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Autore: lipsialove    28/09/2016    1 recensioni
Un Derek sconvolto dopo la morte di Boyd e Stiles che tenta di aiutarlo ad affrontare i suoi demoni, confessandogli anche quello che prova per lui. Come reagirà il lupo a tale dichiarazione?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Una nuova fanfic partorita dalla mia mente malata durante le lunghe ore di lavoro, quando i clienti scarseggiavano e la mente vagava. Spero vi piaccia.

Con il cuore in gola e mille pensieri contrastanti nella testa, Stiles varcò la soglia di casa Hale e si ritrovò avvolto dall’oscurità. Deglutì rumorosamente, mentre si tormentava le unghie ormai quasi all’osso. Voleva vederlo. Accertarsi che stesse bene. Dopo quello che era accaduto, il lupo aveva lasciato il loft senza una parola e nessuno aveva avuto più sua notizia. Ormai mancava da qualche ora e non aveva resistito. Temeva potesse compiere qualche gesto avventato, qualche follia, ma trovarsi lì da solo, con il branco degli alfa in giro cominciava a non sembrargli più una buona idea. Avanzò nel buio tentando di abituare gli occhi. In quel momento avrebbe voluto essere provvisto dei sensi dei lupi o almeno di una buona vista. Qualcosa dentro di lui gli diceva che Derek si era rifugiato nella sua vecchia casa, dove tutto era cominciato. Il senso di colpa doveva lacerarlo dentro. Senso di colpa, rimorso. Dio solo sapeva cosa stesse passando per l’animo e la testa di Derek dopo che Boyd era morto davanti ai suoi occhi, per mano sua. Improvvisamente sentì un leggero sospiro e si bloccò.
“Che fai qui?”
Stiles fremette. Aveva dimenticato quanto sapesse essere freddo e odioso quando voleva. Eppure lui adorava la sua voce, profonda e sexy. “Merda. Mi hai spaventato a morte”
“Non dovresti frequentare la tana di un lupo da solo, Stiles”
“Come se fosse la prima volta” replicò sarcastico il ragazzo, mentre un brivido gli percorreva la schiena. Udì un fruscio di vestiti e in un attimo Derek gli fu davanti, ad un niente dal suo viso che lo fissava. Stiles poteva avvertire il suo respiro caldo, i volti potevano quasi sfiorarsi: “Vuoi dirmi perché sei venuto, eh?” gli occhi verdi erano scuri, le labbra contratte e i pugni chiusi.
“Io…” balbettò visibilmente turbato dalla sua vicinanza. “Ero preoccupato. Scappi via, non dai tue notizie”
Derek lo fissò con la sua solita espressione truce, ma gli occhi erano velati di tristezza e le guance erano umide, segno che avesse da poco pianto. “Non ho bisogno della tua pietà! E poi non sono affari tuoi dove vado” aggiunse.
“Derek” sussurrò con dolore Stiles. “Non è stata colpa tua, ma di quei mostri”
“Davvero? Ne sei sicuro? Strano a me sembra siano stati i miei artigli ad affondare nella sua carne, a strappargli la vita. Sono io il mostro” abbassò lo sguardo verso le sue mani ora aperte. “Ho ancora il suo sangue sulle mani”
“Sono stati loro, gli alfa a…” non riuscì a terminare la frase che Derek lo afferrò per le spalle.
“Svegliati Stiles! Sono stato io a uccidere Boyd! E non me lo perdonerò mai. Era uno dei miei beta, un compagno e io gli ho strappato la vita. Come posso essere il vostro leader se non riesco neanche a difendervi?” calde lacrime cominciarono a scendere.
Senza neanche riflettere sulle conseguenze di quel suo gesto, Stiles lo attirò a sé circondandolo con le braccia e lo strinse con forza: “Io non ti accuso per quello che è successo, non hai nessuna colpa e neanche gli altri te la danno. Siamo preoccupati per te, Der” appoggiò la testa contro il suo petto. Il cuore del lupo batteva veloce ed in respiro sembrava affannoso. Derek restò immobile, le mani ancora strette sulle sue braccia, poi le rilassò lentamente e cominciò ad abbracciarlo a sua volta. “Avrei voluto arrivare in tempo” sussurrò poi il ragazzo.
