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Autore: SaintForever    29/09/2016    3 recensioni
Premetto che è la mia prima fanfiction su saint seiyaXD Fra misteri, enigmi, amori, passioni e un pizzico di comicità che non guasta mai una giovane ragazza scoprirà di essere destinata alla guerra...fra rimorsi e difficoltà troverà conforto nei valorosi cavalieri di Athena, in particolare scoprirà che alcuni di loro non sono poi molto diversi da lei...come sempre la giustizia avrà un nemico da affrontare, battaglie da combattere e amici da salvare...riuscirà a trionfare il bene anche questa volta? scopriteloXD
Genere: Romantico, Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qui! Dopo tempo immemore, spinta dalle vostre recensioni, ho deciso di riprendere questa storia, sperando di continuare anche l’altra in corso, tempo permettendo  -.-
Non sono sicura della frequenza con la quale aggiornerò ma abbiate fede, se l’ho ripresa dopo tutti questi anni...XD
Piccole note: mi rendo conto che lo stile della storia è un po’ cambiato, è inevitabile dal momento che io stessa sono cambiata, tuttavia ho cercato di mantenermi quanto più fedele possibile allo stile originario mantenendo quindi la prima persona per tutto il racconto (cosa per me molto complicata visto che preferisco i racconti da narratore esterno XD). Per esigenze tecniche potrà capitare più avanti che per alcune parti la storia sarà raccontata con la voce di qualche altro personaggio, quando Pentesilea non sarà presente per esempio.
Uhm... mi sembra di non aver altro da dire.
Ah si! Grazie a tutti voi che avete aspettato con impazienza di leggere la continuazione e grazie in anticipo a tutti gli eventuali nuovi lettori!! Me commossa davvero ç_ç

 
Cuore di Guerriera – Capitolo 4

Una volta lasciati i bagagli al check-in ci dirigiamo in fretta ai controlli del metal detector.
 Non so cosa mi abbia spinto a seguire quei due e ad ogni passo mi sento sempre più idiota per non essere ancora scappata via da quella situazione assurda. Insomma, ero bella tranquilla a visitare un parco archeologico e nel giro di 24 ore mi ritrovo in partenza per Atene con due perfetti sconosciuti. Ok, so i loro nomi, ma che altro? Come può bastarmi?
Eppure qualcosa dentro di me mi spinge ad andare. Non so bene cosa sia, me lo sento fin dentro lo stomaco: devo andare ad Atene.
Intenta come sono a rimuginare sui miei pensieri, mi accorgo solo troppo tardi di un palo in mezzo alla grande sala del gate.  Quando ormai la mia faccia è quasi premuta contro il cemento del pilastro
«Oh porc...»
Non faccio nemmeno in tempo ad imprecare che sento un forte strattone al braccio che mi trascina via da un lato.
«Di un po’ sei cieca? Guarda dove vai mocciosetta!» mi rimprovera Kanon stizzito.
Ecco perfetto! Ci mancava solo fare una figura del cavolo davanti l’uomo più detestabile della terra!
«Stavo sol...» tento di giustificarmi cercando di non apparire più idiota di quanto non sia già stata.
«Caspita...» mi interrompe «non credevo di averti colpita così forte, ma evidentemente hai riportato più danni del previsto» mi dice fingendosi preoccupato e con quel suo sorrisetto odioso. Dio! Quanto non lo sopporto!
«Senti maledetto idiota ero solo distratta, non l’ho visto, poi tu... bah!! Lascia perdere!» mi stringo lo zaino in spalla e senza perdermi in ulteriori discussioni allungo il passo dirigendomi verso l’uscita del nostro volo.
Eccolo qui!  Uscita 7.
Mi volto per dire ai due dietro di me che stanno già imbarcando ma questi sono rimasti ancora indietro e si stanno parlando. Non riesco a sentire da quella distanza ovviamente, ma una cosa è certa: le parole del belloccio Milo hanno dato parecchio fastidio a Kanon, il quale con un sonoro “Tsè” si allontana dal compagno per raggiungermi. Per l’appunto mi sorpassa facendo anche finta di non vedermi e supera per primo i controlli.
Milo dal canto suo fa in fretta a raggiungermi e con il suo solito savoir-faire mi poggia una mano sulla spalla.
«Andiamo?»
Non sarò mai in grado di resistere al suo sorriso, giuro!
Porgo alla signorina addetta ai controlli il mio documento. Questa lo apre e fa una smorfia di indecisione: si lo so, la foto sul documento è orribile, non sembro nemmeno io, ma chi è che ha una foto decente sul documento poi?!
Comunque evidentemente la signorina deve essere abituata a vederne di tutti i colori quindi chiude e mi restituisce il documento con un gran sorriso «Buon viaggio!» esclama.
 

