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Autore: LadyMintLeaf    09/10/2016    0 recensioni
"Lei era bella e gentile a tal punto che nessun'altro fuorché un folle avrebbe potuto desiderare di farle del male.
Ma Loki le aveva fatto del male, molto male; troppo forse, ed in un istante ad esso tornarono in mente un antico poema runico norvegese che aveva letto una volta in un libro proveniente da Midgard.
"Þurs vældr kvinna kvillu, kátr værðr fár af illu", diceva e tradotto, significava "Il gigante causa dolore alle donne, pochi uomini gioiscono della sfortuna.".
E forse lui non era figlio di uno di quei giganti che tanto facevano tremare la gente al solo sentirli nominare?
Ma no.
Lui non voleva essere considerato un mostro..... Non voleva fare del male a nessuna donna.
Eppure a Sigyn aveva già fatto del male."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3   REVEALED DECEPTION


Per un istante, solo per un istante, mentre Loki si gettava con la lancia in pugno contro il Padre degli Dei, imprigionato e impossibilitato a difende se stesso in alcun modo,  alla mente del Dio degli Inganni si affacciarono i ricordi di quando lui e Thor giocavano insieme, del sorriso amorevole di Odino quando esso si rivolgeva a loro e leggeva l’entusiasmo nei loro occhi di bambini, della felicità che lui aveva provato sentendosi amato; quando ancora era certo di avere una famiglia, di appartenere a qualcuno.
Durò poco; un battito di ciglia, pochi palpiti del suo cuore e Loki tornò a ricacciare quei pensieri in un angolo lontano della propria coscienza, intimando a sé stesso di concentrarsi solo sul presente. 
Ce la stava facendo!
Ce la stava facendo ad attuare la sua vendetta e non poteva permettersi alcun tipo di distrazione. Non poteva farsi coinvolgere e fuorviare da inutili sentimentalismi. 
Stava riuscendo finalmente a trovare la volontà necessaria per colpire il Padre degli Dei a morte e non stava esitando.
Avrebbe spazzato via Odino da Asgard con un solo colpo ben assestato e ciò che rendeva quell'azione ancor più memorabile era il fatto che il Padre degli Dei sarebbe perito proprio grazie allo scettro che un tempo gli aveva donato il potere su tutta la Città Eterna.
Quel giorno Loki, il figlio adottato trattato sempre come una sorta di reliquia; un oggetto di scambio da utilizzare quando e come Odino avesse ritenuto più necessario per sé stesso, stava per ottenere la propria rivincita su tutto.
Stava per dimostrare al Padre degli Dei che anche quel figlio che aveva reputato debole ed inutile, e che mai avrebbe potuto governare su Asgard perché figlio di qualcun altro e non realmente legittimo erede di Odino e Frigga, poteva rivelarsi molto più forte ed astuto di quello che tutti si erano aspettati.
Mancava poco, ormai. 
Un passo soltanto lo separava da Odino; da quel mucchio di ossa antiche nel quale esso lo aveva tramutato, rendendolo debole e stanco; impotente dinnanzi al suo potere ed alla sua magia.
Quasi come se avesse previsto in precedenza ogni possibile intralcio che avrebbe potuto ostacolare la riuscita del suo piano, Loki evitò agilmente l’attacco dei tre corvi fedeli ad Odino che, comprendendo il pericolo che il loro Re stava correndo, gli si erano gettati contro, cercando di beccarlo agli occhi e alle mani, inutilmente.
Il Dio degli Inganni fu più veloce di loro. 
Atterrò il primo con un colpo dello scettro dorato, scansando il secondo e scagliando lontano il terzo grazie alla magia.
Quegli animali neri fatti di piume scure non potevano nulla contro di lui; come ormai non poteva nulla lo stesso Odino. 
Questa volta sarebbe stato lui a trionfare!
Senza perdere tempo a guardare i tre pennuti che lentamente cercavano di riprendersi dai colpi subiti, Loki tornò a volgersi verso il Padre degli Dei con un ghigno tremendo sulla faccia e gli occhi che brillavano di una furia implacabile, mista alla follia stessa.
Mancava poco……
Loki sollevò verso l’alto la lancia, pronto a calarla su Odino che, a dispetto di tutto se ne restava immobile e composto ad aspettare quel colpo giunto quasi a tradimento da un uomo libero contro uno legato ed imprigionato; quando improvvisamente un intenso lampo di luce inondò l’intero sotterraneo, accecando e ferendo la vista del Dio degli Inganni, che senza più un punto di riferimento da osservare, andò a conficcare la punta acuminata della lancia d’oro al suolo, sfiorando solamente una delle braccia di Odino, senza creargli alcun danno.