“Cosa potevi fare tu?” replicò il lupo aumentando la stretta. “Anzi, sono contento non ci fossi”
Stiles s’irrigidì e si morse un labbro fino a farlo sanguinare. Come poteva dirgli quelle cose? Perché continuava a ribadire quanto fosse inutile? Già era a conoscenza del fatto di essere inutile e che lui a stento tollerava la sua presenza, ma sentirlo dalle sue labbra gli fece male. Si staccò indietreggiando di un passo e distogliendo lo sguardo: “Certo, cosa poteva fare un semplice umano senza poteri contro quegli esseri, degli alfa? A volte mi chiedo perché mi ostino a voler a tutti i costi far parte del vostro branco. Non sono un lupo, non sono psichico, non sono niente. Sono solo d’intralcio. Sono un ragazzo iperattivo e con una dannata parlantina. Ecco come ora che sto straparlando come al solito”
“Sei fondamentale, Stiles” gli alzò il mento per costringerlo a guardarlo. “Se ci fossi stato avrei dovuto preoccuparmi di proteggerti e non sarei riuscito a combattere”
“Perché io sono quello da proteggere vero?” Stiles alzò la voce, detestava essere trattato come un cucciolo da proteggere. Lui sapeva difendersi da solo e lo aveva dimostrato più di una volta. Si liberò dalla sua stretta e lo fissò con dolore. “Non sono il cucciolo da difendere, Derek! So badare a me stesso!
“Perché io non sopporterei di vederti ferito o peggio” gli confessò l’alfa. “Non sei indifeso, sei importante per tutti noi… per me”
Stiles aprì la bocca per dire qualcosa, ma la sorpresa glielo impedì e Derek continuò: “Non so cosa farei se ti dovesse succedere qualcosa”continuò Derek con una strana espressione. Dal ragazzo provenivano odori contrastanti, dolore, insicurezza, ma anche… desiderio. Arcuò un sopracciglio, mentre quello che provava cominciava a venire a galla.
Stiles gesticolò nervoso: “Sul serio, Derek? Lo sappiamo entrambi che mi odi”
“Non ti odio, Stiles” mormorò l’altro avanzando di nuovo verso di lui. “Non ti ho mai odiato”
“Davvero? E allora, perché sembra che a stento tolleri la mia presenza? Che qualunque cosa faccia sia sempre quella sbagliata? Per te sono solo una seccatura e io lo detesto” c’era incertezza nella voce. “Per te non ne faccio una giusta”
Derek fece un profondo respiro e mormorò: “Tu mi sei essenziale, Stiles e neanche te ne rendi conto” gli poggiò le mani sui fianchi, attirandolo a sé.
Stiles deglutì, mentre vampate di calore lo avvolgevano. Non fece neanche in tempo a pensare a quello che stava accadendo che Derek reclamò la sua bocca baciandolo famelico. Gli sfuggì un gemito di, mentre il cuore sembrava volergli schizzare fuori dal petto. Si ritrovò a rispondere al bacio, mentre la lingua di Derek carezzava la sua assaporandola. Stiles gli portò una mano dietro la nuca per attirarlo più vicino. Lo desiderava da così tanto tempo che non riusciva ancora a realizzare che stesse accadendo sul serio. Derek ringhiò spingendolo contro il muro. Stiles si ritrovò bloccato dal corpo del lupo mannaro, entrambe le mani affondate nei suoi capelli e la bocca fusa alla sua. Alzò una gamba strusciandola contro di lui. Era ormai completamente succube di quello che gli stava facendo. Solo la ricerca di aria lo costrinse a staccarsi. Boccheggiante, appoggiò la fronte contro quella di Derek: “Der” gemette leccandosi le labbra.
“Non hai idea da quanto volevo farlo” gli confessò Derek insinuando le dita sotto la maglietta leggera del più giovane. Gli sfiorò la pelle con i polpastrelli rendendola incandescente.
Stiles cercò di nuovo la sua bocca, inebriato dal suo sapore, mentre Derek continuava il suo cammino carezzandogli il ventre. “Non ti fermare, Der” lo supplicò quasi.
“Dobbiamo invece” si staccò riaggiustandogli la maglietta.
“Stai scherzando, vero?” Stiles aveva gli occhi sgranati e la bocca aperta. “Non puoi dirlo. Sto per scoppiare. Sono eccitato come solo un diciassettenne può esserlo e tu mi dici che dobbiamo fermarci?” gli indicò il bozzo tra le gambe.
