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Autore: Tisifone1301    30/09/2016    9 recensioni
Quando una storia d'amore finisce, c'è sempre uno dei due che soffre di più. Se nessuno dei due soffre, vuol dire che non è mai iniziata. Se invece soffrono entrambi, non è mai finita.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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NON VOGLIO RITROVARE IL TUO NOME
 
 
 
A tutti è capitato di innamorarsi almeno una volta nella propria vita. Quando ciò accade, la nostra vita cambia, per sempre. E una sensazione da cui non è facile liberarsi, perché non ci lascia più.
 
Lei lo sapeva. Eccome, se lo sapeva.
L’avevano avvisata. I suoi amici, l’avevano avvisata. Il fratello di lui, l’aveva avvisata.
 
Ha un carattere difficile. Nessuno riesce a stargli vicino. Ti consiglio di lasciar perdere, siete troppo diversi.” le aveva detto.
 
Ma non ci era riuscita. Era stato più forte di lei.
Quando lo aveva incontrato per la prima volta, ne era rimasta ammaliata.
Ricordava bene, ancora oggi, la sera in cui lo aveva conosciuto. Quello che accade quando due facce si vedono per la prima volta e si guardano in quel modo, con quello stupore, quasi per capire se l’altro esiste davvero. Ricordava l’imbarazzo, la paura di risultare frivola. Quando si era chiesta: possono due occhi farti tremare le gambe?
 
Oh! Sì, che possono.” si era detta fra sé e sé.
 
A dispetto di tutti però, lei era riuscita a ritagliarsi un angolino nel cuore di lui. Era riuscita a scalfire quel suo lato freddo e distaccato. Aveva oltrepassato la sua barriera.
Non andavano d’accordo su innumerevoli cose, anzi, per la precisione, raramente lo erano mai stati su qualcosa. Era un litigare e sfidarsi tutti i santi giorni, ma nonostante il loro essere così diversi, una cosa importante avevano avuto in comune: erano pazzi l’uno per l’altra.
Poi un giorno, all'improvviso, tutto era finito, perché purtroppo la maggior parte delle persone non sa amare né riesce a lasciarsi amare; perché è vigliacca o superflua, perché teme il fallimento. Si vergogna a concedersi ad un’altra persona e ancor di più aprirsi davanti a lei, poiché teme di svelare il proprio segreto. Il bisogno di tenerezza.
Il ragazzo aveva pronunciato quelle parole con un distacco e una freddezza disarmante.
 
Ho chiuso, Rin.
 
Lei aveva sussultato, incredula nell’udire quelle parole.
 
Non dire così, Sesshomaru.” aveva mormorato col magone.
È finita. Tornatene a casa.”
Si corrucciò “Sei tu, la mia casa.
 
 
Aveva sofferto per cinque mesi e infine aveva concluso che l’amore non era fatto per lei, né lei per l’amore.
 
Con uno sforzo immenso, ci sto riuscendo.
Nell'arco della mia giornata, non ti penso più.
Né la mattina, né il pomeriggio, tanto meno la sera.
Non ti sogno nemmeno più.
Qualche volta ritorni nei miei pensieri, ma almeno questo concedimelo.
Ammetto che sì, delle volte mi manchi tuttora.
Ma mi sto abituando e sto combattendo.
Qualche volta annego nei ricordi, ma sto imparando a nuotare.
Qualche volta desidero ardentemente rivederti.
Molto spesso mi faccio filmini mentali, pensando a come sarebbe stato, a cosa è stato.
Ma ho capito che devo guardare avanti.
Cazzo però, è difficile, sai?
Però ci sto riuscendo.
Forse... ti dimentico.
 
Lo aveva cercato ancora, inutile negarlo. Era come un orso attratto dal miele.
Quando camminava per strada, tra la folla, aveva l’ansia ed il terrore di incontrarlo, come la prima volta che lo aveva visto e come l’ultima volta che lo aveva perso.
 
