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Autore: Ino_Nara    05/10/2016    0 recensioni
Kensi è una ragazzina che ha perso i genitori tempo fa, ed è ormai abituata a vivere da sola.
Dopo un primo trasferimento a causa del lavoro della zia, la ragazza si trasferirà una seconda volta senza un' apparente motivo.
Scoprirà solo in seguito qual'è il suo passato, per quale motivo ha perso la memoria e grazie ai nuovi compagni tornerà a vivere, anche meglio di prima.
Dal testo: "Una bambina,decisamente cresciuta, stretta al suo ragazzo, in quella che era una disperata ricerca di calore e affetto; un uomo, ancora troppo bambino, che sembrava proteggerla da tutto pure nel sonno, quasi volesse rimediare ad errori passati e recuperare il tempo perduto."
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, La zia/La fata, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Con lo scorrere dei giorni si avvicinava sempre di più il periodo natalizio.
Castiel, che a detta sua odiava le festività, stava diventando via via piú scontroso e seccato.
L'otto Dicembre, come da tradizione, appena sveglia, mi rimboccai le maniche per addobbare al meglio la casa. Il cellulare squillò innumerevoli volte, ma non avevo tempo di rispondere, sommersa com'ero da ghirlande, lucine, festoni e palline.
Mi accorsi di che ora fosse solo quando Castiel fece irruzione nel mio appartamento.
"Kensi, dove diavolo sei finita?!"
"Oh, Castiel, mi hai spaventata!"
"Avresti potuto rispondere ad almeno uno dei diciassette messaggi per non fare spaventare me. E adesso dimmi, piccola, cosa ti ha tenuto così tanto lontano dal cellulare? Non dirmi che eri occupata a fare questo..."
Si guardava attorno con aria disgustata, sbuffò sonoramente e posò finalmente il suo sguardo su di me.
"Si amore mio, ti piace? Non é ancora finito sai, ma ci tengo tanto... Facciamo insieme l'albero?"
Cercai di fare una smorfia dolce, in modo da convincerlo. Mi si avvicinò, cingendomi la vita con un braccio, e posandomi una mano sul volto, andando poi a baciarmi la fronte.
"Non possiamo più che altro andare a fare un giro?"
"Shopping natalizio?"
Sorridevo felice, consapevole che il mio ragazzo si sarebbe lasciato convincere in qualche modo.
"Neanche morto!"
"Allora stiamo qui, mi aiuterai ad addobbare"
Castiel rimase sbigottito dalla mia risposta, e sbuffando sonoramente si lasciò cadere sul divano.
"Amore, hai almeno mangiato qualcosa?"
"Non ho fame, Castiel"
"Non puoi turare dritto così tutto il giorno"
"Come no? Non sarebbe la prima volta che non mangio."
"E già sei magra come uno stecchino. Kensi, andiamo a mangiare qualcosa"
"Castiel, tu hai mangiato?"
"Si..."
"E allora va bene così. Come stai, la spalla?"
"Cosa vuoi che ti dica? É slogata come la settimana scorsa e quella prima."
"Castiel sai cosa intendo..."
Mi avvicinai a lui, tenendo tra le mani una ghirlanda argentata.
"Sta notte hai dormito bene?"
"Non dormo bene senza di te, lo sai"
Lo guardai, sbuffando.
"Va bene, smetto. Il tempo fuori sta peggiorando, forse verrà a nevicare e allora il tuo sogno natalizio si avvererà, sai?"
"Intendi un bacio sotto la neve?"
"Tutti i baci che vuoi, ma ora smetti di addobbare tutta casa e andiamo a fare un giro, conoscendoti la scuola ti terrà lontana da me per un po'."
~
E così successe, da quel giorno, fino alla settimana prima di Natale, io e Castiel passammo ben poco tempo insieme.
La scuola aveva organizzato, per la Vigilia di Natale, un ballo, e strano ma vero, Castiel aveva deciso di accompagnarmici.
Quella sera, nel suo salotto, vicino al caminetto, stavo aspettando che finisse di prepararsi quando il suo cellulare squillò.
Alzandomi avanzai verso lo schermo per vedere chi stesse chiamando: un numero sconsciuto. Mi guardai intorno, le porte erano chiuse e sentivo chiaramente Castiel intento ad asciugarsi i capelli. Presi in mano il cellulare, tremando, impaurita da quelle cifre che comparivano sul display e facendo un profondo respiro risposi.