Derek si leccò le labbra, poi distolse lo sguardo e replicò duro: “Appunto, Stiles. Diciassette anni, sono più grande e poi, non voglio farti del male”
“Non me ne farai, Der” lo costrinse a guardarlo. “Non tormentarti, tu non sei come loro, sei buono, hai aiutato Scott, Isaac, Erika, Boyd”
“E che fine hanno fatto eh? Erika è morta e anche Boyd. Dovevo vigilare su di loro e ora sono morti”
Stiles lasciò vagare una mano lungo la schiena del mannaro, mentre l’altra scivolava verso i jeans, ma Derek la bloccò: “Fermo!” ringhiò quasi.
“Lo vuoi anche tu. So che ti vedi con miss Blake, ma non mi importa” si morse il labbro, poi si corresse. “Cioè, non è vero. Mi importa eccome. Sono geloso marcio che lei ti tocchi e ti baci, ma se tu…” gli venne meno la voce perché ora Derek lo stava fissando serio, le labbra contratte e la fronte aggrottata.
“Lei non c’entra con quello che…” Derek distolse lo sguardo. “Non posso farlo. Non sarebbe giusto”
“Mi stai respingendo perché ami lei o perché sono solo un ragazzino?” c’era dolore nei suoi occhi color caramello. Si spostò in modo da non essere più bloccato contro la parete.
“Stiles” mormorò mentre da ogni poro Stiles emanava dolore, delusione e gelosia.
Il ragazzo gli puntò un dito contro: “No! Ora mi stai a sentire perché se non te lo dico ora penso non lo farò mai più. Ti amo, ok? Ti amo talmente che quando ti ho visto al loft inginocchiato accanto al corpo di Boyd in lacrime ho provato dolore fisico. Avrei voluto essere al tuo posto. Sono solo un ragazzino e tu ora esci con la mia professoressa, magari la ami anche e io mi sto solo rendendo ridicolo, ma ehi” alzò le braccia al cielo. “Non è quello che Stiles fa sempre? Rendersi ridicolo. Sai, quando mi hai baciato per un attimo ho sperato che tu…” la voce gli venne meno per un istante. “Potessi provare qualcosa per me, invece era solo… cosa, eh Derek? Cos’era quel bacio? Un modo crudele per illudermi? Per farmela pagare per essermi intromesso nella tua vita?” calde lacrime gli scendevano dagli occhi annebbiandogli la vista.
Derek era sconvolto da quella dichiarazione. Stiles lo amava. Incredulo lo fissò, mentre Stiles era davanti a lui, le mani affondate nei capelli e gli occhi pieni di lacrime.
“Io ti amo Derek” ripeté con un filo di voce.
“Non sai quello che dici” ringhiò Derek indietreggiando, poi si voltò e scappò via lasciandolo da solo con il proprio dolore.
Con il cuore ormai lacerato in mille pezzettini, Stiles si lasciò scivolare sul pavimento polveroso e nascondendo la testa tra le gambe si lasciò andare ad un pianto disperato. Pianse e urlò fino a quando non ebbe più fiato.
 
Dopo aver corso attraverso il bosco fino a restare senza fiato, Derek si fermò appoggiandosi ad un albero. Era scappato da quella casa e da lui, come un codardo e ora si sentiva come se gli mancasse qualcosa. Sferrò un pugno contro il tronco creando un solco e ferendosi le nocche, ma era come anestetizzato, non avvertiva nessun dolore. Si diede dell’idiota per non avergli confessato i propri sentimenti e ora Stiles lo avrebbe odiato per averlo baciato. Non avrebbe dovuto farlo. Scosse la testa e sospirò. Stiles sarebbe stato meglio senza di lui, un lupo mannaro disagiato capace di attirare solo psicopatiche o di causare la morte di chi amava: Paige, la sua famiglia, Erika, Boyd. Cero, c’era Jennifer, ma non l’amava. Non provava un senso di vuoto ogni volta che non era nella stanza con lui o quando le mani si sfioravano in modo accidentale o quando gli sguardi si incontravano. Il cuore gli si fermò al pensiero di non vedere più Stiles, di non sentire la sua voce o di perdersi nei suoi grandi occhi castani così dolci e limpidi. Comprese quello che doveva fare prima che fosse tardi. Tornò indietro correndo come se da quello dipendesse la sua stessa vita, anche se temeva non fosse più lì, che fosse andato via. Quando raggiunse villa Hale la Jeep non c’era e anche l’odore di Stiles sembrava ormai lontano. Si trasformò e ululò di dolore. Strinse i pugni conficcandosi gli artigli nel palmo, fino a calmarsi, poi si diresse verso la Camaro. Ingranò la marcia e sgommò diretto verso la casa dello sceriffo.
