E’ sera, abbiamo appena
finito di cenare e mi ritrovo in
cucina a lavare i piatti.
Passo lentamente la spugna sul piatto con movimenti circolari, sempre
più
lentamente e infine rimango immobile, fissando il nulla.
Ormai persa nei ricordi più polverosi della mia mente non mi
accorgo nemmeno di
star sorridendo, fin quando Eva non mi riporta alla realtà.
<< Che hai da sorridere in quel modo? >>,
incalza.
Ripongo l’ultimo piatto al suo posto e con uno straccio ormai
logoro mi asciugo
le mani.
Raggiungo mia figlia al tavolo, sedendomi accanto a lei e con ancora un
accenno
di sorriso scuoto bonariamente la testa.
<< Pensavo al giorno in cui ho conosciuto tuo
padre.>>, confesso.
<< Oh.>>
Cala il silenzio e la vedo un attimo abbassare lo sguardo per poi
rialzare la
testa di scatto, indecisa sul farmi quella domanda o no che le frulla
nella
testa.
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Rimango un po’ spiazzata da quella domanda, non è
esattamente quella che mi
aspettavo, ma la risposta mi esce spontanea.
<< Non me ne sono nemmeno accorta, se devo essere
sincera. E’ stato un
attimo. Gli sono bastate meno di ventiquattro ore per rubarmi il
cuore.>>
Colgo il suo sguardo scettico, incredulo. So già cosa mi sta
per dire: “ma è
impossibile innamorarsi di una persona
in un giorno”. E’ quello che uscii dalla
sua bocca, infatti, subito dopo.
<< Lo pensavo anch’io, eppure lui era
così… Così.. Non so nemmeno io come
spiegarlo, ma mi è bastato guardarlo negli occhi e ho capito
che ormai non
potevo più evitare quello che a poco a poco avevo cominciato
a provare nei suoi
confronti. Forse non ancora amore, ma interesse. Un forte
interesse.>>
Sorrido di nuovo e sento gli occhi inumidirsi, come tutte le volte che
ripenso
alla nostra storia.
Vedo Eva arrossire e abbassare lo sguardo sulle punte delle sue nuove
Converse.
Le passo una mano tra i capelli e rialza la testa, puntando i suoi
occhi vispi
nei miei.
Quegli occhi meravigliosamente verdi, gli stessi di suo padre.
Restiamo immobili, in silenzio.
Una mano si ferma sulla mia spalla e sento le labbra di mio marito
posarsi
sulla mia guancia. Porto la mia mano a cercare la sua, ancora sulla mia
spalla.
<< Buonanotte amore.>>, mi sussurra
all’orecchio, per poi dare la
buonanotte anche ad Eva e dirigersi in camera da letto. Lo seguiamo
entrambe
con la coda dell’occhio, mentre lascia la stanza e ci lascia
da sole.
E’ mia figlia a rompere nuovamente il silenzio.
<< Ti andrebbe di raccontarmi come è
successo?>>, chiede
speranzosa.
Ci penso su un attimo e nonostante la pressante stanchezza sulle mie
spalle
prendo un grande respiro e mi raddrizzo sulla sedia.
Non sapevo nemmeno da dove cominciare, ma infondo mi piaceva ricordare
di noi.
<< Mettiti comoda, mi sa che ci vorrà un
po’.>>
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Ciao a tutti. :)
Questo è l'angolo autrice. E' la seconda storia che
pubblico, questo è il prologo, è un po' noioso in
quanto serve solo ad introdurre la storia. Spero che siate arrivate
fino alla lettura di questo piccolo angolo e che la continuerete con
gli altri capitoli.
Un bacio a tutti. :*