Salve a tutti ^_^
Quella che state per
leggere è una cosiddetta “storia a quattro mani”. Abbiamo deciso di
intraprendere una prova, per vedere il risultato che potevamo ottenere, usando
due cervelli al posto di uno.
Emma e Serena sono
due personaggi molto diversi, sebbene le loro vite siano intrecciate con fili
indistruttibili.
La storia sarà quindi
narrata da due punti di vista diversi: i primi due capitoli coprono lo stesso
momento temporale, ciascuno visto però da una delle due. Dal terzo capitolo in
poi, la narrazione si alternerà tra le due e anche temporalmente, per non
rendere noioso il fatto di rivedere lo stesso momento due
volte.
Ciascuna delle
protagoniste è “manovrata” da una di noi due che ne conosce a tutti gli effetti
gli aspetti del carattere.
Speriamo che l’idea
vi piaccia come a noi è piaciuta l’idea di cimentarci in
quest’impresa.
Buona
lettura!
~
Quel pomeriggio ero
talmente stressata e stanca che solo un po’ di calcio mi avrebbe distratta da
tutto.
Oppure era meglio
chiamare Serena?
Per colpa della squadra
di calcio di mio padre l’avevo trascurata un po’ però…potevo farla venire agli
allenamenti! Non si sarebbe di certo stufata lei, che appena vede un ragazzo
carino se la tira tutta, io mi chiedo, come possa fare una persona ad ammiccare
ad ogni
minimo ragazzo che le capita a tiro, e la cosa
ancora peggiore è che ce l’ha tutti ai suoi piedi!
Ovvio…lei è bella, dai
capelli di un bellissimo rosso ed è…ecco, come dire…femminile.
Io ero un maschiaccio,
giocavo a calcio, mi mettevo sempre i pantaloni e portavo i capelli a
caschetto.
Siamo nate lo stesso
giorno ma siamo state sempre diverse come la notte e il giorno, ma non abbiamo
mai smesso di essere amiche. Ci conosciamo da troppo tempo, e anche se ci scappa
una litigata riusciamo subito a far pace.
Volevo molto bene a
Serena per questo presi il telefono nelle mani.
<< Pronto! >>
rispose con voce allegra e sveglia << Finalmente Emma! Dov’eri finita?
>>
<< Ehm…scusa ma ho
dormito fino a tardi, ascolta, fra un po’ vado a fare gli allenamenti con la
squadra di mio padre, se vuoi puoi venire anche
tu>>.
<< Sarebbe
fantastico!>> rispose prontamente, << A che ora?
>>
<< Alle 5 va bene?
Ti vengo a prendere con il mio motorino >>.
<< Okay, perfetto!
A dopo! >>
Chiusi il telefono e
sospirai.
<< Hey Emma! Guarda
che ti ho preso! >>
<< Stupido poppante
di un bambino rompi balle, dammi subito il mio cellulare!
>>
Era sempre la solita
storia, mio fratello Damiano, nato dal secondo matrimonio di mia madre con un
generale tedesco dal nome bizzarro, Edmund, ronzava per casa rubando le mie
cose.
Lo afferrai e gli presi
le mani, lui si mise a strillare e piangere.
<< Emma! Insomma
lascia tuo fratello! >> intervenne mia madre prendendolo tra le braccia.
<< Non ti vergogni neanche un po’? Ha 4 anni!
>>
<< Ha preso il mio
cellulare >> mi alzai da terra.
<< Ma smettila! Non
lo usi neanche, ogni volta devo sempre chiamare Serena per sapere dove sei
>> lo accarezzava piano come se fosse un oggettino
fragile.
<< Anche se non lo
uso, mi da lo stesso fastidio >> salii le scale per andare nella mia
stanza.
Senza smettere di giocare
con Damiano mi gridò di portare fuori Cuimip, il cane di mio fratello che odiavo
quasi quanto lui.
Ma mi chiedo…odio proprio
tutti in questa famiglia?
Mi ritrovai davanti quel
piccolo labrador di 3 mesi che voleva essere portato a passeggio. Gli misi il
guinzaglio, in fondo lui che colpa aveva?
Era capitato per caso
nella mia famiglia, non aveva senso odiarlo.
Lo accarezzai, lo presi
in braccio, mi leccò e sorrisi.
Dopo la piccola
passeggiata per i bisogni, portai il cucciolo a casa e mi preparai per andare
agli allenamenti.
