Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |       
Autore: Aki_Saiko    26/09/2016    0 recensioni
[PreciousMetalShipping] [Song-fic ispirata a Yozora wa Nandemo Shitteru no? delle Aqours] [Parte della serie: Music: Start ]
Aveva colto un nervo scoperto. Gliene aveva dette di cose, in quel mese scarso in cui erano stati insieme –o, per meglio dire, in cui Gold l’aveva perseguitato. E il moro non aveva mai mostrato di dar peso a nessuna di esse, cocciuto com’era: se n’era sempre infischiato. Non in quel momento, però.
[...]
«Explo, Aibo, andiamo» ordinò ai suoi Pokémon con voce rotta di rabbia, di risentimento, di sconfitta «non ho intenzione di mollargli un pungo quand’è messo così male. Andiamocene.»
-
Prese un bel respiro, si fece coraggio. Che strano, per lui, proferire delle scuse. A Gold. Gli costava un’immensa fatica, ma sentiva di doverlo fare, o quella cosa avrebbe continuato a tormentarlo anche in futuro.

________
Era pensata per avere un solo capitolo, ma una cara amica mi ha suggerito uno spunto interessante che non avevo considerato: trovate quindi nel secondo capitolo una sorta di postilla/approfondimento.
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gold, Silver
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Music: Start'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Allora. Io davvero, non ho idea da dove sbuchino certe trovate folli, fatto sta che ora mi ritrovo qui con un nuovo progetto di serie, 'stavolta riguardante le canzoni e non più i mesi dell'anno (e come la scorsa volta, ho deciso di iniziare con una Precious). Canzoni di Love Live, per giunta. Ma tranquilli, se vi fanno schifo le idol, potete tranquillamente non ascoltarle: la conoscenza del brano di partenza può solo che costituire un valore aggiunto, che tuttavia non intacca minimamente la comprensione e (spero) il godimento della fic. In ogni caso, all'inizio di ogni storia c'è riportato l'estratto del testo cui faccio riferimento.
Enjoy o/

Personaggi: Gold, Silver
Contesto: manga (What if? : Ho modificato leggermente la fine dello scontro con Maschera di Ghiaccio rispetto al manga, e ovviamente mi sono inventata tutto ciò che viene dopo)
Soundtrack: Yozora wa Nandemo Shitteru no? - CYaRon (Aqours); QUI trovate il testo in inglese.
Note: parliamone: questa cosa doveva essere poco più lunga di una flash. Sono uscite 4 pagine piene di Word, io non-
Sigh, otp anche io ti voglio bene. Era da tanto che non ci si vedeva.
Spero solo di essere riuscita a rispettare l'IC a dovere.





 
I was a bit cruel
My words were pretty harsh.  I'm regretting it even now
It's late, but I'm sorry
[…]
Even though we're supposed to love each other, sometimes we disagree
I guess it really was my fault. I should have been calm
Now I just want to softly hug you

 
 
 

Does the night sky know everything?


 
 
