Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Raven626    30/09/2016    0 recensioni
Verso le due di notte alla magione del conte Trancy si presenta uno strano individuo: una ragazza povera ed infreddolita che chiede il permesso di poter pernottare lì finché la tempesta in corso non si sia placata.
Ma cosa nasconde Amaya Jefferson? C'è qualcosa dietro il suo pretesto per restare alla villa o si è davvero persa?
Genere: Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alois Trancy, Claude Faustas, Hannah Anafeloz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Dov'è Amaya? - Chiese Hannahh guardandosi intorno con aria preoccupata.
 - È ancora in camera. - Rispose Claude apparecchiando a tavola per una sola persona.
 - Ma dovrà pur mangiare qualcosa! - Ribatté la demone.
 - Le ho portato la colazione questa mattina, ma non ha toccato nulla. -
 - Almeno hai scoperto cos'ha? Perché io non l'ha ancora capito… -
 - Sembra che Amaya abbia conosciuto Alois… Il vero Alois. -
Hannah sussultò a quella rivelazione e incitò il demone a continuare.
 - Ho fatto delle ricerche, ma non ho trovato molto. Ho scoperto solo che Amaya lavorava qui alla magione fino a due anni fa. Sembra che sia nata proprio in questa casa e che Jane, la madre, lavorasse qui da tempo come cuoca e poi come badante di Alois, visto che sua madre è morta quando aveva due anni. Non ho trovato nulla riguardo al padre di Amaya, però. E anche la sua occupazione alla villa è molto confusa, credo che facesse un po' di tutto. Ma una cosa è certa: ha passato molto tempo insieme ad Alois Trancy. Probabilmente è venuta qui proprio nella speranza che lui fosse tornato. -
 - Per fortuna che hai detto di non aver scoperto molto… - Commentò la demone sarcastica prima di sospirare dispiaciuta. - Povera ragazza… Ecco perché ha accettato subito di fare compagnia al conte, conosceva questa casa come le sue tasche ed era così legata a quegli album… Quanto mi dispiace per lei… - Poi alzò lo sguardo verso Claude, allarmata. - Alois lo sa? -
 - No, non gli ho ancora detto nulla, ma credo che già sospetti qualcosa. -
 - Se tu glielo dicessi lui… - E li Hannah si fermò, gli occhi sgranati. Ma il maggiordomo capì all'istante cosa stava per dirgli: se lui avesse detto ad Alois che Amaya sapeva o almeno era vicina a scoprire la verità, sicuramente gli avrebbe ordinato di ucciderla.

 - Amaya… - Chiamò Hannahh bussando delicatamente sulla porta. - Amaya, posso entrare? Ho portato il pranzo. -
Non ricevendo risposta, la donna entrò nella camera. Le tende tirate e le luci spente davano un'aria tetra alla camera, sembrava quasi che fosse notte. La demone si avvicinò alla finestra e spalancò le tende lasciando entrare un po' di luce. Quella mattina il temporale si era finalmente fermato, ma c'erano ancora dei nuvoloni in cielo che oscuravano la luce del sole.
 - Amaya, devi mangiare qualcosa o poi… - La donna però, voltandosi verso il letto, si fermò prima di concludere la frase: non c'era nessuno.
Le coperte non erano disfatte, ma si notava che c'era stata sdraiata sopra per diverso tempo. Gli album erano spariti come anche tutte le foto che fino a quella mattina erano state sparse ovunque: sul letto, sul pavimento, sulla scrivania… Ora non c'era più nulla. Anzi, nessuno.
 - Amaya! - Chiamò Hannahh a gran voce chinandosi per vedere se per qualche motivo la ragazza si fosse nascosta sotto il letto. Ovviamente non c'erà.
La demone controllò ovunque, anche in sala da pranzo, nelle cucine e in cantina. Con l'aiuto anche di Claude e dei gemelli, setacciò la magione da cima a fondo, ma di Amaya non c'era traccia.
 - Non può essere andata via. Nelle condizioni in cui stava non sarebbe riuscita neanche a raggiungere il cancello d'ingresso. - Disse Claude riflettendo su dove non avessero ancora controllato.
 - Dev'essere ancora qui da qualche parte… - Mormorò Hannahh preoccupata.
I gemelli si consultarono tra di loro, ma era chiaro che nessuno avesse idea di dove fosse finita la ragazza.
 - Cosa succede? - Domandò una voce alta e pimpante alle loro spalle.
I cinque si voltarono verso il padrone esitanti, quasi indecisi se renderlo partecipe degli eventi o meno.
 - Allora? Che state confabulando? - Chiese nuovamente Alois curioso scrutando i demoni uno ad uno.