Guardai
l’orologio.
Le
4:30.
Ops…è
tardi!
Mi vestì in fretta e
furia, misi tutte le mie cose dentro il saccone e mi avviai verso la porta di
casa.
<< Vai ancora a
calcio, Emma? >>
<< Si >>
risposi vaga.
<< Perché non cambi
sport? >> fece una pausa quando vide la mia smorfia.
<<
Potresti…ecco…trovare uno sport…più femminile >>.
<< Ma…mamma a me
piace il calcio >> risposi sbuffando.
<< Lo so…ma
potresti fare tennis, danza…e tante altre cose…
>>.
<< Ci penserò
>> chiusi la porta alle mie spalle.
Non avevo intenzione di
lasciare la squadra, però non riuscivo mai a dire ciò che pensavo a mia madre,
mi comportavo sempre da codarda.
Arrivai alla mia vespa
azzurra, allacciai il casco e mi avviai verso casa di Serena dove mi aspettava
entusiasta.
<< Emma! Finalmente
sei arrivata, sono le 5 passate! >>
<< Lo so, ho dovuto
portare Cuimip a passeggio >> sospirai e le diedi il
casco.
Guardò male il
casco.
Sbuffai. << Sì,
Serena, devi proprio metterlo e lo sai >>.
Allacciò seccata il casco
e partii. Arrivammo dopo pochi minuti e ci accolse mio
padre.
<< Emma!
Aspettavamo solo te >>
<< Scusa, ma ho
dovuto portare fuori il cane di mio fratello
>>.
Sorrise e mi abbracciò
<< Andiamo >>
<< Io vado al
chiosco a prendermi un frappé ok? >> disse Serena alle mie
spalle.
<< Ok >>
riposti seguendo mio padre negli spogliatoi.
<< Ti faccio
conoscere il nuovo capitano >>.
<< Come sarebbe il
nuovo capitano? Dov’è finito Davide? >>
<< Beh…purtroppo
lui si è infortunato, allora per la partita della prossima settimana abbiamo
preso un nuovo bravissimo giocatore >> mi disse
fiero.
<< E sarebbe?
>>
Aprii la porta e i miei
occhi caddero sul nuovo capitano.
<< Emma lui è
Fabio, Fabio lei è mia figlia Emma >>.
Il ragazzo biondiccio si
avvicinò a noi e mi porse la mano. << Molto piacere Emma, mi hanno parlato
molto bene di te, mi hanno detto che sei una bravissima giocatrice
>>.
Arrossii al complimento.
<< Beh…la maggior parte esagera >>
<< Questo è da
vedere >> mi sorrise quando gli occhi di mio padre non erano attenti a
guardarci e andammo a giocare.
…
E’ la
prima volta che scrivo in questo diario dopo che Serena mi ha convinto a
comprarne uno. Ha fatto proprio bene, sa che ho difficoltà ad esprimere i miei
pensieri, allora mi ha consigliato di farlo per iscritto, svuotare la mia mente
e chiuderli dentro.
Devo dire
che è davvero una cosa geniale, chiudere dei pensieri ed aprirli ogni volta che
si desidera. Oggi è stata la solita giornata d’estate morta, la litigata con mio
fratello, il rimprovero di mia madre e l’uscita con
Cuimip.
Direi che
si è aggiustata un po’ durante gli allenamenti, ho conosciuto il nuovo capitano
della squadra, se non ricordo male si chiama Fabio, ha i capelli biondi
spettinati e gli occhi verdi, ho notato che ha uno strano tic, ogni volta che mi
guardava chiudeva sempre l’occhio sinistro…poverino mi dispiace chissà quanto
fastidio gli darà.
Mi
ricorderò di non fargliela pesare troppo.
Inoltre
sono contenta perché Serena sembrava divertita, guardava seduta in un angolo con
il suo solito frappé alla fragola e sorrideva ogni
secondo.
E’
mezzanotte, ormai la casa è silenziosa e devo dire che mi piace così, senza le
urla di mia madre e i capricci di Damiano. Mi piace sentire la natura notturna,
il vento leggero che sguazza tra le foglie dell’albero vicino alla mia finestra
e il ronzio di qualche zanzara che stanotte si nutrirà un po’ del mio
sangue.
Tranquilla,
fai pure ce n’è a sufficienza.
A
domani
Emma.