma anche non lo fossi, nessuno merita un simile trattamento. Scrivo a te perché non riesco a scrivere queste cose ad Hamish, nel caso non riuscissi a scappare non voglio che creda di essere in qualche modo responsabile. Preferisco che mi creda uno stronzo e che si rifaccia una vita felice a Parigi, lontano da qui e da questo mondo bigotto.

Non ho più risposto alle sue ultime lettere, da quando ho deciso di mettere in pratica il mio piano di fuga. Forse mi ha già dimenticato, non lo so.
L’ho sempre detto che i sentimenti sono uno svantaggio, se un giorno Hamish Watson non fosse incappato nella mia vita, adesso non sarei qui, non saprei cosa vuol dire provare una leggera vibrazione quando qualcuno ti sorride o ti guarda suonare.  Non saprei cosa vuol dire aspettare ogni giorno per vederlo, anche solo per un secondo. Non saprei cosa vuol dire quando i suoi occhi blu fissavano i miei e sembrava che non ci fosse altro al mondo, a parte noi. Banale? Sicuramente melenso, lo so.

Comunque  quel qualcuno è partito perché credeva non lo ricambiassi, ma la mia era solo paura per un sentimento che non avevo mai provato e che temevo mi avrebbe travolto.
Se solo fossi riuscito ad andare via con lui, se solo fossi stato onesto con lui, le cose non sarebbero precipitate in questo modo.

Spero di risentirti, con notizie migliori. Non credo che la lettera giungerà nel Sussex prima di qualche giorno. Per allora, o sarò a Parigi o sarò morto.

William




Londra, 12 giugno 1922

Caro William,

sono  rimasto sconvolto dalla tua lettera. Non credevo che le cose stessero in questo modo. Non so se ti arriverà questa lettera, la spedisco da tuo fratello perché possa girartela, conoscendolo sono sicuro che troverà il modo. I giornali non dicono niente, né di fughe dal manicomio né di suicidi. Non ho tue notizie e sono davvero preoccupato. Se non mi risponderai, andrò da Mycroft per sapere cosa è successo.

Comunque non è per niente banale e melenso quello che hai scritto. Temevo non avresti mai scoperto, anzi ammesso, di avere un cuore anche tu. Sono felice che batta per questo Hamish e spero davvero che questa mia lettera arrivi a Parigi e non venga depositata su una lapide.

Dammi presto tue notizie,
Victor




Parigi, 15 giugno 1922

Cara Mary,

come avrai notato non ero sulla nave del 9 giugno. Questo perché quando sono arrivato al porto di Calais, ho capito che non sarebbe servito. William era lì, appena sceso dalla nave. Non hai idea della moltitudine di emozioni che ho provato, quando ho visto quella zazzera nera. Credo di aver pianto, forse per la seconda volta in tutta la mia vita.

Nemmeno lui, con tutta la sua intelligenza, si aspettava un tale risvolto. Credeva di dover affrontare il viaggio da solo, di dovermi cercare per Parigi, di dover trovare un modo per farsi amare. E’ proprio un idiota. Un adorabile idiota.

E’ dimagrito, provato, ma sta bene. Starà bene, con me, lontano dalla sua famiglia.

Non so come abbia fatto a scappare dal manicomio, ma sai quanto è intelligente. Mi ha detto che aveva tredici diversi piani, sono contento che non abbia realizzato quello che prevedeva saltare dal tetto dell’edifico. Non so se ci fermeremo qui o se andremo da un’altra parte. Non so cosa accadrà ma sono felice, davvero felice.

Vorrei solo non avessimo aspettato tanto, ma recupereremo ogni attimo. Mi rende felice anche solo guardarlo dormire, mi sento uno sciocco innamorato.
Grazie di avermi avvisato, spero ci rivedremo prima o poi.

Con affetto,
Hamish




Parigi 15 giugno 1922

Caro Victor,
sto bene e mio fratello è riuscito a spedirmi la tua lettera. Senza di lui non avrei le finanze necessarie per stare il più lontano possibile da Londra.

Fortunatamente tutto è andato per il meglio. Alla fine, proprio grazie a Mycroft, sono riuscito a scappare e a prendere la prima nave per Calais. A quanto pare la lettera indirizzata a te l’aveva aperta, gli avevo dato troppa fiducia. Comunque è servito, ha messo in atto il piano di fuga.
Nemmeno nei miei sogni immaginavo, però, che al porto avrei incontrato Hamish che stava per imbarcarsi per Londra.

Non preoccuparti per me, non più. Starò bene adesso.

Un caro saluto,
William


***** *****

Angolo autrice:
Ciao a tutti, ancora un capitolo ci separa dai”nostri” Sherlock e John e la loro avventura del Porto. Grazie a tutti quelli che sono arrivati fino a qui e un immenso grazie a CreepyDoll, Bablia87, Mikimac e Emerenziano  per le continue recensioni.
Alla prossima!

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Lory221B