Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: darkrin    04/10/2016    1 recensioni
Certe cose cambiano – la pancia di Laura che cresce per accogliere le minuscole manine di Pietro, i suoi figli che si alzano e ogni giorno producono ombre un po’ più grandi, mentre si rincorrono sul patio della loro casa, la legna tagliata da Steve che lentamente finisce, i capelli della cassiera del minimarket che s’ingrigiscono.
Altre – la vibrazione della corda dell’arco tra le sue dita, l’odore della povere da sparo, le mani di Nat sulla sua pelle - Clint era convinto che fossero immutabili.
(Nat/Clint da Budapest fino alla fine di AoU | accenni di Clint/Laura e Bruce/Nat)
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: continua la serie: "ritrovo storie scritte mesi fa e abbandonate perché all'epoca le trovavo orrende e invece ora non mi sembrano più così da buttare". La storia si articola in diversi momenti: il primo paragrafo è introduttivo e ambiento alla fine di AoU, dal secondo si riparte da quando Nat e Clint si sono incontrati a Budapest e si va avanti da lì. 
NO BETA ergo segnalatemi qualsiasi errore, svista, strafalcione.

 

You’re so stupid, I love you
 
 
 
La donna che cammina al fianco di Steve, stringendo uno StarkPad tra le mani e parlando sottovoce con Capitan America, mentre valuta con occhio critico le abilità dei candidati a diventare i Nuovi Avengers, non è la donna che ha conosciuto. La donna che alza gli occhi dal suo lavoro e guarda il vuoto – e cerca Bruce, forse, in quel vuoto – non è la stessa donna che ha inseguito per mesi e gli ha sparato a Budapest, senza alcun riguardo per i civili che si frapponevano tra lei e il suo bersaglio.
 
(- Avevo valutato la traiettoria – gli dice. – E non c’era nessun civile. –
Clint annuisce e non le dice che neanche lui avrebbe potuto avere la certezza di non colpire nessuno, da quella distanza, che c’erano troppe variabili per essere certi, che sarebbe bastato un leggero movimento delle spalle, un capo gettato all’indietro per una risata. Non glielo dice perché Natasha sta cercando di diventare altro e le macchie rosse della stanza in cui è cresciuta, sono ancora troppo fresche.
Annuisce con un leggero verso d’approvazione; Natasha ingoia un sorso di vodka e mastica un insulto, in russo, quando le infila l’ago nella carne per iniziare suturare il taglio che le attraversa il fianco.)
 
La donna che ha conosciuto sapeva di sangue e sabbia, di denti digrignati e polvere da sparo; quella che è emersa dalla caduta dello Shield sembra voler disperatamente avere un altro sapore e un’altra vita: una vita normale, forse, un uomo buono, al suo fianco. Un uomo che non sia in grado di ucciderla nel sonno, un uomo che non sappia come uccidere una persona nel sonno e come farlo sembrare un incidente o un infausto malore. E non è ironico e perfetto che quest’uomo sia Bruce – Bruce che è Hulk ed è la cosa più simile a un mostro delle favole tra tutti loro, ma Bruce che è anche Bruce ed è la cosa più lontana da un assassino?
 
 
 
***
 
Certe cose cambiano – la pancia di Laura che cresce per accogliere le minuscole manine di Pietro, i suoi figli che si alzano e ogni giorno producono ombre un po’ più grandi, mentre si rincorrono sul patio della loro casa, la legna tagliata da Steve che lentamente finisce, i capelli della cassiera del minimarket che s’ingrigiscono.
Altre – la vibrazione della corda dell’arco tra le sue dita, l’odore della povere da sparo, le mani di Nat sulla sua pelle - Clint era convinto che fossero immutabili.
 
***
 
- Sei un’idiota – lo accoglie quando scende zoppicando dal Quinjet.
Ha i capelli rossi – erano biondi l’ultima volta che l’ha vista – legati in una stretta coda, le braccia conserte davanti al petto e sul volto un’espressione di assoluta sufficienza.
- Hai commesso un errore – continua, imperterrita, adeguando il suo passo a quello incerto dell’uomo.
Sa che Natal… Natasha, come preferisce essere chiamata ora – e chi è lui per giudicare? Per non capire – non ha un grado sufficiente per avere certe informazioni sulla sua missione. Non ha un grado necessario a fare quasi nulla se non lasciare che psichiatri e scienziati dello SHIELD valutino ogni sua parola, ogni suo respiro per capire se possono fidarsi di lei, se è un’arma che possono usare o se finirà con l’esploder loro tra le mani, come una novella Enola Gay su suolo patrio.
Immagina che sia stato Fury – Fury che ha sviluppato un sorprendente apprezzamento per la donna – a darle le informazioni necessarie per dargli il tormento.
- Hai bisogno di un partner – gli annuncia.
- È una proposta? – ribatte con un ghigno lascivo.
Natasha inarca un sopracciglio.
- Sei disgustoso e non mi serve qualcuno che mi rallenti. –
- Non vedo come potrei rallentarti nei tuoi spostamenti nella base – ribatte.
Natasha gli lancia un’occhiata gelida e se ne va, a passo di marcia.
 