«Gold. Te lo ripeto un’ultima volta: vattene».
«Non esiste. Devo sistemare il Team Rocket una volta per tutte, e non andrò da nessuna parte prima di averlo fatto».
Lo sguardo di Silver si caricò di disprezzo: perché era così dannatamente testardo e fastidioso? Non avrebbe chiesto il suo aiuto nemmeno se ne avesse avuto un reale bisogno. Forse. Insomma, si era dimostrato abile nel precedente scontro per catturare il Gyarados shiny, ma questo non lo autorizzava a diventare il suo nuovo compagno di viaggio.
Estrasse una Ball dalla cintura: «Non ho tempo da perdere con te. Se non lo capisci con le buone, dovrò usare un altro sistema».
Gold sorrise, gli occhi dorati colmi di eccitazione: «Bene! Se è una lotta che vuoi, una lotta avrai» rispose, prendendo in mano una Sfera Poké a sua volta.
Non fecero nemmeno in tempo ad iniziare, che una fitta coltre di gelata nebbia li avvolse, mozzandogli il fiato.
«Nebbia?!» escalmò il moro, incredulo.
«Come è possibile…?»
«Aspetta!» ordinò Gold, afferrando il compagno per il braccio prima che potesse allontanarsi troppo «Questa nebbia mi è familiare, l’ho già incontrata prima. Vuoi vedere che…»
I suoi sospetti vennero confermati pochi secondi dopo: l’Uomo Mascherato apparve alle loro spalle, infiammando l’animo di Gold e facendo rabbrividire Silver. Il primo aveva tutta l’intenzione di vendicarsi per la sconfitta subita in precedenza, pronunciando a gran voce parole di sfida.
“Il solito megalomane incosciente”, fu invece il pensiero di Silver, che ben conosceva la reale forza del loro avversario e sapeva che difficilmente avrebbe avuto qualche speranza di batterlo. Probabilmente, non la avrebbero avuta vinta nemmeno unendo le forze, eppure –ne era certo- Gold non si sarebbe comunque tirato indietro.
Questi pensieri trovarono conferma non molti minuti dopo, quando il ragazzo si ricompose e si sistemò alla sua sinistra.
«Alla fine abbiamo iniziato questa battaglia, pare».
«Abbiamo?» fu la risposta scocciata di Silver «Tu non ascolti mai, vero?»
Gold era sul punto di ribattere che stavolta era il suo turno di chiudere il becco, ma una violenta folata di vento gelido li travolse, facendoli vacillare dalle loro posizioni.
Non tardò ad arrivare il commento del loro avversario: «Di chi dovrei sbarazzarmi per primo? O forse volete essere fatti fuori insieme?»
Di scatto si voltò in direzione del ragazzo dai capelli rossi, canzonandolo in tono provocatorio: «Hai ancora abbastanza tempo per scappare, Silver»
Un Ventogelato da parte del Delibird dell’uomo separò i due compagni, lasciando Gold in disparte.
“Quei due si conoscono? Come accidenti è possibile?”
Il giovane riuscì ad origliare parte della loro conversazione, nonostante il frastuono assordante provocato dall’attacco del Pokèmon. Cinque anni? Vendetta? Bambini rapiti? Cosa accidenti stava a significare tutto ciò?
«In ogni caso, la caccia termina qua, Silver» concluse quindi l’uomo «Mi occuperò più tardi dell’altro seccatore»
“Non ti azzardare” pensò rabbiosamente Silver, cercando di alzarsi da terra. Il suo intero corpo era ricoperto di ferite, sentiva gli arti estremamente pesanti e ogni movimento gli costava fatica. Ma non poteva permettere che una persona che nulla aveva a che fare con la sua missione si facesse del male, neppure un idiota del genere. Gold non doveva toccare quel ghiaccio, nella maniera più assoluta. La lotta più grande, tuttavia, la stava combattendo contro le proprie forze, che andavano via via scemando.
“Dannazione!”
«Mi deludi davvero, Silver» fu il commento sprezzante di Maschera di Ghiaccio «se fossi rimasto con me, a quest’ora saresti molto, molto più forte. Un Allenatore degno di tal nome, non un ragazzo qualunque…»
«No, ti sbagli!»
La replica di Gold non tardò ad arrivare. Anche in una simile circostanza, non ce la faceva proprio a stare zitto. Come suo solito, aveva parlato prima di soffermarsi a pensare. E quanto gli costava ammettere ciò che stava per dire.
«Odio affermare una cosa del genere, ma Silver è un Allenatore di tutto rispetto. L’ho visto in azione con i miei occhi, più volte. Non è per niente debole! Ha solo perso qualcosa che ogni Allenatore dovrebbe possedere».
