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Autore: ViolaStories    30/09/2016    0 recensioni
Come saranno le giornate di Viola da adesso?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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La sveglia inizia a suonare,questo vuol dire che sono le 6:30. Con la grazia di un bradipo con la febbre, mi alzo dal letto e mi avvio in bagno per sciacquarmi la faccia.Torno in camera, prendo i vestiti che avevo lasciato sulla sedia ieri sera e li indosso: un maglione grigio scuro, dei jeans neri e un paio di Vans nere. Torno in bagno per rendermi più presentabile: metto un po’ di mascara nero sulle mie ciglia e mi sistemo i capelli.
Sono le 6:45 e i miei fratelli non si sono ancora svegliati,perfetto. Mi dirigo verso la camera di mio fratello maggiore,Federico. Apro lentamente la porta,mi avvicino al suo letto -Fede,svegliati o arriviamo in ritardo- gli sussurro all’orecchio.
-Mh…intanto che mi alzo vai a svegliare Gab- mugola ed io annuisco svogliatamente.
Gab,o meglio Gabriele, è nostro fratello minore, con lui non ho un rapporto bellissimo, anzi, non facciamo altro che litigare mentre con Federico, è tutto il contrario.
Entro nella stanza di Gabriele e lo trovo steso sul pavimento,mi avvicino a quello che sembra il suo cadavere e lo scuoto leggermente.
-Sì,sì, ora mi alzo,vattene- sbraita.
-Buongiorno anche a te- bisbiglio alzando gli occhi al cielo.
Mentre aspetto i miei fratelli,prendo un’ arancia e inizio a mangiarla abbastanza velocemente.
Sono le 7:00 e solo Federico mi ha raggiunta in salotto -Vio, vai tu da Gab- mi dice.
-Eh no, io sono andata a svegliarlo, adesso è il tuo turno- rispondo.
-Non ce n’è bisogno, sono sveglio-
Usciamo di casa, montiamo nella macchina di Federico il quale guida fino a scuola. Esatto, andiamo tutti e tre alla stessa scuola e no, non è una cosa bella.
Io e Federico frequentiamo lo stesso gruppo di amici: ci sono ragazzi delle mia età, quindi 17 anni, ma anche della sua, quindi 18 anni.
-Bene, siamo arrivati, da adesso non parlatemi e statemi il più lontano possibile- esclama Gabriele uscendo dalla macchina.
-Tranquillo, non abbiamo bisogno della tua presenza- ribatto ottenendo una leggera gomitata da parte di Federico.
Che ho fatto di male? Ho solo detto la verità…
Vedo in lontananza Mattia, Francesco e Alessandro, alcuni ragazzi del nostro gruppo, così decido di raggiungerli insieme a Federico.
-Buongiorno bionda, ma come siamo carine oggi- mi saluta Alessandro.
No,non ho i capelli biondi, li ho marroni scuri e credo sia per questo che mi chiami "Bionda".
-Buongiorno anche a te- rispondo.
-Ale, fatti i cazzi tuoi- interviene Federico.
-Oh andiamo, ho detto che vestita bene, niente di perverso-
Ci mettiamo a scherzare e nel frattempo arriva il resto del gruppo: Tommaso, Gaspare, Carlotta, Giulia, Camilla, Virginia e, purtroppo, anche Lucrezia. Questa ragazza è un fottuto post-it: ogni settimana si appiccica ad un ragazzo diverso e non voglio sapere cosa ci fa.
-Ragazzi ma…Benjamin?- chiedo appena mi rendo conto che manca solo lui.
-Credo abbia la febbre, ma non ne sono sicuro, prova a chiamarlo- mi suggerisce Mattia. Mi allontano dal gruppo, tiro fuori dalla tasca il cellulare, scorro i vari numeri nella rubrica finché non trovo il suo contatto e lo chiamo.
Inizio della telefonata
-Ben…?-
-Ehi piccola Rossi- dice con la voce più rauca del solito.
-Ehm…come mai non sei venuto a scuola?-
-Credo di essermi preso l’influenza- risponde ridacchiando.