Avevo l'intenzione di mandarti un messaggio. Ma non l’ho fatto.
Ti chiedo scusa se non ho avuto il coraggio di farlo, ma ogni volta che arrivava il momento di premere “invio”,
tutto il coraggio raccolto andava svanendo in un lampo.
Volevo dirti di tornare indietro, che si può ricominciare, ma se non torni vuol dire che sei tu a non volerlo.
Desideravo dirti che qui hai sempre due braccia che ti attendono.
Che ho accettato tacitamente tutte le tue scelte, anche se fa male.
Che non ho smosso il mondo, no, non l’ho fatto. Non chiedermi il motivo, non saprei spiegartelo.
Forse l’ho fatto per rispetto verso di te o forse l’ho fatto per rispetto verso me stessa.
Non lo so, non lo saprò mai.
Sappi che anche se non ti cerco, sei costantemente nei miei pensieri.
Perché io ci ho provato con tutte le mie forze a dimenticarti.
Vorrei tanto lottare, ma non so se ci sia qualcosa per cui lottare.
Vorrei farti comprendere, non convincerti, perché non servirebbe a nulla, che ne vale ancora la pena.
Che potresti infischiartene di tutto, ricominciare e potresti non pentirtene.

 
Erano passati altri due mesi e Rin stava pian piano riprendendo le redini della sua vita. Il lavoro e i vari impegni le riempivano le giornate.
Quando i suoi amici la invitavano ad uscire, accettava senza esitazioni, ma stava sempre ben attenta a non frequentare i posti che frequentava lui, per evitare di incontrarlo. Sapeva che se avesse rincrociato quello sguardo, tutti i progressi fatti in quei mesi, sarebbero svaniti in un secondo. Era un po’ come smettere di fumare, se ci si ricasca, si ritorna al punto di partenza.
Cercava di non farsi spaventare da quel pensiero. In questi mesi era riuscita a mettere ordine nella sua vita. Aveva imparato che da un giorno all’altro tutto può cambiare. Che la cosa più bella e difficile, era potersi fidare di nuovo di qualcuno. Aveva imparato ad accettare le delusioni e a non dargli troppo peso. Ad andare avanti anche quando l’unica persona con cui voleva parlare, era la stessa che l’aveva ferita. Che ignorare i fatti, non cambia i fatti e che i vuoti non sempre possono essere colmati. Ma soprattutto, quello che aveva imparato dalla vita era che non ti finisce mai sorprendere. E presto ne avrebbe avuto conferma.
 
 
 
 
***
 
 
 
Sesshomaru era disteso sul letto con indosso solo un paio di jeans neri.
Prese il pacchetto di sigarette sul comodino, ne accese una e tirò una boccata.
Aveva lo sguardo perso nel vuoto.
In quella stanza buia e fredda, l’unica cosa che lo riscaldava era quella maledetta sigaretta.
Chiuse gli occhi, il braccio a penzoloni che fuoriusciva dal bordo del letto, la sigaretta stretta nella mano destra con la cenere che pigramente cadeva sul pavimento.
Sentiva il calore che trasmetteva il suo corpo accanto al suo; quello che gli trasmettevano i suoi grandi occhi nocciola, gli stessi che gli davano sicurezza e lo facevano sentire a casa.
Riprese conoscenza.
Riaprì gli occhi di scatto e voltò il capo di lato.
Lei non era lì.
 
Dicevi che la gente ha ciò che merita.
E tu eri mia, ma non sei tu, chi respira su di me adesso.
Tu non eri come me.
Ti nascondo dentro me, per non ritrovarti più.
La vedo la tua luce, sai?
Ma non voglio ritrovare il tuo nome.
 
