"Che musica ascolti, Seven?" Le dita digitano rapide, quando la curiosità prende il sopravvento. Ed è una domanda che sorge spontanea, secondo lei. C'è un momento di pausa che viene riempito dal fruscio della mano bianca alla ricerca di uno snack abbandonato da qualche parte sulla scrivania di Rika e poi un breve suono proveniente dal telefono. Addenta distrattamente la merendina e con calma posa lo sguardo sullo schermo. La risposta la lascia di stucco.
   Ci sono poche parole in nero sullo sfondo rosso salmone della nuvoletta di Luciel, ma per leggerle ci mette un po'. "Musica...? Non ne ascolto". Decide di ignorare il sensore di disagio ed investigare, ma la sua ricerca muore poco dopo.
   "E quelle cuffie che porti sempre?"
   "Oh... Sono belle, vero?!"
   La castana ridacchia e guarda in una delle telecamere di sicurezza, sorridendo – sapendo che Luciel la sta osservando da lì. Tramite quelle, la loro distanza si accorcia e diventa quasi nulla. Quasi, però, perché lei sa che a Luciel non basta poterla vedere e lo capisce fin troppo bene.
   "Ora devo lavorare" scrive il ragazzo.
   "Ciao, Seven".
 

*

   «La guardi anche dormire?»
   Luciel riconosce la voce del suo patrigno, la quale arriva ferma mentre le mani rapide si muovono fra le tastiere e gli occhi si spostano fra le righe – di codici forse? Jihyun non se ne è mai inteso – che nero su bianco appaiono e vengono continuamente riscritte sui tre monitor che si riflettono negli stravaganti occhiali del ragazzo. 
   «Tutto per la sua sicurezza, V!»  tenta di scherzare il rosso. Ma scherzare non è facile, non con l'uomo che sa bene quanto stupida sia quella maschera che indossa ogni giorno cercando di dimenticare la sua vera faccia.
   Perché Jihyun sa che la vera faccia di Luciel – la faccia che si potrebbe denominare Saeyoung – non è né sorridente, né triste; è stanca. Non è nivea e non indossa una bocca incurvata all'insù, ma non è nemmeno pallida e non è costellata di penose lacrime, anche se le lacrime di Luciel sono davvero belle. Saeyoug è un'entità che porta con sé immortali occhiaie e uno sguardo che solo i morti possono permettersi di vantare. Jihyun questo l'ha pensato spesso, che Saeyoung sia morto. D'altronde, ormai esistono quasi solo Luciel e Seven. Gli unici momenti in cui torna in vita, la prima personalità di Luciel, è quando decide di tormentarlo.
   Jihyun lo lascia fare. Luciel preme con energia qualche tasto e dopo un attimo di silenzio – quando l'eco dell'ultimo fastidioso tocco sulla tastiera si dissolve ed il lavoro è finalmente finito – si alza, dirigendosi verso il più grande. Per il fotografo cieco – pianista sordo? – quello è un modo per redimersi dai suoi peccati. Che quel metodo poco ortodosso sia un altro peccato ancora, non gli interessa molto e non gli dispiace.
   «V, da dove vieni?» chiede il ragazzo, spingendo l'uomo verso il divano.
   «Ho svolto una commissione». Mente, nel frattempo che le mani di Saeyoung accarezzano la sua schiena e cercano distrattamente di spogliarlo della maglietta nera. Jihyun sa che il rosso non crede a quella blanda bugia, delicata e bianca, ma pur sempre una bugia. Però è abbastanza intelligente da capire che la verità gli farebbe solo male ed inconsciamente accetta tutto quello che gli viene detto.
«Capisco» sussurra, solleticando il collo con le labbra ed il respiro, liberandosi della stoffa con la mano destra e accarezzando la pelle prima coperta con la sinistra. A Jihyun quella sua maniera di stuzzicarlo – lenta ed inconcludente – non piace ed è per questo che Saeyoung insiste, prolungando quanto possibile ogni genere di contatto fisico prima dell'atto vero e proprio.
   E Jihyun lo lascia fare.
 