Anche il Padre degli Dei, nella sua attuale forma, per un attimo aveva perso l’uso della vista; abbagliato da quel raggio di luce azzurrina ed intensa; anche se già sapeva che cosa era accaduto.
Lentamente sulle labbra del vecchio incatenato comparve un sorriso fiducioso.
<< Fermo! >> la voce che, un attimo dopo scaturì dalle tenebre era decisa e stentorea. 
Una voce forte, adatta ad appartenere al figlio legittimo del Re di Asgard. 
Una voce fatta per comandare. 
La voce di….
<< Thor……. >> il nome del Dio del Tuono fuoriuscì in una specie di roco sussurro dalle labbra di Loki che, dopo aver perso il controllo sulla situazione che, fino a pochi attimi prima era sembrata totalmente nelle sue mani, era tuttora inginocchiato al suolo, accanto al bastone incagliatosi nel pavimento levigato e gelido della prigione a pochi centimetri da Odino. 
Il Dio del Tuono mosse qualche passo affrettato in avanti, uscendo dalla nuvola di lampi che per un attimo avevano continuato a crepitare nell'aria attorno a lui, dopo che esso aveva scagliato la propria folgore attraverso il lungo corridoio dei sotterranei, illuminandone a giorno ogni singola cella; abbagliando il fratellastro.
<< Loki, io ti credevo morto. >> esordì, mentre la sua voce abbandonava il tono imperioso di poco prima e si faceva più bassa, quasi nostalgica. 
Nell'udire quelle parole e nel leggere sul volto del fratello un dolore sincero e spontaneo, gli occhi di Loki si velarono per un istante di lacrime che esso si affrettò a scacciare, insieme a quella nuova ondata di subdoli ricordi che lo aggredivano a tradimento, facendogli perdere seppur per brevi attimi la concentrazione. 
Indurendo il proprio cuore per scacciare le emozioni che gli sussurravano insistenti del passato e che lui non voleva ascoltare, Loki tramutò la propria incertezza nel solito scudo fatto di arroganza e parole sferzanti, replicando in fretta: << È già la seconda volta che pensi una cosa del genere, e sembra quasi che questo non ti dispiaccia affatto. Anzi, sembri deluso di vedermi sano e 
salvo. >>.
Thor, fermo quasi all'altra estremità della stanza, scosse fermamente il capo, rispondendo con una sincerità che l’altro trovò disgustosamente fastidiosa: << Non è così. >>.
Tacque un istante, mentre osservava il Dio degli Inganni che, strappato lo scettro di Odino dal suolo, tornava a rimettersi in piedi, ritto dinnanzi a lui.
Poi, gli domandò, angustiato: << Perché non mi hai fatto sapere che eri vivo? Perché hai inventato questa nuova messinscena? >>.
<< Non volevo rovinarti la festa facendoti sapere che stavo bene. >>, replicò Loki fissando l’altro con fasulla noncuranza. 
<< Io non ho mai gioito pensando alla tua morte, fratello. >>disse Thor, muovendo un passo verso di lui, ma Loki lo immobilizzò quasi immediatamente con il solo potere del suo sguardo minaccioso, ringhiando a denti stretti, mentre una rabbia inimmaginabile tornava ad ardere nel suo corpo: << Io non sono tuo fratello; già dimentichi? >>.
Sospirando Thor lasciò cadere il braccio con il quale impugnava il martello del tuono lungo il fianco, abbassando leggermente lo sguardo verso terra: << Come potrei dimenticarlo con te che non perdi un’occasione per rammentarmelo con le tue parole o con le tue azioni dissennate? >>.
Tornò a scuotere il capo ed i suoi capelli biondi, lunghi fino alle spalle ondeggiarono leggermente, lanciando bagliori dorati nella semioscurità.
<< Quando ti ho visto…. >> tentennò, incerto.
<< Ti ho creduto… >> si corresse in fretta, sollevando lo sguardo sul fratello solo per un attimo, prima di tornare ad abbassarlo: << Morire fra le mie braccia su Svartalfheim ho pensato…. Ho pensato che tu fossi stato onesto almeno quella volta. >>. 
Chinò ancor di più il capo, assumendo un’espressione avvilita e contrariata al contempo: << Ho pensato che avessi veramente dato la tua vita per vendicare nostra madre….. A quanto pare…. Mi sbagliavo. >>.
<< Ma io l’ho fatto veramente per Frigga. >> sussurrò Loki, mentre il suo sguardo si faceva ancora per un istante distante, perduto in ricordi lontani: << Ti ho salvato veramente la vita, distruggendo quel maledetto mostro dal cuore nero. >>.