Ormai erano mesi che versava in quelle condizioni. Di fronte agli altri, aveva sempre quel suo solito atteggiamento fiero, quello di chi non ha mai bisogno di niente e di nessuno. La sua maschera reggeva come sempre alla perfezione. Nessuna emozione era trapelata dal suo volto, nelle settimane seguenti alla rottura con Rin. Solo lui sapeva cosa provava in realtà.
Non era sempre stato buono con lei, anzi, di solito era uno stronzo, l’amava tanto e non sapeva cosa fare. Lui che non conosceva nulla dell’amore.
Invece di darle ciò che sentiva, di colmarla di quell’amore aspro, lui lo reprimeva. Una cosa che non riusciva ancora a capire, era che il suo amore però gli arrivava senza problemi; il suo invece non fluiva verso di lei, come se l’amore di lei reprimesse il suo. Sembrava che lei e il suo amore formassero una sostanza densa in cui lui e il suo sentimento, rimanevano impantanati e a quel punto lui diventava una furia e lei non riusciva a capirlo.
L’aveva trattata male innumerevoli volte perché era disperato, ma l’amava più della sua stessa vita e quando lei se ne era andata, la sua vita si era spenta.
Era stato un codardo. Aveva mandato via l’unica persona per cui valeva vivere.
Codardo.
Lui, il grande Sesshomaru, aveva avuto paura.
L’amore gli faceva male.
Il sesso era più semplice, non doveva sdoppiarsi, non doveva portare con sé l’altro se stesso che era docile e fragile, dolce ed insicuro. Col sesso poteva giocarci e fregarsene. Col cuore no.
Lei, dannata. Era entrata senza invadenza in ogni fibra del suo corpo e la sua anima la invocava a gran voce, senza che lui potesse impedirlo.
Rin.
Le mancava. Oh, se le mancava. Ma il suo orgoglio gli impediva di andare da lei.
 
 
Quella sera, stranamente, uscì con suo fratello e i suoi amici. Era rimasto gran parte del tempo in silenzio, come sempre d'altronde. Solo lei riusciva a strappargli qualche parola.
Lei riusciva in tante cose.
Vide una ragazza che non gli staccava gli occhi di dosso. Era molto bella.
Capelli raccolti in uno chignon fermati da un fermaglio a forma di piuma e il corpo era fasciato in un tubino rosso, che non lasciava spazio all’immaginazione, come i suoi occhi magnetici.
 
Che aspetti, buttati. Non vedi che ti desidera.” gli disse l’amico del fratello.
 
Decise di seguire il consiglio. Si alzò e si avvicinò con passo deciso ed elegante alla sconosciuta.
Si sedette sullo sgabello di fianco.
 
Kagura.” si presentò lei, con voce sensuale.
Posso offrirti da bere, Kagura.
Volentieri…
Sesshomaru.
 
Bevvero il primo, il secondo, il terzo drink, fino a perdere il conto.
Uscirono insieme dal locale. Lei avvinghiata al suo braccio.
Quando arrivarono alla macchina di lui, la sbatté contro la vettura e cominciò a baciarla con rabbia. Le mani si mossero avide su quel corpo sinuoso e ringhiò furioso quando uscì un gemito dalle labbra di lei.
 
Andiamo a casa mia, qui stiamo dando spettacolo.” mugugnò la ragazza.
 
Salirono in macchina e partirono. Ma un senso di malessere gli attanagliava il petto.
Nonostante la sua mente fosse offuscata dall’alcool, i suoi sensi lo misero in allerta.
Perché tutto a un tratto si sentiva in colpa?
 
 
Ero ubriaco .
Ho guidando come un pazzo tra le strade della città,
maledicendoti e urlando tutto il mio odio per te.
Sono arrivato fin sotto casa tua e ho suonato il campanello ripetutamente.
Dovevo dirtelo in faccia che ti odiavo.
Perché non ero riuscito a dimenticarti.
Perché ormai eri divenuta una parte fondamentale di me.
Poi hai aperto la porta e cazzo. Io ero ubriaco, ma tu…
Tu eri ugualmente bellissima e io ti amavo.
E così quando mi hai chiesto cosa ci facessi lì,
al posto di un “vaffanculo ti odio”, mi è uscito un “vaffanculo ti amo”.”
 
L’istinto l’aveva portato da lei.
Non ce l’aveva fatta, una volta giunto sotto casa di Kagura, le aveva intimato di scendere e senza aggiungere altro, aveva inserito la marcia ed era ripartito.
 