 - Ecco, vede signore, non riusciamo a trovare Amaya. - Disse Claude.
 - Non la trovate? - Ripeté il conte pensieroso. - Forse è andata via, ma ciò significherebbe che… - Alois si voltò di scatto verso di loro, allarmato. - Ha con sé gli album! Non possiamo permettere che raggiunga la città! -
 - Non crediamo che sia scappata. - Si intromise Hannahh. - Non mangia da ieri sera, è troppo debole per poter anche solo pensare di darsi alla fuga. -
 - Avete perquisito la magione? -
 - Yes, your Highness. -
 - Da cima a fondo? -
 - Da cima a fondo. - Ripeté Claude.
 - Anche le cantine? -
 - Controllate. -
 - Il tetto? -
 - Sì. -
 - La sala della musica? -
 - Certamente. -
 - Le cucine? -
 - Anche. -
 - Le camere segrete? -
 - Ovv… Un attimo, ci sono delle camere segrete? - Chiese Claude guardando il conte sorpreso.
 - Dovevo immaginare che voi non ne foste a conoscenza. - Disse Alois alzando le spalle con noncuranza. - Questa casa è disseminata di passaggi e camere nascoste. Io fortunatamente li conosco quasi tutti. -
 - Intende dirci deve si trovano? -
 - Affatto. - Rispose Alois sorprendendo i cinque, prima di continuare con un sorriso stampato sul volto. - Che la caccia al tesoro abbia inizio! -
E detto ciò il ragazzo corse fuori dalla sala da pranzo in tutta fretta, mentre i cinque demoni si chiedevano se dovessero andare anche loro o lasciare il “divertimento” tutto al padrone.

 - C'è nessuno? - Chiamò Alois a gran voce affacciandosi nel lungo e buio tunnel. - No, non c'è nessuno. - Constatò mentre richiudeva la porta, la quale non appena tornò al suo posto si confuse talmente bene con la parete da sparire completamente. - Vediamo, se ricordo bene c'è un'altro passaggio al piano di sopra. - Mormorò correndo verso le scale.
Arrivato al piano di sopra notò indispettito che i tre gemelli erano già sul posto, intenti a perquisire la parete alla ricerca della porta nascosta.
 - Ehi, come sapete che qui c'è una camera segreta? - Chiese avvicinandosi ai tre.
Canterbury si voltò verso di lui e con l'indice davanti alla bocca gli fece segno di fare silenzio. Alois fece per ribattere, sconvolto da un simile gesto, quando sentì qualcosa venire da dietro la parete: un pianto!
 - Tornate di sotto da Claude e Hannah, ditegli che l'abbiamo trovata. - Ordinò il conte prima di avvicinarsi ulteriormente alla parete.
Percorse la superficie facendoci scorrere sopra la mano finché non individuò il punto giusto. Spinse la parete rivelando così una porta che si aprì verso l'interno di una grande e buia camera.
Il pianto ora si sentiva ancora più chiaramente, sembrava che sarebbe potuto continuare in eterno.
Il ragazzo udì un brusio venire dal piano di sotto, i gemelli dovevano aver già comunicato la notizia.
 - Amaya, come sapevi dell'esistenza di questa camera? - Domandò imperioso, ma alla sua domanda i lamenti della ragazza aumentarono, raggiungendo livelli che Alois non credeva fossero possibili da raggiungere. Come diamine aveva fatto a non sentirli prima?
 - Non c'è… - Disse Amaya tra le lacrime.
 - Non c'è chi? - Chiese Alois cercando di individuare in mezzo all'oscurità la figura della ragazza: impresa praticamente impossibile.
 - Non c'è… non c'è… - Continuò a ripetere la ragazza singhiozzando.
 - Insomma! Mi vuoi rispondere!? - Sbottò il conte livido di rabbia.
Fu come se Amaya non lo avesse neanche sentito. Continuò a piangere, così tanto che Alois si chiese come facesse ad avere ancora fiato in gola.
Alois si avvicinò a lei arrancando nel buio. Avrebbe volentieri chiesto a Claude di accompagnarlo o almeno di portargli una torcia, visa la sua paura del buio, ma in fondo non era solo. Certo, in quella situazione probabilmente sarebbe stato molto più al sicuro senza quella ragazza. La tristezza si trasforma facilmente in rabbia, lui lo sapeva fin troppo bene e Amaya non aveva mai dimostrato una grande simpatia per lui, quindi in certo senso era abbastanza a rischio.
 - Amaya, smettila! - Urlò per sovrastare il suo pianto quando le fu arrivato davanti.