Smise di parlare solo un attimo. 
Poi, tornando a fissare Thor in volto, concluse a voce più alta, fiera: << Anche se, ovviamente, ho abilmente evitato di perdere la mia, di vita, come invece ho fatto in modo che tu credessi. >>.
<< Questo non toglie il fatto che tu abbia sottratto ancora una volta il trono di Asgard al suo legittimo proprietario. >> gli fece notare Thor, sollevando in un vago gesto il martello dei Tuoni verso l’alto.
<< Poco fa >> continuò con una serietà inquietante: << Quando mi sono recato nella sala del trono, ti ho parlato volutamente dei dubbi che serpeggiavano fra la gente di Asgard per metterti alla prova. Non volevo credere a Sif e agli altri, quando essi dicevano che l’Odino che governava su Asgard negli ultimi tempi non era lo stesso che conoscevamo in passato. Ma , a quanto pare, aveva perfettamente ragione. >>.
<< Quindi è stata Sif per prima a dubitare di me. >> sibilò Loki, squadrando il Dio dai capelli biondi ed il mantello rosso con freddezza e distacco.
<< Sif >> assentì lievemente Thor: << Sembra conoscerti molto più degli altri, Loki. >>.
L’altro rimase in silenzio per qualche attimo, quindi aggrottando la fronte, annunciò in tono leggero ma insinuante: << Mi ricorderò di lei e di questo suo affronto, quando deciderò di far scoppiare una nuova guerra fra i mondi. >>.
<< Loki, ora basta! >> lo ammonì Thor, rivolgendogli uno sguardo grave: << Tu hai tradito di nuovo tutti noi a partire da me! Perché? >> domandò esasperato: << Perché non hai semplicemente rivelato a tutti che eri ancora vivo? >>.
<< E rovinare così la mia unica occasione per diventare finalmente Re di Asgard? >> Loki lanciò un’occhiata raggelante al fratello: << No, Thor. Preferivo che voi mi aveste creduto morto, così avrei potuto manovrarvi a mio piacimento e prendere il posto di Odino indisturbato. >>.
Sogghignò: << Come vedi, il mio piano ha funzionato alla perfezione. >>.
<< Forse fino ad ora. >> gli fece notare immediatamente Thor: << Ma non proseguirà oltre, fratello.
Ora, libera mio Padre da quelle catene e dal sortilegio che lo rende differente da chi è in realtà. >>.
Un silenzio sgradevole scese sui due uomini che, nei sotterranei, si fronteggiavano scrutandosi a vicenda. 
Due fratelli, due dei; uno l’esatto opposto dell’altro: biondo contro bruno, buono contro cattivo.
Poi, improvvisamente il volto del Dio degli Inganni tornò ad aprirsi in un sorriso astuto, mentre esso replicava quasi con allegria: << Perché mai dovrei seguire un consiglio tanto sciocco ed incauto? >>.
Il sorriso svanì con la medesima velocità con il quale era arrivato e Loki tornò a farsi cupo e minaccioso: << Adesso sono io a brandire lo scettro del potere. Io sono il Re e quindi dico che Odino deve morire e tu con lui! >>. Mosse con noncuranza una mano, quasi stesse scacciando un insetto fastidioso: << Una volta tolti di mezzo voi due, avrò finalmente l’intera Asgard ai miei piedi! >>.
Nell'udire queste ultime parole il corpo possente di Thor s’irrigidì completamente. 
<< E poi, Loki? >> domandò dopo un breve attimo di esitazione: << Quando sarai finalmente il vero e unico Re di Asgard, che cosa farai del regno? Lo condurrai alla rovina, trascinando l’intera popolazione nella tua stessa follia? >>.
Il volto spigoloso di Loki s’indurì mentre sbottava, incapace di trattenere un nuovo, improvviso moto di collera: << Fino ad ora ho regnato su Asgard senza che tu neppure te ne accorgessi.
Ti sembra forse abbia condotto il regno alla rovina? Io voglio solo il bene per questo mondo e per il suo popolo, esattamente come lo volete tu e Odino. >>.
<< No, Loki. >> Thor scosse mestamente il capo: << Tu sei accecato dalla bramosia di potere. Solo questo conta per te. Solo questo è importante per te. Poi, non sei altro che un individuo pieno di odio e rancore. >>. Chinò leggermente il capo mentre proseguiva, abbassando appena la 
voce: << Mi dispiace, fratello, ma è da molto; forse troppo tempo ormai che non riesco a vedere del buono in te. >>.
Aveva parlato con franchezza e con la sua solita sincerità, esponendo quello che pensava al fratello.