Giunto in prossimità dell’abitazione, si accertò che nel vialetto non ci fosse l’auto dell’uomo. Non voleva di certo rischiare di essere visto. Quando si rese conto che l’unica auto presente era la Jeep del ragazzo, si arrampicò sull’albero che sapeva arrivare fino alla camera di Stiles. Da lì poteva vedere nella stanza e accertarsi che stesse bene. Restò immobile su un ramo e sbirciò all’interno, la luce era accesa, ma Stiles non riusciva a vederlo. Ne avvertì la presenza e la puzza di dolore lo colpì come un pugno nello stomaco. Strinse le labbra, mentre le unghie si allungavano conficcandosi nel legno. Fece un profondo respiro per darsi coraggio e allungò una gamba sul davanzale. Stiles era sul letto, steso a pancia sotto, con la testa sotto il cuscino.
“Va via!” mormorò quando avvertì la sua presenza.
“Dobbiamo parlare!” disse solo Derek entrando nella stanza e avvinandosi.
“Noi non dobbiamo fare un bel niente, chiaro?” alzò la testa e lo guardò, gli occhi erano rossi e gonfi, le guance umide e i capelli una massa informe. “Vattene a fanculo, Derek!”
Derek lo fissò allucinato, in lui c’era tanto dolore da paralizzarlo quasi. “Stiles, mi dispiace”
“Di cosa? Di avermi fatto fare la figura del coglione? Grazie, ma lo so da me. Sono stato un idiota a pensare che uno come te potesse essere interessato ad un ragazzino come me. Ma perché mi hai baciato?” lo fissò tristemente. “Perché mi hai illuso dicendomi che sono importante per te?” scosse la testa, poi tornò a nascondere la testa sotto il cuscino. “Vattene, ti prego”
“No! Non me ne vado!” sbottò alterato.
“Sei solo un bastardo, Derek Hale. Vorrei non averti mai conosciuto!” urlò pentendosene immediatamente.
Quelle parole furono peggio della freccia avvelenata di Kate. Gli bruciarono dentro come acido, ma ormai non poteva più rimandare. Doveva dirgli tutto.
“D’accordo. Ti dirò solo questo e poi non mi vedrai mai più. Sono scappato come un codardo perché non ero pronto ad ammettere la verità” gli strappò il cuscino dalle mani e lo lanciò attraverso la stanza.
“Quale verità, Derek? Che il tuo cuore è gelido? Che per colpa di quella stronza di Kate ormai non riesci più a lasciarti andare?”
Derek sgranò gli occhi, Stiles era più perspicace di quanto pensasse.
“Ho indovinato, vero?” fece una smorfia. “Baciarmi cos’è stato allora, eh? Un contentino per il ragazzino arrapato? O solo un modo per punirmi di qualcosa?”
Derek gli fu addosso spingendolo contro la testiera del letto, le mani strette sulle sue spalle.
Stiles gemette di dolore e Derek allentò la stretta: “Dannazione Stiles! Davvero pensi sia così meschino da baciarti per ripicca o gioco?” lo fissò con gli occhi rossi, era furioso anche solo che lui potesse aver pensato una cosa del genere.
“N-no, ma…” abbassò lo sguardo in colpa.
“Ma cosa? Ho avuto paura, ok? Ero terrorizzato!”
Stiles scattò seduto, gli occhi spalancati: “Paura? Tu, un alfa, hai avuto paura?” gli scappò una risata nervosa. “E di cosa, che volessi violentarti?”
Derek strinse la mascella, quel ragazzino pestifero gli stava rendendo tutto molto più difficile. “Riesci ad essere serio anche solo per un momento?”
“Derek, davvero credi che possa bermi una tale sciocchezza? Tu hai avuto paura. Di cosa? Di me?” l’espressione del viso di Stiles si addolcì, una mano andò a sfiorargli il volto, la barba.
“No, di me. Di quello che ho provato tra le tue braccia. Non ero pronto ad ammetterlo neanche a me stesso”
Stiles era incredulo, la mano cadde pesantemente sul letto, la bocca aperta per la sorpresa.
