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Autore: Ghen    07/05/2009    2 recensioni
La piccola padroncina si è sentita grande per la piccola cavalletta.
*Dedicata alla piccola cavalletta e al piccolo cagnolino scemo ^^ XD*
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La piccola cavalletta

C’era una volta un cagnolino piccolo, piccolo.
Codardo, ma si credeva un leone quando i loro padroni erano con lui, quasi in grado di spezzare il mondo con un solo, piccolo morso.
E come ogni volta quando entrava la primavera, il piccolo cagnolino amava andare alla ricerca delle lucertole in giardino.
Certo non lo faceva per male, no, ma le vedeva muoversi ed essendo così piccole – più piccole di lui – non capiva cosa fossero e andare alla loro ricerca era forse un modo per capire se fossero giocattoli o cos’altro. O forse ancora, si chiedeva la sua piccola padroncina, il cagnolino le inseguiva per mostrarsi un cacciatore coi fiocchi.
Voleva sentirsi un segugio, lui e le sue manie da cani.
Ma quel pomeriggio soleggiato poteva essere uno come tutti gli altri se non fosse che la sua piccola padroncina, affacciandosi dal cucinino in cortile, vide il suo piccolo cagnolino agitare la testa come quando si metteva a giocare con la sua pallina che suonava, agitando i suoi folti peli castani.
Però era ovvio che non poteva trattarsi della sua pallina: era riposta in piccolo angolo del cortile, dove lui non vi passava, era sporco lì e il piccolo cagnolino, oltre che codardo, era un’irritabile schizzinoso, spesso e volentieri.
Aprì la porta, la sua piccola padroncina, e si avviò a vedere cosa stesse succedendo.
Richiamò il suo piccolo cagnolino e questo, venendole incontro, la riportò sul luogo dove si stava divertendo. Era felice; sembrava proprio felice di quello che stava facendo.
La piccola padroncina però non capiva, perché non vedeva niente lì a parte dei piccoli bastoncini e la ghiaietta.
Ma quando vide il suo cagnolino afferrare uno di quei “bastoncini” e scuoterlo, capì, mettendosi a scacciare un piccolo urlo.
Cacciò via il suo piccolo cagnolino, allontanandosi e sgridandolo, e questo, con la coda fra le gambe, se ne andò da solo all’interno della sua piccola cuccia, forse, amareggiato.
La piccola padroncina si era molto arrabbiata. Quello non era affatto un bastoncino…
La vide, cercando di non avvicinarsi troppo.
Le avevano sempre fatto un certo ribrezzo gli insetti, quei piccoli e quasi viscidi animaletti, con le loro zampette minuscole e pelose. Però… questa era in un certo modo diversa.
Era una cavalletta.
Ne aveva visto altre volte cavallette, ma questa faceva pena, poverina, il suo piccolo cagnolino l’aveva uccisa.
 
La piccola padroncina si era rattristata tutto in un colpo, adesso.
Era raro sentirsi così per un insetto.
Stava quasi per piangere, e non aveva mai pianto per gli insetti che ogni giorno uccideva o faceva uccidere. Era strano.
Non si era mai dispiaciuta per le formiche che ogni tanto schiacciava, anche se per errore; o per i ragni che tanto la facevano gridare con il solo averli visti; o ancora per le mosche che le si appiccicavano addosso quando faceva caldo; o le zanzare che tanto odiava.
Non si era mai dispiaciuta, per loro.
Questa volta era tanto, troppo, diverso.
 
Richiamò il suo piccolo cagnolino, che uscì dalla sua piccola cuccia lentamente, zampettando verso di lei.
In fondo il suo piccolo cagnolino non sapeva cosa fosse. L’aveva incolpato, sì, ma magari la cavalletta era già morta prima che arrivasse… era in dubbio però. Perché giocare con una cosa inanimata? La doveva senz’altro aver visto saltare, o comunque muoversi. Il suo piccolo cagnolino cacciava solo le cose che si muovevano.
La piccola padroncina perdonò il suo piccolo cagnolino.
Voleva solo fare la caccia, e solitamente non riusciva a prendere mai niente con tutto lo sforzo che ci metteva.
 
Stava per abbandonare il cortile ed andare in casa quando si fermò per rivedere la sfortunata, piccola cavalletta.
Qualcosa però non tornava.
La cavalletta non era dove l’aveva lasciata. Si era mossa, anche solo per poco.
La piccola padroncina fece ritornare il suo piccolo cagnolino a cuccia e si diresse dalla piccola cavalletta.
La vedeva meglio, adesso.
Non si era molto avvicinata: poteva anche aver pena per lei ma un insetto che faceva schifo, restava comunque un insetto che faceva schifo; ma la vedeva bene.
Un attimo di sguardo attento la fece capire che la piccola cavalletta muoveva le antenne.
Si fregava la faccina e le muoveva per aria, forse per capire se ci fossero pericoli.
Aveva dei grandi occhioni scuri e la luce del sole l’illuminava.
Era carino il suo visetto, pensò, ma era brutta; una cavalletta era un insetto, e un insetto era comunque brutto.
Era viva però.
Era viva.
Questo era già bastato a rendere la piccola padroncina un po’ più felice.
 
