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Autore: Poseidon longsee    06/10/2016    0 recensioni
In questa storia ho provato a narrare di quanto può essere dura una rottura all'apparenza illogica e dei gesti estremi a cui può portare. Analizzando i fatti di cronaca sempre più frequenti ho deciso di provare a comunicare un messaggio attraverso queste parole. Oltre a tutto questo però spero che la storia vi piaccia e che vogliate lasciare una piccola recensione in ogni caso
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Universitario
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“Congratulazioni, il suo esame è stato impeccabile, si è meritato il suo trenta!” Per fortuna gli esami, almeno per questo semestre, sono finiti mi dico esultando per aver terminato con largo anticipo tutti gli esami del quarto anno di medicina. Appena esco dall’aula vengo assalito dalle mie due migliori amiche “Com’è andata?” mi chiedono quasi in contemporanea “Ho preso trenta grazie a Dio, non ne potevo più, ora voglio solo passare un mese a fare il nulla più assoluto” rispondo con un sospiro stanco e soddisfatto assieme. Usciamo insieme dall’università di medicina e noto subito il mio fidanzato ad aspettarmi, senza pensarci due volte corro verso di lui per festeggiare ma mi blocco appena noto la sua faccia tesa e nervosa. I miei sospetti diventano realtà quando mi dice “Dobbiamo parlare” annuisco soltanto prima di fare cenno a Federica e Giuliana di aspettarmi e seguirlo. Ci fermiamo nel parco antistante alla facoltà, tuttavia passa qualche minuto prima che Federico si decida a parlare “Credo che dovremmo prenderci una pausa” esordisce con voce tremante “Credo di esser ancora innamorato di Elena e ho bisogno di pensare” rimango in silenzio con lo sguardo sconcertato per qualche attimo realizzando quello che mi è stato appena detto prima di esplodere “Allora è così?” gli chiedo urlando “E io cos’ero? Un passatempo? Una distrazione? Fottiti Federico, non ho intenzione di aspettare che tu decida se preferisci venire a letto con me o con lei! Vuoi una pausa? Ben, ti accontento! Ma sappi che se cambierai idea io non sarò qui ad aspettarti!” gli urlo cercando di trattenere le lacrime “Matte ti prego…ascoltami” mi supplica, ma non gli lascio il tempo di finire la frase che mi volto, asciugando le lacrime con stizza prima di andarmene con passo deciso. Liquido con un brusco “Chiedetelo a lui” la curiosità delle mie due migliori amiche continuando imperioso la mia marcia verso la macchina; prima di tornare a casa però faccio il tour di tutti i supermercati della zona per rifornirmi di alcolici e gelato  acquistando almeno un centinaio di bottiglie di liquori di tutti i tipi. Appena finisco mdi sistemare a spesa metto sul tavolo in soggiorno una decina di bottiglie e stappo la prima accendendo la Tv lasciando che il suo rumore riempia la stanza. Ho appena aperto la terza, o forse la quarta, bottiglia quando il telefono inizia a suonare per via delle chiamate della famiglia per sapere del mio esame, con la pochissima forza di volontà rimasta registro un nuovo messaggio per la segreteria telefonica dove dico di aver preso il massimo e di non preoccuparsi se non rispondo perché voglio riposarmi e recuperare sia il sonno perduto che le serie tv che ho lasciato indietro per studiare; abbastanza soddisfatto del risultato finale mi lascio cadere nuovamente sul divano aprendo anche la vaschetta del gelato caso mai più tardi mi venisse fame poi mi lascio cadere nell’oblio. Il primo vero sprazzo di lucidità mi arriva quella che il mio telefono mi dice essere una settimana e mezzo dopo il giorno dell’esame, dalla mia posizione scomposta riesco a vedere un consistente cumulo di bottiglie vuote nell’angolo più lontano della stanza, mi prendo un minuti per mettere a fuoco chiaramente ciò che vedo e la realizzazione mi colpisce come un lampo: per terra ci sono come minimo una ventina di bottiglie di alcolici vuote! Mi alzo di scatto ormai quasi cosciente di me e comprendo che c’è un incredibile puzza di chiuso perciò apro immediatamente per poi andare a fare una doccia decidendo di ovviare al problema spazzatura