La voce femminile che mi parló aveva un tono di voce piatto, neutro, per niente emozionata o sorpresa di quello che mi stava dicendo, mentre io non riuscivo a credere alle mie orecchie.
"D'accordo signorina?"
"Si, si, grazie mille, ci vediamo."
Riappoggiai il cellulare al tavolino e mi sedetti sul divano; poco dopo mi raggiunse Castiel, in completo, con la cravatta leggermente snodata e un profumo da far venire il capogiro. Con una semplice giacca sarebbe riuscito a fare girare più teste lui di me, in abito lungo, su tacchi vertiginosi e truccata alla perfezione.
"Kensi, tesoro, chi era al telefono?"
"Lysandro. Voleva sapere se ci stavamo preparando."
"Oh, certo, allora andiamo, sei pronta?"
Annuí e mano nella mano camminammo fino alla scuola, che vista così, la Vigilia di Natale, di sera, al buio e allegramente decorata, non il sembrava poi un luogo di tortura che era in realtà. Entrammo in palestra e, nulla da invidiare alle feste francesi, sembrava di stare all'interno di un college americano.
Era stato allestito un grande palco, un grande tappeto ricopriva la posta da ballo e tavoli e tavoli erano apparecchiati con ogni genere di stuzzichini e bevande.
Raggiungemmo, tra la folla, Lysandro e Rosalya, che ci stavano aspettando.
"Kensi..."
Lysandro era visibilmente sopreso dal mio vestito rosso.
"Ah! Kensiii! Tesoro, sei una favola!"
Sorrisi dolcemente a Rosalya, per una volta non aveva avuto nulla da ridire sul mio abito e, anche lei, aveva avuto la decenza di coprirsi le gambe.
Il primo parlare fu Lysandro, che avvicinatosi a Castiel chiese di andare a mangiare qualcosa. Io e Rosalya, guardandoci intorno, acconsentimmo di buon grado.
Attraversammo la palestra, bandando bene di sorridere a tutti i nostri conoscenti che ci rivolgevano un gesto di saluto e io, in particolare, a controllare che nessuna guardasse Castiel in maniera troppo insistente, specialemente Ambra, che per la mia gioia non si era ancora fatta vedere.
Dopo mangiato, Lys e Cass avrebbero dovuto suonare qualcosa, per intrattenere almeno la prima parte della serata, prima di inagurare la serata con il primo ballo, che si sarebbe aperto grazie a Melody e Nathaniel.
Così i ragazzi ci lasciarono presto, raggiungendo chitarra e microfono; mentre le note di 'The sound of silence' volteggiavano in aria io e Rosa raggiungemmo Violet, Kim e Iris, incredibilmente tutte in abito lungo e tacchi.
L'armonia delle note della chitarra acustica di Castiel, mischiate dolcemente alle sinfonie della voce di Lysandro, nonostante la canzone non esattamente felice, creavano un perfetto clima natalizio. L'aria era calda d'affetto, tutti, nessuno escluso, avevano un sorriso stampato in volto, un sorriso sincero, emozionato di passare una delle sere più importanti dell'anno tutti insieme, nei luoghi della nostra vita quotidiana, che sarebbero stati per sempre marcati dai ricordi di quei momenti.
La canzone che aveva creato tanta magia finì al contrario della nostra felicità, che appena vedemmo la banda della scuola avvicinarsi al palco, non fece altro che aumentare.
Nathaniel e Melody si avvicinarono al centro della pista e, una nelle braccia dell'altro, sotto le luci dei riflettori, aspettarono che la banda cominciasse a suonare; noi trattenvamo il fiato.
Castiel, dopo aver appoggiato la chitarra in un luogo abbastanza sicuro, tornò nella mia direzione, riallacciandosi la cravatta, che per suonare aveva slegato. Quando mi fu abbastanza vicino, mentre ammiravo l'aprirsi delle danze, mi porse la mano, accennando un inchino.
"Castiel, non é stato ancora inaugurato il primo ballo."
Sorrisi, sembrava seriamente convinto di quello che stava facendo.
"Cosa credi che stiano aspettando?"