Sapeva che pur essendo oneste, o forse proprio per questo motivo,  le sue parole avrebbero potuto irritare il Dio degli Inganni che non sopportava di essere giudicato da nessuno e, men che meno dal legittimo figlio di Odino.  
Si aspettava quindi da lui una risposta sferzante e crudele, ma mai come quella che effettivamente uscì dalle labbra di Loki.
<< In tal caso, non dovrò farmi troppi scrupoli ad attaccarti! >> ringhiò questo di rimando e, senza lasciare il tempo al fratello anche solo di comprendere cosa stava per accadere, gli si gettò contro esattamente come un attimo prima aveva fatto con il Padre degli Dei, cercando di colpirlo a tradimento quando ancora esso aveva la guardia abbassata. 
Riuscendo ad intuire solo all'ultimo momento le intenzioni del Dio degli Inganni, Thor riuscì a sollevare il martello del Tuono dinnanzi a sé, parando quasi per pura fortuna il colpo che Loki stava dirigendo al suo cuore. 
<< Loki, non voglio combattere contro di te, e tu lo sai. >> disse Thor, mentre evitava un altro furioso colpo del fratello dai capelli neri, cercando di farlo ragionare, pur sapendo che le sue parole probabilmente erano come foglie al vento per l’altro uomo.
Negli occhi di Loki aveva preso ad ardere un fuoco verde, pericoloso, ed esso pareva non sentire nemmeno la voce del Dio del Tuono.
<< Loki. >> continuò a supplicarlo questi, contraccambiando con poca convinzione i colpi che l’altro gli rivolgeva contro.
Per tutta risposa, il Dio della menzogna iniziò a brandire la lancia con ancor maggior forza, non più mirando al petto di Thor ma abbassando la propria traiettoria verso le gambe del fratello nel tentativo di coglierlo impreparato e così fu.
Quando il freddo metallo della lancia andò ad urtare le caviglie di Thor, questo si sentì immediatamente mancare la terra sotto ai piedi e  cadde rovinosamente, stordito dal colpo. 
La sua prima reazione fu di sorpresa, dato che non aveva creduto che Loki disponesse ancora di una rapidità tale, almeno non dopo aver utilizzato tanta magia per mascherare se stesso e Odino.
A quanto pareva però, come era accaduto molte volte negli ultimi tempi, si era sbagliato.
Si alzò frettolosamente sulle ginocchia, osservando l’altro uomo vestito di nero e verde che, a pochi passi da lui indietreggiava, prima di tornare di nuovo all'attacco con l’estremità superiore affilata del bastone d’oro lavorato puntata contro di lui.
Comprendendo tutto ad un tratto che cercare di far ragionare Loki sarebbe stato praticamente impossibile in un momento come quello, Thor decise di mettere da parte le buone maniere e di iniziare a combattere a sua volta sul serio.
Non si sarebbe fatto battere dal folle fratello bramoso del potere senza sollevare un dito per opporsi a lui. 
Non dopo ciò che aveva fatto a Odino; non dopo che si era ancora preso gioco di lui e di tutti gli altri, ingannandoli con la sua magia.
In fretta, mentre ogni altro pensiero abbandonava la sua mente, lasciando spazio solamente alla volontà di fermare il fratello, Thor si sollevò in piedi, impugnando Mjolnir con saldezza e con improvvisa rabbia, mirò a sua volta alle gambe dell’altro uomo.
Il Dio dai capelli neri e lisci riuscì però a schivare il colpo con estrema facilità, e si affrettò a colpire una volta ancora il Dio del Tuono. 
Thor prese allora a parare i colpi di Loki che si susseguivano con una rapidità sconcertante, utilizzando il manico del martello per fermare il lungo bastone dorato che saettava prima in alto e poi in basso.
Loki pareva colpire a caso, senza una tattica precisa, ma Thor sapeva che quello era il modo di lottare del fratello che si basava sull'agilità e sulla imprevedibilità dei propri colpi per cogliere alla sprovvista l’avversario.
Ad ogni colpo, le collisioni fra la lancia ed il martello, facevano tremare le braccia dei due uomini, mentre l’aria attorno a loro si faceva via via sempre più carica di elettricità e scintille e lampi di energia sprizzavano tutt'attorno a loro.
Mentre si muoveva, evitando i colpi dell’altro e cercando a sua volta di colpire il fratello, Thor aveva l’impressione d’aver già vissuto quella battaglia tempo addietro, quando per la prima volta Loki aveva tentato di diventare re di Asgard.
Quella volta avevano lottato in bilico sul ponte dell’Arcobaleno, e successivamente lo stesso Thor era stato costretto a distruggere il Bifrost.
