Buon
compleanno, piccolo, grande Johnny. <3
Crazy little thing called love
C’era
una volta un bambino di nome John Lennon che non sapeva cosa fosse l’amore.
E come
biasimarlo? La vita non gli aveva riservato molti esempi validi.
Una
volta iniziata la scuola, tutti i suoi compagni avevano le loro mamme che li
aspettavano all’uscita da scuola e li accoglievano sempre con un abbraccio e un
bacio sulla guancia. Lui non aveva mai avuto nulla di tutto ciò.
Ecco
perché aveva deciso di chiedere spiegazioni direttamente ai suoi amici.
“La
mamma fa così perché ci vuole bene.”
La
risposta era davvero troppo semplice per John e quando lui aveva insistito per
capire meglio, i suoi amici non avevano saputo cos’altro aggiungere.
Deciso a
comprendere appieno il significato di quei gesti, John pensò di chiedere
all’unica persona che si occupasse di lui e che fosse la cosa più vicina a una
madre.
“Voler
bene significa amare.” rispose zia Mimi, rimboccandogli le coperte.
“E cosa
vuol dire amare?”
“Amare?
È quando una persona ti interessa così tanto che desideri che stia sempre bene.”
spiegò lei, sistemando l’orsacchiotto preferito di John sotto le coperte, “Per questo
motivo ti preoccupi per lei e cerchi di fare di tutto per renderla felice.”
“E
come?”
“Beh,
per esempio, ti assicuri che esca di casa ben coperta per non prendere freddo,
oppure le prepari la colazione tutte le mattine, o ancora le racconti una bella
storia della buonanotte prima di andare a dormire.”
Il
piccolo John ci pensò su un attimo, alzando gli occhi sul soffitto, e poi tornò
a guardare la zia.
“Zia, ma
è quello che fate tu e lo zio George per me.”
La zia
annuì dolcemente, dandogli un piccolo buffetto sul viso, “Esatto, John.”
“Significa
che mi amate?”
“Certo,
caro, certo.”
Il
bambino sorrise.
La
risposta della zia era molto strana, e lui non era sicuro che si trattasse solo
di questo. Se era vero che lei lo amava, perché allora non si comportava come
le altre mamme?
Tuttavia,
stretto al suo orsacchiotto preferito regalatogli dallo zio George e avvolto da
soffici e calde coperte ben sistemate da zia Mimi, John pensò che per il
momento la risposta della zia andasse più che bene.
Era
amato e questo bastava.
****
C’era
una volta un ragazzo di nome John Lennon che voleva capire cosa fosse davvero
l’amore.
Non che
non l’avesse mai provato. No, certo che no. Era stato un bambino che a modo suo
era stato amato.
Solo che
quell’amore non era mai stato abbastanza e ora, ora che John era cresciuto, lui
cercava qualcosa di più. Sentiva di avere così tanto spazio per l’amore, dentro
di sé, che desiderava trovarlo più di qualunque altra cosa al mondo.
Cercava
un amore che avrebbe dato un senso alla sua vita, finalmente. E nei suoi primi sedici
anni aveva imparato che non era una cosa semplice. Non era facile trovarlo né
capirlo. Sapeva con certezza però cosa non fosse amore. Non lo erano le ragazzine che si erano susseguite negli ultimi anni, affermando
di struggersi d’amore per lui, facendo qualunque cosa John chiedesse loro. Né
tanto meno lo erano le anonime pollastrelle che rimorchiava ad ogni festa, facendo loro due moine e con cui si appartava
per raggiungere un piccolo angolo di Paradiso.
Certo,
non disprezzava quando questo accadeva. Tuttavia in questa scombussolata fase
della sua vita, sapeva che l’amore fosse ben altra cosa. Il problema era capire
di cosa si trattasse.
Chiedere
a Mimi era fuori luogo, non avrebbe mai e poi mai parlato con lei di queste
cose. Non ora, perlomeno. John aveva il timore che sarebbero stati entrambi a
disagio, e che di conseguenza il discorso non avrebbe portato nient’altro che
ulteriore confusione nella sua giovane mente.
L’unica
persona a cui potesse affidarsi per una questione tanto delicata era la stessa
che in quel momento gli stava insegnando a
suonare il banjo.
“L’amore?
È tutto ciò di cui hai bisogno, no?” gli disse Julia, sorridendo felice.
“Ma come
fai a capire quando lo trovi?”
“Beh…”
iniziò Julia, pensierosa solo per un istante, “Lo capisci perché all’improvviso
tremi tutto e non riesci più a stare fermo. E vorresti correre in un prato e
gridarlo a tutti perché il cuore è gonfio d’amore e non può contenere tutta
quella felicità.”
“Perché
ti rende felice?”
“Perché?
Ma devo insegnarti tutto io, John?” esclamò Julia, ridendo, “Perché quella sarà
la persona che vorrai accanto per il resto della tua vita, e forse non andrà
come tu desideri, ma in quel momento ti sembra tutto possibile, tanto che per
lei faresti qualsiasi cosa. Le dedicheresti la più sdolcinata delle serenate, la
prenderesti tra le tue braccia per non lasciarla più andare via, e le daresti
tutto quello che hai, davvero, fino al tuo ultimo centesimo per dimostrarle
quanto tu tenga a lei.”