 - Zitto tu! Impostore! - Gli gridò la ragazza contro, ma senza alzare lo sguardo dal pavimento.
Alois ribollì di rabbia, allora lo sapeva! Se ne sarebbe occupato a breve, ma prima doveva assicurarsi che non morisse assiderata lì dentro, stava perdendo fin troppi liquidi e al conte non andava proprio di sentire puzza di morto ogni qualvolta che passava vicino a quella camera.
 - Insomma! Dimmi che sta succedendo! - Gridò ancora Alois sperando che se avesse urlato più forte di lei, l'avrebbe ascoltato.
Con un certo disappunto il conte si ritrovò a immaginare le risate che quei cinque dovevano starsi facendo in quel momento al piano di sotto. Era più che certo che si sentisse ogni cosa.
 - Tu non sei lui! - Gridò ancora la ragazza. - Tu non sei lui! Lui mi avrebbe riconosciuto! Lui suonava il piano così bene da sembrare un professionista! Lui non era un sadico bambino capriccioso! E non aveva neanche paura del buio! -
E solo allora Alois si accorse che effettivamente stava tremando, non se n'era neanche accorto: la porta che conduceva a quella camera segreta si era richiusa e ora era circondato dalle tenebre.
Si sentì mancare l'aria e scivolò lentamente lungo le pareti fino a mettersi seduto a terra. E ora? Sperava vivamente che quei cinque demoni stessero realmente ascoltando tutto, o sarebbe rimasto chiuso lì fino alla fine dei suoi giorni.
“Bè, vivrei comunque di più di quanto avrei vissuto stando fuori di qui.” Pensò quasi divertito.
I lamenti di Amaya lo riportarono alla realtà, se non fosse stato per il fatto che sicuramente si sapeva muovere nell'oscurità meglio di lui e soprattutto che con quel buio non vedeva dove si trovava il suo collo, l'avrebbe strangolata lì, in quel momento esatto, pur di farla smettere.
 - Mi stai facendo diventare sordo! - Gridò infuriato contro le tenebre.
 - Lo rivoglio! - Continuò però a piangere la ragazza. - Ridammelo! Rivoglio indietro mio fratello! -
E improvvisamente tutta quella scena ebbe un qualcosa di familiare agli occhi del ragazzo: un'anima in pena che si disperava per la morte del fratello, che, pur sapendo bene che non l'avrebbe più rivisto, non riusciva a fare a meno di continuare a sperarlo, ogni singolo giorno della sua vita.
 - Lui non tornerà indietro. - Disse Alois, il tono pacato, stanco di continuare a gridare. - Non importa quanto gridi o quanto lo desideri, lui non tornerà mai più. -
Forse fu per il suo tono triste e glaciale al tempo stessso, o forse perché finalmente non le stava più impartendo ordini, fatto sta che Amaya smise di piangere così rumorosamente e si voltò sorpresa verso il conte, riuscendo però solo a intravedere la sua siluette nel buio.
 - Ma potrebbe essere ancora a Londra… Da qualche parte… - Disse Amaya a bassa voce mentre le lacrime si placavano, ma solo in parte.
 - Già, tu puoi ancora sperare. - Disse Alois sorridendendo amaramente.
 - Stai piangendo? - Domandò Amaya sorpresa.
 - Certo che no! - Ma lo aveva appena detto che si ritrovò un fascio di luce puntato sul viso.
Si voltò di scatto cercando di riabituarsi alla luce e fu grato alla ragazza per non aver fatto commenti circa le lacrime che continuavano a uscire copiose dai suoi occhi azzurri.
 - Infame! Allora ce l'avevi una torcia! - Gridò verso di lei, ma ogni traccia della rabbia di poco prima era sparita e Amaya se ne rese conto all'istante.
 - Mi andava di stare al buio. - Si giustificò lei facendo attenzione a non mandare a fuoco qualcosa con quella fiamma.
 - Mi vuoi dire che è successo? - Dissero i due nel medesimo istante.
Poi entrambi sospirarono, sapevano bene di non poter scappare dal loro passato in eterno. Iniziarono a raccontare, prima uno e poi l'altra, lì a bassa voce, così che orecchie indiscrete (quelle dei demoni che fuori dalla camera nascosta erano schiacciate contro la parete) non potessero sentire.
Si tolsero un peso che stavano portando da fin troppo tempo e se non gli fosse sembrato così normale, ad entrambi avrebbe certamente fatto ridere il fatto che proprio loro due, che erano riusciti a litigare quando si conoscevano da meno di cinque minuti, ora si stessero confidando a vicenda.

   
 
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