in seguito, dopo la doccia mi dedico a delle pulizie generali prima di occuparmi delle bottiglie. Un’ora dopo sono in ginocchio a mettere le bottiglie in un sacco stupendomi continuamente del loro numero quando una di esse mi scivola dalle mani infrangendosi sul pavimento, resto ad osservare i cocci stupito fino a quando non mi accorgo che a terra, insieme al sangue, c’è una goccia di sangue; osservo incantato le gocce accumularsi davanti a me: una, due, tre, quattro, cinque, sei, guardando la macchia vermiglia allargarsi mi sento finalmente in pace per la prima volta da quando ho lasciato Federico. Rimango interdetto quando il sangue si ferma così mi alzo, meccanicamente, senza pensare e mi dirigo a prender straccio, scopa e paletta per pulire. Una volta pulito tutto e buttate le bottiglie torno in cucina e apro il cassetto dei coltelli indeciso; rimango li, davanti al cassetto aperto, per un tempo imprecisato fino a che, più per curiosità che altro, afferro quello che ho sempre considerato il mio preferito e, con un gesto fulmineo, lo passo sul braccio lasciando una scia rossa lunga cinque o sei centimetri. E di nuovo, appena il sangue ricomincia a uscire, mi sento bene, in pace e sereno; stranamente felice della mia nuova scoperta torno sul divano, accendo la Tv, apro un’altra bottiglia e aggiungo un altro taglio, parallelo al primo sul braccio per poi iniziare a guardare la televisione con il sorriso sulle labbra e il sangue che lentamente m’inzuppa la maglia. Le settimane passano in una collaudata monotonia: il mattino mi alzo, faccio colazione e lascio il primo taglio della giornata, un giorno a desta e quello dopo a sinistra, il resto della giornata lo passo in relativa normalità, esco a fare la spesa quando strettamente necessario, leggo, pulisco, disegno e faccio ciò che preferisco; ci sono dei momenti però in cui torno a piangere per Federico, quei momenti sono quelli in cui le mie braccia diventano più rosse e la mia gola brucia di più ma sono orgoglioso di dire che sono sempre meno frequenti. Dopo uno sfogo particolarmente intenso mi accorgo che ho un messaggio in segreteria, con le braccia gocciolanti schiaccio il pulsante e il messaggio parte: “Matte, tesoro, puoi rispondermi? Sono preoccupata per te, anche Giuli lo è ma sai come divento iperapprensiva quando non mi si risponde al telefono. Ragionando a mente fredda so che ti starai riprendendo, magari ora sei sdraiato sul divano a mangiare gelato e bere un alcolico indefinito tra Vodka e Gin, ma la mia fantasia vince tre a uno sulla logica nella mia mente e le immagini di te che ti autodistruggi facendoti ricoprire dalle feci dei gatti stanno affollando la mia mente da giorni, so che è assurdo, visto che non hai gatti, del resto non è che sfondarsi di gelato e alcol sia meglio ma mi fa sentire meno in ansia dello sterco di gatto. Comunque, tes, per cortesia rispondi alle mie chiamate, ho bisogno di sentirti, anzi abbiamo, perché tu hai di sicuro bisogno di cambiare aria, di ricordarti che hai ancora un sacco di persone che ti vogliono bene e non vogliono vederti soffrire. Ti voglio bene Matteo e non ce la faccio a vederti così, neanche mandare messaggi minatori a quello stronzo fedifrago mi consola più. Era mio amico e non posso credere che abbai fatto una cosa del genere proprio a te. Sei l’ultima persona al mondo che merita un trattamento simile. Ora devo andare, ricorda che se hai bisogno di me io ci sarò sempre, non esitare a chiamarmi a qualsiasi ora. Non credo sentirai la mia mancanza perché alla prossima pausa ti chiamerò di nuovo e non mi importa se sarà un’altra chiamata a vuoto, l’importante  è che tu sappia che ti vogliamo bene ne che quando vorrai ci saremo. Comunque io e Giuli abbiamo deciso di venire a trovarti domani nel pomeriggio, ciao” Incoraggiato, e leggermente divertito, dal messaggio, che mi è stato lasciato ieri, decido di liberarmi della nuova pila di bottiglie vuote e di pulire un po’ la casa per occupare il tempo. Dopo aver fatto anche la spesa, per lo più gelato e patatine ma poco importa, e aver messo tutto in ordine osservo soddisfatto l’orologio che mi dice che ho ancora almeno un’ora