Questa volta si augurava di non dover ricorrere ad un metodo altrettanto catastrofico per placare la follia che andava e veniva a ondate dalla mente confusa e ossessionata dal potere di colui che aveva sempre considerato come un vero fratello.
Notando l'espressione vagamente distante che aveva assunto il volto del Dio del Tuono, Loki ne approfittò immediatamente per attaccare di nuovo.
Questa volta però Thor non si lasciò cogliere impreparato e riuscì ad evitare il colpo del fratello.
Poi, attaccò a sua volta, mulinando Mjolnir nell'aria e tentando di abbatterlo sul braccio destro dell'altro.
Loki si gettò di lato, evitando a sua volta il colpo di Thor e in fretta mosse lo scettro contro il fratello, riuscendo a colpirlo alla mano nella quale reggeva Mjolnir.
Un rapido sorriso gelido tese se labbra di Loki e Thor strinse i denti, cercando di mantenere la presa salda sul martello del Tuono.
Loki però non gli diede nemmeno il tempo di riprendersi dal colpo e agile attaccò di nuovo.
Questa volta Thor sentì che Mjolnir gli veniva strappato di mano.
Allibito il Dio del tuono restò a guardare il martello che finiva a terra, lontano da lui, mentre lentamente una collera furiosa iniziava a farsi strada in lui.
Aveva sopportato abbastanza.
Loki poteva colpirlo come più voleva, ma sapeva bene che non doveva toccare Mjolnir nemmeno con un dito ed ora lui era riuscito persino a disarmarlo.
Thor ne aveva abbastanza.
Così, con questi pensieri nella mente, il Dio del Tuono si volse a fissare il fratello con astio.
Loki stava ancora ghignando e non parve far caso alla collera del fratello maggiore.
Invece, si scagliò di nuovo contro Thor, probabilmente credendolo ormai battuto.
Forse il Dio degli Inganni era astuto e svelto, ma quando si trattava di prestanza fisica, il Dio del Tuono sapeva di essere ben più forte dell’altro.
Così, seppur momentaneamente disarmato, Thor riuscì a bloccare un nuovo colpo di Loki a mezz'aria e afferrando con entrambe le mani il bastone impugnato dal fratello, sfruttando tutta la sua forza, lo strappò dalle dita dell’altro che, esterrefatto, non poté fare altro che osservare il Dio del Tuono mentre questo scagliava lo scettro lontano, fuori dalla sua portata.
Per un breve attimo, la battaglia parve essere giunta al termine, con entrambi i fratelli disarmati.
I due si osservarono guardinghi l’un l’altro per pochi istanti, poi, quella fasulla calma venne nuovamente interrotta da Loki che, ormai totalmente preso dalla furia e dalla cieca collera che provava verso l’altro uomo che, ancora una volta gli stava rendendo difficile la vita, digrignando i denti come una furia, gli urlò contro come una sorta di minaccia: << Non rovinerai un’altra volta tutto quanto, Thor! Non te lo permetterò! Io devo essere re di Asgard e tu non puoi impedirmelo! >>. 
E senza altre esitazioni tornò ad avventarsi contro Thor.
Questo arretrò in tutta fretta, cercando di raggiungere Mjolnir che giaceva al suolo poco lontano da lui, ma l’altro come sempre fu più veloce di lui e, estraendo un piccolo pugnale dalle pieghe del proprio abito di pelle scura, riuscì a conficcarlo nel fianco del Dio del Tuono.
Digrignando i denti per l’improvviso dolore, Thor indietreggiò di un altro passo, quando inavvertitamente andò ad urtare contro qualcosa ai suoi piedi, perdendo l’equilibrio.
Per la seconda volta in pochi attimi, si ritrovò a terra, stordito.
E questa volta non ebbe il tempo per rialzarsi poiché Loki gli si era gettato addosso e cercava di colpirlo ancora con il pugnale, il volto pallido sconvolto dall'ira ed un miscuglio di emozioni diverse che Thor in quell'istante non riuscì a definire.
Era come se Loki provasse vergogna per ciò che stava facendo, per i suoi continui tradimenti, eppure non riuscisse a fermarsi; non volesse fermarsi perché gli piaceva. 
Gli piaceva essere considerato pericoloso.
Lui cercava vendetta per un dolore che solo lui conosceva, e non si sarebbe arreso fin quando non avrebbe battuto il fratello.
Fin quando non fosse tornato a governare indisturbato su Asgard.
Boccheggiando ed annaspando, Thor cercò di allontanarsi dal fratellastro e dal pugnale che fendeva l’aria a pochi centimetri dal suo viso; con una mano stretta attorno al polso e alla mano con la quale Loki impugnava l’arma, nel tentativo di limitarne la forza.
