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Autore: xingchan    29/09/2016    3 recensioni
La morte ama le sue vittime, le avvolge nelle sue spire obliando ogni cosa, ma è impietosa per chi rimane.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eldarion
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Closed Door

 

 

 

 

Com'è silenzioso questo posto.

Com'è freddo, solenne, immerso in un dolce buio di eterno riposo.

Eccola, Fen Hollen, la porta del sesto livello di Minas Tirith.

L'ingresso dal quale i sovrani di Gondor entrano senza più uscire.

 

Fen Hollen era un massiccio cancello che delimitava il regno dei vivi da quello sconosciuto delle tombe dei Re, una rappresentazione tangibile dell’eterna e misteriosa divisione dei due mondi.

Con mani tremanti, Eldarion aprì Fen Hollen, spalancandola quasi con urgenza, impaziente di fuggire da quel luogo di morte.

Dalla morte di Re Elessar. Dalla morte di suo padre.

Il freddo pungente del vento invernale che soffiava sulla Via Silente lo investì senza pietà, gonfiando con il suo fiato il mantello di tessuto elfico. Eldarion si strinse nelle spalle per farsi calore, mentre l’odore immobile della morte penetrava nelle sue narici senza alcuna pietà un’ultima volta.

 

“Che cosa succede?”

Non aveva mai visto Legolas e Gimli con tali espressioni spente sui loro visi usualmente gioviali. Per lui era quasi impossibile che fossero in grado di intristirsi in quel modo.

“Vostro padre giace sul suo letto tombale preparato per lui, Altezza.”

Il tono glaciale dell’elfo rispecchiava interamente quel che con struggente mestizia voleva comunicargli. 

Senza aspettare altre parole, le gambe di Eldarion corsero più che poterono per raggiungere il sesto cerchio di Minas Tirith.

 

La morte ama le sue vittime, le avvolge nelle sue spire obliando ogni cosa, ma è impietosa per chi rimane.

Ne aveva affrontati di lutti Eldarion, spesso così dolorosi da credere di non avere via di scampo, ma mai erano stati così atroci, mai così dilanianti. Se la morte era un Dono, in quel momento per Eldarion aveva un sapore amaro.

Rivolse la sua attenzione alla sua mano sinistra, sentendo un oggetto gravarci all’interno. Aveva lo scettro di Arnor, e, ricordò, sulla testa la corona alata di Gondor. L’opprimente angoscia gli aveva fatto dimenticare di averlo appena ricevuto, e non tardò a comprendere che la responsabilità insieme all’onore piombavano su di lui come un macigno, schiacciandolo improvvisamente sotto il loro peso.

 

La sua mano forte stringeva lo scettro di Arnor, nonostante la debolezza stava piano piano impossessandosi del suo corpo.

La sua testa era ornata della corona alata del Re, splendidamente intarsiata di gemme.

La sua figura incarnava la potenza di un Re che stava per lasciare il mondo per cui tanto aveva combattuto.

E non tutti erano disposti ad accettare questo. E Eldarion era uno di quelli.

 

Aragorn era stato Re di Gondor e di Arnor, era stato un membro della Compagnia dell'Anello, era stato la promessa esaudita della resurrezione della stirpe di Elendil considerata perduta.

Questo dicevano le cronache.

Ma le cronache non parlano mai dell'uomo, del marito e del padre.

Le cronache non parlano mai della lenta e felice esistenza di un principe immerso nella dolce saggezza di un grande Re degli Uomini, né della sensazione che si prova quando ci si ritrova d'un tratto a capo di un regno antico e potente, mentre la determinazione di un erede al trono scivola via come la vita del padre e del maestro che era Aragorn.

Eldarion sentì una stretta al cuore al pensiero. Era sicuro della solidità della sua istruzione, dei suoi valori, gli stessi che gli avrebbero permesso di essere un sovrano degno e giusto, ma solo ora si rendeva conto della perdita che la Terra di Mezzo subiva con la morte di suo padre.

Sapeva che Re Elessar lasciava nelle sue mani un regno forte e duraturo, e lui doveva dimostrare di esserne degno proprio nel momento di maggiore turbamento. Ma come? A chi aggrapparsi? A cosa?

 

Suo padre lo condusse al cortile del livello più alto di Minas Tirith. Eldarion

Gli prese la mano, posandone il palmo sul tronco dell’albero bianco di Gondor.

Andrò a morire, dicevano i suoi occhi. Ma Eldarion era troppo rapito da quell’intimo momento per accorgersi di ciò.

“Piantai il seme di quest’Albero e lo vidi crescere per diventare com’è ora; e sarà qui fino alla fine.” Rimarcò l’ultima parola come se la fine fosse lontana, forse per dare a suo figlio la certezza che tutto sarebbe rimasto in tal senso ancora per molto. “Abbi cura e nutri amore per lui come faresti con tua madre e con le tue sorelle. Come io ho amato Arwen Undómiel.”

 

Vide le sue sorelle affrante percorrere la Via Silente dalla parte opposta alla sua, reggendo la loro madre distrutta da un dolore quieto. Al di là del cupo velo di lacrime dei suoi occhi si poteva distinguere i frantumi della sua illusione che prendevano ora un’altra forma: quella del sonno senza ritorno dei mortali.

Il pensiero gli riempì il cuore di immensa tristezza, ma lui non era in grado di capire quale dolore Dama Arwen provava in quel momento. Sua madre aveva a lungo lottato per l'esito felice della storia con il suo consorte, pur sapendo che la morte si accompagna sempre all’amore.

Ne era consapevole, Dama Arwen, quando cadde innamorata di un mortale. Sapeva che il suo amore non sarebbe stato infinito come la sua antica natura e che il prezzo andava pagato.

Eldarion avrebbe voluto convincersi che mai e poi mai avrebbe avuto un amore impossibile, ma come si può così stupidamente prevedere una cosa simile? Come si può impedire ad altri?

Sentì sua madre gemere impercettibilmente e irrigidirsi, e Eldarion alzò gli occhi cerulei per poter incontrare la sua angoscia. E come se al loro interno avesse letto l’urgenza di correre dal Re, lasciò indietro le ragazze per precipitarsi dal marito, mentre le lacrime trasparenti si confondevano nel candore delle sue guance.

 

“Non permettere che le tue lacrime cadano in presenza di alcuno. Coloro che ora sono nell’angoscia, avranno bisogno della tua forza.”

Queste furono alcune delle tante parole di commiato del Re a suo figlio, mentre un sorriso gli colmava le labbra e l’ombra della morte gli ottenebrava gli occhi.

“No, padre. Non lo farò.”

Ma non poté obbedire. Non quella volta.

 

Eldarion udì un tonfo sordo alle sue spalle fendere il suono del vento. Si voltò. Era Fen Hollen che chiudeva i suoi battenti.

 

 

   
 
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