prima dell’arrivo delle mie ospiti così approfitto del tempo rimasto per darmi una sciacquata e cambiarmi. Ho appena messo la maglia che sento il campanello di casa suonare, apro sorridendo lasciando piuttosto passivamente che mi occupino casa. “Sinceramente pensavo peggio” dice Giuliana con aria soddisfatta lasciandosi cadere sul divano “Abbiamo portato le schifezze da mangiare” aggiunge Federica visibilmente sollevata dal non trovare nulla di apocalittico al pari di quello che si era immaginata, sentendomi osservato, prendo una bottiglia di Assenzio dalla credenza cercando di mostrare disinvoltura “Va tutto bene, nei limiti del possibile certo, ma come vedete, mi sono preso cura di me stesso” dico loro divertito da tanta apprensione e ancora con la sgradevole sensazione di essere osservato “Che cosa sono quelle?” mi chiede Giuliana a bruciapelo fissando il suo sguardo sulle mie braccia “Quelle cosa?” chiedo sperando di evitare l’argomento mentre anche Federica si accorge della ragnatela più o meno rossa delle cicatrici sulle mie braccia “Quelle”, risponde con tono severo Giuliana senza staccare lo sguardo dal mio braccio “Dimmi che non sono quello che sembrano” mi chiede in coda Federica che ora ha gli occhi lucidi ed una mano davanti alla bocca. Non rispondo alle loro domande lasciando che sia il silenzio a farlo per me “Cristo Matte!” urla a un certo punto Federica “Non ha senso, hai sempre detto che farsi del male è segno di viltà! Perché lo hai fatto?” mi chiede sempre urlando e anche questa volta preferisco non rispondere non sapendo come giustificarmi “Dimmi che almeno non lo hai fatto per lui” mi chiede Giuliana con voce tanto fredda da sembrare ghiaccio, come risposta abbasso la testa per non lasciare che si vedano le lacrime che minacciano di uscire senza controllo “Bene” riprende con tono più morbido ma non meno autoritario “Tu domani muovi il culo e vieni in università, ricominci a seguire i corsi, tutto pur di non rimanere di nuovo solo tutto il giorno a casa, sono stata sufficientemente chiara?” chiede con tono professionale “Cristallina avvocato” rispondo abbozzando un mezzo sorriso “E adesso usciamo, nessuna scusa, su su Matte vai a vestirti” mi incita Federica visibilmente rincuorata dalla mia risposta.  Passiamo il pomeriggio tra il cinema e i negozi, verso sera invece andiamo tutti insieme nella mia pizzeria preferita; per la prima volta in un mese mi trovo a ridere di gusto, senza pensare ad altro tranne che a godermi il momento, al momento dei saluti ripeto le promesse fatte a casa ribadendo che il giorno dopo sarei passato dall’università per un saluto. Apro il cancello di casa con ancora in mente le immagini della giornata appena trascorsa, mi dirigo tranquillamente verso il portone della scala quando sento qualcuno afferrarmi da dietro, provo ad urlare ma una mano messa davanti alla mia bocca me lo impedisce, cerco inutilmente di liberarmi la presa è troppo ferrea. La situazione cambia però quando l’aggressore sconosciuto mi preme contro i bidoni della raccolta differenziata, sento il rumore di una zip line aprirsi e poco dopo qualcosa di duro viene premuto contro le mie natiche; capisco subito che ha intenzione di stuprarmi e, con la forza della disperazione, sferro un calcio alla cieca, sperando di colpire le parti basse dello sconosciuto, un rantolo di dolore mi conferma di aver fatto centro e così, giratomi di scatto lo colpisco tre volte: la prima con un calcio al fianco, la seconda con un pugno allo zigomo e la terza con una ginocchiata tra le costole che lo manda al tappeto. Senza guardarmi indietro corro in casa e chiudo la porta a doppia mandata, nel panico chiamo Giorgia che mi risponde dopo appena due squilli, appena sento la sua voce inizio a raccontarle tutto: la rabbia e l’angoscia per la rottura con Federico, la settimana di vuoto, di come ho iniziato a tagliarmi e perché ho continuato, di oggi e di quanto mi sono divertito e del terribile ritorno a casa. Alla fine della storia mi sento incredibilmente più leggero e conoscendola non mi stupisco del silenzio che segue la mia narrazione anche se ne percepisco la rabbia nascosta e non mi sorprendo