Uffa!  I viaggi in aereo sono una vera palla! Fortunatamente il nostro durava solo due ore e una buona oretta era già passata. Sono seduta tra i due ragazzi che intanto dal decollo non hanno proferito parola, sai che pacchia...
Inizio a mangiare i salatini che qualche istante prima aveva portato la hostess. Vorrei tanto guardare fuori dal finestrino ma purtroppo Kanon si è voluto mettere proprio nel posto accanto ad esso e non voglio certo sporgermi su di lui per guardare fuori, non sia mai!
Devo cerare di ingannare il tempo o morirò di noia...
«Allora...non credete che sia il caso di raccontarmi qualcosa di voi?» sono insieme a loro da ieri, qualche spiegazione me la devono, caspiterina!
Kanon per tutta risposta si gira di più verso il finestrino. Okok, non vuoi parlare uomo duro, l’ho capito!
«Senti Lea adesso non è il momento giusto per parlare, sarebbe... ecco.. complicato. Una volta arrivati ad Atene ti sarà tutto più chiaro, vedrai»
Milo mi sorrider assicurante ma io non ho intenzione di stare ancora al loro gioco.
«No, adesso basta! Voglio delle spiegazioni, adesso! Chi diavolo siete?» probabilmente alzo un po’ troppo la voce perché la hostess si avvicina a noi chiedendo se è tutto in ordine.
Milo la congeda cordialmente, poi si rivolge a me.
«Ok d’accordo ti dirò qualcosa, ma per gli Dei parla piano!»
«Come se fosse possibile...» borbotta Kanon.
Gli lancio giusto un’occhiataccia prima di voltarmi a guardare Milo avida di sapere qualcosa.
«Dunque, lo so che quando te lo dirò tu non ci crederai... Noi siamo Gold Saint, cavalieri d’oro, vale a dire cavalieri della Dea Athena, per meglio dire della sua reincarnazione sulla terra. Noi la serviamo e proteggiamo,  e al contempo difendiamo la giustizia e la pace nel mondo»
«mpf...uhauauhauhauhauhauhahaha» questa è troppo divertente!! Scoppio a ridere, ho le lacrime agli occhi e mi fa male la pancia.
«Milo sei un mito!! Ahahahah! Potevi dirmelo prima senza tanti giri di parole no?» dico non smettendo di ridere.
«Non è esattamente la reazione che mi aspettavo» ammette Milo confuso.
«E perché? Dai è una cosa fighissima!»
«Si, certo, beh.. è una cosa alquanto seria» è evidente che Milo non sa se prendermi sul serio oppure no.
«Certo! Naturalmente! E devo ammettere che siete davvero fenomenali eh! Sembra quasi tutto vero!» ammetto sbalordita mangiando altri due salatini con ingordigia.
«Come sarebbe “sembra”?» Milo non ci sta capendo più nulla.
«Beh dai per essere un film è fatto davvero bene! Gli effetti speciali poi, wow!»
«Ma di che diamine stai parlando?!» sbotta Kanon riemergendo dal suo isolamento.
«Eddai potete finire al recita! Ho capito ormai! Voi due siete attori che recitano in un film, compresi quei due, i cosi, i Matrix insomma. Sono capitata nel mezzo di alcune riprese cinematografiche e il regista evidentemente ha apprezzato la mia performance e mi ha ingaggiato»
Non fa una piega!
«Che mi tocca sentire! Qui l’unico film te lo stai facendo in , mocciosa petulante! Sveglia! È tutto come ha detto Milo!» Kanon è un po’ troppo su di giri, che stia dicendo la verità?
Poco importa perché il dubbio improvvisamente si fa certezza nella mia mente e in men che non si dica rimango imbambolata con la bocca spalancata e un salatino nella mano in procinto di entrare in bocca. Non  proprio un bello spettacolo insomma.
 

