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Autore: ffuumei    07/10/2016    3 recensioni
ChanBaek, HunHan, KaiSoo, TaoRis, SuLay, XiuChen
"Come faccio a crederti?"
Si era chinato su di lui, ad un soffio dalle sue labbra.
"Ciò che ci unisce va oltre la logica, oltre la concezione umana. È qualcosa di più profondo persino di un legame di sangue. Lo senti."
Non era una domanda. Non aveva ragione di esserlo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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W h a t  C o m e s  B e f o r e
「 A c t  F i r s t 」
                                                                                                             
 
 
 
 
 
Un altro passo.
Yifan pensa e intanto avanza, con la lentezza misurata di chi, in fondo, sa già cosa fare.
Un solo, piccolo passo.
Mette il piede avvolto dalle scarpe firmate sul cornicione e guarda giù, oltre la punta di esse, oltre la fine del sottile strato solido che lo separa dal vuoto.
Un ultimo passo.
Yifan pensa a tutti quelli che, prima di lui, avranno avuto la stessa vista mozzafiato davanti ai loro occhi, ma non lo stesso suo coraggio. Pensa a tutti quelli che pensano, che pensano ma non fanno, non faranno mai. Yifan, invece, sa già cosa fare. Sa che lo farà.
Dopo, sarò libero?
 
Jongdae piange in silenzio, con il freddo di Berlino che attraversa persino il suo spesso piumone e gli si insinua dentro i vestiti, fino all'interno delle ossa.
Piange e trema, senza emettere un suono. Le sue azioni esistono, ma potrebbero anche essere unicamente frutto dell'immaginazione. Dopotutto, nessuno ne è testimone tranne lui stesso.
"Perché?" sussurra al buio, con le labbra premute contro il cuscino intriso di lacrime. "Perché te ne sei andato anche tu?"
 
C'è un posto in cui Junmyeon ama andare ed è un posto a cui non rinuncerebbe mai, per niente e nessuno.
Il mare. Junmyeon ama le onde, ama il placido soffio della brezza tra i suoi folti capelli e il profumo della salsedine che apre le narici e si espande nella gabbia toracica.
Sembra aria nuova, aria diversa. L'aria di mare, per Junmyeon, sa di rinascita e di vita. Di vita vera.
Ma lo Yunnan non è una regione marittima. Junmyeon il mare lo vede solo in tv, nei documentari, nelle foto, nei vecchi video che faceva quando ancora abitava a Marsiglia. Se avesse potuto, oh, se solo avesse potuto restare là e non trasferirsi.
Ma la sua famiglia ha radici in Cina nonostante il loro nome sia coreano, i suoi genitori hanno insistito fino a fargli salire la bile in gola e Junmyeon non ha potuto far altro se non seguirli.
In ogni caso, lo Yunnan non si è rivelato così terribile come ha pensato all'inizio. Lo Yunnan ha qualcosa, qualcosa di diverso, qualcosa di particolare. Sembra un segreto, quel genere di misteri che Junmyeon si sarebbe impegnato a risolvere e non avrebbe abbandonato per nulla al mondo. Nemmeno per il mare, nemmeno per Marsiglia, nemmeno per la vita intera che si è lasciato alle spalle con il trasferimento.
L'attrazione è troppo forte.
 
Oggi è un giorno speciale, sai?
Luhan cammina con decisione lungo i corridoi dell'istituto, con il nasino all'insù e un sorriso determinato sulle labbra.
Oggi è il giorno in cui farò amicizia con qualcuno e finalmente non sarò più solo.
Accanto a lui ci sono gruppi di amici, ragazzi e ragazze, che chiacchierano e parlano e ridono e scherzano e Luhan continua a camminare, guardandosi intorno.
Oh, e non mi guardare così. So benissimo che dico quella frase da mesi e mesi, ma oggi... oggi succederà davvero.
Decide di fermarsi alla mensa della scuola e prende posto ad un tavolino, uno di quelli mediamente centrali nell'ampia stanza. Lentamente, gli studenti sciamano all'interno e si siedono, pranzando insieme.
Luhan si guarda intorno e aspetta, sorridendo tra sé e sé, tenendo il capo alzato perché sa che un viso limpido e aperto ha più possibilità di uno chiuso, scuro, triste.
Guarda, guarda! Fra poco qualcuno mi chiederà se può sedersi al mio tavolo e io annuirò. Sarò felice. Non mi sentirò più solo.
Ma non accade nulla, esattamente come nei mesi precedenti. Tutti trovano posto e compagnia, mentre Luhan resta solo, in un tavolo troppo grande per un ragazzo senza amici.
Oh.
Il suo sorriso, lentamente, si spegne.
Forse avevi ragione tu, sai?
 