neanche quando la telefonata si interrompe senza una risposta; tranquillamente mi alzo e vado a dormire certo che Giorgia non si sia persa una lettera di quello che ho detto. La mattina dopo aver fatto colazione rimango venti minuti buoni davanti all’armadio indeciso su cosa mettermi, alla fine punto sul mio abbinamento preferito: scarpe alte con le saette sui lati, jeans azzurro chiaro, maglia turchese con le ali bianche sulla schiena e il parka blu lungo fino a metà polpaccio. Esco nell’aria fredda dell’inverno guardando con apprensione dove la sera prima ho lasciato il corpo semi svenuto del mio aggressore e inforco la mia moto partendo a massima velocità verso l’università. Al mio arrivo noto immediatamente un’insolita schiera di studenti nel cortile dell’università, incuriosito mi avvicino fino a portarmi in prima fila, tuttavia non sono per nulla preparato alla scena a cui assisto. Federica, impeccabile nel suo abito da cocktail rosso con tanto di tacchi e giacca abbinati e i boccoli fatti di fresco, affiancata da Giuliana, altrettanto perfetta nella sua maglia azzurra sfumata nel bianco i pantaloni a sigaretta blu ghiaccio e i tacchi di vernice azzurri, a sua volta di fianco a Giorgia nella sua tenuta all black, dalla maglia passando per i pantaloni e gli stivali fino ad arrivare alla giacca in pelle lunga, che sbarrano la strada ad un Elena versione marmellata di prugne schifosamente appiccicata a Federico, bellissimo nel suo abbinamento oro e nero. “Posso sapere cosa sta succedendo di grazia?” chiedo alando un sopracciglio in modo allusivo, alla mia domanda ottengo una serie di voci urlanti che si sovrappongono in maniera fastidiosa “Ora basta!” urlo per riottenere il silenzio “Molto bene” aggiungo dopo che tutti i presenti si sono zittiti “Ma come osi frocetto impertinente!” mi sbraita contro Elena ì, decido di ignorarla rivolgendomi a Federico “Pensi di potermi dare una risposta?” gli chiedo speranzoso, ma l’unica cosa che ottengo è uno sguardo vitreo degno di un pesce morto quindi rivolgo la mia attenzione a Giorgia “Almeno tu sai dirmi che cosa è successo, obbiettivamente?” le chiedo fiducioso che, da brava studentessa di filosofia, mi dia una risposta decente “Come vuoi” mi risponde lanciando un’occhiataccia ad Elena che stava per aprir bocca “In realtà il tutto è cominciato in modo alquanto banale: Federico, vedendoci arrivare, ci ha chiesto se sapevamo come stavi, ovviamente l’unica ed unanime risposta è stata vaffanculo, dopo di che è arrivata Elena starnazzando qualcosa sull’esser stata abbandonata per poi iniziare a lanciare frecciatine sul fatto che tu non ti fossi più fatto vedere ecc” “Non mi sono più fatto vedere perché me lo sono potuto permettere avendo finito gli esami un mese e mezzo prima degli altri” chiarisco piccato “Tze dattene meno frocetto, soprattutto dopo quello che hai fatto ieri” mi risponde acida ghignando; al suo commento mi irrigidisco sentendo il sangue defluire verso i piedi, Giorgia si porta subito davanti a me con espressione infuriata mentre gli altri mi guardano con aria confusa “Hahahaha loro con lo sanno?” chiede divertita Elena “Cosa c’è, non vai fiero di quello che hai fatto? In effetti non vedo come potresti, trattare in maniera tanto orribile il mio regalo, davvero da maleducati, no?” mi chiede fintamente dispiaciuta “Tu…io…non…perché?” chiedo balbettando “Perché te lo saresti meritato frocio schifoso che non sei altro” mi risponde con odio “Cosa si sarebbe meritato?” chiede Giuliana confusa “Tu” ringhia invece Giorgia “Tu lurida puttana schifosa, come hai osato?” chiede sempre più arrabbiata “Se lo…” inizia a dire Elena, venendo interrotta però dallo schiaffo di Giorgia “Come hai osato mandare quel tipo bavoso sotto casa sua per stuprarlo? Ringrazia Dio che se le è prese altrimenti adesso saresti solo un cadavere” le ringhia contro infuriata “Ora basta” dico con aria afflitta “Me ne vado, venire qui è stata una pessima idea” aggiungo prima di voltarmi e fuggire verso il parcheggio. Ad un certo punto mi sento afferrare pe la manica e mi volto di scatto trovandomi Federico davanti agli occhi “Aspetta” mi chiede ansimando “Come… come è