*

   Luciel è l'entità che vive fra la persona che tutti vogliono pensare di conoscere – Seven – e quella che nessuno vorrebbe mai abbracciare ed accettare come lui, come essere umano – Saeyoung. Se ne rende perfettamente. Sia mentre si vendica della sua esistenza sugli altri e soprattutto su se stesso, sia quando cerca di far sorridere la persona che più ama in assoluto.
   Perché, mentre Seven tiene a cuore tutti incondizionatamente e Saeyoung non ha la capacità di provare alcun affetto, Luciel possiede un grande amore che indirizza verso una sola persona. La osserva sin da quando, quella persona, amava altri. E ora è un passo dall'essere l'oggetto del suo affetto. Un solo passo.
   Lei... brilla. Lei si dimena nella lenzuola la notte per il sonno agitato ed il caldo che entra nell'appartamento. Lei ha un corpo bellissimo anche nascosto dai vestiti. Lei è leggiadra anche mentre mastica uno snack già morsicchiato, lasciato per diverse ore vicino ad altri snack ancora. Lei è di buon cuore, perché il suo non si può definire mangiare, ma non vuole comunque che nessuno si preoccupi per la sua salute. Lei è dolce, perché lo destabilizza e lo rende felice esistendo ma triste agendo. Eppure, questa volta, Luciel, vuole prenderne un po' di quella dolcezza; anzi, la vuole tutta.
   Luciel osserva incantato per interi minuti la figura pigra della ragazza sullo schermo piatto nelle immagini della sorveglianza, ne studia ogni minimo particolare e desidera poter sbucare da dietro di lei e dirle «Ehi, come stai?»; è qualcosa che vuole provare, sentire la morbidezza dei suoi capelli con le sue mani e il suo sussulto poco sorpreso. Qualcosa di romantico che nessuno ha mai fatto di fronte a lui se non nei film d'amore che guardava con Yoosung. Nessuno, né sua madre con suo padre, né Jihyun con Rika. Da quando ha memoria, nessuno ha mai fatto nulla del genere con la propria compagna. Per questo, forse in maniera un po' infantile, quello di sorprendere la propria amata a quel modo innocente, è diventato un po' un sogno.
   Eppure, mentre il Luciel che tende verso Seven sente quella banale necessità, il Luciel che pende verso Saeyoung desidera stringere le proprie braccia attorno al corpo fragile della ragazza e privarla della possibilità di rifiutarlo. Ha paura, Saeyoung, di essere lasciato ancora indietro – ancora da lei e da tutti, ma ancora da lei... non pensa di poterlo sopportare. Anche a costo di farle male, Luciel vuole tenerla a sé. Almeno questa volta, vuole sentire nella sua stretta qualcuno e non l'aria che fende con le dita da anni, rinchiuso in un fetale solitario abbraccio con se stesso.
   Non questa volta.
 

*

   «Luciel» chiama la voce bassa di Jihyun, cercando di raggiungere la chioma rossa con la mano.
   «Non ora, V» risponde freddo, stringendosi alle ginocchia. Affonda le dita nel lenzuolo che ricopre le gambe e giunge alla pelle, scavando anche più in profondità. Ah, la sua amata è così di buon cuore. Questa volta sembrava andare tutto bene, ma ha fallito nuovamente, Luciel. Ha mostrato gentilezza per i primi giorni nei suoi confronti, questa volta sembrava esserci ridicolmente vicino, al suo lieto fine. Ma ancora una volta, ha dovuto subire la frustrazione di non essere lui la persona nel cuore della castana. «Puoi andare, per quel che mi riguarda».
   Luciel sa che Jihyun sa. Per questo lo manda via. «Aah, ho fame» sussurra nel silenzio, rimasto solo nella sua stanza. Si alza, trascinando il lenzuolo con lui, e si dirige verso la cucina, deciso a mangiare le sue adorate patatine e cercare il telefono che usava per l'RFA.

   Ed il quarantreesimo giorno, il telefono squilla.