Finalmente l’aereo atterra ad Atene. Non ho più spiccicato parola da quando mi hanno detto la “verità”. Insomma, quella che loro dicono essere la verità, a me sembrano tutte baggianate.
Ad ogni modo non so per quale assurda ragione ho deciso di assecondarli ancora un po’, sarà che ho riflettuto che ormai sono ad Atene, sarà che ho considerato che se volessero quei due mi costringerebbero in ogni caso e senza problemi vista la loro stazza, o forse semplicemente c’è qualcosa in loro che mi convince delle loro parole e mi spinge a fidarmi. Insomma non lo so, fatto sta che poco dopo mi ritrovo fuori dall’aeroporto di Atene, sotto un sole cocente, ad aspettare qualcuno di non meglio precisato.
«Dovrebbe essere qui fra poco»
Annuncia Milo con aria mistica, Kanon invece sembra infastidito dall’attesa. Questo qui è sempre più insopportabile.
Dopo un paio di minuti vediamo arrivare una macchina scura di lusso e con i finestrini scuri che si ferma proprio davanti a noi. Scende dalla vettura un tipo ben piazzato, sembrerebbe un soggetto affascinante almeno finché poi non ci si accorge che è un uomo sulla quarantina, completamente senza capelli e dai tratti orientali. Oltre a non essere per nulla affascinante è anche inquietante tutto vestito di nero.
«Siete in ritardo!» rimbecca subito i miei due accompagnatori senza degnarmi di uno sguardo. È visibilmente alterato, cosa che si evince dalla venuzza pulsante sulla sua tempia.
Wow ma qui è una gara a chi vince il premio “Mister Simpatia”!
«L’aereo ha ritardato» si giustifica Milo anche se senza ombra alcuna di dispiacere. Non mi è ben chiaro chi comanda qui...
«Muoviamoci, Lady Saori vi sta aspettando!»
Senza aggiungere altro ci fa cenno di salire in macchina. Non faccio alcuna domanda, anche perché ne avrei troppe al momento, e mi accomodo nella vettura. Milo si siede dietro insieme a me, mentre Kanon si accomoda davanti,  accanto all’omone che guida.
Guardo scorrere il paesaggio attraverso il finestrino dell’auto. Non ero mai stata in Grecia, mi ero ripromessa di andarci un giorno, certo non avrei mai pensato di andarci in queste... condizioni. Una volta usciti dalla città ci immettiamo in stradine in aperta campagna, è tutto così rurale che sembra quasi di stare in altri tempi. Non una casa, non un cartello. Un sobbalzo mi fa capire che non c’è nemmeno più l’asfalto sotto di noi. Stiamo percorrendo il resto del tragitto in una strada sterrata: ma dove diamine stiamo andando?!
Alla quarta volta che quella domanda mi assilla il cervello, la macchina si ferma improvvisamente. Mi guardo attorno: mah! Siamo in un posto più sperduto di prima. Siamo alle pendici di una montagna o qualcosa del genere. Niente case, niente persone.
«Eccoci» annuncia Milo con un sorriso.
Scendono tutti dalla macchina, io tentenno un po’ ma alla fine scendo continuando a guardarmi attorno con circospezione.
«Eccoci... dove? Esattamente» mi guardo a destra ed a sinistra velocemente, senza capire.
Kanon e l’altro tizio si dirigono in fretta verso una sorta di sentiero di montagna.
«Andiamo dai, seguici»
Mi dirigo verso il sentiero e iniziamo a salire. Mamma mia con questo caldo una salita non ci voleva! Faccio fatica a tenere il loro passo, sembra che a loro la fatica non li sfiori nemmeno.
«Ti serve una spinta?» chiede Kanon sfottendomi.
Mi sento come una scolara presa di mira dal bullo di turno, ma glielo piazzo io un cazzotto prima o poi!
Con un ringhio, poco femminile lo ammetto, mi costringo ad allungare il passo. Ho una dignità io!
Dopo una ventina di minuti di salita arriviamo ad una specie di spiazzo dove, indovinate un po’, non c’è nemmeno nulla!
I miei tre accompagnatori si fermano qualche metro davanti a me mentre io mi accomodo sfinita su una roccia dietro di loro.
«Dura ancora molto questa gita?!» sono ormai spazientita «è davvero un bellissimo panorama lo ammetto però la prossima volta mi fate una foto e me la inviate senza bisogno di farmi fare questa sfacchinata!»
Il panorama era davvero meraviglioso:  una gola non molto profonda sormontata da un monte ben più alto rispetto a dove eravamo arrivati.
«Lea, vieni qui..» Milo mi porge la mano invitandomi a raggiungerlo.
Ok, tanto ormai metro più, metro meno. E poi accade. Accade l’impossibile: mentre mi avvicino a Milo mi accorgo di stare attraversando come una barriera di energia o una roba simile. Cose da film insomma!
Davanti a me il panorama cambia improvvisamente: il luogo che prima era disabitato ora invece è tutt’altro. Mi sembra di trovarmi tra le rovine di un’antica città greca. Dall’alto intravedo quello che sembra un’antica arena, poi ancora case basse, costruzioni varie, colonne e poi lungo tutte le pendici del monte fino alla cima una serie di templi, enormi, collegati da lunghe scalinate. In cima poi un altro tempio, il più grande, con accanto un’enorme statua che, pur se molto distante, riconosco essere di Atena Nike. A qualcosa son servite le lezioni di arte antica.
Rimango a guardare lo spettacolo esterrefatta, il mio sguardo galoppa da un punto all’altro senza sosta cercando di capire cosa, come, quando, tutto.
«Benvenuta al Santuario» la voce di Milo arriva flebile alle mie orecchie, a stento sento la sua mano poggiarsi sulla mia spalla.
È mai possibile tutto questo?

 
Continua...
 
  
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