Il vento gli scompiglia i capelli e sotto di lui, nel nulla, riecheggiano i suoni di una città troppo caotica per accorgersi dei complessi interiori di un ragazzino di diciannove anni.
Yifan ha tutto e lo stesso fatto di non sentire mancanze di alcun tipo costituisce il fulcro del problema. Barcellona è grande e caotica, le persone sono socievoli e sempre piene di cose da dire, da fare, da programmare. Yifan è fermo immobile e osserva tutto dall'alto del grattacielo. La gente che sciama senza sosta lungo le strade, le auto, i pullman, i clacson, i negozi. Tutto si muove ma lui è fermo, immobile, estraneo alla vita che scorre proprio sotto di lui.
 
La vita di Chanyeol è un completo disastro. Chanyeol stesso è un completo disastro, dal momento in cui si sveglia a quello in cui si abbandona ad un sonno tormentato, dal momento in cui si guarda allo specchio e osserva i suoi capelli in perfetto disordine a quando, a scuola, tutti ridono di lui.
Chanyeol ha quasi diciotto anni e sente dentro di sé la rabbia, una rabbia esplosiva.
Per cosa? Ogni singola, minima cosa. Dal suo ultimo posto nelle graduatorie scolastiche ai suoi genitori che continuano a ricordargli quanto sia inutile, sbadato, stupido, testardo, una delusione, un ragazzo inutile, un buono a nulla, per giunta gay.
Cammina nei corridoi e i suoi compagni ridono di lui, ridono della sua altezza fuori dalla norma, ridono dei suoi vestiti trasandati, ridono delle sue orecchie, ridono delle sue occhiaie, ridono dei suoi pessimi risultati ai test. Ridono e dicono che lo bocceranno, dicono che è stupido, dicono che piazzarsi ultimo è una vergogna, un disonore.
 
Un tuono squarcia il silenzio e avvolge la stanza buia di Jongdae con la luce accecante del lampo che lo precede.
Jongdae ama i temporali, la pioggia, il cielo inquieto e carico di quei sentimenti che lui si tiene dentro, quasi gelosamente, da tutta la vita.
Rabbia, rancore, insoddisfazione, tristezza, inquietudine, paura. Profondo senso di vuoto. Una voragine immensa scavata nel petto giorno dopo giorno da una forza devastante, a cui non ha potuto opporsi.
Al primo tuono ne segue un altro ed un altro ed un altro ancora e Jongdae si alza, si aggiusta i ricci ribelli con le dita intorpidite, cammina a piedi nudi sul freddo parquet della sua stanza e raggiunge l'ampia finestra.
Fuori, gocce di pioggia si scontrano, amare, con il vetro, mentre il cielo urla tutto ciò che Jongdae non sa dire.
 
Sente il fiato che lo abbandona ad ogni passo, i muscoli che cedono per lo sforzo eccessivo a cui li sta sottoponendo, i polmoni che bruciano, le giunture tra le ossa immobilizzate, la paura che monta dentro di sé.
Eppure, tutto questo dovrebbe essere normale.
Kyungsoo scappa da tutta la vita. Per tutta la vita non ha fatto altro che fuggire, fuggire, fuggire. Fuggire dai ragazzi più grandi che se la prendono con lui per puro divertimento, perché Kyungsoo è piccolo e magrolino e indifeso e una facile preda da attaccare e divorare senza rimorso. Fuggire dagli incubi che lo tormentano ogni notte, ogni qualvolta chiude gli occhi e si abbandona al sonno.
Oh, la vita di Kyungsoo è così difficile. Non sa distinguere la realtà dell'immaginazione. Non sa se ciò che imperversa di notte nella sua mente sia la verità o il frutto di una sua malata e inquietante fantasia.
 