 
Rin lo fissava immobile. Gli occhi lucidi e le gambe che le tremavano.
Quante volte aveva sperato che lui tornasse?
Aveva aspettato quel momento per tantissimo tempo. Lo aveva immaginato nei minimi dettagli e aveva ripassato mentalmente i gesti, le espressioni del suo volto, gli sguardi e il tono di voce da usare. Avrebbe voluto mostrare forza e sicurezza, ma non era la sua natura.
Le parole le si bloccarono in gola, la lingua si fece istantaneamente secca, la bocca impastata; esitò, in maniera impercettibile o forse non esitò per niente, ma poco importava, per lei era tanto, troppo, abbastanza per negargli ogni possibilità di rivalsa.
Lo aveva amato fino a scoppiare, era morta d’amore e ciò che era rimasto era una pallida ombra della persona che era. Ma lo amava da morire, lo amava con quel ultimo frammento di cuore che ancora le restava.
Con mano tremante gli sfiorò una guancia, per assicurarsi che fosse reale, che non fosse frutto della sua immaginazione.
 
Sei reale.
 
Sesshomaru non attese altro, la spinse all’interno, sbatté la porta alle sue spalle e la sorprese baciandola.
Si baciarono.
Si baciarono con la stessa disperazione di due che hanno aspettato una vita. Le dita dappertutto, tra i capelli, tra le labbra, si baciavano non solo con la bocca, ma con tutto il corpo. Si baciavano e non riuscivano a bastarsi.
A un tratto, gocce salate si intrufolarono tra quei baci. Lui si allontanò per guardarla e per permetterle di riprendere fiato. Le catturò le lacrime con i polpastrelli. Le imprigionò il mento tra pollice e indice e la costrinse a guardarlo. La incastrò con i suoi occhi d’ambra e lei in quel momento si sentì morire. Lui lesse nelle sue pupille, stupore, speranza, paura.
 
Sono qui e non me ne andrò un’altra volta.” le bisbigliò a fior di labbra.
 
La prese in braccio, a cavalcioni, e la portò in camera, posandola delicatamente sul letto.
Fecero l’amore. Niente sesso, solo amore. I vestiti scivolarono via insieme alle paure. I baci scorrevano lenti sulla bocca, sul collo, sulla pancia, sulla schiena. Morsi che arrossavano le labbra. Le mani che si intrecciavano e abbracci talmente stretti da diventare una persona sola. Inalazioni di profumi, cuori che battono all'unisono, respiri che viaggiano allo stesso ritmo. E poi sorrisi, sinceri.
Stettero al buio, abbandonati e muti. Rin era accucciata sul suo petto e lui la stringeva a sé con un braccio. A un certo punto lei si sollevò e gli diede un bacio sulla fronte.
 
Questo è un bacio da padre.” disse lui serio.
 
Allora lei si avvicinò di nuovo e gli diede un bacio sulla guancia.
 
E questo?” gli chiese.
Questo è un bacio da amica.” le rispose.
 
Allora lo baciò sull’angolo della bocca.
 
E questo?
Questo è un bacio che non ha coraggio.
 
Sesshomaru ribaltò le posizioni, portandosi sopra di lei e bloccandole i polsi con le mani. La guardò intensamente e un sorrisetto furbo gli increspò il viso.
 
Questo è un bacio vero.” affermò lui, divorandole le labbra.
 
Quando si separarono, si sorrisero a vicenda. Lui si sollevò mantenendosi su un braccio per non aggravarle col proprio peso e un manto argento andò a mescolarsi con la chioma ebano di Rin. Lei prese a disegnare con le dita i suoi tratti demoniaci sulle guance e la mezza luna che aveva sulla fronte.
 
Domani sarà tutto finito, vero? Quando ti sveglierai e i sintomi dell’alcool saranno scemati, ti renderai conto di quello che hai fatto e sparirai di nuovo.
 
Silenzio. Assordante silenzio.
 
Cosa vuoi da me, Sesshomaru?
Voglio te.
 
Lentamente lei si avvicinò, intrecciando la una mano tra i capelli di lui, dietro la sua nuca e quando fu abbastanza vicina ai suoi occhi, non poté far altro che sciogliersi con un solo unico bacio.
Entrambi capirono, in quel momento, che non avrebbero voluto baciare altre labbra per il resto della loro vita.




*ANGOLO AUTRICE*
È una os a cui tengo molto e spero sia stata di vostro gradimento.
Vi mando un abbraccio e a risentirci presto.
  
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