John la
osservò curioso, affascinato di quanto quel discorso le fosse risultato così
facile da articolare. Forse perché lei ci era già passata? Lui sicuramente non
aveva mai provato nulla di più di un impulso che nasceva tra le sue gambe, ma
sua madre?
“Tu
l’hai trovato?” si ritrovò a chiederle, prima di potersi fermare.
Julia
batté le palpebre, sorpresa, prima di sorridergli tristemente e tornare al suo
banjo.
John non
riuscì a capire il comportamento della madre, anzi, lo mandò ancor più in
confusione riguardo i suoi dubbi sull’amore.
Ciò che
gli aveva detto Julia era sicuramente vero, ma l’amore poteva davvero essere solo
questo?
E
soprattutto, ora che John avrebbe dovuto avere le idee chiare, ora che avrebbe
dovuto sperimentarlo sulla propria pelle, ora come avrebbe fatto a
riconoscerlo?
****
C’era
una volta un giovane uomo di nome John Lennon che cercava l’amore.
Non
aveva idea di che forma dovesse avere, né quando sarebbe arrivato nella sua
vita, né cosa avrebbe dovuto provare lui al suo arrivo.
Non
sapeva nulla di tutto questo. Aveva sentito qualunque cosa sull’amore, aveva
chiesto spiegazioni ad amici, familiari, aveva ascoltato le più grandi canzoni
d’amore dei suoi artisti preferiti. Elvis, lui era un maledetto dio dell’amore,
giusto? Eppure nelle sue canzoni John non era mai riuscito a trovare una
risposta.
Aveva
provato lui stesso a scrivere dell’amore, con piccole poesie e stupide canzoni
che gli sembravano ora così insignificanti.
Sentiva
di avere la risposta a portata di mano; era lì, proprio davanti a lui, ma come
fare a riconoscerla e finalmente afferrarla?
Era
maledettamente frustrante.
Tuttavia
aveva ancora una carta da giocare. Un’ultima persona a cui chiedere aiuto. Qualcuno
che era arrivato un po’ per caso nella sua vita, ma nonostante questo la sua
presenza era ora indispensabile per John.
Incredibile
come una persona che fino a pochi mesi prima era solo una sconosciuta, ora
fosse diventata così importante.
Se
qualcuno gli avesse chiesto di spiegare che cosa provasse John Lennon per Paul
McCartney, beh, quella era una domanda difficile tanto quanto quella a cui lui
da anni cercava una risposta.
L’unica
cosa di cui era certo era che si sentiva felice quando stava con Paul, quando,
come in quel momento, poteva stringerlo tra le sue braccia e passare la notte
intera a guardarlo mentre sonnecchiava serenamente con la testa sul suo petto.
Questa era l’unica cosa che riusciva a spiegare riguardo Paul.
Perciò
forse lui, lui che era sempre stato un sentimentale e si vantava di essere un
grande esperto dell’amore, al pari del dio Elvis, a quanto pareva, doveva conoscere
per forza la risposta alla domanda di John.
“Paul?”
lo chiamò, scuotendolo lievemente.
Paul
strinse le palpebre, borbottando un verso contrariato contro la pelle calda del
petto di John.
“Paul,
svegliati, devo chiederti una cosa.”
Controvoglia,
e imprecando sommessamente, Paul aprì gli occhi e sollevò appena il capo per
guardare John.
“Che
vuoi?”
“Cos’è
l’amore?”
Gli
occhi di Paul gli rimandarono un potente sguardo omicida, “Che domanda è questa?”
“E’ una
legittima curiosità.”
“Alle
due di notte?”
“Non
puoi invitare certe domande per l’ora del tè.” gli fece notare John, con tono
saccente, “Quando arrivano, arrivano.”
Paul
sospirò, forse rassegnato a non discutere sulle stranezze di John a quell’ora, e
si adagiò ancora sul suo petto, accarezzandolo appena, “Non si può dare una
vera definizione, John. È una cosa soggettiva, sai? Ognuno ha un’idea diversa
dell’amore.”
“Ognuno?
Davvero?”
“Certo.
Io ho la mia e tu la tua.”
“E la
tua qual è?” domandò John, incuriosito, “Cos’è l’amore per te?”
Anche
nel buio della sua camera, John lo vide sorridere. Dietro quegli occhi improvvisamente
svegli, dietro quel sorriso malizioso e insieme innocente, scorse una sicurezza
che fino a quel momento non aveva trovato nelle persone a cui aveva posto la
stessa domanda: gli amici di infanzia, né Mimi, né sua madre.
E poi
capì, quando Paul si sporse per sfiorare le sue labbra con tenerezza.
Capì
quando Paul gli sussurrò così dolcemente.
“Per me?
L’amore sei tu.”
Note dell’autrice: buonasera e buon compleanno
John! Ti vogliamo bene. <3
Dunque,
volevo scrivere in realtà una os angst,
molto angst per questo compleanno, ma ahimè, non ce l’ho
fatta. Perché ammetto di dare precedenza al sequel (a proposito, sono a metà
capitolo, yayyy!).
Comunque alla fine ho recuperato una os che avevo
scritto l’anno scorso e non avevo mai pubblicato. ^_^
Spero vi
piaccia. :3
Grazie
ad Anya per la correzione, l’amicizia e il supporto perenne. <3
Grazie anche a Paola, Claudia, Ale, Athe e Marti per il
sostegno e le chiacchierate. :3
Ci sentiamo
presto con il sequel di I’ll get
you. ;)
Buona
serata.
kia85