<< Smettila di opporti, Thor. >> esordì ad un certo punto Loki, ansimando nella furia dello scontro, con il volto madido di sudore; formulando quella specie di minaccia come se fosse stato un consiglio: << Servirà solo a farti più male del necessario. >>.
<< No. >> replicò il Dio del Tuono, pur accorgendosi che effettivamente l’altro aveva ragione.
Lui era in netto svantaggio, questa volta e non sarebbe riuscito a vincere se non…..
Improvvisamente i pensieri di Thor vennero interrotti, quando esso percepì sotto il palmo della sua mano la forma solida e rassicurante di Mjolnir.
Allora, con un gesto rapido, impugnò saldamente il manico dell’arma e, quasi senza pensare, sollevò il pesante martello verso l’alto, abbattendolo sul volto di Loki, ancora avvinghiato a lui in quella lotta furibonda.
Colpì Loki sulla tempia e sullo zigomo destro con tanta violenza da sollevarlo da terra.
Gemendo, Loki volò per aria, lasciando la presa sulla spalla del fratello, mentre il pugnale che fino a pochi minuti prima aveva tenuto ben saldo fra le mani gli schizzava via finendo con un fragoroso tintinnio al suolo, poco lontano da Thor.
Scariche di fulmini seguirono il corpo del Dio degli Inganni mentre con un tonfo sordo ed un rantolo soffocato finiva a terra, battendo la schiena contro il pavimento freddo e scabro delle prigioni e lì restava per un istante, ad occhi chiusi, senza fiato.
A fatica, nonostante il dolore e la confusione, riuscì a sollevarsi sui gomiti per guardarsi attorno, attraverso le miriadi di luci contorte e confuse che gli annebbiavano la vista ed allora capì di aver esitato al suolo un attimo di troppo.
Fra le luci abbaglianti, Loki scorse sopra di sé la sagoma imponente di Thor che adesso lo guardava dall'alto al basso, impugnando il martello del Tuono come se fosse pronto a scagliarglielo di nuovo addosso ad una sua sola mossa falsa.
Loki rimase immobile, fissando il fratello con occhi crudeli; più furibondo che spaventato di fronte alla constatazione che il suo grandioso piano era ancora una volta stato fatto a pezzi da Thor.
Il volto del Dio del Tuono appariva duro e minaccioso quando esso riprese la parola: << Libera mio padre! Ora! So che quelle catene sono opera tua; fatte di una magia che solo tu puoi spezzare. Quindi…. Muoviti! E niente scherzi. >>.
<< …. Ormai è evidente che sono stato sconfitto, quindi farò come vuoi tu, Thor, ma… >> borbottò il Dio degli Inganni dopo un attimo di esitazione, apparentemente riprendendo il controllo sulle proprie emozioni: << … C’è un piccolo problema da risolvere, prima. >>.
<< Che genere di problema? Parla! >> lo incitò Thor, quasi totalmente certo che l’altro stesse cercando, con quelle sue parole, di distrarlo e di ritardare il momento in cui avrebbe realmente liberato Odino.
Loki stava cercando una scusa per non fare ciò che il Dio del Tuono gli chiedeva. O peggio; stava prendendo tempo per ideare uno dei suoi subdoli piani contorti ancora una volta.
<< Ho bisogno della spada di Heimdall per spezzare le catene. >> rivelò Loki, parlando in fretta e furia, mentre cautamente poggiava i gomiti a terra per sollevarsi un altro po’ dal suolo e fissare l’altro negli occhi.
Thor parve sorpreso da quella richiesta e, senza sapere che cosa fare, si limitò a ripetere esterrefatto: << La spada di Heimdall?! >>.
<< Si, Heimdall, il guardiano del Bifrost, hai presente? Pelle scura, occhi dorati…..>> la voce di Loki in quel momento aveva assunto un tono beffardo e sprezzante.
<< Ce l’ho presente, Loki. >> lo zittì Thor, irritato dalla supponenza del fratellastro.
Loki parve non far caso alla collera del Dio del Tuono e proseguì, spiegando con una calma che Thor trovò decisamente sospetta: << La sua spada è l’unica arma abbastanza forte da poter annullare la magia che ho messo in atto e spezzare le catene che imprigionano tuo padre. >>.
Thor aggrottò la fronte, dimostrando all'altro tutto il suo scetticismo: << Non basta un tuo gesto della mano? >>.
<< Non questa volta. >> scosse il capo Loki, sospirando quasi rassegnato: << Odino non è tipo facile da tenere imprigionato. >>.
Per un attimo, Thor restò immobile a fissare il Dio dell’inganno che, ancora mezzo sdraiato al suolo, ricambiava il suo sguardo con noncuranza.