Un sorriso solcò le labbra dell’Allenatore in questione. Doveva sentirsi onorato? Grato? Sorpreso? In realtà, non era nessuna di queste cose: si sentiva solo intimamente e segretamente felice, almeno un pochino. Ma non era quello il momento adatto ai sentimentalismi.
Ed evidentemente non era l’unico a pensarla così.
All’improvviso, un attacco di Explo liberò Gold dalla lama di ghiaccio con cui Delibird lo stava minacciando fino a poco prima. Anche Silver approfittò della situazione per ordinare a Sneasel di attaccare. Con un’immensa fatica, si alzò lentamente in piedi, con Gold nuovamente al proprio fianco. Si scambiarono un’occhiata d’intesa –inaspettata per entrambi- che durò meno di un attimo, poi partirono al contrattacco.
Ma il loro rivale non aveva ancora terminato il suo discorso.
«Allora, Silver, come sta la ragazza dai capelli lunghi che è scappata con te?» proseguì con un tono di voce di malcelato divertimento, avvicinandosi al fulvo «la ragazza con cui hai legato molto… non è morta nel tentativo di scappare?»
E in quel momento, Gold poté osservare un Silver che perdeva totalmente il controllo di sé. Era furioso, si vedeva. E lui non poteva assolutamente permettere che combattesse in quello stato, o si sarebbe ridotto in condizioni ancora peggiori. Non era il suo forte pensare razionalmente, ma in quel frangente era importante che fosse in grado di farlo.
Afferrò nuovamente il compagno per il braccio, nel tentativo di trattenerlo e di riscuoterlo.
«Hey! Vedi di calmarti! Non eri tu quello che mi ripeteva di riflettere prima di agire?»
Qualcosa, nel frattempo, sembrava aver attirato l’attenzione dell’Uomo Mascherato, che si allontanò dal campo di battaglia quel tanto che bastava per usare Volo.
«Stammi lontano, Gold!» urlò il ragazzo, spintonando via il compagno. Diamine diamine diamine. Non doveva fuggire. Avrebbe perso le sue tracce di nuovo, e questo non doveva assolutamente accadere.
«Murkrow, inseguiamolo!»
«Stupido, non hai visto che-» gli gridò dietro il moro, che si era nel frattempo accorto dell’Houndoom rimasto ancora a terra: era una trappola. Ma il suo avvertimento fu inutile, dal momento che Silver era già troppo lontano per sentirlo; non abbastanza, tuttavia, da rientrare nella portata di un Lanciafiamme.
Murkrow si accorse in tempo della lingua di fuoco e virò a sinistra, ma ciò non gli impedì di venir colpito ad una delle ali. Il Pokémon, affaticato, perse quota, ed infine svenne, facendo a sua volta cadere l’Allenatore.
Questi trovò appena la forza di sedersi e osservare il proprio nemico scomparire in lontananza, senza uno straccio di idea rigaurdo a cosa l’avesse spinto ad interrompere il combattimento o dove esattamente fosse diretto. Mesi e mesi di duro lavoro gettati alla malora nel giro di un attimo. Avrebbe dovuto ricominciare tutto daccapo.
«Vattene.» fu la secca risposta alla mano tesa che Gold gli stava offrendo.
«E lasciarti da solo in queste condizioni? No.»
«Senti» esordì, senza una punta di emozione nella voce. Non c’era rabbia, o risentimento, o disperazione. Non c’era nulla. «Non so perché ti sei messo in testa di seguirmi, okay? Io non ti ho chiesto aiuto, e francamente il tuo aiuto non mi serve. Se devi starmi appresso per il tuo egoistico desiderio di trovare una causa che dia un senso alla tua vita, beh, sei nel posto sbagliato. Vattene.»
Aveva colto un nervo scoperto. Gliene aveva dette di cose, in quel mese scarso in cui erano stati insieme –o, per meglio dire, in cui Gold l’aveva perseguitato. E il moro non aveva mai mostrato di dar peso a nessuna di esse, cocciuto com’era: se n’era sempre infischiato. Non in quel momento, però.
Il giovane ritrasse lentamente la mano, e gli diede le spalle. Stette fermo un attimo, dunque si incamminò in direzione del bosco.
«Explo, Aibo, andiamo» ordinò ai suoi Pokémon con voce rotta di rabbia, di risentimento, di sconfitta «non ho intenzione di mollargli un pugno quand’è messo così male. Andiamocene.»
 