Luhan prende il suo pranzo e si trascina fuori dalla mensa, perché a restare solo lì sente di farsi pena da solo, e va sul terrazzo della scuola. Non ha più fame. Abbandona il vassoio sul muretto e si siede lì accanto con un agile balzo. Le sue gambe penzolano ritmicamente nel vuoto e sotto di lui, nel giardino dell'istituto, passeggiano mano nella mano coppiette talmente carine che Luhan sente un improvviso vuoto allo stomaco. Non è la fame.
Lo so, lo so, devo smettere di essere invidioso. Devo smettere di guardarmi intorno. Non ci sarà mai nessuno che vorrà conoscermi. Edimburgo non è il mio posto. Non ci sarà mai nessuno che riempirà il vuoto che sento.
Luhan piange, si asciuga le lacrime con il polsino della camicia della divisa.
Resterò solo per sempre, vero? Continuerò a parlare da solo come se mi stessi rivolgendo a qualcuno per sempre, vero?
 
Kyungsoo si accascia contro il muro di un vicolo cieco, stremato. Sa di essere in trappola, sa che da lì non può più scappare da nessuna parte.
Si asciuga con la manica logora della felpa scura le gocce di sudore che imperlano il suo viso contratto in una smorfia sofferente. Nella testa, una serie di immagini si susseguono una dopo l'altra, senza logica, senza sosta. Kyungsoo si accartoccia su sé stesso come un foglietto di carta spazzato dal vento e si prende il capo tra le mani, stringe le dita alla cute, i denti si conficcano nella carne delle sue labbra piene.
Volti sconosciuti appaiono nell'oblio oscuro del suo subconscio e sangue e rosso cremisi dominano la scena struggente di cui è costretto a fare da testimone. Urla, urla disperate di chi non ha più nulla a cui aggrapparsi riecheggiano nelle sue orecchie e non serve a niente tapparle con le mani, scuotere la testa, crollare a terra.
Kyungsoo sente la disperazione di quelle persone come se la stesse provando sulla sua pelle. I passi di chi lo sta seguendo si fanno sempre più vicini, li sente, sente le loro risate.
Non posso continuare così. Non posso stare qui, non posso sopportare tutto questo. Devo andarmene dal Colorado. Voglio andarmene. Voglio sparire. Voglio-
 
Chanyeol stringe i denti e sente la rabbia montare dentro di sé come un incendio ardente. La percepisce come se non fosse parte di sé, come se potesse generarla ma non controllarla. La sua rabbia è come il fuoco e Chanyeol aspetta solo il momento in cui l'incendio divamperà, distruggendo tutto ciò che lo circonda e lui stesso.
Ci deve essere un altro modo, devo trovare un modo, sto solo brancolando nel buio dei miei sentimenti. Dov'è la luce? Dov'è quel bagliore sul fondo del tunnel?
 
Yifan è sempre stato uno studente modello, ricco e bello da mozzare il fiato, perfetto agli occhi di tutti, ma irrimediabilmente solo e insignificante ai suoi. Perché quando si ha tutto, quando non manca niente, quando i legami con le persone sono così effimeri e labili ed unicamente attratti dalle cose che possiedi, a te cosa resta? Tu, tu chi sei davvero?
Io...
Yifan chiude gli occhi. Prende un profondo respiro. Sente l'aria che riempie i suoi polmoni, alveolo dopo alveolo, cellula dopo cellula. Assapora quel momento come l'ultima fetta di un dolce.
Mentre il sole al tramonto si riflette nei suoi occhi spenti, un sorriso amaro colora le sue labbra pallide e il nulla avvolge ogni parte di lui, lasciandolo precipitare oltre il cornicione, nel vuoto.
Da quel momento in poi, solo buio.










Okay. Non so bene cosa sia questa storia- a dire il vero più che una storia mi sembra il delirio di un pazzo ma no, non sono ancora impazzita, avevo solo 39 di febbre quando mi sono messa a scriverla e- beh, mi sembrava scortese nei confronti di questa cosa, lasciarla ad ammuffirsi nell'archivio, per cui... eccola qui.
Ci tenevo solo a precisare che ho già finito di scriverla, dunque gli aggiornamenti li farò regolaremente ogni settimana. Per qualsiasi dubbio, spiegazione, qualsiasi cosa, just ask and I'll answer.
Spero davvero che possa piacervi, fatemi sapere cosa ne pensate se vi va ;-;
  
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