<< Queste tue parole mi sanno tanto di bugia, fratello. >> disse alla fine il Dio dai capelli biondi, senza sapere bene che cosa pensare.
La risposta di Loki non si fece attendere; e questo, stringendosi nelle spalle, mormorò innocentemente: << Potrei mai mentirti in una situazione del genere? >>.
<< Lo chiedo a te. >> replicò Thor, lanciando una vaga occhiata al vecchio scheletrico ancora prigioniero.
Non sembrava davvero suo padre Odino. 
Eppure lui sapeva ora con estrema certezza che lo era. 
Sembrava stanco e provato per la lunga prigionia, ma nel suo unico occhio brillava una determinazione incrollabile.
Durante il combattimento fra i due, esso se ne era sempre restato in silenzio ad osservare, ma era ben evidente che aveva sperato nella vittoria di Thor. 
Anche adesso non parlava, ma era attento e vigile. 
Forse stava riflettendo.
Thor si chiese per un istante come avesse potuto essere tanto cieco da non accorgersi del nuovo tremendo inganno del fratello.
Lentamente tornò a fissare Loki, sconfitto ai suoi piedi, mentre una nuova idea si faceva largo nella sua mente: << Se serve un’arma potente, posso utilizzare Mjolnir o lo scettro, per intaccare la forza magica che tiene prigioniero mio padre. >>. 
Così dicendo, avanzò verso il punto dove giaceva lo scettro del Padre degli Dei, pronto a raccoglierlo da terra per tentare di mettere in atto ciò che aveva appena esposto al fratellastro.
Non aveva fatto che pochi passi, tuttavia, quando la voce di Loki lo raggiunse alle spalle, fredda, dura: << Io te lo sconsiglierei. Ho predisposto appositamente l’incanto che tiene prigioniero Odino in modo che il suo scettro o il tuo martello non possano essere usati per infrangerlo. >>.
Stringendo la mascella con collera, Thor tornò a volgersi verso l’altro, fissandolo con insistenza per spingerlo ad aggiungere altro.
Loki sembrò leggergli nello sguardo e replicò, divertito da un segreto che solo lui poteva conoscere: << Se vuoi, sei comunque libero di tentare, a rischio e pericolo del tuo amato padre. Io me ne resterò qui ad osservarti, mentre distruggi la vita di Odino con le tue stesse mani. 
Sarà divertente. >>.
Il Dio dai capelli biondi rimase al suo posto, stringendo con maggior forza l’impugnatura di Mjolnir tra le dita, mentre tentava di intuire se le ultime parole del fratello fossero permeate di falsità oppure no.
Lo sguardo di Loki non pareva suggerirgli nulla, tranne il fatto che vedere Thor mentre distruggeva Odino lo avrebbe sinceramente calmato di perversa gioia. 
Nulla poteva far comprendere al Dio del Tuono se colpendo le catene che imprigionavano Odino sarebbe accaduto veramente ciò che Loki affermava con tanta soddisfazione. 
<< Thor. >> improvvisamente la voce dell’uomo imprigionato, si levò echeggiando flebilmente fra le pareti dei sotterranei: << Attacca le catene con Mjolnir o con la lancia. Non credere a Loki. Sta di certo mentendo. Lui….. >>
<< Oh, Padre degli Dei, sei stanco e confuso. >> l’interruppe improvvisamente Loki, sollevandosi in ginocchio e scrutando verso l’uomo vecchio e debole nel quale aveva trasformato Odino: << Sono sicuro che nemmeno tu vuoi rischiare la vita per non dare retta alle mie parole. Ed io, sarei un vero pazzo se dicessi il falso in un momento come questo. Thor, rifletti. >>. Si volse in fretta verso l’uomo dai capelli biondi, ancora totalmente incerto sulla decisione più saggia da prendere: << Sono già in netto svantaggio combattendo solo contro di te. Cosa guadagnerei a chiamare Heimdall nei sotterranei? Solo una guardia in più pronta a farmi a fette ad un mio gesto. >>.
Scosse il capo, mestamente: << No. Accetto la mia sconfitta e ribadisco che per spezzare le catene serve la spada del guardiano del Bifrost. Non è una menzogna, questa. È un consiglio. >>.
Per un attimo ancora Thor rimase in silenzio; assorto.
Poi, ignorando la voce del Padre degli Dei che stava tentando di metterlo nuovamente in guardia contro le parole di Loki, esclamò: << E sia. >>. E senza aggiungere altro, sollevò il capo verso l’alto, chiamando a gran voce il nome del guardiano del Bifrost.