“Ti volevo, ti voglio con tutto me stesso, ma non è giusto. Tu meriti di meglio di un lupo mannaro sbandato. Io sono sbagliato, fatto male. Kate ha lasciato delle ferite così profonde che non credo potrò mai essere in grado di vivere una storia con qualcuno senza rischiare di fargli del male” distolse lo sguardo. “Forse sarebbe stato meglio se tu avessi continuato ad avere paura di me, a non sopportarmi”
“Sei un idiota, Derek!” esclamò afferrandogli il volto con entrambe le mani. Si sporse verso di lui sfiorandogli le labbra con un bacio leggero. “Kate era una pazza psicopatica e ha meritato quello che le ha fatto Peter e se continui a punirti per quello che è successo, resterai sempre ancorato a lei. Devi liberarti”
“Liberarmi? Da cosa, dal senso di colpa di aver fatto uccidere tutta la mia famiglia? Di aver quasi fatto uccidere Scott? Di non essere più capace di fidarmi di qualcuno? Di temere di non riuscire ad amarti come meriteresti? Perché è quello che provo, Stiles. E tu meriti qualcuno che ti ami con tutto sé stesso”
“Non hai mai parlato tanto come stanotte, Derek” gli carezzò le guance coi pollici. “Io voglio solo te, non mi interessa essere amato da altri”
Il lupo gemette e circondandogli la vita con un braccio, lo attirò a sé: “Siamo in un territorio molto pericoloso”
Il ragazzo sorrise, poi si appropriò di nuovo della bocca del lupo, ma questa volta spinse la lingua ad incontrare la sua. Derek rispose con trasporto al bacio, per poi spingerlo supino. Si stese su di lui sovrastandolo col proprio corpo. Stiles ansimò di piacere, senza riuscire a staccarsi dalle sue labbra. Erano diventate una droga per lui, non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Derek gli sfilò la maglietta lasciandola poi cadere sul pavimento. “Sei così bello” affondò il volto nel suo collo succhiando e leccando la pelle, ma ad un tratto si fermò e alzò la testa. “Tuo padre”
“Cosa?” Stiles lo allontanò con le braccia. “Merda, me lo dici così?”
“E come te lo devo dire” replicò l’altro alzando un sopracciglio.
“Te ne devi andare, svelto” scattò seduto sul letto, mentre Derek finiva col sedere per terra.
“Mi stai cacciando?” lo fissò stranito.
“Se non vuoi che mio padre, lo sceriffo ti trovi qui con me seminudo,sì”
Derek si lasciò sfuggire un debole ringhio, poi si rialzò avviandosi verso la finestra. Stiles recuperò la maglietta dal pavimento: “Derek?” lo chiamò prima che lui potesse sparire nella notte.
Il lupo si voltò a guardarlo, gli occhi verdi brillavano. Sembrava non esservi più traccia del dolore che vi aveva letto fino a pochi minuti prima. Veloce lo raggiunse circondandogli la nuca con le braccia e baciandolo. Derek lo strinse. Avrebbe voluto portarlo con sé lontano da quella casa, dal branco degli alfa, dalle responsabilità, ma non poteva. Sapeva che non sarebbe stato giusto. Stiles spostò la bocca verso il suo orecchio: “Di me puoi fidarti. Sempre!”
Dopo un secondo di smarrimento, Derek annuì, poi saltò sull’albero. Stiles aveva appena fatto in tempo a indossare la maglietta che la porta della camera si aprì e la testa dello sceriffo Stilinski fece capolino.
“Tutto ok? Che fai con la finestra aperta?”
“Prendevo un po’ d’aria” scosse la testa. “Non ho preparato niente per cena. Cinese?”
“Certo. Perché non chiami mentre io mi faccio la doccia?” lo scrutò stranito. “Sicuro di stare bene? Sei tutto rosso”
“Mai stato meglio” sospirò felice.
Il cuore sembrava volergli scoppiare per quanto fosse innamorato e ora sapeva anche che i suoi sentimenti erano più che ricambiati. Sorrise come un ebete mentre usciva dalla camera, sotto lo sguardo attento e preoccupato del genitore che ipotizzò avesse a che fare con una certa bionda dagli occhi verdi di nome Lydia Martin. Mai avrebbe potuto immaginare quale fosse la verità. L’avrebbe scoperta una notte in cui ritornando a casa, molte settimane dopo, aveva sentito dei gemiti provenire dalla sua camera e un nome pronunciato più volte con un tono che non dava adito a dubbi. Ma questa è un’altra storia. 
  
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