-Oh mi dispiace-
-Tranquilla. Posso chiederti un favore?-
-Spara-
-A ricreazione, potresti andare a dire al Lombardi che dopo non possiamo uscire?-
-Il Lombardi è quello alto, capelli neri e ricci, giusto?-
-Giusto, grazie piccolina-
-Di niente, guarisci presto Ben-
Fine della telefonata
Torno dai miei amici e confermo la teoria di Mattia, suona la campanella, io, Carlotta e Giulia salutiamo tutti e ci dirigiamo all’entrata della scuola.
-Cosa abbiamo alla prima ora?Tedesco?- chiede Giulia.
-Giuly, mi dispiace dirtelo, ma non facciamo tedesco- rispondo ridendo.
-Ops…-
-Abbiamo storia- afferma Carlotta.
-Voglio morire, adesso- mi lamento. Odio storia, è inutile: cosa me ne frega di quello che hanno fatto le persone migliaia di anni fa? Dicono tutti di non pensare al passato e poi ci fanno studiare la storia, incoerenti.
-Non è solo un’ora di storia, sono due- continua Carlotta.
-Adesso voglio morire…beato Benjamin che ha l’influenza- dico sussurrando l’ultima parte della frase.
Entriamo in classe, ci sediamo ai nostri posti ed aspettiamo che la professoressa faccia il suo ingresso. Eccola che entra: gonna lunga fino al ginocchio, magliocino di lana, giacca a quadri e,tocco di stile, scarpe che sembrano quelle che si mettono quando hai il piede rotto.
-Buongiorno ragazzi, oggi ci aspettano due ore di spiegazione, a meno che non ci sia qualcuno che voglia essere interrogato- dice sedendosi alla cattedra -Tipo…Rossi, tu andresti benissimo- continua poi.
Tra tutti, proprio me doveva scegliere? Che palle.
-Ma prof…oggi è Mercoledì, come dice sempre lei, il Mercoledì si usa solo per spiegare-
-Sarà per la prossima settimana,allora-
L’ho scampata di brutto, ora posso tornare a cazzeggiare mentre l’arpia spiega la sua noiosissima lezione.
Controllo l’orologio, sono le 9:57, questo vuol dire che mancano tredici minuti alla ricreazione.
12 minuti.
11 minuti.
10 minuti. Posso sopravvivere.
9.
8.
7.
6.
5. Ormai è fatta.
-Per la prossima volta, studiate questi tre capitoli e fate i riassunti-
Cosa? Tre capitoli? Con i riassunti? Questa è pazza, sarà la demenza senile…
2 minuti.
1 minuto.
La campanella suona, in men che non si dica mi alzo dalla sedia e mi catapulto fuori dall’aula diretta verso la classe di Ben, che è anche quella di Federico.
Mi aggiro nei corridoi del terzo piano, quando mi scontro con qualcuno -Oddio scusa- dico.
-Vio, mi spieghi che ci fai qui?- è Federico.
-Devo parlare con Simone- affermo.
-Ah, è in classe, aspetta qui che te lo chiamo- risponde, io annuisco e mi appoggio al termosifone che mi scalda leggermente.
Dopo un paio di minuti vedo arrivare i due ragazzi -Dimmi tutto- afferma Simone sorridente.
-Ben mi ha detto di dirti che oggi non può uscire perché ha l’influenza-
-Ah va bene, certo che avrebbe potuto dirmelo lui invece di mandare il messaggero…- risponde con un filo di delusione.
-Io non sono il messaggero di nessuno- Federico mi fulmina con lo sguardo -Mi ha solo chiesto un favore…Se non vi dispiace, io adesso andrei al bar a prendere qualcosa da mangiare-
-Mi prendi un EstaThè?- mi chiede mio fratello.
-Limone,giusto?- lui annuisce, mi passa un euro e io vado al bar.
Fortunatamente, la fila non è molto lunga e riesco ad avere un pacchetto di patatine per me e l’Estathè per Federico. Torno al piano di sopra ed inizio a cercarlo, non lo trovo da nessuna parte così cerco la sua classe, ci entro e lascio la bevanda sul suo banco.
In realtà l’ho lasciata su un banco a caso, spero sia il suo, da quello che mi ha detto è in ultima fila vicino alla finestra, quindi…dovrebbe essere giusto.
Ritorno in classe appena in tempo per l’inizio della lezione seguente, francese, almeno questa materia è interessante.
   
 
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