Buttai l'occhio alla pista, oltre a Nathaniel e Melody, che stavano guardando nella nostra direzione, si erano preparati anche Armin con Kim e Lysandro e Rosalya si stavano facendo largo tra la folla mano nella mano.
Guardai Castiel negli occhi, e offertagli la mano, lo seguii fino alla pista. 
Non appena fui comoda tra le sue braccia, a mio agio sotto le luci dei riflettori, la banda cominciò a suonare e le luci si abbassarono, soffuse.
Ballammo tutta la sera, volteggiando tra le altre coppie, non perdendo mai il contatto visivo tra di noi. Più lo guardavo in quei suoi occhi scuri e più mi dicevo che lo amavo e che si, era davvero giusto quello che stavo facendo e stavo per portare a compimento.
La musica smise di accompagnare le nostre danze solo quindici minuti prima della mezzontte, per permetterci di ricomporci e prepararci al brindisi e ai festeggiamenti.
Presi Castiel sottobraccio, allontanandoci un po' dalla folla.
"Cass, dobbiamo andare."
"Ma come? Non possiamo andare via prima drlla mezzontte in questo modo!"
"Non eri tu quello chr odiava le festività?"
"Si ma-
Gli poggiai un dito sulle labbra, zittendolo.
"Ti prego! Ti prego, tesoro, fidati di me. É importante! Vedremo gli altri domani, non ti sei scordato della nostra cena, vero?"
"No ma... Se é così importante d'accordo, andiamo!"
Salutammo brigosamente i nostri compagni e uscimmo dalla palestra della scuola.
Il cielo era limpido, senza una nuvola, l'aria quasi tiepida, anche questo Natale non avrei avuto un po' di neve.
Chiesi Castiel di camminare un po', lasciandosi guidare da me e lo condussi davanti all'ospedale, prima che il campanile suonasse i dodici rintocchi.
Il rosso mi guardò, l'espressione stupita e gli occhi lucidi. Annuii e facendomi coraggio anche per lui, varcai la porta, andando poi a chiedere informazioni. Camminammo lungo i corridoi, stranamente vuoti per essere la notte di Natale, mano nella mano, fermandoci davanti alla porta 394. Cass respirò a fondo, trattenendo a stento le lacrime e prendendo coraggio aprí la porta. Su due letti, due figure, esili eppure così potenti; emanavano un so che di vitalità anche in un letto d'ospedale.
"Mamma! Papà!"
La voce di Castiel era rotta dalle lacrime e cercando di trattenerle si fiondò all'interno della stanza. Io ne rimasi fuori, quella gioia poteva essere mia solo osservata da lontano. Capivo cosa stava provando Castiel, ma la sua gioia potevo solo immaginarla; per trattenere le lacrime che in quel momento potevano essere solo di gioia e d'amore, guardai fuori dalla finestra. Mentre Castiel riabbracciava i suoi genitori, il cielo, coperto di nuvole bianche, realizzò il mio sogno natalizio. La neve coronava perfettamente quel momento.
Quando uscimmo dall'ospedale, mano nella mano e con la neve alle caviglie, Castiel mi attrasse a sé, stringendomi tra le braccia. Continuava a nevicare.
Mi guardò, con gli occhi rossi e gonfi, ma realmente straripanti d'amore; si avvicinò alle mie labbra e le toccò dolcemente con le sue.
Stringendomi più forte, appoggiando la fronte alla mia, sospirò.
"Ti amo Kensi.
Questo era veramente Natale.
Mi sentivo a casa.


Note dell'autrice:
Salve! Chiedo venia della grande assenza dal sito, dove tipo ogni mia storia è stata lasciata lentamente morire (o forse qui ho solo questa in corso, non ne sono sicura...). Ultimamente è stato periodo di magra, l'ispirazione non veniva e cercavo di concentrarmi di più sulle storie che ho attive su wattpad, dove potete trovarmi sempre sotto lo stesso nickanme.
Non so se questa storia qui è seguita come su appunto, wattpad, ma mi sembra più che giusto aggiornare anche qui, perciò vi pubblico ora i tre capitoli che ho scritto nel mio periodo di assenza (da 7 a 9). Spero che coloro che seguono la storia possano essere soddisfatti di questo maxi aggiornamento.
Baci
Ino
  
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