Ed era strano, tutto quello che accadde dopo.
La piccola padroncina restò per parlare alla piccola cavalletta. Per tutto il tempo.
Ed era ancor più strano il fatto che la piccola cavalletta muoveva la sua testa ad ogni passo che lei faceva; per vederla, per tenerla d’occhio.
La piccola padroncina cominciava a chiedersi se quel piccolo insetto, oltre che vederla, potesse anche sentirla…! Sarebbe stato bello se inoltre potesse capirla.
Ma in fondo lei non era mai stata insetto – nessun umano lo era stato – quindi nessuno poteva escludere che così non fosse.
Era strana la sensazione provata dalla piccola padroncina.
Parlare con un insetto era già abbastanza strano, parlare e fermarti per capire se ti stesse ascoltando era ancora più strano.
Ma non poteva stare per sempre lì con la piccola cavalletta.
Doveva andarsene e il suo piccolo cagnolino, dopo – e sicuramente – sarebbe tornato per vedere se la piccola cavalletta era ancora lì. Lo sapeva che lo faceva, era curioso lui.
Non poteva abbandonare la piccola cavalletta al suo triste destino.
Era già sopravvissuta una volta, chissà che la sua fortuna la seconda volta non l’avrebbe soccorsa.
Non poteva certo rischiare, la piccola padroncina.
 
Corse all’interno della casa a chiamare il suo grande papà, la piccola padroncina, sperando che l’avrebbe aiutata a salvare la piccola cavalletta.
Ma il grande papà era impegnato e in quel momento non avrebbe potuto spostarsi.
La piccola padroncina tornò in giardino con una corsa e per fortuna vide che il suo piccolo cagnolino era sempre dentro alla sua piccola cuccia.
Tirò un sospiro di sollievo tornando a trovare la piccola cavalletta.
Era ancora immobile, e per fortuna, ancora viva.
Muoveva le antenne qua e là e la piccola padroncina avrebbe dato oro per capire cosa la piccola cavalletta voleva dirle; sempre se stava cercando di dirle qualcosa.
Avrebbe voluto aiutarla, senza toccarla o starle troppo accanto, però. Le faceva sempre un po’ schifo quella piccola cavalletta.
 
Si mise contro il sole senza farlo volontariamente, la piccola padroncina, facendo ombra alla piccola cavalletta.
Fu così che imparò qualcosa che altrimenti non sarebbe riuscita a scoprire: la piccola cavalletta mosse le antenne per – quasi, sembrò – lavarsi la faccia e subito dopo riuscì a muovere le zampette, dirigendosi verso l’aiuola più vicina.
Era molto lenta, poverina, la piccola cavalletta; ma la piccola padroncina faceva il tifo per lei, sorridendo e incoraggiandola con dolci parole.
Forse se si sarebbe nascosta fra le piante, il suo piccolo cagnolino non le avrebbe fatto del male, non sarebbe riuscito a trovarla. Almeno sperava.
La piccola padroncina si sentiva finalmente importante per qualcuno. Forse solo per un insetto, ma la piccola cavalletta l’avrebbe ringraziata per sempre e questo era bello.
Lei era grande per la piccola cavalletta.
Ma ecco che arrivò il suo grande papà nel cortile, che prese la cavalletta fra le mani, posandola con delicatezza su di un muretto, dove sarebbe potuta fuggire.
<< Non ha le zampe per saltare! >>, disse.
La piccola padroncina spense il suo sorriso.
“Una cavalletta senza poter saltare è una cavalletta morta”, le aveva detto in una di quelle chiacchierate, senza accorgersi prima che non le aveva quelle povere zampe.
Ci restò male, la piccola padroncina.
 
Il grande papà tornò in casa e la piccola padroncina restò fuori con il suo piccolo cagnolino, guardando la cima del muretto che non riusciva a toccare.
Era di nuovo triste, adesso.
Era solo un insetto, ma era riuscita a volerle bene, per quel poco che contava.
 
“Non era stato il cane a toglierli le zampe”, le disse il suo grande papà. “Come avrebbe fatto a staccarle solo quelle?”.
 
Non era stata colpa del suo piccolo cagnolino. Era già ferita, prima che loro due s’incontrassero.
Ma ora era salva, si disse. Chissà che forse riusciva a vivere senza saltare, quella piccola cavalletta.
Le aveva voluto bene. Sorrise.
<< Forse ci rivedremo! >>, esclamò, già malinconica.
 

 
 
Buona fortuna, piccola cavalletta!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Per la prima volta in questa sezione! ^^
 
Mi è capitato proprio qualche minuto fa quest’episodio e non ho resistito a scriverne subito qualcosa: l’ispirazione mi ha investita in pieno XD
Ebbene sì, la “piccola padroncina” in realtà sono io. Certo ho voluto ricreare tutto come una favoletta, aggiungendo e togliendo pezzi miei.
Sono un’idiota, sono rimasta per minuti interi a parlare con una cavalletta.
Povera, ci sono rimasta veramente male per lei.
Ma vi giuro che sembrava mi ascoltasse: muoveva la testa ovunque io andassi; le ho scattato un sacco di foto quindi ho le prove concrete XD
ç___ç se voglio essere sincera, mi manca.
Ho i sensi di colpa per averla lasciata andare via, perché non so quanto duri una cavalletta senza poter saltare. Mi ci ero affezionata; quanto sono stupida.
ç_____ç


Questa è una delle tante foto che le ho scattato:
 
 
 
Naturalmente dedico a lei – e in parte al mio cagnolino scemo (ti voglio troppo bene, scemotto) – questa breve shot =^^= 
 
Spero che a tutti prima o poi accada questo tipo di esperienza.
Sono piccole cose che ti fanno pensare, e anche un po’ bene al cuore ^-^  (Quanto sono melensa, mi faccio schifo da sola ^^’’)
 
Ciao, ciao da Ghen =^_____^=
 



[7-Maggio-2009]
 
   
 
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