_
 
Nei giorni seguenti, Silver aveva ripensato molto a quanto era successo. Non era da lui rimuginare sul passato, né tantomeno curarsi delle persone che puntualmente feriva, però del resto con tutte le lesioni che si era procurato in combattimento non poteva certo rimettersi in viaggio subito. I suoi Pokémon, seppur affaticati non meno di lui, avevano fatto il possibile per sostenerlo e far sì che si riprendesse: alla fine, erano dei buoni compagni.
E proprio in quella circostanza, dopo un mese o poco più, si rese conto di quanto fosse strano stare nuovamente da solo, senza qualcuno che in media una volta ogni tre giorni piombasse nella sua vita a sconvolgergli le giornate col suo fare casinista. Gold non era messo meglio di lui in quanto a salute fisica, l’altro giorno, e non poteva fare a meno di sentirsi in colpa per averlo lasciato andare via così, doppiamente ferito. Non poteva farci nulla, non importava quanto cercasse di zittire quella sensazione, di reprimerla e seppellirla nel profondo di se stesso come tante altre volte aveva fatto in passato: quella ritornava, prepotente, a ricordargli che, volente o nolente, prima di proseguire nella sua missione aveva una questione da risolvere.
Cosa che in effetti accadde, qualche giorno dopo, appena ebbe forze sufficienti almeno per camminare con le proprie gambe senza avere fitte lancinanti.
Trovò Gold non troppo lontano dal luogo della loro precedente battaglia, sulle sponde del Lago d’Ira. Era notte, ovviamente: si muoveva solo in quelle ore della giornata, per evitare seccature.
Il moro era accampato in un prato: era seduto, quindi doveva essere sveglio. Tanto meglio. Prima di avvicinarsi, diede un’occhiata al cielo: quel cielo che negli ultimi giorni aveva osservato così spesso, rimuginando su vari aspetti della sua vita. Sembrava che il cielo, in particolare quello notturno, sapesse tutto.
Prese un bel respiro, si fece coraggio. Che strano, per lui, proferire delle scuse. A Gold. Gli costava un’immensa fatica, ma sentiva di doverlo fare, o quella cosa avrebbe continuato a tormentarlo anche in futuro.
Non prestò particolare attenzione ad essere silenzioso, dato che quel che voleva era far sentire la propria presenza: il fruscio dell’erba non era un problema.
«Hey, Silver» lo salutò il moro, senza neanche voltarsi. Non aveva idea di cosa volesse, in realtà, ma il suo Pokédex aveva reagito non appena aveva avvertito la preseza del dispositivo gemello: non poteva essere che Silver.
«Siediti, per favore. Non ho davvero le forze per alzarmi in piedi»
L’altro ragazzo prese quindi silenziosamente posto al suo fianco. Era in imbarazzo, parecchio, e sentiva il suo orgoglio gridargli non molto metaforicamente di alzare i tacchi e andarsene. Ma non poteva. Quindi parlò con la sua solita, caratteristica schiettezza: «Ti devo delle scuse. Quindi, beh, scusa»
Gold si voltò ad osservarlo, sinceramente sorpreso. L’espressione tirata di malcelato imbarazzo era qualcosa di completamente nuovo per lui, così come le mani che nervose giocavano con i guanti, o i capelli rossi tinti di sfumature azzurre e arancioni dai riflessi della luna e del fuoco da campo.
«Smettila di fissarmi in quel modo, tu»
«No, è che non capisco. Davvero, per cosa mi dovresti delle scuse?»
Silver si accigliò. Non capiva se lo stesse prendendo in giro, oppure era davvero tardo come sembrava.
«Per quello che ti ho detto l’altro giorno. Non… non te lo meritavi. Ecco per cosa sono le scuse»
Un’espressione di sorpresa si fece largo sul volto del giovane.
«Ah, quello! Figurati, me ne ero già scordato. Non perché non ci abbia dato peso, anzi, ero molto arrabbiato con te quando me l’hai detto. Però non avevi tutti i torti. Ci ho pensato su, e ne ho concluso che una parte di ragione l’avevi.»
Wow, allora Gold era davvero capace di riflettere sulle cose.
“Siamo a posto così, immagino”, si disse Silver, facendo per alzarsi.
«Non te ne andare» fu la richiesta di Gold «Sai, non mi dispiacerebbe se, nel mio sconfinato egoismo, riuscissi alla fine ad aiutare qualcuno mentre proseguo per la mia strada».
Il fulvo sospirò.
«Ci muoveremo di notte. Di giorno, ognuno andrà per fatti propri: tu ti occuperai delle tue faccende, io delle mie. Non ti azzardare a fare il mio nome a qualcuno, o te la vedrai brutta. Ti ricordo che sono ancora ricercato»
In fondo, gli andava bene così.
«Tieni» disse Gold, porgendogli una parte della sua enorme coperta da viaggio «domani mattina eseguirò tutti gli ordini che vuoi, ma adesso ho bisogno di dormire. E immagino anche tu.»
In realtà, l’altro era più che abituato a sostenere quei ritmi e a non dormire anche per una o due notti di fila. Ma, per questa volta, avrebbe fatto (con piacere) uno strappo alla regola.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Aki_Saiko