***
 
Clint è sorprendentemente poco sorpreso di essere incastrato a farle da baby-sitter, non appena lo SHIELD le dà l’autorizzazione per andare sul campo, con il loro stemma sul petto. Si limita ad esalare un sospiro, di fronte al sogghigno da iena che piega le labbra della donna.
- Sembra che avessi ragione io. –
- E non ti azzardare a rallentarmi, idiota – aggiunge subito dopo, con tono imperioso.
 
***
 
- Ho conosciuto una donna – le dice, accarezzando, distrattamente, con il pollice quel punto sul fianco di Nat in cui la pelle si fa leggermente più ruvida e rilevata. Si chiede se sia stato un coltello o una pallottola. – Penso di amarla. Voglio sposarla – aggiunge.
Natasha si limita ad annuire: Clint vede il minuscolo movimento nella penombra della stanza che condividono, lo sente nel leggero tremito che scuote le le lenzuola che ricopre i loro corpi accaldati. Natasha non gli chiede di lasciare quel letto – il suo letto, il loro letto – e Clint non smette di tornarci.
Laura è la donna che forse ama, che vuole sposare, da cui vuole dei figli, ma lui e Nat sono altro.
- Dovresti chiederle di sposarti – gli comunica Natasha una mattina, sotto un sole che spacca le pietre e che Clint è quasi certo sia più letale delle raffiche di pallottole che gli stanno volando addosso, che Natasha schiva come se fosse una ballerina e Clint pensa che non smetterà mai di rimanere affascinato dalla precisione con cui si muove la donna.
– Magari è abbastanza folle da accettare – aggiunge, dopo aver piantato un coltello nella gola di un uomo e averne strangolato un altro, senza neanche un grugnito di fatica.
- Idiota – aggiunge dopo aver abbattuto un altro dei loro target.
 
***
 
- Sei un’idiota – le mormora contro la corona dei capelli mentre la stringe piano a sé.
La stringe piano perché Natasha non può essere immobilizzata senza reagire e gli abbracci sono solo altre trappole, sono gabbie, gli ha spiegato una volta, guardando fuori dalla finestra. Alcuni li usavano per insegnarci, ha aggiunto sottovoce e Clint non ha idea di quale ombra le occupi la vista. Sa che la pelle di Nat sembra quasi bianca, sotto la luce della luna, sembra quasi neve e i capelli rossi brillano come le scarpette di quella vecchia favola. Quelle che portavano le persone alla morte.
- Sei un’idiota – ripete e Nat esala una risata, contro il suo petto.
Il fiato caldo della donna sfiora la stoffa della divisa all’altezza del suo cuore. Gli sembra ci siano delle lacrime, tra le vibrazioni di quella risata, ma non ne è certo: l’udito non è mai stato il suo punto di forza. Immagina che Nat conti su questo.
- Non rubarmi le parole – gli ingiunge, dandogli un leggero pugno.
Clint esala una risata strozzata, contro il capo della donna.
 
Le rovine di Sokovia sono ancora calde e gli Avengers hanno trovato dei nuovi, spaventosi membri, ma c’è ancora un vuoto a forma di Bruce, da qualche parte nel loro petto.
 
***
 
- È una follia! – gli grida. – Non puoi fidarti di lui! –
- Non mi fido di lui, mi fido di Steve. Lo facevi anche tu fino al suo ritorno. –
Natasha scuote il capo e lunghe ciocche di capelli rossi le finiscono davanti agli occhi; Clint non l’ha vista così scarmigliata neanche mentre il mondo stava finendo divorato da fauci aliene o dalla follia di Ultron – che era la follia di Tony, ma Clint non vuole soffermarsi su questo.
- Il giudizio di Steve non è… -
- Il giudizio di Steve non è meno parziale di quanto non fosse il mio – mormora con voce morbida e Nat rialza il capo come se le avesse dato uno schiaffo. Vede la replica pronta sulla punta della lingua della donna e scuote piano il capo.
- Non mi fido di Stark – mormora. – Non dopo l’ultima volta. Non dovresti farlo neanche tu. –
Natasha alza gli occhi verso il soffitto: ci sono lunghe crepe nere che percorrono lo stucco rovinato e il lampadario pende leggermente sbilenco.
- Non lo conosci come lo conosco io. Quell’uomo… -
- Quell’uomo era condizionato, come lo ero io – la interrompe e dio, lo odia un po’ e se fosse stato qualcun altro – chiunque altro – l’avrebbe già sbattuto al muro, l’avrebbe costretto ad ascoltarla, a… ma è Clint. È sempre stato Clint.
- Non posso. –
Scuote piano la testa e sembra così sconfitta, che Clint non riesce a starle ancora così lontano– un’intera stanza e molto più a separarli, da quant’è che non accadeva? Supera la distanza in due lunghi passi e le posa una mano sulla spalla.
- Va bene – dice. – Va bene, Nat. –
Mentre si chiude alle spalle la porta di quella casa che conoscono solo loro, che è solo loro, le pare di sentirla mormorare:
- Non va bene. Non contro di te. Idiota.
Ma forse è solo il suo orecchio pieno di fischi e sibili là dove dovrebbero esserci frasi, dove dovrebbero esserci confessioni.
 
(Sanno entrambi che, nel momento del bisogno, non avrà nessuna importanza se sarà lui o qualcun altro a tentare di fermarla.) 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: darkrin