Questo, come suo solito, non si fece attendere e, dopo pochi attimi, Thor, Loki e il Padre degli Dei, lo videro scendere in fretta le scale, percorrere il lungo corridoio e fermarsi a pochi passi dal Dio del Tuono in atteggiamento marziale.
<< Loki dice che…. >> fece per esordire Thor, venendo tuttavia prontamente interrotto dal possente guardiano dalla pelle scura che, lanciando un’occhiataccia nella direzione in cui Loki pareva tuttora rannicchiato in un atteggiamento di umile sconfitta, esclamò: << So cosa dice questo misero traditore. Afferma che la mia spada può liberare il Padre degli Dei dagli incantesimi che lui gli ha gettato contro. >>.
<< Può farlo? >> domandò Thor senza esitare oltre.
<< Non ci resta che scoprirlo. >>, rispose l’altro e, senza esitazione alcuna si avvicinò al vecchio incatenato, fissandolo intensamente.
<< Fa ciò che più ritieni giusto, Heimdall. Ho fiducia nelle tue capacità. >>, annuì questo, con un rantolo spossato.
Qualsiasi incantesimo gli avesse lanciato contro Loki, lo aveva veramente reso debole e vulnerabile; irriconoscibile; anche se ora, nella sua voce si poteva riuscire a notare una certa somiglianza con quella vera e propria del Padre degli Dei.
Anche Thor, lentamente si accostò al padre, notando quasi solamente in quel momento i corvi che saltellavano qua e la sul pavimento della cella, quasi frementi di vedere se la spada del guardiano avrebbe realmente sortito qualche effetto sulle catene che imprigionavano il loro Re.
Per un attimo ancora nessuno si mosse.
Poi, Heimdall sollevò la spada verso l’alto e, concentrando tutte le sue forze in un solo poderoso colpo, l’abbatté sulle catene scintillanti che ancoravano quel vecchio irriconoscibile al muro della cella dove Loki lo aveva fatto rinchiudere.
Non appena la lunga lama dello spadone impugnato a due mani dal guardiano di Asgard andò a scontrarsi con il metallo solido delle catene, da esse s’irradiò una violenta luce incandescente che si espanse quasi per tutta la cella; simile al lampo azzurrino che Thor aveva scagliato poco prima per accecare il fratello; solo che questa volta era verde, fumosa e evanescente come nebbia, che tuttavia riusciva a celare alla vista qualsiasi cosa nel raggio di parecchi centimetri. 
Restando come interdetti per quel breve attimo in cui tutto si era fatto fumoso, Thor e Heimdal non riuscirono a scorgere nulla ad un palmo dal loro naso.
Poi, quando la nebbia finalmente si diradò e i contorni della cella tornarono a farsi distinti; i due restarono quasi a bocca aperta nel trovarsi non più a fissare il vecchio rattrappito incatenato alla parete; bensì il vero Padre degli Dei.
Questo stava ritto, in piedi a pochi passi da loro e sembrava aver riottenuto, insieme al suo aspetto fiero e autoritario, anche tutta la sua forza.
L’occhio buono del Padre degli Dei si puntò prima su Heimdall e poi su Thor, benevolo e grato ai due per averlo liberato. 
Poi, senza dire una parola, oltrepassò in fretta il figlio, diretto a grandi falcate verso il punto dove Loki era stato scagliato da Thor alla fine della battaglia e dove, fino a pochi minuti prima, era rimasto immobile e arrendevole come poche altre volte.
Voleva esprimere tutta la sua collera a quel traditore che aveva ancora una volta rubato il trono di Asgard; tuttavia non appena mosse qualche passo in avanti, Odino si accorse immediatamente che qualcosa non andava.
Loki non era più al suo posto; e nemmeno lo scettro d’oro giaceva a terra dove, nell'impeto della battaglia svoltasi poco prima nei sotterranei era rimasto abbandonato.
Contemporaneamente a Odino, anche Thor ed Heimdall si accorsero dell’assenza del principe dai capelli neri.
Esso aveva detto il vero quando aveva affermato che la spada del guardiano del Bifrost avrebbe rotto l’incantesimo che lui stesso aveva scagliato sul Padre degli dei; solo si era scordato astutamente di dire loro che quella verità nascondeva un piccolo particolare rilevante per la riuscita di un suo nuovo piano.
Colto da un improvviso e furente moto di collera, Odino si volse in fretta verso il figlio e il guardiano dalla pelle scura, fissandoli con una luce selvaggia nello sguardo; un attimo prima di ordinare: << Loki vuole indubbiamente fuggire da Asgard e questo non deve accadere! Avvertite immediatamente tutte le guardie! Fermate la sua ritirata, con ogni mezzo! >>.
  
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