successo?” “Non voglio parlarne, men che meno con te!” gli rispondo alzando la voce cercando anche di liberare il braccio “No, aspetta, lascia che ti spieghi” mi implora “Non voglio, lasciami stare” gli chiedo di nuovo sull’orlo delle lacrime ma lui tira di nuovo la manica del parka sfilandomelo ed esponendo il braccio ancora rosso per via dei tagli che mi sono fatto questa notte prima di dormire. Lo vedo impallidire mentre realizza cosa vogliono dire quei segni così numerosi e fittamente sovrapposti, approfitto del momento per liberarmi della sua presa e tornare a casa. Appena arrivato mi lascio scivolare contro il muro lasciando alle lacrime la libertà di uscire a loro piacimento, dopo averle esaurite vado in cucina a prendere il gelato nell’attesa di una prevedibile visita di gruppo. Puntuali in modo inquietante un’ora esatta dopo Federica, Giuliana e Giorgia entrano nel mio appartamento con aria decisamente infuriata; prima che possano aprire bocca però le anticipo iniziando a raccontare per filo e per segno la serata precedente da quando le ho salutate a quando ho chiamato Giorgia. Una volta soddisfatta la loro più che legittima curiosità ci sediamo in silenzio a guardare le repliche di Orange is the new black fino a sera inoltrata quando, insieme come sono arrivate, se ne vanno. Con calma metto a lavare i cucchiai e ripongo il gelato in frizer ho appena tolto la maglia per coricarmi quando sento suonare il campanello, con passo lento mi avvio per aprire trovandomi davanti Federico, prima che possa dire o fare alcun che mi anticipa co  le lacrime agli occhi “Perché ti sei tagliato così?” “Per te” rispondo stanco di mentire con lo sguardo basso “Mi dispiace” sussurra facendo un impercettibile passo avanti “Lo so” rispondo alzando lo sguardo nel suo trovandolo vicinissimo “Perché sei tornato con lei?” chiedo sull’orlo della disperazione “Volevo proteggerti, aveva minacciato di mandare un gruppo di ex criminali a stuprarti se non fossi tornato con lei” confessa con voce rotta “Ma lo ha fatto lo stesso” gli ricordo “Mi dispiace” “Lo so”. I nostri volti sono vicinissimi, tanto da far mescolare i nostri fiati “ Vuoi entrare?” chiedo allontanandomi di un passo “Grazie” risponde chiudendosi la porta alle spalle; ci sediamo sul divano parlando di come abbiamo passo questo mese, per tutto il mio racconto il suo volto va rabbuiandosi fino a quando mi chiede “Perché non sei venuto a chiedere spiegazioni, ad urlare, imprecare; perché ti sei accanito contro te stesso così?” “Perché lasciarsi andare è più facile che affrontare i problemi” rispondo con un sospiro pesante “Promettimi che non lo farai più” mi chiede prendendomi il mento e girandomi verso di lui “Te lo prometto” dico in un sussurro “Ti amo” mi dice sorridendo e avvicinandosi un poco “Anche io” gli rispondo prima di congiungere le nostre labbra. Ci separiamo dopo un istante e Federico si alza per poi tendermi una mano e dirmi “Vieni su, andiamo a dormire” “Io non so se, se sia una buona idea ecco; sai dopo ieri l’idea di dormire con qualcuno non mi entusiasma più tanto, scusa” gli dico in un sussurro ma lui sorride, con quel suo sorriso caldo e rassicurante che mi ha fatto innamorare prime di dirmi “Ti giuro che non farò nulla, voglio solo dormire con te” “Va bene” cedo alla fine “Ma per favore non provare a fare nulla” gli chiedo ancora ottenendo solo un sorriso in risposta. Poco dopo, avvolti nel calore delle coperte l’ultima immagine che vedo prima di cedere al sonno è il viso sereno dell’uomo che amo di più al mondo pensando che nonostante tutto sono posso essere felice.
 
NOTE DELL’AUTORE:
Salve popolo di efp, sono tornato con un piccolo esperimento; in questa ff infatti ho provato a mischiare angst e fluff, io credo di esserci riuscito ma confido in voi che avete più esperienza di me per un giudizio sincero ed obbiettivo. Ringrazio come sempre le mie due care amiche truzzi_chan ed artemidebluemoon che mi sopportano e mi sostengono tutti i giorni. Qualsiasi tipo di recensione è sempre bene accetta, spero che il testo vi piaciuto e vi do appuntamento alla prossima ff! 
   
 
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